ERASMUS, possibile taglio ai fondi. Fine di un sogno?

Fine di un sogno?: Il programma Erasmus+ consente a migliaia di studenti di vivere esperienze all'estero. Ma i fondi europei sono a rischio taglio nel 2023. Uno scenario che metterebbe in crisi questa preziosa opportunità di crescita per i giovani europei.

 

…Ho anzi sempre sostenuto che il progetto Erasmus ha non solo valore intellettuale, ma anche sessuale, o se volete genetico. Mi è capitato di conoscere molti studenti e studentesse che, dopo un certo periodo trascorso all'estero, si sono sposati con una studentessa o uno studente locale. Se la tendenza s'intensifica, visto che poi nascerebbero figli bilingui, in una trentina d'anni potremmo avere una classe dirigente europea almeno bilingue. E non sarebbe poco...Umberto Eco

ErasmusL'Erasmus dovrebbe essere obbligatorio, invece potrebbe chiudere. Hanno dato alla Comunità Europea il premio Nobel per la pace, ma forse avrebbero dovuto darlo all'Erasmus. Dopo aver concesso alle banche 1000 miliardi di euro all'1% e sperperato soldi in modo indegno con il suo sistema autoreferenziale, ora l'Europa ci dice che i soldi per il progetto Erasmus, che ha da poco compiuto i 25 anni, una delle iniziative più illuminanti della politica europea, sarebbero finiti. La frasetta "C'è la crisi" è il mantra che ora giustifica ogni cosa, con la forma che distrugge la sostanza. Ora qualsiasi investimento è uno spreco e qualsiasi spreco o eccesso si confonde e resta invisibile riuscendo per i soliti interessi a non farsi trovare. Possibile che si tagli su un progetto di formazione e cultura che da decenni contribuisce in maniera determinante a formare una coscienza europea nei giovani e li porta a conoscere in prima persona le Nazioni "cugine", i loro popoli, oltre che a sperimentare modi diversi di intendere e affrontare lo studio universitario e la vita? Questo è il triste scenario che di qui a poco ci potrebbe aspettare.

ErasmusIl progetto Erasmus (European Region Action Scheme for the Mobility of University Students, ossia Progetto per la mobilità europea degli studenti universitari) nasce nel 1987 per volontà della Comunità Europea traendo ispirazione per il suo nome da Erasmo da Rotterdam, che nei suoi frequenti viaggi in tutto il continente si adoperò per comprendere le differenti culture che lo formavano. Il progetto nasce infatti per favorire lo scambio culturale tra gli studenti universitari, oltre che per favorire la creazione di una coscienza ed una cultura europee. Ai ragazzi viene corrisposta una borsa di studio compresa in media tra 200 e 250 euro e viene offerta la possibilità di studiare senza pagare tasse aggiuntive (si continuano a pagare quelle della propria università) presso una facoltà straniera, dove frequentare corsi e sostenere esami che verranno riconosciuti al rientro in patria, in modo da non restare indietro negli studi.

Per accedervi, occorre consultare gli appositi bandi presso la propria università e partecipare entrando a far parte di una graduatoria di merito (basata sul numero di esami sostenuti e sulla media dei voti), che è più affollata quanto più ambita è la meta di destinazione prescelta.

In 25 anni di vita, l'Erasmus ha portato 3 milioni di studenti universitari a studiare per un periodo tra 3 mesi e un anno in un Paese straniero all’interno della Unione Europea, ed è stato sempre considerato uno degli strumenti più importanti per la socializzazione e la creazione di un senso di appartenenza europeo nelle nuove generazioni di cittadini.

Oltre a questo, per gli studenti si tratta di un’esperienza altamente formativa, dal punto di vista accademico e non solo. Si ha l’opportunità di uscire da un ambiente universitario familiare e vivere in un paese il più delle volte sconosciuto (o, al massimo, conosciuto durante un periodo di vacanza, in una situazione ben differente), con una lingua diversa dalla propria. Ci si trova a dover affrontare delle problematiche concrete come trovarsi una casa, conoscere delle persone del luogo ed altri stranieri, familiarizzare con la città ed il Paese, affrontare problemi legati alla vita quotidiana oltre che a quella accademica (spesa, affitto, bollette, medici, banca, poste e così via).

Dal punto di vista dello studio, si ha la possibilità non solo di imparare o migliorare una lingua straniera, ma anche di confrontarsi con un sistema diverso, di approfondire tematiche magari assenti o ritenute più marginali in Italia. Spesso, molte università straniere danno la possibilità di sperimentare concretamente le materie di studio con progetti ed esperimenti concreti, anche perché in molti casi in Italia l’istruzione universitaria è sì di ottimo livello, ma resta ancorata allo studio teorico delle nozioni.

