Balbuzie - Cos'è la balbuzie?
La
balbuzie è un disturbo del linguaggio caratterizzato da blocchi,
interruzioni e difficoltà nel pronunciare la parola. I soggetti che
soffrono di balbuzie, parlano in modo esitante, ripetendo le parole o parti
di esse o anche arrestando la fonazione all’inizio della parola. Da ciò
dipende una situazione, per la persona affetta e per gli ascoltatori, di
forte disagio. Il disagio fa aggravare il problema. Per correggere questo
fastidioso problema in passato sono state sperimentate le tecniche più
svariate. Basti pensare che nell’800 alcuni attribuivano la balbuzie alla
stanchezza fisica per cui suggerivano, come cura, di dormire per 14 ore al
giorno.
Col passare degli anni, lo studio attento ha portato alla messa a
punto di tecniche di sblocco che consentono al balbuziente di correggere la
propria disfluenza. La balbuzie però non è un problema esclusivamente
meccanico in quanto balbettare per diversi anni genera un loop di pensieri
disfunzionali che alimentano e mantengono il disturbo. Il balbuziente
infatti anticiperà per esempio il pensiero di una situazione futura ("
domani
balbetterò all’esame") oppure amplificherà la portata dell’errore ("
è stata
una serata da schifo perché ho balbettato"). È dunque necessario che una
correzione della balbuzie duratura debba prendere in considerazione oltre al
blocco nella parlata anche il disagio psicologico e sociale. La correzione
che integra questi due aspetti è oggi affrontata all’interno di corsi
organizzati ormai da molti anni da associazioni del settore che hanno creato
una rete tra i balbuzienti ormai rieducati, come l’Associazione
"
Vivere Senza Balbuzie" (vedi anche il loro
Balbuzie-News.it per le ultime novità)
che utilizza un approccio ideato dal Prof. Enzo Galazzo.
In questo modo si instaura una rete di auto-aiuto tra l’ex
balbuziente e il balbuziente. La correzione è effettuata in gruppo e con
percorsi in full immersion della durata di 13 giorni consecutivi.
L'empatia si conferma elemento fondamentale nell'affrontare il problema.
Inoltre i percorsi continuano con un post corso che prevede incontri di
gruppo allo scopo di evitare le ricadute, che sono sempre state il
problema principale nella correzione della balbuzie.
-
La
balbuzie è spesso descritta come una sorta di iceberg, del quale il
disordine del linguaggio non è che la punta. La massa dell'iceberg si trova
sotto la superficie e rappresenta i disordini della comunicazione e del
comportamento. Accanto alle "disfluenze" del linguaggio, sono presenti una
serie di modelli comunicativi e di comportamenti tipici:
-
I
balbuzienti tendono a non guardare negli occhi i loro interlocutori.
Probabilmente il loro atteggiamento è dettato dal desiderio di non vedere la
reazione dell'interlocutore alla loro balbuzie
-
Spesso
i balbuzienti hanno una respirazione irregolare e tendono a parlare
con poca aria nei polmoni o addirittura senza. Alcuni balbuzienti tendono
persino a parlare durante la fase di inspirazione
-
Alcuni
balbuzienti evitano o cercano di evitare la balbuzie ricorrendo alla sostituzione dei vocaboli: se sentono che un particolare vocabolo
provocherà la balbuzie, lo sostituiranno con un altro vocabolo dal
significato simile. Alcuni balbuzienti sono così abili nell'utilizzo di
questa tecnica che nessuno, talvolta neppure il coniuge, è a conoscenza del
loro problema
-
Spesso
i balbuzienti ricorrono ad espressioni ridondanti del tipo "come
sai", "che", etc. Hanno l'impressione che queste espressioni possano aprire
loro la strada verso la parola tanto temuta
-
I
balbuzienti tendono a reagire allo stress contraendo i muscoli delle loro
corde vocali e ciò spiega probabilmente perché la balbuzie spesso
peggiora in condizioni di stress
-
Molti
balbuzienti evitano di balbettare evitando di parlare
Oltre a
questi modelli comunicativi e comportamentali tipici, molti balbuzienti
manifestano sentimenti e percezioni negative in relazione alla loro balbuzie
e a se stessi:
-
Vergogna:
i balbuzienti si vergognano della loro balbuzie e spesso fanno grandi sforzi
per cercare di nasconderla.
