Galleria
dell'Accademia a Venezia
La
Gallerie dell'Accademia è la massima collezione esistente di
pittura veneziana, in un contesto che rappresenta una rassegna unica
di opere che vanno dal Trecento al Settecento. In seguito
all'annessione della città di Venezia al Regno Italico fondato da
Napoleone (1805), venne creata nel 1807 l'Accademia di Belle Arti,
la cui pinacoteca fu destinata a facilitare la formazione degli
artisti. All'interno di quest'ultima confluì la scarna collezione di
dipinti della precedente Scuola di pittura, istituita nel 1756 sotto
la presidenza di Gian Battista Tiepolo, e una selezione degli
oggetti artistici di proprietà della Repubblica Veneta.
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L'Accademia, collocata nel poco funzionale complesso della chiesa e della
Scuola della Carità (la chiesa gotica venne suddivisa in due piani) fu
inaugurata ufficialmente nel 1809; i fondatori lamentavano l'eccessiva
uniformità delle collezioni (di pregevole, conservavano solo il San
Giovanni Battista di Tiziano), considerate poco utili
all'istruzione degli allievi (per ovviare a questa insufficienza, furono
effettuati verso il 1818 alcuni scambi svantaggiosi, che valsero alla
tuttavia galleria la Deposizione dello Schedoni e il San
Pietro in Cattedra di Palma il Vecchio). La fisionomia della
galleria, in cui prevalsero i criteri storici su quelli pedagogici, spetta
al conte Leopoldo Cicognara che ne fu dal 1808 il primo presidente.
Egli ottenne che all'interno della accademia, dove nel 1812 era giunto il
Ricco Epulone di Bonifacio Veronese, fossero depositati non solo
i quadri provenienti dalla Chiesa di San Giobbe e dalla Basilica
di Santa Maria Gloriosa dei Frari (tra i quali l'Assunta di
Tiziano, restituita alla chiesa nel periodo 1921-23) ma anche quelli resi
dai sequestri francesi nel periodo napoleonico che stavano al
Louvre a
Parigi
nel 1815 (San Marco libera lo schiavo di Tintoretto, già nella
Scuola di San Marco; Cena a casa di Levi di Veronese,
che si trovava in precedenza nella Basilica dei Santi Giovanni e Paolo;
Resurrezione di Lazzaro di Leandro Bassano; La consegna dell'anello al
doge di Paris Bordone; la Maddalena in casa del Fariseo di
Charles Lebrun), che furono
esposti al pubblico nel 1807.
Gli arricchimenti dovuti al lascito di Girolamo Ascanio Molin
dell'omonima importante famiglia veneziana
(primitivi veneziani, tra cui Lorenzo Veneziano, Jacobello
Alberegno, Jacobello del
Fiore) e agli acquisti delle collezioni Parisi e Bossi, imposero la
costruzione di nuovi locali (1821-25); in questi furono collocati anche gli
eccezionali dipinti del lascito Renier-Bertrand (San Girolamo di
Piero della Francesca, due Madonne e santi di
Giovanni Bellini, Cristo deposto di
Cima
da Conegliano, Adultera di Tintoretto) e quelli della
donazione di Girolamo Contarini che, oltre a mobili e sculture, comprendeva 188
dipinti, frutto della collezione secolare della sua famiglia, di cui
alcuni notissimi (Madonna degli Alberetti e Allegorie di Giovanni Bellini,
Madonne e santi di Benedetto Rusconi detto Diana e Cima da Conegliano, il gruppo delle tele di
Pietro Longhi, tra cui il Maestro di Ballo).
Alle gallerie di Venezia,
che allora faceva parte dell'Impero Austro-Ungarico, sistematicamente catalogate nel 1854, fu destinato, da parte
dell'imperatore Francesco Giuseppe, l'acquisto della Collezione
di Girolamo Manfrin
(1856: Madonna di Niccolò di Pietro, San Giorgio del Mantegna,
Lavanda dei
piedi di Giovanni Agostino da Lodi detto Pseudo Boccaccino , due Santi del
Moretto), mentre dai depositi
demaniali giunsero nel 1862 il Sant'Antonio di Lazzaro Bastiani e il
Santo Vescovo di Girolamo da Santacroce.
Anche in seguito la pinacoteca, separata dalla Scuola di
Belle Arti nel 1878, continuò a essere incrementata con acquisti (1877:
Incoronazione della Vergine di Catarino Veneziano; 1879: Paesaggi di
Marco
Ricci) e legati (Vincenzo Omoboni Astori, 1888: dieci pastelli di
Rosalba Carriera).
Essa trasse inoltre notevole profitto dalla direzione di Giulio Cantalamessa
(1887-1904), che ne riordinò radicalmente l'esposizione e le assicurò i
(1895-1904) opere di Carlo Crivelli, Cosmè Tura, Cima da Conegliano,
Marco Basaiti, Antonio Vivarini, Andrea Schiavone, Gian
Battista Tiepolo (Diana e Atteone, Ratto d'Europa); e
da quella di Gino Fogolari (1905-41) (dipinti di Romanino, Luca Giordano; la
Morte
della Vergine di Pier Maria Pennacchi, la Madonna di Paolo Veneziano; l'Ultima
Cena di Bernardo Strozzi), durante la quale, oltre all'acquisto (1932) della
Tempesta di Giorgione, furono recuperati i dipinti che il governo
austriaco aveva trasportato a Vienna nel 1816-38 (Madonna dell'arancio di
Cima da Conegliano, San Francesco del Veronese, Polittico della Passione
di Antonio Vivarini). Altre acquisizioni nel '900 includono anche il
Ritratto virile di
Lorenzo Lotto (1926) e la Pietà di Giovanni Bellini. (1934).
Galleria dell'Accademia
Campo della Carità, 1050, 30123 Venezia
linee 1-82 Actv
Mar.-Dom. 8.15-19.15; Lunedì 8.15-14.00.
Prezzi: € 6,5, ridotto € 3,25 (18-25 anni cittadini della Comunità
Europea) gratuito ai cittadini della Comunità Europea fino ai
18 e oltre i 65 anni.
Ingresso cumulativo (Galleria Franchetti - Ca' d' Oro e Museo
Orientale) € 9,50, ridotti € 4,75.
INFO: tel. 041.5222247
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