La Cattività Avignonese

Con il termine di cattività avignonese si intende il periodo che il pontefice e la sua corte trascorsero presso la città di Avignone, in Provenza, praticamente sotto il controllo della monarchia francese.

 

Indice

Introduzione


La Cattività Avignonese, rappresenta un capitolo cruciale e controverso nella vasta e complessa cronaca della Chiesa cattolica. Tra il 1309 e il 1377, la città di Avignone, situata sulle sponde del fiume Rodano nel sud della Francia, divenne il centro nevralgico del potere papale. Questo periodo di quasi settant'anni vide la sede papale spostarsi da Roma, il cuore spirituale del cattolicesimo e luogo tradizionale del papato, ad Avignone. Questa traslocazione non fu un semplice cambio di residenza, ma segnò un punto di svolta, scatenando una serie di eventi che influenzarono profondamente la struttura ecclesiastica, le dinamiche politiche e la vita culturale dell'Europa di quel tempo. La decisione dei papi di risiedere ad Avignone, sotto l'ombra protettiva ma anche influente dei re di Francia, portò con sé questioni di sovranità, influenze politiche e tensioni religiose che risuonano ancora oggi nelle pagine dei libri di storia.

Contesto Storico

Per immergersi pienamente nella complessità della Cattività Avignonese, è fondamentale fare un tuffo nel contesto storico in cui si è sviluppata. L'Europa alla fine del XIII secolo era un caleidoscopio di potere, tensione e rivalità, e la Chiesa cattolica non era immune da tali turbolenze. Essa attraversava una fase particolarmente delicata, segnata da conflitti interni, sfide esterne e interrogativi sulla sua autorità e identità.

La Chiesa, un tempo pilastro di stabilità e potere, si trovava ora in una situazione di crescente fragilità. I contrasti tra l'autorità papale e i poteri secolari, soprattutto con il sempre più influente e ambizioso Regno di Francia, erano diventati una costante. Questi scontri non erano solo questioni di potere o di territorio, ma toccavano anche profonde questioni teologiche e ideologiche. La visione della Chiesa di una supremazia papale universale veniva continuamente sfidata da re e principi che volevano ridimensionare l'influenza del papato sui loro affari interni.

Il papa Bonifacio VIII, che cercò di affermare l'autorità papale contro le crescenti ambizioni dei monarchi europei, in particolare Filippo IV di Francia detto il Bello, si trovò al centro di queste tensioni. La sua audace bolla "Unam Sanctam" del 1302, che proclamava l'autorità universale del papa in materia sia spirituale che temporale, fu un tentativo di ribadire la primazia papale, ma provocò anche un'aspra reazione, culminata nel suo arresto e nell'umiliante "Oltraggio di Anagni" per mano degli emissari francesi.

La morte di Bonifacio VIII nel 1303 segnò la fine di un'era e l'inizio di un periodo di incertezza per la Chiesa. Il breve pontificato del suo successore, Benedetto XI, che durò solo otto mesi e terminò con la sua morte nel 1304, non fece che acuire la sensazione di instabilità. La sede papale rimase vacante, e con essa emerse una serie di questioni irrisolte e sfide non affrontate. Il vuoto di potere e la mancanza di una guida chiara a Roma offrirono un'opportunità al Regno di Francia di esercitare una maggiore influenza sulla direzione futura del papato, un'influenza che sarebbe culminata con la decisione di trasferire la sede papale ad Avignone.

L'Elezione di Clemente V e il trasferimento ad Avignone

Il 1305 fu un anno cruciale nella storia del papato. Dopo un conclave lungo e controverso, i cardinali elessero un nuovo papa, Bertrand de Got, che assunse il nome di Clemente V. Originario del Bordeaux, la sua elezione rappresentò un netto cambiamento nel panorama papale. Per la prima volta in molti anni, la Chiesa aveva un papa francese, e ciò avrebbe avuto profonde ripercussioni sul destino del papato e sull'intera Cristianità.

