Palazzo Ducale

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Palazzo Ducale di Lucca

 

Il Palazzo Ducale di Lucca è uno dei principali edifici della città, testimone di buona parte della sua storia. Conosciuto anche come Palazzo della Signoria o Palazzo della Provincia, venne costruito sulle fondamenta dell'antico palazzo di Castruccio Castracani del XIV secolo. Nel 1316 infatti, il condottiero e Signore di Lucca modificò radicalmente l'ubicazione dei luoghi del potere della città, scegliendo quest'area per la sua possente Fortezza Augusta che il Castracani aveva fatti costruire a Giotto nel 1322. Attualmente il Palazzo Ducale ospita uffici aperti la mattina dal lunedì al venerdì. Si può dunque dare un'occhiata ma le sale monumentali sono visitabili solo in occasione di eventi o mostre. È possibile comunque visitare i cortili interni e ammirare lo scalone monumentale di accesso.

L'inespugnabile fortezza di Castruccio Castracani 1300

La fortezza Augusta, che occupava quasi un quinto della città, aveva due lati corrispondenti alle mura esterne della città, e, per gli altri due lati, possenti mura lungo le attuali vie Vittorio Emanuele e Vittorio Veneto. Era difesa da torri minacciose ed era considerata praticamente inespugnabile. Dopo la morte del Castracani, la fortezza venne usata dagli odiati dominatori pisani. Per questo dopo la loro cacciata si decise di abbatterla, risparmiando tuttavia il palazzo, dentro il quale si trasferirono gli Anziani della Repubblica dalla precedente residenza presso San Michele.

Il palazzo di Paolo Guinigi 1400

Palazzo Ducale - Lucca Il 9 maggio 1401 sui ruderi dell’Augusta di Castruccio, Paolo Guinigi, signore di Lucca dal 1400 al 1430,  si fece costruire "uno nobile palagio con un bellissimo giardino" come dice lo scrittore e storico contemporaneo del Guinigi, Giovanni Sercambi. Per la costruzione furono chiamate maestranze da ogni parte d'Italia: Ambrogio e Donato da Fiesole, Pietro da Brescia e Giovanni Ganti che scolpirono le colonne, le basi e i capitelli delle trifore, Iacopo da Siena, Domenico e Giuntino Guidi. Soprintendeva ai lavori della fabbrica, che fu chiamata il Palazzo dei Borghi, Piero Lamberti fiorentino, insieme agli architetti Engherardo di Franconia, Corrado d' Alemagna, e Niccoló da Venezia, maestri ingegneri, cui si possono attribuire anche i lavori di fortificazione, compiuti in quel tempo, alle mura e alle rocche lucchesi. Guinigi, che all'epoca era uno degli uomini più ricchi d'Europa, spese la costruzione della sua residenza trentaseimila fiorini d'oro! Una fortuna all'epoca!

Il 7 agosto 1420 il palazzo venne inaugurato con una sontuosa festa "Alla quale cena presero parte circa settanta homini ciptadini e circa ottanta donne honorevoli, addobbate di drappi di seta et perle... e molti forestieri e molti trombetti et piffari, buffoni et giullari " per onorare due coppie di sposi: lo stesso Signore di Lucca, cui era stata condotta da Foligno madonna Iacopa Trinci, sposata per procura, e Ladislao sedicenne suo primogenito, che in quelli stessi giorni aveva sposata Maria, figlia di Gentil Rodolfo dei Varano di Camerino." da Fumi Luigi, Lazzareschi Eugenio, Regesti [del R. Archivio di Stato in Lucca], Vol. III, parte I: Carteggio di Paolo Guinigi.

La Repubblica lucchese e il restauro dell'Ammannati

Alla caduta di Paolo Guinigi il palazzo divenne di nuovo possesso della Repubblica lucchese. In questa fase l'edificio ebbe una pianta a quadrilatero con quattro bracci intorno al cortile interno (il futuro cortile degli Svizzeri). Gli Anziani vi risedettero fino al 1799. Nel 1553 il palazzo era già stato rinnovato («Palazzo Nuovo»). Nel 1576, in seguito all'esplosione, per un fulmine, della polveriera della torre del palazzo, che rovinò in parte anche il vicino edificio, si dette incarico a Vincenzo Civitali di rinnovarlo; smarritosene il progetto e non essendo stati accettati i disegni di architetti lucchesi che sfruttavano la parte ancora in piedi, si affidò l'incarico nel 1577 a Bartolomeo Ammannati che avviò i lavori nel novembre dello stesso anno, iniziando dalle parti a sud ed est (cortile degli Svizzeri). I lavori diretti dall'Ammannati, che fece frequenti visite e soggiorni a Lucca, si interruppero nel 1581.

