Abolire i compiti a casa 

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Perché fare i compiti a casa? C'è un dibattito in corso sull'abolizione o riduzione significativa dei compiti a casa, ritenuti spesso inutili e fonte di stress, a favore di attività più coinvolgenti ed extrascolastiche.  

Ma perché fare i compiti? E quali sono le principali motivazioni per chiederne, al contrario, l’abolizione?   La Carta internazionale dei diritti dell’infanzia, art 31, recita:
" Gli Stati membri riconoscono al fanciullo il diritto al riposo e al tempo libero, a dedicarsi al gioco e ad attività ricreative proprie della sua età…"
Poche e chiare parole da cui partire per parlare di una problematica che sta parecchio a cuore ai ragazzi (e alle famiglie): i compiti a casa, tutti i giorni, nel fine settimana, per le vacanze di Natale, Pasqua, ponti ed estate…!

Compiti scolasticiRecentemente è girata sul web una petizione per abolire i compiti a casa. L’ha promossa un pedagogo e dirigente scolastico, Maurizio Parodi, chiedendo l’abolizione dei compiti nella scuola dell’obbligo (Basta Compiti! è il suo libro). Leggi l'articolo sulle Scuole senza compiti nel 2017. Leggi anche Scuole senza materie in Finlandia.

A cosa servono i compiti?

I compiti a casa hanno, o dovrebbero avere, lo scopo di consolidare gli apprendimenti, stimolare l’autodisciplina, l’autonomia e responsabilizzare i bambini/ragazzi. L’intervento dei genitori dovrebbe essere solo di tipo organizzativo. Spesso però accade che l’intervento dei genitori sia sostanziale e il compito finisca per essere una " prestazione", che si deve erogare per forza (per lo studente e per il genitore, ahimè). Avete presente i gruppi di whatsapp dove schiere di mamme si messaggiano, e mandano foto di libri e quaderni, sui compiti che i figli devono fare per il giorno successivo? Ecco parlo di questo quando dico "prestazione".

Evidentemente i compiti non sono un problema solo per i ragazzi, si interrogano sulla loro utilità e/o eccessiva quantità i genitori, gli insegnanti, i pedagogisti, le istituzioni. Quasi tutti sono d’accordo sulla necessità di non esagerare e di tenere in considerazione l’età degli studenti e le ore passate già in classe. Alcuni vanno oltre, affermando che i compiti andrebbero aboliti perché dannosi e non utili per l’apprendimento. I dati statistici fanno riflettere.

Quanti compiti si fanno in Italia? Troppi, lo dice la statistica

In Italia, certifica l’OCSE (l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico), gli adolescenti studiano nel pomeriggio, 9 ore a settimana, quasi il doppio delle le 5 ore della media Ocse, il triplo rispetto ai quindicenni finlandesi, che tra l’altro primeggiano nei test internazionali sull'apprendimento (PISA) in lettura, matematica e scienze.  Bisogna ricordare che il dato raccolto è comunque un dato medio, che varia a seconda dell’indirizzo e del grado scolastico, molti studenti sarebbero felici di studiare solo 9 ore settimanali, i ragazzi talvolta stanno anche 4 ore al giorno nel pomeriggio sui libri.

A proposito di ore e di programmi, la Finlandia si occupa del " tempo di vita disponibile" fin dall'entrata nel mondo scolastico, con la scuola dell'infanzia. La Finlandia proprio nel 2016 ha approvato una nuova legge per gli asili dove la giornata è totalmente incentrata sul gioco come elemento chiave dell’apprendimento. Ai bambini non si insegna né la lettura né la scrittura, semmai i maestri sono liberi di insegnare a leggere se si accorgono che il bambino ne ha voglia, è interessato spontaneamente. La scorsa legge addirittura impediva agli educatori di insegnare a leggere. Come dicevamo, le scuole finlandesi sono famose per il loro grande successo nei test internazionali PISA (che misurano le performance dei teenager) ma l’attenzione per l’educazione come abbiamo visto comincia molto prima, già dall’asilo, dove s’impara giocando, appassionandosi, senza accorgersi di imparare e questo metodo statisticamente funziona. Simili performance nei test PISA le realizzano anche i teenager giapponesi, peccato che studino il quintuplo dei finlandesi (5 volte tanto, 14 ore, stressandosi fin da piccolissimi come è noto).