La decisione di Clemente V di non trasferirsi a Roma fu influenzata da vari fattori. Primo fra tutti, il contesto politico e sociale di Roma era estremamente teso. La città era tormentata da lotte interne tra le famiglie nobili, e l'assenza di una figura papale stabile aveva contribuito a creare un clima di insicurezza e instabilità. Inoltre, la recente morte di Bonifacio VIII, seguita dal breve pontificato di Benedetto XI, aveva lasciato una serie di questioni irrisolte e un senso di vulnerabilità all'interno della Chiesa.

Ma forse l'influenza più significativa sulla decisione di Clemente V fu quella esercitata da Filippo il Bello, re di Francia. Filippo aveva avuto conflitti aperti con Bonifacio VIII e desiderava un papa più malleabile e influenzabile. L'elezione di un papa francese gli fornì l'opportunità di esercitare un maggiore controllo sul papato e di assicurarsi che la Chiesa operasse in linea con gli interessi francesi. Nei primi quattro anni del suo pontificato, il Papa viaggiò costantemente avanti e indietro tra Poitiers, Bordeaux e Lione e alla fine scelse Avignone come suo luogo di residenza permanente.

Così, nel 1309, Clemente V prese la storica decisione di stabilire la sua residenza ad Avignone, una città situata sulla riva sinistra del fiume Rodano, nel sud della Francia. Sebbene Avignone fosse geograficamente in Francia, era, a livello giuridico, territorio papale, garantendo così al papa una certa autonomia. Tuttavia, la vicinanza al cuore del potere francese garantiva a Filippo il Bello un'influenza diretta e tangibile sulle decisioni papali.

Il periodo avignonese costituisce, a detta di tutti gli storici, una fase di oggettiva debolezza del potere papale che viene direttamente controllato dalla monarchia francese di Filippo il Bello e dagli Angioini di Napoli (a cui la città apparteneva), come dimostrò il caso dei Templari, ordine religioso-cavalleresco sciolto proprio in questo periodo dal monarca francese. Lontano dai contrasti romani la Curia svilupperà ordinatamente la propria strutturazione burocratica e fiscale.

Avignone: la nuova Roma

Con l'arrivo dei papi, Avignone si trovò al centro dell'attenzione europea. La città, precedentemente conosciuta come un centro commerciale e un incrocio di vie di comunicazione, fu catapultata in una posizione di prestigio e potere senza precedenti. Tuttavia, per essere degna della presenza del papato, Avignone necessitava di una trasformazione radicale, e i papi erano determinati a garantire che la città riflettesse la grandezza e la maestosità che Roma aveva offerto per secoli.

Uno degli sforzi più ambiziosi intrapresi durante questo periodo fu la costruzione del Palazzo dei Papi. Questa struttura massiccia e imponente, realizzata in stile gotico, rappresentava non solo la residenza del pontefice ma anche un simbolo tangibile del potere e dell'autorità della Chiesa. Con le sue torri imponenti, le spesse mura e le cappelle riccamente decorate, il Palazzo dominava il panorama cittadino, proiettando un'ombra di autorità su tutto ciò che lo circondava.

Ma la trasformazione di Avignone non si limitò alla costruzione del Palazzo. Le strade furono allargate e pavimentate, furono costruiti nuovi ponti sul Rodano e furono erette chiese, conventi e monasteri. Questi progetti non solo rafforzarono la posizione di Avignone come centro religioso, ma contribuirono anche a creare un'atmosfera di rinascita culturale e artistica.

La corte papale ad Avignone divenne un crogiuolo di talenti. Artisti, architetti, scultori e pittori furono chiamati da ogni angolo del continente per contribuire alla rinascita culturale della città. Grandi maestri come Simone Martini e Matteo Giovanetti lasciarono il segno con le loro opere, arricchendo le cappelle e le sale del Palazzo dei Papi con affreschi e dipinti di straordinaria bellezza.

Anche il mondo intellettuale fiorì durante questo periodo. Teologi, filosofi e letterati affollarono la corte papale, partecipando a dibattiti e discussioni che influenzarono profondamente il pensiero religioso e filosofico del tempo. La biblioteca papale, con i suoi preziosi manoscritti e volumi, divenne uno dei più grandi centri di apprendimento dell'epoca, attirando studiosi da tutta Europa.

