VISITARE CRETA
PALAZZO DI MINOSSE A CNOSSO
Chissà se il giovane Arthur Evans,
durante i suoi studi all'Università di Oxford avrebbe
mai pensato un giorno di riportare alla luce uno dei più
importanti monumenti dell'antichità occidentale? Il mito
di Minosse
rivive nella visita al Palazzo di Cnosso, una delle
aree archeologiche più importanti del mondo, situata a circa
5 km da Iraklion, nell'isola di Creta. Quanti
di noi hanno sentito parlare del
Minotauro, di Teseo, del filo di Arianna,
di Dedalo
e dellefragili ali di Icaro?
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Leggende
e miti dell'antica Grecia
entrati a far parte delle coscienze della civiltà europea occidentale, della
nostra storia. Il Palazzo di Cnosso a Creta diventa così una leggenda
vivente, una realtà storica entrata a far parte della nostra quotidianità:
parole e gesti che derivano proprio da questa piccola area situata nella
fertile valle del fiume Katsaba (anche conosciuto nell'antichità con
il nome di Kairatos).
Troviamo
i resti dell'imponente palazzo in cima alla collina di Kefala, vicino
al fiume, in una posizione scelta sin dai tempi antichi per la sua bellezza
paesaggistica, i suoi vantaggi naturali e difensivi, le forniture di acqua
dalle sorgenti, l'accesso al mare e la vicinanza di una grande foresta
fertile (la stessa che è servita per le travi e per lavorare le colonne del
palazzo). Non si pensi al palazzo di Cnosso come ad un edificio nel moderno
senso del termine, era infatti molto più di una semplice costruzione: una
cittadella che includeva un edificio principale, delle case, un
piccolo palazzo, una villa reale, una villa dedicata a Dionisio (con
importanti testimonianze del periodo Romano), un Tempio Reale.
Un
posto magico, per molti versi ancora misterioso, testimone di una civiltà
così progredita da farci pensare ad altri mondi, quelli che vanno aldilà del
nostro universo o che appartengono solo alle leggende. E queste
raccontano di Minosse, figlio di Zeus, che venne istruito dal
padre sull'arte di governare (per 9 anni in una grotta). Poseidone,
sorella di Zeus, diede a Minosse un toro da sacrificare al grande
dio, per propiziare il regno, ma Minosse decise di sacrificare un animale
più brutto. La scelta non fu per niente fortunata: senza sorprese, il padre
dell'Olimpo andò su tutte le furie e si vendicò dell'affronto facendo
innamorare la moglie di Minosse, Pasifae, proprio del toro. Nel
frattempo l'architetto Dedalo, costruì per Pasifae una giovenca in
bronzo che le permise di unirsi al toro. Da questa unione nacque il
Minotauro, con il corpo di un uomo e la testa di un toro, il quale venne
imprigionato da Minosse in un labirinto costruito proprio da Dedalo.
La
storia prosegue con la morte accidentale del figlio di Minosse, Androgeo,
ai giochi di Atene. Per vendicarsi Minosse costrinse gli ateniesi a
consegnare ogni 9 nove anni sette vergini e sette fanciulli da sacrificare
al Minotauro. Dei giovani inviati da Atene per il sacrificio faceva parte
anche Teseo, figlio del re ateniese (lo stesso al quale la leggenda
attribuisce l'unione delle tribù ateniesi e la nascita della città di
Atene), il quale decise di non arrendersi alla passiva sorte ed anzi di
affrontare il mostro del labirinto. Arianna, figlia di Minosse, si
innamorò di Teseo e decise di aiutarlo nell'impresa regalandogli un
gomitolo di filo in oro con cui districarsi all'interno del labirinto.
La storia, o meglio la leggenda, continua con Teseo vittorioso grazie al
filo di Arianna, con Minosse che si vendica sul povero Dedalo rinchiudendolo
insieme al figlio Icaro nel suo stesso labirinto. Il tentativo di
fuga di Dedalo arrivò proprio con il progetto di costruire per se e per il
figlio delle ali, così greandi da poter volare via. Come è noto però
Icaro
si avvicinò troppo al sole che sciolse la cera con cui erano legate le ali
costruite dal padre e cadde. Dedalo riuscì a scappare proseguendo fino alla
Sicilia, dove venne accolto dal re Cocalo. Minosse non si
arrese e inventò uno stratagemma per scovarlo, un indovinello alla
cui risoluzione dovevano partecipare tutte le corti reali (era sicuro che
l'ingegnoso Dedalo avrebbe potuto trovare soluzione): come far passare un
filo attraverso una conchiglia spiraliforme? Anche la corte siciliana fu
costretta a partecipare e con essa Dedalo, che infatti diede questa
soluzione: per far passare un filo attraverso una conchiglia a forma di
spirale si deve prendere una formica e legarci un filo, la formica si
addentrerà nella conchiglia attirata da una goccia di miele. La risposta
non poteva non essere che quella giusta e venne dimostrato che la corte del
re Cocalo era quella che prestava protezione a Dedalo. Minosse non riuscì
comunque a catturare lo sventurato architetto perché venne ustionato dalle
figlie del re siciliano durante un bagno.
