Chiesa di San Francesco a Chiusi

La Chiesa di San Francesco si trova a sinistra della Torre dell'orologio in Piazza XX Settembre. Fondata nel '200, quando secondo la tradizione San Francesco venne in visita a Chiusi nel 1212 (Assisi dista da Chiusi circa 70 km). La chiesa, sorta su una preesistente dedicata a San Michele, fondata a sua volta secondo la tradizione su un tempio etrusco, possiede un portale romanico in pietra, preceduto da una scala a doppia rampa e fiancheggiato da due colonne che si fanno risalire al X secolo. L'architrave è un avanzo di sarcofago romano.

Cattedrale di San Secondiano L'interno presenta il tradizionale impianto conventuale a unica navata tipico delle chiese francescane. Sul lato destro si apre un altro portale duecentesco, decorato a tortiglione, con l'architrave sorretto da piccole mensole scolpite. Le pareti laterali sono coronate da archetti intrecciati. L'interno (trasformato nel '700) conserva tracce di affreschi del 1500/1600, al secondo altare sinistro e un Crocifisso ligneo del '400; nella cappella a sinistra della maggiore, si trova una nicchia romanica in cui si crede fosse custodito il leggendario anello nuziale della Vergine, trafugato nel 1473 e oggi nel Duomo di Perugia. Proveniente da Gerusalemme, secondo la tradizione, la Vergine lo avrebbe consegnato all’apostolo Giovanni prima di morire. Poi non si sa come arrivò nelle mani di un commerciante di Gerusalemme che lo vendette a un orafo di Chiusi. Nel 1473 l'anello fu trafugato da un frate francescano tedesco Winter da Magonza, che stava nel convento, il Cattedrale di San Secondiano quale era molto risentito con gli abitanti di Chiusi perché, a quanto pare, lo avevano ingiustamente accusato di rubare alcuni calici, e per questo lo avevano chiuso in carcere per quaranta giorni e persino torturato. Rubare il famoso cimelio sarebbe stata la sua vendetta. Durante la fuga da Chiusi, una fitta nebbia lo bloccò a Perugia e così decise di lasciare in quel luogo la reliquia. Non appena scoperto il furto il vescovo di Siena andò a Perugia a protestare ma il magistrato non restituì l’anello perché considerava che l’arrivo a Perugia della reliquia fosse un dono della Provvidenza e lì ancora oggi si trova.