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CACERES - INFORMAZIONI E GUIDA.
Questa città è un museo medievale a cielo aperto che
lascia il visitatore colpito dalla sua bellezza
monumentale e dalla importanza storica. Patrimonio UNESCO, patria
di ‘conquistadores’ e cavalieri, e parte di una delle vie
del Camino de Santiago, vanta numerosi riconoscimenti, tra
cui quello di ospitare uno dei centri storici più belli di
tutta la Spagna.
Caceres
è considerata la patria dei conquistadores, i condottieri che
diedero alla Spagna il suo enorme impero coloniale, ma non solo.
Dal 1986 è Patrimonio dell'Umanità Unesco. Per lungo
tempo la via dell'argento, dapprima percorsa dai legionari
romani, poi dai minatori diretti verso i porti del sud e le
città del centro, ha attraversato l'aspra terra dell'Estremadura,
collegando tra loro città variamente sparse. |
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A
quei tempi Caceres era una piazzaforte, difesa da una cinta di
mura romane e, nonostante ciò, espugnata dalle armate dei mori
ben quattro volte. La tradizione vuole che il più glorioso degli
ordini militari in Spagna, i Cavalieri di San Giacomo
(Santiago) fu fondato qui. Per secoli, Caceres era rinomata per
l'alto numero di cavalieri e di nobili che vi risiedevano. Molti
dei palazzi sono furono costruiti nel XVI secolo con il denaro
riportato dai conquistatori provenienti dalle colonie americane.
Questa è una cosa che fa pensare, mentre si osservano queste
splendida architetture rinascimentali color ocra. Alcuni tra i
maggiori conquistadores dell'Estremadure includono Hernán
Cortés, conquistatore del Messico, Francisco
Pizarro, il conquistatore del Perù; Orellano,
esploratore del Rio delle Amazzoni, e Balboa,
scopritore del Pacifico. In effetti, dal momento che le
esplorazioni furono sponsorizzate dalla regina Isabella di
Castiglia, che comprendeva l'Estremadura, solo i castigliani
ebbero avuto la possibilità di fare il viaggio verso il Nuovo
Mondo nel XVI secolo.
Caceres, fu poi riconquistata per altrettante
quattro volte
dagli eserciti cristiani, e nella si città continuò ad
arricchirsi e a ostentare la sua prosperità in modo tale
addirittura da urtare la sensibilità della regina di Castiglia:
Isabella la Cattolica si recò personalmente a Caceres per
richiamare alla moderazione la classe nobiliare del luogo, e ne
fece distruggere le ricche dimore di famiglia. Unica eccezione
fu fatta per il Palacio de los Golfines, in cui era stata
ospitata. Sconfitta e spopolata, l'intera regione cade in
abbandono, finché la scoperta del nuovo mondo e dei suoi
favolosi tesori ne risollevarono le sorti. A chi non aveva
niente da perdere, poco importava che la conquista di quei
tesori richiedesse il superamento di molti ostacoli: emblematica
fu la storia di Pizarro, il guardiano di porci, che divenne,
dopo aver razziato il regno degli Incas, marchese de
la Conquista.
Proprio
da questi borghi desolati, dalle terre tra la Sierra de
Gredos e il Tago, sono partiti i celebri
conquistadores che, diventati ricchi e potenti, costruirono
severe dimore in granito rosso, sulle cui torri fanno i nidi
ancora oggi le cicogne. I palazzi hanno grandi frecciate nude,
coronate da cornicioni decorati con foglie d'acanto, e portano
scolpiti, come un prezioso gioiello, il blasone di famiglia. Si
indovina facilmente la diffidenza dei loro proprietari
dall'assenza di finestre che danno sul esterno: queste nuove
case erano in realtà nei forzieri, in cui venivano accumulati
tutti i tesori provenienti dal Messico e dal
Perù. La comoda e agiata vita che vi conducevano i loro
abitanti si svolgeva all'ombra dei freschi patii interni,
protetta da sguardi indiscreti. Quando si oltrepassa l'Arco
di Cristo, una delle
porte nei bastioni che chiudono la città vecchia, si entra in un
altro secolo: dappertutto pesanti inferriate di ferro
battuto,
porte in quercia massiccia, strette finestre incastrate come
pietre preziose fra cornici scolpite. Il lastricato lascia il
posto all'acciottolato consulto delle viuzze, e nel silenzio
risuonano i passi del visitatore che cammina per queste vie. Una
cisterna di origine moresca
riflette le sue molteplici volte nell'acqua, il sole di
Montezuma splende su una blasone mentre il Palacio de los
Golfines esibisce la sua facciata in stile plateresco, che
sembra un ricamo di pietra. Appena fuori le mura, si è
sviluppata, rispettose fiera di questa antica nobiltà, la città
moderna, dalle larghe strade piene di gente, percorse dalle
macchine che sfrecciano veloci, dove risuonano, sovrapponendosi,
le voci e dove, di notte, passeggiano lentamente i nottambuli.
I
forti venti del Nord sono deviati dalla barriera dei monti della
Sierra de Gredos, ai cui piedi si distende la valle de
la Vera. I campi di grano, i limpidi torrenti e gli aranceti
dai fiori profumati incantarono
Carlo V, che qui, dove è sempre primavera, venne a
finire i suoi giorni. All'inizio egli portò nel monastero di
Yuste tutta la pompa è l'etichetta della sua austera corte
di
Gand, insieme ai
suoi 60 domestici, ma, col passare del tempo, i suoi costumi si
fecero via via più spartani, e verso la fine della sua vita, il
vecchio imperatore dormiva in una bara e stabiliva
minuziosamente il cerimoniale del suo funerale, mentre misurava
a grandi passi il chiosco e seriali di bosso.
Non
lontano da Caceres, in un altro celebre monastero di montagna,
viene venerata la famosa Madonna di Guadalupe, che
protesse Alfonso XI di Castiglia quando stava per essere
sconfitto dai mori a Salado. Da allora in monastero, da
lui fondato in segno di riconoscenza per la grazia ricevuta, è
stato abbellito per opera di tutti i suoi discendenti. I
conquistadores Cortés e Pizarro lo arricchirono
con gli ornamenti rubati agli idoli pagani rubati nel Nuovo
Mondo e Cervantes vi portò le sue catene di galeotto.
Nelle sue cappelle e gallerie, Zurbaran dipinse, con i
suoi tipici lampi di luce, i ritratti dei monaci nel loro sai
bianchi o neri, assolti al simbolo della sua arte in un
capolavoro, l'Apoteosi di San Gerolamo.
A Caceres si mangia "spagnolo" nel
vero senso della parola. La cucina tipica della Estremadura
include una delle specialità spagnole più conosciute, il
Jamón Serrano (prosciutto crudo), così come la caldereta
de cordero (stufato di agnello), il pane fritto con pancetta
e numerosi piatti di selvaggina come il fagiano (Faisán) e
pernice (perdiz). Il principale vino locale è l'Almendralejo
bianco.
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