Le
leggende greche affascinano e spesso ingannano il lettore, donandogli
chissà quale spunto di verità. Quello che rimane oggi della leggenda del
grande palazzo di Cnosso è tuttavia un grande sito archeologico,
testimone di una verità storica che va oltre le leggende e i misteri più
antichi. Al visitatore si apre uno scenario emozionante, un paesaggio
intenso e ricco di grazia, scalinate in pietra, verande colonnate, sale
interne che un tempo servivano per il ricevimento, e soprattutto un'armonia
di colori e dipinti da lasciare letteralmente a bocca aperta, soprattutto se
si pensa che sono datati ben oltre 3500 anni.
Il
Palazzo di Cnosso è il più grande testimone della civiltà minoica.
Era noto già da tempo che nell'area conosciuta con il nome di Knosos,
nella regione a sud di Heraklion (Iraklion), gli abitanti spesso rinvenivano
degli oggetti antichi durante il lavoro nei campi. Gli scavi
archeologici iniziarono nel 1878 ad opera di Minos Kalokairinos,
un commerciante locale appassionato di antichità, il quale riportò alla luce
due dei magazzini del Palazzo. I tentativi successivi di Schliemann
(lo stesso che ritrovò nel continente greco il famoso Tesoro di Micene)
fallirono a causa delle somme eccessive che i lavori di scavo richiedevano.
A proseguire i lavori fu il britannico Arthur Evans fra il 1900 e
1906, un archeologo che comprò il terreno e finanziò gli scavi di tasca
propria. Non si sa quanto del lavoro di Evans appartenga effettivamente
all'antico passato, per via della parziale ricostruzione delle mura e della
riproduzione di molti dei dipinti rinvenuti. Si pensa che il mito del
Labirinto sia da imputare al gran numero di stanze che compone il
palazzo (probabilmente in origine erano oltre 1000). Il palazzo oltre ad
ospitare la famiglia reale, accoglieva anche nobili funzionari e le caste
sacerdotali ed era dotato di magazzini per la conservazione delle scorte
alimentari
La
visita alla cittadella inizia dal cortile posto nella parte
occidentale e prosegue attraverso il corridoio delle processioni ed
il portico dei grandi propilei, i cui affreschi sono
conservati al Museo archeologico di Iráklion. Dal grande cortile
centrale si apre uno scalone che porta al piano superiore, interamente
ricostruito da Evans, e che si affaccia sul corridoio dei magazzini. Al
piano superiore si apre la sala ípostila, con soffitto piano sorretto
da colonne. Ad ovest del cortile centrale sono collocati il santuario,
collegato a due cripte, e la celebre sala del trono con copie degli
affreschi originali, il trono e il bacino lustrale; a est si possono
visitare il mégaron del re e il mégaron della regina, dove si
trova la riproduzione del famoso "Dipinto dei delfini".
Proseguendo verso l'ingresso settentrionale, dove giungeva la strada reale,
s'incontra il quartiere domestico con il magazzino delle grandi giare, che
contiene numerosi píthoi (giare in terracotta non decorate e
per metà interrate, usate per conservare alimenti). Immediatamente fuori
dalle mura i resti di ciò che si ritiene un teatro.
Gli
scavi archeologici di Cnosso hanno anche dimostrato l'esistenza di
insediamenti abitativi precedenti alla civiltà minoica e risalenti al 6000
a.C. (e forse anche prima). Si è infatti verificato che le tracce neolitiche
presenti nei diversi livelli di terreno sono tra le più profonde in Europa.
In base agli studi sul terreno ed ai reperti recuperati si è stabilito che
il primo importante edificio venne costruito intorno al 2000 a.C. e
probabilmente ne esisteva già uno precedente datato 3000 a.C. Gli stessi
scavi hanno inoltre recuperato importanti informazioni sul tipo di
scrittura in uso durante l'epoca minoica, furono infatti ritrovate
numerose tavole (circa 3000) con incisioni oggi chiamate Lineare A,
una scrittura fonetica ancora indecifrata e utilizzata approssimativamente
tra il 1750 ed il 1450 a.C. ed una cosiddetta Lineare B, identificata
come una forma di scrittura antica della lingua greca, decifrata intorno
agli anni '50 dello scorso secolo e in uso in particolare durante il
periodo miceneo.
Il palazzo di Cnosso sopravvisse nella storia come una piccola cittadella
fino al periodo Bizantino. Il suo declino definitivo avvenne durante
il Medioevo, periodo nel quale Cnosso si ridusse ad un
villaggio chiamato Makrysteikhos. Ricordiamo infine che per
considerare completa la visita al Palazzo di Cnosso non si può mancare
quella al Museo Archeologico di Iraklio (o Heraklion o Candia) per
ammirare i più importanti reperti una volta custoditi nel palazzo e cioè la
statuina della Dea dei Serpenti, l'affresco che ritrae la cosiddetta
La Parigina, l'affresco che ritrae il Principe dei Gigli,
l'affresco della Tauromachia, e ancora gioielli e altre inestimabili
attrazioni dell'epoca.
Per raggiungere il Palazzo di Cnosso potete
prendere un autobus dalla città di Iraklion
(capoluogo dell'isola di Creta) nella zona del porto o nella piazza dei
Leoni.
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