Tuttavia, nonostante gli sforzi dei papi di trasformare Avignone in una nuova Roma, la città non riuscì mai a replicare completamente la grandiosità e la spiritualità della Città Eterna. La lontananza da Roma fu avvertita con nostalgia da molti all'interno della Chiesa, e la pressione per riportare il papato nella sua sede tradizionale crebbe con il passare degli anni. Nonostante ciò, il legato di Avignone come centro di potere, cultura e arte rimane indelebile nella storia della Chiesa e dell'Europa.

Le implicazioni politiche e religiose della Cattività Avignonese

La Cattività Avignonese, sebbene spesso vista attraverso una lente puramente geografica e culturale, ebbe ripercussioni molto più ampie, influenzando profondamente la politica e la religione del Medioevo europeo. La decisione dei papi di stabilirsi ad Avignone, a pochi passi dai domini della potente monarchia francese, portò inevitabilmente a una serie di tensioni, compromessi e conflitti che avrebbero lasciato un segno indelebile sulla Chiesa cattolica e sulla sua relazione con i poteri secolari.

Il trasferimento del papato ad Avignone coincise con un periodo di crescente assertività da parte dei monarchi europei, in particolare il regno di Francia. Con il papato ora nel suo "cortile", il re francese poté esercitare un'influenza senza precedenti sulle decisioni papali. Questo rapporto di vicinanza geografica e politica rese i papi, almeno agli occhi di molti, sottomessi ai desideri e alle strategie del trono francese. La percezione che i papi fossero "pupazzi" nelle mani dei re francesi fu alimentata da una serie di nomine e decisioni che sembravano favorire gli interessi della Francia a scapito di altre nazioni europee.

Le accuse di nepotismo erano particolarmente forti. Vi erano crescenti preoccupazioni riguardo alla nomina di parenti e favoriti in posizioni chiave all'interno della Chiesa, spesso a discapito di candidati più meritevoli o teologicamente preparati. Queste nomine, oltre a compromettere l'integrità della Chiesa, erano viste da molti come un modo per i papi di consolidare il potere e garantire le lealtà, soprattutto in un contesto di crescente pressione politica.

La corruzione divenne un altro punto di contesa. Con la crescente ricchezza e influenza della corte papale ad Avignone, emersero storie di indulgenze vendute, simonia (compravendita di beni sacri spirituali) e appropriazione indebita di fondi. Queste pratiche, oltre a danneggiare la reputazione morale della Chiesa, fornirono munizioni ai critici del papato e contribuirono alla crescente richiesta di riforma religiosa.

L'immagine del "papato prigioniero" divenne prevalente, in particolare in Italia, dove il "trasloco" ad Avignone fu visto come una perdita di prestigio e un affronto alla tradizione. Questa percezione fu alimentata da una serie di decisioni politiche e teologiche che sembravano allinearsi con gli interessi della Francia, portando molti a credere che il papato avesse perso la sua indipendenza e autorità. Le implicazioni politiche e religiose di questo periodo avrebbero avuto ripercussioni per secoli a venire, mettendo in discussione il ruolo del papato e la sua relazione con i poteri secolari, e gettando le basi per le future divisioni e riforme all'interno della Chiesa.

Il rientro a Roma e il Grande Scisma: un periodo di divisione e controversia

Il XIV secolo fu un periodo tumultuoso per la Chiesa cattolica. Nonostante la sua apparente stabilità ad Avignone, il desiderio di vedere il papato ritornare a Roma, la sua storica e spirituale dimora, non era mai svanito. La voce del popolo, unita alla nostalgia di molti membri del clero e alla crescente insoddisfazione di alcune fazioni, fece sì che la pressione per un ritorno a Roma crescesse incessantemente.

Il Papa Innocenzo VI sperava di tornare a Roma e diede ordine al cardinale Egidio Albornoz di riprendere possesso dei territori perduti nello Stato Pontificio ad opera di Giovanni di Vico, prefetto di Roma e di fare terminare le ostilità delle famiglie romane nella città eterna. L'Albornoz battè anche Malatesta in Romagna e nella Marca Anconitana e riprese anche Bologna, (dove fondò il Collegio di Spagna) restituendo infine tutti i territori pontifici sotto l'autorità papale.