Il progetto originario doveva esser molto più ampio. La Repubblica di Lucca, decise di eseguire solo metà del progetto dell'Ammannati per una ragione di costi. L'anno seguente fu definito il contratto, che fissava all'architetto un compenso di 300 scudi per cinque anni, a condizione che risiedesse a Lucca almeno tre mesi l'anno. L'architetto tuttavia, iniziata la costruzione, partì per altri incarichi, lasciando il capomastro Francesco di Larino, al quale il Consiglio degli Anziani affiancò il lucchese Benedetto Saminiati. Non risulta fino a quali anni si continuò il progetto dell'architetto fiorentino; anche dopo il 1582, data dell'ultima lettera dell'Ammannati agli Anziani, i lavori possono difatti essere proseguiti secondo il suo disegno.

Il palazzo come era

Nel palazzo attuale le parti assegnabili con certezza all'Ammannati sono: il corpo di fabbricato compreso tra il cortile degli Svizzeri (così chiamato perché vi alloggiavano le guardie svizzere della Repubblica) ed il secondo cortile; l'ala ad est e parte del corpo che attualmente prospetta da un lato su piazza Napoleone e dall'altro sul secondo cortile interno.

Resti Aquila Imperiale - Palazzo Ducale - Lucca Se si attraversa il cortile degli Svizzeri e ci si dirige dalla parte opposta di Piazza Napoleone, passando dall'uscita verso la Chiesa di San Romano, si possono vedere i resti dipinti dell'aquila imperiale (Lucca si considerò sempre libera città imperiale) del vecchio palazzo sul muro trecentesco. Il dipinto, oggi frammentario, fu coperto nel 1638 dal dipinto con la Libertà Lucchese di Pietro Testa (1612-1650); quest'ultimo è stato staccato recentemente e posto nella Sala degli Svizzeri all'interno di Palazzo Ducale.

I due bracci costruiti dall'Ammannati sul cortile degli Svizzeri poggiano su un portico di pilastri a bugnato. Diversissimi dal tono che l'architetto aveva dato alle arcate inferiori nel cortile del Palazzo Pitti a Firenze. Nel palazzo lucchese gli alti pilastri aiutano lo slancio delle arcate.  Al primo piano del palazzo (angolo ovest verso San Romano) si trovava la cappella del '500, distrutta nei successivi lavori, che aveva un ciclo di pitture con Storie di Maria che in parte oggi si trovano al Museo Nazionale di Villa Guinigi (altre sono andate perdute) tra cui: Natività di Bartolomeo Neroni detto il Riccio e Visitazione di Girolamo Massei. Nel 1581, sempre su progetto dell'Ammannati, si cominciò la costruzione del secondo cortile, a colonne; la parte eseguita (ala est), fu più tardi distrutta nei lavori del XVIII secolo. Rimangono ancora il monumentale ingresso, oggi sulla piazza Napoleone e le porte sotto il porticato est.

Il pianterreno era riservato ai vari uffici pubblici mentre il primo piano serviva ai magistrati della Repubblica. Vi si accedeva dal centro della facciata a sud, con una scala di movimento e larghezza uguale a quella odierna, che immetteva, a destra, prima nella sala di ricevimento e di lì, nell’amplissima sala del Consiglio Generale, affacciata sul cortile degli Svizzeri, come le seguenti sale dell’Osservanza e del Consiglio dei Trentasei, e come la cappella maggiore. Dal termine della scala, a sinistra, il progetto dell’Ammannati riservava tutta l’ala est del palazzo  e buona parte di quella nord alle camere ed anticamere degli Anziani, situate ai due lati di un largo corridoio ed affacciate parte verso l’esterno, parte verso il cortile. Gli appartamenti privati ed il corridoio (eseguiti però solo nella parte iniziale) avrebbero dovuto terminare con la "sala per l'apparecchio", ubicata sopra l’attuale ingresso nord al cortile. Tutta la restante ala nord e l’ala ovest, servite da scale indipendenti, avrebbero dovuto essere riservate a guardaroba ed alle cancellerie dell’Ufficio delle Entrate.