Spesso, poi, confrontandosi con i pro e i contro di una cultura ed un paese differenti, si impara ad apprezzare e capire meglio quelli del proprio, e può capitare di sentirsi sì più europei ma anche più legati alla propria terra. Certo, c’è anche chi non sfrutta appieno questa opportunità e decide di avere a che fare principalmente con studenti connazionali e quindi di perdersi buona parte della scoperta culturale, così come chi si concentra troppo su feste e diversivi tralasciando la parte accademica e rinunciando ad approfondire un sistema di studio potenzialmente diverso. Tutti gli altri, però, provano il gusto di partire da zero su tutto ed apprendere a piene mani giorno dopo giorno. C’è anche chi decide di prolungare la borsa di studio o di restare, magari tornando a laurearsi in Italia per poi ritornare all’estero, ma in ogni caso in tutti gli Erasmus resterà per sempre un bagaglio di conoscenza fatto non solo di nuove nozioni e competenze accademiche, ma anche una rete di persone conosciute ed un bagaglio culturale generale che indubbiamente costituiscono un arricchimento personale non di poco conto.

Tutto questo rischia di scomparire per motivi economici, derivanti anche dalla famigerata crisi. Il presidente della Commissione di Bilancio del Parlamento Europeo Lamassoure ha annunciato che i fondi europei per ricerca ed innovazione, tra cui quelli destinati al progetto Erasmus, sono destinati a finire entro fine ottobre 2012. L’UE normalmente distribuisce i fondi stanziati per l’Erasmus alle singole agenzie nazionali che gestiscono i contratti con i vari atenei, ma pare che siano finite le risorse per il pagamento di fatture già emesse per l’anno in corso.

Pare siano i Paesi Europei che credono nell’adozione di misure di austerity per fronteggiare la crisi (soprattutto Germania, Gran Bretagna e Finlandia) quelli che spingono per tagliare questo tipo di fondi alla UE anche a costo di minacciare lo spirito dell’Unione, mentre dall’altra parte il Parlamento e la Commissione Europea chiedono ulteriori fondi da destinare a educazione, formazione ed occupazione; i Governi europei però sono tutti restii a contribuire ad un innalzamento del bilancio della UE per il 2013, quindi la situazione appare di difficile soluzione.

Le reazioni in tutta la comunità studentesca e non solo sono state dure: al panico che si è generato tra chi deve partire e chi è già all’estero si è aggiunta l’indignazione di tutti coloro che negli anni hanno sperimentato l’esperienza dell’Erasmus e la ritengono un’esperienza altamente formativa per l’individuo e, a livello macro, utile per creare un’identità europea e favorire l’amicizia e la socializzazione tra i popoli del continente.

La Commissione Europea si è presto affrettata a fare marcia indietro confermando l’importanza dell’Erasmus ed annunciando l’immediata possibilità di integrare la disponibilità di fondi per salvare la situazione almeno nell’anno accademico corrente, inviando alle agenzie già un 80% dei fondi previsti per la mobilità internazionale.

La questione per il momento pare risolta, al massimo ci potranno essere ritardi nei pagamenti ma niente si interromperà. Il problema a lungo termine però resta: serve una soluzione che copra le necessità economiche del progetto Erasmus per gli anni a venire.

Anziché parlare di tagli, la comunità accademica è concorde nell’affermare che sarebbe invece auspicabile un’ulteriore forma di aiuto nei confronti degli studenti, dato che l’esiguità della borsa di studio mensile di fatto taglia fuori dalla possibilità di studiare all’estero una larghissima fetta di ragazzi che non hanno le disponibilità economiche per sostenere mesi di vita all’estero, dato che per sostenere tutte le spese difficilmente basteranno i 200-250 euro della borsa.

L’Erasmus è per la maggior parte degli studenti una delle rare occasioni di vivere in prima persona l’Europa ed entrare in contatto diretto con le potenzialità che lo scambio culturale tra i suoi popoli possiede: mantenere in vita e possibilmente potenziare l’attenzione nei confronti di questo progetto da parte della UE significa non solo credere nella formazione culturale dei propri giovani, ma anche nell’utilità di creare generazioni di cittadini europei che dimostrino apertura nei confronti dei cittadini degli altri stati membri e sensibilità nei confronti di un sentimento di identità europea che di fatto non si è mai diffuso su larga scala.

 

 

 

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