Nel 1377, dopo quasi settant'anni di assenza da Roma, papa Gregorio XI, spinto da una combinazione di fattori politici, religiosi e personali, decise di tornare nella Città Eterna. Questa decisione non fu accolta bene da tutti. Molti temevano che un ritorno a Roma potesse portare a una perdita di influenza e potere, soprattutto considerando l'influenza che il regno di Francia aveva esercitato sul papato durante la Cattività Avignonese.

Il ritorno a Roma di Gregorio XI fu breve. Morì nel 1378, e la sua morte scatenò una crisi che avrebbe scosso le fondamenta della Chiesa cattolica. L'elezione del suo successore, Urbano VI, si rivelò altamente controversa. Urbano VI, una volta eletto, mostrò un temperamento autoritario e prese decisioni impopolari, alienando molti cardinali. Questi ultimi, insoddisfatti e temendo per la loro posizione e sicurezza, decisero di eleggere un antipapa, Clemente VII, che stabilì la sua sede ad Avignone.

Questo atto di ribellione segnò l'inizio del Grande Scisma d'Occidente, un periodo oscuro nella storia della Chiesa che durò quasi quarant'anni. Durante questo tempo, l'Europa cristiana fu divisa tra sostenitori dei papi di Roma e quelli di Avignone. Questa divisione non fu solo geografica, ma anche teologica, politica e culturale. Regni e principati si schierarono con uno o l'altro papa, causando tensioni e, in alcuni casi, conflitti armati.

Il Grande Scisma d'Occidente minò profondamente l'autorità e la reputazione del papato. La vista di due (e in un certo momento, tre) papi rivali, ciascuno che rivendicava la legittimità, confuse e scandalizzò molti fedeli. La crisi mise in luce le fragilità istituzionali e le corruzioni all'interno della Chiesa, fornendo munizioni ai critici e gettando le basi per le future richieste di riforma.

Fu solo nel 1417, con il Concilio di Costanza, che il Grande Scisma d'Occidente fu risolto. Il concilio depose tutti i papi rivali e elesse un nuovo papa, Martino V, ponendo fine a un periodo di divisione e restaurando l'unità della Chiesa cattolica.

L'Eredità della Cattività Avignonese

La Cattività Avignonese, che ha visto sette papi consecutivi risiedere fuori da Roma per quasi settanta anni, è senza dubbio uno dei periodi più controversi della storia della Chiesa cattolica. Tuttavia, al di là delle critiche e delle polemiche, questa epoca ha lasciato un'eredità duratura che ha influenzato la struttura e la direzione della Chiesa per i secoli a venire.

Una delle principali eredità della Cattività Avignonese fu la riforma amministrativa e burocratica della Chiesa stessa. Durante il loro soggiorno ad Avignone, i papi introdussero una serie di riforme che cercavano di rendere l'amministrazione ecclesiastica più efficiente e centralizzata. Queste riforme, che includevano la standardizzazione delle procedure, l'istituzione di nuovi uffici e l'adozione di una contabilità più rigorosa, contribuirono a trasformare la Chiesa in un'entità più moderna e organizzata.

Questi cambiamenti, sebbene insufficienti a risolvere i gravi problemi della Chiesa che avrebbero poi favorito l'ulteriore scisma protestante e, anche se  inizialmente introdotti per rispondere alle esigenze specifiche del papato avignonese, ebbero un impatto anche dopo il ritorno del papato alla sua sede di Roma.

La Cattività Avignonese non è stata priva di sfide e controversie. Il fatto che i papi risiedessero ad Avignone, piuttosto che a Roma, fu oggetto di critiche sia all'interno che all'esterno della Chiesa. Molti vedevano la Cattività come una dimostrazione del crescente potere delle potenze secolari, in particolare del Regno di Francia, sulla Chiesa. Questo periodo sollevò domande fondamentali sul rapporto tra Chiesa e Stato e sul ruolo appropriato della leadership religiosa in questioni secolari.

Inoltre, la Cattività Avignonese esacerbò le tensioni all'interno della Chiesa. La decisione di risiedere ad Avignone fu vista da molti come un tradimento della sede storica e spirituale del papato a Roma. Queste tensioni, unite a questioni di legittimità e autorità, culminarono nel Grande Scisma d'Occidente, un periodo di divisione e controversia che avrebbe tormentato la Chiesa per decenni.
 

 

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