Nel 1629-1630 (come da disegni e descrizioni dell’inventario dei Beni e Fabbriche Pubbliche, nell'Archivio di Stato), si conservava ancora un complesso assai irregolare di costruzioni di diversi secoli, mentre nella parte interna, sui cortili che erano provvisti di pozzi come tutte le corti lucchesi, si erano venuti sistemando vari ambienti adibiti in parte a magazzini di munizioni o di vettovaglie, in parte a residenza di magistrati o ad alloggiamenti dei soldati delle porte.

È interessante, e fa capire come fosse Lucca a quel tempo,  leggere attraverso quanto scrisse, a proposito del suo palazzo del potere, Georg Christoph Martini in Viaggio in Toscana del 1728, che trovate in questa pagina: La Lucca del '700 di Georg Christoph Martini.

Il 1700 con il progetto di Juvarra

Palazzo Ducale di Lucca a metà 800Solo nel 1728 fu preso in esame il proseguimento dell'edificio. Il progetto presentato da Filippo Juvarra, l'architetto dell'Escorial a Madrid e della Basilica di Superga a Torino (disegni nell'Archivio di Stato di Lucca) rispettava la parte già costruita dell'Ammannati, ma la inseriva in un'opera più vasta, in una visione spaziale di respiro scenografico, orientata alla simmetria. Si prevedeva infatti la costruzione, sul lato ovest del cortile degli Svizzeri, di un porticato e loggia analoghi a quelli costruiti dall'Ammannati sul lato est.

Il palazzo oggi

Il palazzo attuale è di grandi dimensioni e mostra la firma stilistica del fiorentino Bartolomeo Ammannati rivisitata in stile Barocco nel 1700 da Francesco Pini, allievo di Filippo Juvarra.  A caratterizzare gli interni sono soprattutto il grande scalone monumentale, noto come scalone Nottolini, la galleria delle statue (in cima alle scale), la Sala del consiglio generale, la Loggia dell'Ammannati e la Sala degli Staffieri.

Fino all'arrivo dei francesi, il Palazzo è stato il cuore della Repubblica stessa e della sua classe mercantile, residenza degli Anziani, fulcro morale, politico e amministrativo dello Stato.

È interessante ora leggere quello che scrive Antonio Mazzarosa nella sua Guida di Lucca e dei luoghi più importanti del ducato del 1843, non molto da allora è cambiato nella struttura. Alcuni dei tesori che erano presenti nel Palazzo Ducale, come la straordinaria Biblioteca Palatina, hanno preso altre strade lontano da Lucca:

Il Palazzo, già della signoria, che ora serve di abitazione al sovrano, fu ideato dal celeberrimo Bartolommeo Ammainati architetto fiorentino il 1578, e da esso fu condotto incominciando dal portico verso mezzogiorno fino tutto il portone che serve ora d' ingresso, ossia per tutto quel tratto che ha la gronda di legno. Il resto sulla piazza, e il fianco dall'aria di settentrione si fecero dall'architetto Francesco Pini patrizio se, che nel 1729 ebbe l'incombenza di seguitare la fabbrica, e che alterò il concetto dell'Ammannato, sentito sul posto il parere di Filippo Juvara l'anno innanzi. Questo palazzo non è che la metà di quello ch'era stato immaginato, giacché manca di un meno lato da settentrione e dell'intero da ponente; non rotante è molto vasto. Giova il sapere che la facciata del palazzo com'era stata ideata doveva guardare il mezzogiorno, ed è quella parte che si trova nell'interno del secondo cortile. Il portico, che fa ala da levante alla suddetta ideata facciata, doveva essere ripetuto all'opposto da ponente, e qui secondo il concetto primiero sarebbesi fatta la gran piana; concetto che bisognava maturare modernamente. Quantunque però il palazzo non sia che mezzo come si è detto, è uno dei grandi Italia tra i principeschi, ed è ora uno dei più comodi e dei più adattati per un sovrano, mercè il raro ingegno del Cavaliere Lorenzo Nottolini nostro, regio architetto; il quale seppe con meraviglia d'ognuno superare mille e mille difficoltà nella esecuzione del lavoro ordinatogli dalla regina Maria Luisa; giacché i Baciocchi ben poca alterazione vi avevano fatta. La fabbrica rimpetto all'ingresso è moderna, e serve per le reali segreterie a terreno e superiormente per gli uffici domestici. A sinistra di chi entra nel primo cortile e in faccia al portone sulla dritta è il vestibolo per le carrozze, che introduce alle grandi scale; bell'opera del Nottolini, tutta in pietre nostre di Guamo, con un magnifico peristilio di colonne doriche sulle quali posa un architrave con cornice, sostenendo una volta a lacunari al modo degli antichi. Si avverte che per visitare il palazzo è ds uopo munirsi della permissione di S. E. il Maggiordomo maggiore. Attigua al vestibolo è la grande scala, veramente regia, con i gradini di bel marmo carrarese tutti d' un pezzo, di sei braccia e più di lunghezza. Si vedano per ordine i tre appartamenti, cioè quello della regina, del sovrano, del trono, che meritano di esser visti attentamente per la eleganza e ricchezza delle decorazioni, delle tappezzerie e dei mobili, quasi tutti lavori lucchesi; per lo che questo paiano è tra quei adornati con più gusto in Italia. E sian lode ai nostri artisti, fabbricanti e manifattori, che seppero così bene imitare i modelli dati loro per nonna, da emulare i lavori i più perfetti d'oltremonti: donde poi deve in noi risvegliarsi un senso di vera gratitudine verso l'augusta Casa Borbonica; per la reale munificenza della quale molte di quelle arti che le cure dei Baciocchi avevano qua introdotto sonosi alimentate e perfezionate, con tanta occasione di mobiliare un palazzo di questa fatta.

