Isola Tino - Porto Venere
Iino si trova a sud dell'Isola Palmaria, dalla quale
dista circa 400 metri. Ha una forma triangolare e una superficie
pari a un terzo di quella della "sorella maggiore", della quale
ricalca la struttura, infatti ha anch’essa il versante verso
ponente arido, mentre il resto è un dolce pendio caratterizzato
da una vegetazione arborea mediterranea. La fauna, simile a
quella della Palmaria, è caratterizzata dalla presenza del
tarantolino, un piccolo e raro geco.
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Poiché
l’isola è zona militare è possibile visitarla ogni anno solo il
13 settembre, giorno in cui si celebra San Venerio, e la domenica
successiva. Venerio, nato a Palmaria, visse a lungo
in eremitaggio e morì a Tino nel 630. Si possono ancora ammirare
i ruderi dell'antica abbazia costruita in suo onore dai
Benedettini nel 1050. San
Venerio fu santo patrono della città di Luni. Quando questa fu
abbandonata, in seguito ai saccheggi subiti nel IX secolo da
Saraceni e Normanni, nel X secolo la sede vescovile fu
trasferita a
Sarzana, mentre le reliquie del santo furono invece
traslate a
Reggio Emilia, dove successivamente divenne patrono
della città insieme a san Prospero e ai santi Grisante e Daria.
Il corpo di san Venerio venne custodito dai monaci benedettini
dell'abbazia reggiana di San Prospero extra moenia (ora
distrutta) e, dopo alterne vicende, venne ad avere la sua sede
in quella che è l'attuale chiesa cittadina dei Santi Pietro e
Prospero dove ancora è custodito. Il teschio, però, particolare
curioso, nel 1959 per volere di papa Giovanni XXIII, venne, restituito
alla nuova diocesi di La Spezia che ha san Venerio come
protettore e che, il 12 e 13 settembre, gli tributa onori
solenni.
Secondo una leggenda il santo da Tino, si prodigò molto nella
sua vita a favore dei marinai (mettendo in fuga un mostruoso
esemplare di pesce dragone che terrorizzava i marinai nel
Mediterraneo e salvando alcuni naufraghi con una una rudimentale
vela per il salvataggio) e si dice inoltre che guidasse i
marinai nella giusta direzione accendendo dei fuochi al calare
dell'oscurità. Per questo motivo dal 1961 San Venerio e anche
patrono dei fanalisti, ovvero di coloro i quali si occupano del
funzionamento dei fari marittimi.
Anche
nella parete occidentale dell’isolotto del Tino, c'è una grotta,
che si apre una fenditura alta 28 metri circa, prodotta dalla
forte erosione del mare. Viene chiamata "sifone del Tino"
per la caratteristica forma o "Grotta del Lupo" perché durante
le violenti mareggiate i flutti si spingono nel suo interno per
fuoriuscire da una bocca superiore, emettendo tenebrosi rumori
simili ai lamenti di un animale.
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