Concludendo l’efficacia dei compiti a casa non è mai stata dimostrata da nessuna ricerca scientifica e recentemente l'Ocse ha anche dimostrato che il carico eccessivo di lavoro domestico è controproducente.

Ma veniamo all’Italia. Le motivazioni che vi indichiamo di seguito, sono state inserite a fondamento della petizione contro i compiti, e comunque la pensiate, una riflessione alla luce dei numeri appena citati, deve essere fatta.

Perché i compiti a casa devono essere aboliti:


1) I compiti sono dannosi: procurano disagi, sofferenze soprattutto agli studenti che sono già in difficoltà, suscitando odio per la scuola e repulsione per la cultura. Assegnare compiti a casa uguali a tutti è un controsenso, alcuni ragazzi avranno finito in mezz’ora, altri dovranno sgobbare tutto il pomeriggio;


2) I compiti sono discriminanti: avvantaggiano gli studenti già avvantaggiati, i figli delle famiglie culturalmente e economicamente più favorite, che anche a casa sono agevolati nello svolgimento dei compiti. Un anno fa, l'Ocse ha pubblicato uno studio dal titolo " I compiti a casa perpetuano le disuguaglianze in materia di istruzione?", dando risposta purtroppo affermativa e concordando sul fatto che lo studio a casa, è una possibilità aggiuntiva per i docenti, ma tende a creare diseguaglianze sui risultati di apprendimento degli alunni, perché tutti devono svolgere lo stesso compito a casa, non ci sono personalizzazioni, e genitori che sono istruiti e hanno tempo da dedicare ai figli, aiutano la prole, avvantaggiandola ulteriormente in una sorta di " ripetizione" a casa;


3) I compiti sono impropri: costringono i genitori a sostituirsi a casa agli insegnanti, senza averne le competenze professionali e, talvolta, sostituendosi anche i figli, facendo loro i compiti a casa;


4) I compiti sono prevaricanti: ledono il " diritto al riposo e allo svago" (sancito dall’Articolo 24 della dichiarazione dei diritti dell’uomo) riconosciuto a tutti i lavoratori. La scuola è un lavoro impegnativo!


5) I compiti sono limitanti: chi sta tutto il pomeriggio sui libri non svolge altre attività formative, come lo sport, la pratica della musica, la lettura per puro piacere…


6) I compiti sono stressanti: molta parte dei conflitti, dei litigi, delle punizioni, delle lacrime... è legata allo svolgimento dei compiti. Ci si trova stanchi la sera a controllare i compiti e a constatare che non sono stati fatti bene, si finisce così per arrabbiarsi con il bambino e con noi stesse/i che avremo dovuto vigilare meglio… Sarebbe bello disporre di quel poco di tempo libero alla sera, da trascorrere insieme, serenamente, piuttosto che nel ruolo di " controllore dei compiti";


7) I compiti sono malsani: portare ogni giorno zaini pesantissimi, nuoce alla salute, soprattutto dei più piccoli;


8) I compiti sono inutili: le troppe nozioni imparate a casa controvoglia, giusto per essere ripetute a comando (interrogazioni, verifiche...) non vengono assimiliate, scompaiono in pochi mesi dalla memoria e dalla testa degli studenti.


La scuola continua a promuovere le abilità cognitive meno elevate (la memorizzazione di contenuti da ripetere a comando) ignorando le strategie cognitive più evolute come il problem solving o il pensiero divergente. Chi impara tutto a pappagallo dimostrando di applicarsi viene premiato, ma si tratta di memoria a breve termine, utile ai fini di un’interrogazione…

Certo che magari si potrebbe provare, qualche insegnante vorrebbe sperimentare?

La vostra opinione ci interessa e la pubblicheremo se vorrete...

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