-
Colpa:
i balbuzienti si sentono spesso colpevoli di non saper raggiungere un
obiettivo che a loro avviso sarebbe raggiungibile se solo parlassero
fluentemente.
-
Frustrazione:
i balbuzienti si sentono spesso frustrati dalla propria incapacità a
comunicare in maniera efficace con altre persone.
-
Autostima ridotta:
la balbuzie induce spesso un sentimento di inadeguatezza.
Tutti
questi elementi nascosti del fenomeno balbuzie tendono a peggiorare i
disordini del linguaggio ed un approccio che punti esclusivamente sul
meccanismo del linguaggio è destinato a fallire. Solo un approccio olistico
e globale, che affronti tutti gli aspetti del problema, può eliminare
completamente la balbuzie. Nella scelta di una correzione per la balbuzie,
questo è un aspetto da tenere in considerazione.
Si
distinguono due diversi tipi di balbuzie, la forma clonica e la
forma tonica. La prima si manifesta con una tipica
ripetizione delle
sillabe, mentre nella seconda si osserva un brusco arresto dell'emissione
vocale, accompagnato da una reazione emotiva e da ripetuti tentativi di
riprendere a parlare.
IL
PUNTO SULLA RICERCA SCIENTIFICA
La
balbuzie è ereditaria?
Un
gruppo di ricercatori del National Institutes of Health degli Stati Uniti
(febbraio 2011) ha presentato a Washinton in occasione del meeting
organizzato dalla fondazione AAAS (the American Association for the
Advancement of Science) i risultati delle ultime ricerche sulla balbuzie.
"
La metà di tutte le persone che si
presentano in terapia per questo
disturbo hanno una storia familiare di balbuzie" ha detto il genetista
Dennis Drayna. I ricercatori hanno analizzato il DNA di una famiglia di
balbuzienti pakistani e hanno così trovato delle anomalie in 3 geni
avvalorando così l’ipotesi che ci sia ereditarietà. È da sottolineare che
allo stato attuale della ricerca solo 9 balbuzienti su 100 avrebbero questo
tipo di "
balbuzie ereditaria".
Cosa
succede nel cervello quando si balbetta?
Gli
esami strumentali con le tecniche di neuro-immagine utilizzate in uno studio
dai ricercatori dell’università di Toronto in Canada hanno confermato una
differente modalità di attivazione del cervello nel balbuziente. Infatti
mentre il normoloquente attiva l’emisfero sinistro del cervello durante
l’eloquio, nei balbuzienti c’è un coinvolgimento anche della parte destra.
Si pensa che l’attivazione della parte destra sia una reazione di
compensazione dovuta alla minore attivazione del lato sinistro. Studi
scientifici hanno dimostrato che a seguito di un corso intensivo di
trattamento, confrontando le attività cerebrali prima/dopo mediante l’uso
della PET, si vede che l’attivazione cerebrale dopo un corso è rimasta
elevata e addirittura aumentata, riflettendo, forse, un impegno maggiore
dovuto allo sforzo di autocontrollo. Un anno dopo il trattamento iniziale, i
livelli globali di attivazione osservati mediante PET diminuiscono
drasticamente. Ciò dimostra che l’allievo ha sviluppato un automatismo a
seguito di un intero anno di pratica rigorosa delle nuove abilità
linguistiche.
Talvolta la balbuzie migliora con
l'età ma non sempre. Le nuove metodologie di correzione consentono di
ottenere una fluenza nella stragrande maggioranza dei casi completa e
comunque notevoli miglioramenti nel 95% dei casi. Come
anticipato, attualmente la balbuzie è meglio affrontata nel contesto delle
associazioni create da ex balbuzienti che meglio conoscono la
problematica e riescono a stabilire un rapporto di empatia fondamentale per
affrontare la balbuzie con successo. Per i bambini l'importante è
informarsi e non far pesare al bambino il suo disturbo. Dall'adolescenza
in poi la consapevolezza che un problema di comunicazione può rappresentare
un limite aumenta, spesso in concomitanza con il periodo della scuola media,
ed è spesso in quel momento che il balbuziente chiede aiuto al genitore.
Per approfondire l’argomento vi
consigliamo di vedere anche
•
Articoli sulla Balbuzie
•
Balbuzienti Famosi
•
Guida balbuzie
Le
informazioni riportate non sono consigli medici e potrebbero non essere
accurate. I contenuti hanno solo fine illustrativo e non sostituiscono il
parere medico
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