Non si lasci da un erudito di vedere La biblioteca palatina, (che venne persa da Lucca quando seguì i Borbone a Parma, dove ancora si trova, dopo l'annessione del Ducato lucchese al Granducato di Toscana) la quale contiene da quarantaduemila volumi oltre a una quantità di manoscritti autografi pregevolissimi. È ben provvista in più e più classi. Noteremo alcune delle rarità più apprezzate, cioè Tra i codici Un codice in pergamena giudicato del secolo undecimo, che è un evangeliario greco; con miniature condotte in buono stile, cosa mirabile per quel tempo. Apparteneva all'antica e celebre casa Buonvisi. Altro codice in pergamena del secolo duodecimo, ed è una versione latina dei salmi fatta letteralmente dal testo ebraico, d'ignoto autore, che però viveva nei secoli barbari come si deduce da alcune voci di barbaro latino. Un uffizio della Vergine con miniature tanto belle da attribuirsi a Giulio Clovio. Un breviario romano fatto per la famiglia Gonzaga, adorno di fregi. Evvi poi un centinajo di codici antichi, già dei  l'adocchi ; i quali contengono tutti opere citate dalla Crusca, e fra questi si distingue un decamerone della fine del secolo decimoquarto.

Tra i manoscritti
Un autografo di Torquato Tasso, contenente versi latini diretti ad alcuni personaggi del suo tempo; e uno di Vincenzo Borghini col titolo, Libro di locuzioni ec. di qualche pregio per molte cose relative alla nostra lingua. Vi sono anche scritture originali del Bembo, del Caro, e di altri assai. Meriterebbero lungo e attento esame le carte delle illustri famiglie Buonvisi di Lucca e Beccadelli di Bologna che qui si trovano, perchè debbono certamente abbondare di notizie storiche; le une a causa del cardinale Francesco Buonvisi attore e consigliatore dei principali per le grandi cose operate ai tempi di Leopoldo primo imperatore, di Luigi decimoquarto, e di Giovanni Sobieski ; le altre a motivo di monsignor Ludovico Beccadelli che fu gran parte del concilio tridentino. Tra le edizioni del 400 I trionfi del Petrarca impressi a Lucca da Bartolommeo Civitali il 1477; libretto prezioso specialmente per i Lucchesi, essendo il primo libro qua stampato, e da un concittadino. Una grammatica latina, che quantunque senza nota ti-pografica, pure a certi caratteri si riscontra di quel secolo. Cotal libro, sconosciuto a tutti i Nilografi, è opera di Giov. Pietro da Lavenza maestro di scuola tra noi, del quale parlo nella sua bella storia letteraria di Lucca il nostro insigne erudito marchese Cesare Lucchesini. La biblioteca sta apertasi pubblico per sovrana concessione tre giorni la settimana; per gli altri ci vuole la permissione del Maggiordomo maggiore.

 

Palazzo Ducale di Lucca

Cortile Carrara, 1, 55100 Lucca

Gli Uffici ospitati all' interno di Palazzo Ducale sono aperti la mattina dal lunedì al venerdì e martedì e giovedì pomeriggio. Si può dare quindi una sbirciatina alla struttura ma le Sale Monumentali di Palazzo Ducale sono visitabili solo in caso di aperture straordinarie al pubblico.
Per informazioni: 0583 417791

 

 

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