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Le officine dismesse come cattedrali del lavoro. Alla
riscoperta della bellezza nascosta di fabbriche,
altiforni e treni d'epoca ormai in rovina, tra nostalgia
e desiderio di rigenerazione.
Alcune strutture industriali del
nostro passato relativamente recente, 1900 in linea di
massima, appaiono ai nostri occhi come decisamente
"artistiche", interessanti, ardite, particolari.
Già
negli anni '60 l'opinione pubblica cominciò ad opporsi
alla demolizione di alcune strutture industriali, come
la mitica Stazione ferroviaria di Euston a Londra e
progressivamente si iniziò ad comprendere l'importanza
storica, culturale e artistica di certe costruzioni del
mondo industriale.
Il
problema principale è conservare queste strutture industriali di pregio
poiché un edificio interessante dal punto di vista scientifico costa e
produce poco. Una delle possibili soluzioni, anche per strutture
ubicate in posizioni difficilmente raggiungibili è la conversione in spazio
per la cultura.
In anni relativamente recenti si è assistito difatti non solo alla
salvaguardia di questi edifici ma anche alla loro
valorizzazione e riconversione. Un vero riciclaggio
di officine, magazzini e stazioni magicamente divenuti
centri espositivi, poli per l'arte, atelier, fabbriche
si ma di cultura.
Ma
cosa si fa dentro a queste fabbriche risorte a nuova
vita?
Il modello di riferimento è la Factory di Andy Wharol,
una sorta di officina per la sperimentazione, un grande
spazio vuoto in cui gli artisti creano,
suonano, dipingono, si studiano a vicenda, cercano nuove
forme di espressione. Qui nascono o comunque passano,
tra gli altri, Jean-Michel Basquiat, Francesco Clemente
e Keith Haring.
Rifacendosi alla Factory della New York degli anni '60
si moltiplicano i progetti per il recupero degli spazi
industriali. Grandi architetti sono chiamati a
progettare e mettere in luce l'anima, la storia di
questi luoghi.
Il contenitore d'arte diviene arte esso stesso e gli
spazi risuonano di concerti e performance, sui pavimenti
battono i passi dei danzatori, le grandi metrature si
colorano di quadri e sculture, laboratori artigiani,
sale prove, ristoranti e bar risuonano di voci.
Da Londra a
Berlino, da Catania a
Bassano del Grappa i giganti tornano a nuova vita,
qualche esempio concreto:
?" la
celebre Tate Modern di Londra, centrale elettrica a
gasolio trasformata da due architetti svizzeri Herzog &
de Meuron in un capolavoro architettonico di fama
mondiale ed aperta nel 2000 ad un pubblico entusiasta;
?" il Farnham Maltings a un'ora da
Londra, ex fabbrica di birra ora spazio per l'arte con
mercatino ed atelier;
?" a
Parigi il Museo della
Gare d'Orsay, ex stazione ferroviaria;
?" la Cable di
Helsinki ex fabbrica di
cavi elettrici, affittata dalla proprietaria Nokia ad
artisti finlandesi, che ospita scuole di teatro, musei e
ristoranti;
?" a
Lipsia lo Spinnerei Cotton
Mill con 100 mila mq, una ex fabbrica di cotone;
?" a
Vilnius la Menu Spaustuve
Art Printing House.
In Italia,
per citare a caso alcuni esempi:
?" a
Catania un deposito di arance è stato trasformato in spazio d'arte con il
nome di Majazé;
?" a
Rieti precisamente a Monteleone Sabino una ex fabbrica di caramelle è
diventato un laboratorio creativo di più di 3 mila mq;
?" a
Firenze l'ex Manifattura Tabacchi e la
vecchia Stazione Leopolda ospitano oggi arte moderna, performance, sfilate
di moda;
?"
il Lingotto di
Torino, storico stabilimento di produzione
Fiat...
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