Dita di Dama, Chiara Ingrao

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"Dita di Dama" è un romanzo di Chiara Ingrao pubblicato nel 2012 che racconta la storia di due donne, Rosaria e Lidia, che si incontrano in una prigione siciliana negli anni '60. Tra queste due donne, che appartengono a due mondi opposti, si instaura una forte amicizia, consolidata dalla passione per la cucina e per le "dita di dama", un tipico dolce siciliano. Il romanzo è un viaggio attraverso i ricordi e le emozioni delle due protagoniste, che si raccontano reciprocamente la loro vita e le loro esperienze. "Dita di Dama" è un libro che esplora temi come la libertà, l'amicizia, l'amore e la resistenza, e che offre uno sguardo intimo sulla storia e la cultura della Sicilia.

 

Le dita di dama, che danno il titolo a questo meraviglioso libro, sono le dita di Maria, la protagonista, dita curatissime, sottili, con le quali Maria avrebbe voluto fare la dattilografa, ma con le quali ha dovuto lavorare in fabbrica, in una fabbrica di televisori, dove servivano dita sottili come le sue. Questo romanzo è la storia di un’operaia, quando pensiamo al mondo delle fabbriche, ci viene subito in mente la figura dell’operaio, quasi mai quella dell’operaia.

 

Chiara Ingrao, invece, in questo testo racconta la storia di alcune ragazze, giovanissime, che sono state assunte in una fabbrica di televisori, e nonostante la loro giovane età, sono riuscite a ribellarsi al sistema, sono riuscite a cambiare la loro sorte, ad avere più diritti, ad essere delle lavoratrici tutelate. L’autrice stessa lo ha definito un romanzo di formazione, durante un’intervista in tv, intervista svoltasi durante la presentazione del libro. "È un po’ quello che si suol dire un romanzo di formazione. Racconta come dall’ingresso in fabbrica, e quindi da un impatto molto difficile, molto duro, come poi le protagoniste trovano la forza di diventare donne e di unirsi e questo penso sia qualcosa che forse anche oggi può interessare qualcuno e qualcuna".

 

La magia di questo libro, risiede anche in questo, nella sua attualità, nonostante sia ambientato nel 1969, troviamo in esso temi più che mai attuali, Maria, simboleggia, in parte, le ragazze di oggi, con le loro paure, le loro preoccupazioni, ma anche la loro forza e la loro voglia di riscatto. In questo libro emerge la forza delle donne, emerge quell’energia, quella creatività delle ragazze, ragazze che sono riuscite a cambiare il mondo, il loro mondo. Nel libro si affrontano tematiche importanti, rapporti interpersonali che ognuno di noi vive nel corso della sua vita. Il racconto è narrato da Francesca, la cugina di Maria, e la sua migliore amica; è Francesca, che sbirciando nel suoi ricordi, decide di raccontare questa storia, la loro storia. Tra Francesca e Maria c’è un legame particolare, un legame che le unisce fin dalla nascita, sono cresciute insieme, hanno giocato insieme nel cortile sbucciandosi le ginocchia quasi giornalmente, sono diventate adolescenti insieme, ma proprio durante l’adolescenza sono state separate da una scelta che è stata loro imposta. Francesca è andata alle medie, mentre a Maria è toccato l’avviamento professionale, per volere della sua famiglia. Maria, che amava la scuola, amava la letteratura, è stata costretta a lavorare, la scuola le è stata negata. Iniziano proprio qui le sfide di Maria, da questa scelta ingiusta, scelta che le è stata imposta, e che le ha limitato la vita, per sempre.

 

Così, mentre Maria è entrata in fabbrica, Francesca studiava per diventare avvocato. I primi giorni Maria aveva solo Francesca per sfogarsi, per raccontarle quello che succedeva dentro a quella fabbrica, i turni di lavoro, quello che succedeva con le colleghe, finché non sono arrivati i famosi scioperi del ’69. È qui che Maria, tra i disordini generali, comprende quali sono i suoi diritti, i diritti di tutte coloro che lavorano in fabbrica. Dopo che Paolona, una sua collega, ha perso due dita in fabbrica, Maria sviluppa in sé stessa una voglia di riscatto, riscatto che riusciranno ad ottenere tutti i lavoratori, riscatto, che unirà ancora una volta Francesca e Maria nelle lotte sindacali comuni.

 

Tra Francesca e Maria c’è poi Peppe, marcatempo della fabbrica, e amore di una vita per Maria, la storia tra i due è una vera storia d’amore, d’affetto, di complicità, è la storia che ogni ragazza, ogni donna vorrebbe vivere, una storia che si snoda tra le vie della capitale travolte dagli striscioni dei metalmeccanici in agitazione. Metalmeccanici che erano i protagonisti dell’epoca. "A sto giro qui, la prima benedizione la vojò dà io: a mì fija metalmeccanica, che ha vinto la prima lotta della vita sua", così brinda il padre di Maria, dopo uno sciopero, e con questa frase che credo si possa riassumere il rapporto padre-figlia, rapporto che inizialmente è stato burrascoso, ma alla fine, anche il severo padre di Maria, si è dimostrato essere tenero, come tutti i padri del mondo."

 

Questo è un libro che consiglio a tutti, ma in particolar modo alle ragazze, alle giovani donne come me che si apprestano ad affrontare la vita, le difficoltà della vita, le sfide che ognuna di noi dovrà affrontare. C’è molto di Chiara Ingrao in questo libro, c’è molto di una donna che crede nelle donne, che crede nelle ragazze di oggi, crede nella loro forza e nella loro voglia di affermazione. Una donna che è riuscita a cambiare il mondo con la forza della cultura, una donna che è un esempio per tutte le donne. C’è molto da imparare tra queste righe, c’è molto da riflettere, ci sono delle storie di vita, storie che vengono trascinate via da uno striscione ...

 

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