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Giovani arte e
cultura > L'arte romanica
Massicce cattedrali in pietra, sculture possenti e
affreschi dai colori intensi: viaggio attraverso i
secoli bui alla riscoperta di un Medioevo meno cupo di
quanto si pensi.
Articolo di Laura Panarese per
Informagiovani Italia
La cultura artistica che dall'XI secolo si diffonde nell'Occidente
cristiano ex-Impero Romano si definisce per convenzione Romanica; ha
per alcuni aspetti caratteri comuni, per altri inevitabili localismi che
disegnano diverse sfumature regionali del fenomeno.
Tratto architettonico principale dell'arte romanica fu il rinnovato
slancio edilizio di basiliche, cattedrali, ma anche di case e piccole chiese
nei villaggi. Si trattò soprattutto di una conseguenza della crescita
economica e demografica dovuti all'intensificarsi dei commerci e alla
scoperta di nuove vie di scambio con le crociate. Spesso (specie in Francia)
si riutilizzavano costruzioni preesistenti, ampliando il monastero o il
castello feudale, o si fondavano ex-novo centri urbani sullo schema del castrum[1] romano.
La chiesa
romanica[2] è solida, proporzionata,
compatta, a pianta basilicale da 3 o 5 navate; è spesso a croce, con
transetto perpendicolare alle navate; utilizza l'arco a tutto sesto, la
volta a crociera o a botte (a volte il tetto spiovente); pietra e pareti
spoglie rendono sobri gli interni, come pure la scarsa luminosità
determinata dalla quasi totale assenza di aperture (principale differenza
con le chiese paleocristiane, cui le romaniche si rifanno).
Nel campo della scultura l'Arte romanica si distinse per il
riutilizzo della pietra, elemento comune a tutte le regioni, mentre la
pittura ricorse per lo più all'affresco in Francia, Italia e Spagna dapprima
per poi passare alla pittura su legno (Spagna e Italia) e alla miniatura
(Inghilterra e Germania soprattutto), aspetti questi che si ritroveranno nel
successivo periodo gotico. Notevole sviluppo ebbe l'oreficeria, specie lo
smalto (Francia e Germania) che si affiancò alla filigrana, allo sbalzo, all'intaglio dell'avorio (Spagna, Inghilterra, Germania) per gli oggetti
sacri. L'espansione del romanico nei paesi europei, specie in Francia,
favorì lo sviluppo di scuole (prime Normandia e Borgogna) che ne elaborarono
lo stile con accentuazioni presaghe dello stile gotico dei secoli a venire.
Tra gli eventi storici che determinarono la svolta che sta alla base
dell'arte romanica: la paura dell'Apocalisse con connesse profezie di
distruzione e rigenerazione verso l'anno 1000; la nuova fioritura dei centri
urbani e dei commerci; la diffusione del sistema feudale istituito in epoca carolingia nei domini dei Franchi; le crociate; la conquista di Gerusalemme
nel 1099; le lotte tra papato e impero; il dominio dei Normanni in Italia;
la formazione e diffusione degli ordini monastici, come il cluniacense
(dall'abbazia francese di Cluny) ed il cistercense (da Citeaux), con i
pellegrinaggi e lo sviluppo artistico\culturale connessi.
In Italia è anche
l'epoca dei Comuni: Amalfi, Pisa,
Genova e Venezia sono le Repubbliche
marinare nelle quali fiorirà un'arte nuova, portatrice di nuovi linguaggi.
Nel XII secolo si intensificarono ancora i commerci, emersero nuovi ceti
sociali (mercanti, commercianti e artigiani). In linea con l'emergere delle
nuove figure sociali anche il ruolo dell'artista assunse nuova dignità: dall'epoca romanica in poi alcuni nomi di artisti cominciarono ad emergere
nel mare magnum della produzione medievale. Tra questi, architetti,
scultori, pittori spesso capaci di dirigere grossi cantieri come di spaziare dall'una all'altra disciplina con straordinaria versatilità. Non si tratta
ancora, sia chiaro, dei maestri del
Rinascimento italiano, omaggiati dai
potenti d'Europa, tuttavia i mastri, i capi-cantiere delle officine
romaniche iniziarono ad avere un ruolo di coordinamento e progettazione che
sarebbe stato impensabile nei secoli precedenti, ragion per cui anche il
loro nome ebbe finalmente motivo di essere tramandato.
Complicato analizzare in un solo articolo il fenomeno multiforme dell'arte
romanica, ma la scelta di un'opera o di un artista che si possano
considerare rappresentativi almeno di certi caratteri del romanico nostrano può essere uno stratagemma didattico utile, in questa come in qualunque
lezione di storia dell'arte (e non solo). Scelgo quindi uno scultore,
Wiligelmo, decoratore della facciata del Duomo di Modena . La mia
selezione non è casuale: questo cantiere fu officina emblematica per
comprendere un nuovo modo di intendere l'arte.

