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Via Montenapoleone a Milano
Via Montenapoleone, bellissima ed elegante via della moda di Milano famosa
in tutto il mondo per i suoi negozi, un tempo è stata il cuore della rivolta delle Cinque
Giornate, la gloriosa insurrezione avvenuta tra il 18 e il 22 marzo
1848, che portò alla liberazione della città dal dominio austriaco. Ora è
tutto uno scintillio di vetrine per pochi eletti, ma al numero 21 si trova
Palazzo Dozzio, che ricorda ancora quei giorni. Gli insorti avevano
trovato l'opposizione degli austriaci, nella prima delle Cinque Giornate,
proprio in via Montenapoleone, ed erano andati a rifugiarsi in quel palazzo,
che apparteneva alla famiglia Vidiserti. Sempre in quella casa si riunivano
i capi delle rivolta, come ricorda una targa.
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Prima di essere la meta dello
shopping di tutti i fashion addici del mondo, la zona era una delle più
eleganti della città, con prestigiosi palazzi abitati dalla nobiltà e dalla
borghesia meneghina. Via Montenapoleone è la più conosciuta tra le via del "quadrilatero
della moda", che una ricerca americana colloca tra le prime quindici vie
più prestigiose del mondo, insieme alla Fifth Avenue a New York
e all'Avenue
des Champs Elysées a Parigi.
Lungo via Montenapoleone per chi se lo può permettere non c'è che
l'imbarazzo della scelta tra i marchi di lusso presenti nel mondo: Hugo
Boss, Camper, Louis Vuitton, Bulgari, Emporio Aromi, Ralph Lauren, La Perla
si susseguono, con ritmo incalzante, una vetrina dopo l'altra. E ancora:
Fendi, Roberto Cavalli, Etto, Bottega Veneta e Gucci. Davanti alla
gioielleria Damiani troverete la gioielleria del gusto: la storica
pasticceria Cova (nella foto, Giuseppe Verdi che passeggia proprio
vicino alla pasticceria), recentemente acquistata dalla holding LVMH,
multinazionale specializzata in beni di lusso. La pasticceria Cova è un
prestigioso marchio della Confetteria fondato nel 1887 da Antonio Cova, un
soldato di Napoleone che aveva iniziato come "offelliere" in galleria De
Cristoforis. Il negozio, inizialmente a soli due passi dalla Scala, fu
trasferito nel 1950 in via Montenapoleone, nel cuore del Quadrilatero
della moda. In una di queste quattro vie m in via Sant'Andrea oltre al
Museo di Milano si trova anche e per l'appunto il Museo della Moda.
La moda è intimamente legata alla fisionomia della città di Milano, in
particolare a certe zone del centro. Negli anni ottanta, la ricca zona che
gravita attorno a via Montenapolcone ("Montenapo" per i milanesi),
via della Spiga, via
Sant''Andrea e corso Venezia che venne ribattezzata "quadrilatero
della moda". Su queste strade si affacciavano più di cinquecento eleganti
negozi di moda, tra i quali si trovavano le boutique di tutti gli stilisti
più importanti. Ogni dettaglio veniva curato, compresi i marciapiedi (spesso
coperti da tappeti e abbelliti da piante e altri tipi di decorazioni"). La
zona era e si sentiva diversa da altre zone centrali, e dava di sé una forte
immagine di ricchezza e di stile (costoso). I negozi stessi non
assomigliavano a quelli normali, erano volutamente poco accoglienti ed
esclusivi: non erano stati creati per clienti qualunque, e a volte neanche
per vendere, ma solamente per l'immagine, o per ricchi turisti.
La città delle vetrine trovava il suo riflesso perfetto in quelle del
quadrilatero d'oro con il loro design impeccabile e la loro inarrivabilità.
Era il luogo in cui l'immagine prevaleva sulla sostanza, come simbolo della
città postindustriale, cuore della capitale della moda. Guide turistiche
indirizzavano le persone con elenchi di negozi e cartine che indicavano il
"quadrilatero d'oro", che cosi divenne uno dei luoghi più frequentati,
superando nettamente le prestigiose pinacoteche della città, o l'Ultima Cena
di Leonardo. Molte visite si limitavano esclusivamente a
questa zona, riducendo Milano a centro commerciale di lusso.
Via Montenapoleone è sempre stata sinonimo di eleganza e alta moda, il
simbolo della Milano aristocratica (il "salotto" della città), ben prima
dell'esplosione della moda degli anni novanta. Già nel dopoguerra la via
competeva con la
Galleria Vittorio Emanuele II
quanto a sfoggio di ricchezza e quanto a luogo in cui i ricchi si
scambiavano informazioni e favori. La posizione venne mantenuta e rafforzata
negli anni ottanta e novanta, quando divenne la "spina dorsale del circuito
consumistico della moda" della città."
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