Come spiega
l'immagine[4], all'esterno della Chiesa
vennero per la prima volta ricordati i nomi degli artisti, Wiligelmo, tra
tutti gli scultori tu sei del maggior onore, Lanfranco, architetto, magister
dotto e famoso, e Aimone, capo della scuola vescovile, responsabile del
programma teologico delle raffigurazioni sacre. È una svolta epocale. Nella
stagione dei grandi poteri, papale e imperiale, che si fronteggiavano per
prevalere, e dei piccoli poteri, ordini religiosi e signori, che si
contendevano il dominio sui territori locali, il Duomo di Modena[3]
fu uno dei primi fari di democrazia; parola forte, ma in parte azzeccata:
i rappresentanti di tutte le classi sociali, riuniti in assemblea plenaria,
decisero all'unisono di riedificare il tempio del santo patrono, San Geminiano. I lavori si iniziarono sotto la direzione di Lanfranco nel 1099.
Il popolo pose la prima pietra il 9 giugno. Con Lanfranco lavorava il nostro
Wiligelmo, che abbellì con le sue sculture il tempio, finito nel 1106. Una
vera impresa collettiva, dunque, sia a livello decisionale, sia di
esecuzione materiale, di cantiere, pur sotto la direzione di due grandi
maestri, riconosciuti come tali, non più voci anonime, non più semplici
braccia. Questa la collocazione delle Storie della Genesi eseguite da
Wiligelmo sulla facciata.
Proviamo
ad analizzare uno dei rilievi per desumerne le caratteristiche. La scultura
romanica in generale usa figure stilizzate, geometriche: la composizione è
sempre semplice, l'immagine chiara, il messaggio istruttivo e facile da
capire. L'espressività gioca un ruolo fondamentale; spesso è accentuata
ricorrendo a sproporzioni nei volti e negli arti; i gesti gravi sono
esaltati; si supera il rilievo piatto, tipico della decorazione bizantina, e
il gusto per quell'ornamentazione lineare che aveva avuto successo in certe
culture barbariche[5] . Viene recuperata la
volumetria delle forme, forse ispirandosi ai sarcofagi e alle sculture della
tarda romanità. Le figure sono molto studiate nell'espressione dei volti e
nella resa delle vesti.
Ora Wiligelmo, la formella con la creazione di Eva dalla costola di Adamo
(immagine sotto): W. scelse di utilizzare un rilievo di varia profondità, dall'alto, al basso, fin quasi all'inciso, un segno leggero che sembra
merletto, estremamente grafico rispetto alla forza estrema delle immagini
sue e dell'arte romanica in generale. Notiamo la grande semplicità della
raffigurazione: Dio materialmente tira fuori Eva dal busto di un Adamo
dormiente prendendola per mano. Mani e piedi sono grandi, a sottolineare la fisicità della scena. I lineamenti sono marcati, gli occhi chiusi, quasi i
tre fossero in trance. Individua la scena un colonnato ad archi, scolpito
come fosse un vero scenario architettonico, curato nei minimi dettagli.
Questo dimostra che le figure, così sgrossate, massicce, sono volutamente
così, non per incapacità del maestro, ma per scelta tipologica: meno linee userà per dipingere un cavallo, più veloce sarà la sua corsa fino a Dio,
diceva Gombrich; questa frase spiega bene molta arte medievale, fatta di
pochi segni, stilizzati, ma efficaci per comunicare alle masse il messaggio
sacro, come in questo caso.
Oltre
ai rilievi con storie della Genesi, Wiligelmo fece altri interventi nel
Duomo; lavorò a diversi capitelli all'interno e negli stipiti esterni, dove ricreò la dantesca selva oscura, il groviglio del peccato in cui si dibatte
l'uomo, che è anche la foresta medioevale, la più parte del territorio
padano, nella quale l'immaginario medioevale immaginava animali e figure
allegoriche, scolpite anche su queste parti della cattedrale, che i Bestiari
dell'epoca descrivevano così:
Draghi, vipere, amfisebene, manticore, leoni,
grifoni, aquile, mostri marini, basilischi, cinocefali,
falchi, gru ed altri uccelli riempiono gli spazi tra le foglie,
si misurano con l'uomo, lo aggrediscono, ne vengono soggiogati
Tra presenze paurose e ciechi timori si cala invece con forza l'arte
umanissima di Wiligelmo, scultore romanico d'eccellenza, che annulla le
angosce immaginarie nella rappresentazione di un'umanità affaticata e
sofferente, che porta in sè la pena del vivere, ma anche la scoperta moderna
di una propria forza, di una propria fisicità, con le quali ergersi di
fronte alla realtà cominciando ad affrontarla con l'arma imbattibile della
ragione, per scoprire le proprie radici umane, pur sorrette da un profondo,
radicato, onnipresente senso medievale del divino.
Articolo di Laura Panarese per
Informagiovani Italia
Accampamento bellico
fortificato.
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