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La Basilica di Bonaria a Cagliari
I l Santuario di Bonaria, sorto tra il 1323 e il 1326,
è il primo esempio di architettura gotico-catalana in Sardegna. Nella facciata conserva un bel portale gotico proveniente dalla chiesa di San Francesco, ormai distrutta. Al suo interno
è custodito il leggendario simulacro di Nostra Signora di Bonaria. A questo simulacro
è legata una leggenda: nel 1370 un veliero spagnolo, a causa di una tempesta fu costretto a buttare in mare l'intero carico, tra cui una cassa contenente la statua della Madonna.
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La cassa approdò sulla riva ai piedi del colle (di Bonaria) e fu recuperata dai
frati Mercedari. All'interno vi era la statua della Madonna con il Bambino, che teneva nella mano
destra un cero ancora acceso. Un evento miracoloso, che ha fatto diventare il Santuario meta obbligata per moltissimi fedeli. I marinai invocano la Madonna di Bonaria come loro protettrice.
Nel chiostro del convento si può visitare il Museo del Santuario, in cui sono conservati oggetti sacri e d'arte, tra cui molti ex-voto. Nel portico antistante la facciata si può ammirare una statua di Paolo VI, opera dello scultore
Manzù.
Annessa al Santuario
è la monumentale Basilica, progettata dal De Vincenti (XVIII secolo), modificata dal Viana e portata a termine nel 1952. Si segnala, inoltre, il Cimitero Monumentale che sorge lungo il pendio del colle.
Santuario dedicato alla Vergine di Bonaria venne costruito intorno
agli anni 1323-1325 ad opera degli architetti e delle maestranze (i
cosiddetti picapedrers) giunti a Cagliari al seguito dell'esercito
dell'Infante d'Aragona, Alfonso. Lo stile di questa piccola chiesa si
richiama alla cappella barcellonese di Sant'Agata e rispecchia i moduli
architettonici tipici del gotico-catalano di cui fu nell'isola la prima
testimonianza. Dopo la costruzione del Santuario di Bonaria molte altre
chiese edificate in città e nell'isola si ispirarono a questo nuovo stile
tanto che si sviluppò in Sardegna un vero e proprio filone sardo-catalano.
Essa insieme alla cappella aragonese (conosciuta anche come Cappella della
Sacra Spina) della cattedrale di Cagliari, rimane una delle poche
testimonianze in città del gotico-catalano importato dai nuovi conquistatori
all'inizio del 1300. Altre chiese costruite originariamente secondo questi
moduli stilistici, come la chiesa di San Giacomo di Villanova (edificata
intorno al 1346) o la chiesa di Santa Eulalia (la cui costruzione risale al
1371) nel quartiere della Marina, hanno perso purtroppo, col passare degli
anni, i loro connotati architettonici di chiara matrice catalana.
Il Santuario presenta un' unica navata in cui si contano un numero di
campate equivalenti ai lati dell'abside poligonale, caratteristica che ne
attribuisce inequivocabilmente l'ideazione ad architetti provenienti da
Barcellona. La volta originaria era stata concepita a copertura lignea. La
volta a botte spezzata che possiamo osservare oggi non risale al primo
periodo di costruzione della chiesa, ma fu realizzata in un secondo momento.
Nel Santuario si contano sette cappelle, tre sul lato destro e quattro su
quello sinistro. Il primo gruppo di cappelle conserva soltanto l'arco di
accesso, in quanto lo spazio ad esse riservato in origine venne sacrificato
per la costruzione della grande Basilica che si trova affianco al Santuario.
Tuttavia lo stile gotico-catalano che le accomuna alle restanti cappelle del
lato sinistro, è ancora distinguibile. Il presbiterio è rialzato e vi si
accede attraverso una gradinata molto larga. La volta è decorata con due
affreschi che raccontano la storia della Madonna di Bonaria. Essi sono stati
dipinti dalla pittrice Gina Baldracchini (autrice anche dell'affresco della
"Madonna della Mercede", che si può ammirare, nella seconda cappella della
navata sinistra, nella Basilica di Bonaria).
L'abside del Santuario è situato in corrispondenza alla antica torre del
castello aragonese della città di Castell de Bonayre, ora adibita a torre
campanaria. L'abside poligonale e questa vetusta torre sono le ultime
testimonianze rimaste della prima capitale del regno di Sardegna,
antagonista del Castello di Cagliari. La torre si può osservare, spostandosi
alle spalle della Basilica, dal parco di Bonaria. Nella zona absidale si
trova il trono sul quale è collocato il simulacro ligneo della Madonna di
Bonaria. La bella scultura della Vergine stringe in mano una navicella (che
funge da porta candela), simbolo della protezione da essa accordata ai
naviganti, e col braccio sinistro sorregge il Bambin Gesù. Entrambe le
figure hanno sul capo una corona d'oro. Il Bambinello è nudo e nella manina
sinistra solleva un globo. La scultura poggia su un piedistallo ed alle sue
spalle una parete mosaicata, interamente ricoperta da tessere d'oro,
rilascia delicati riflessi dorati. La statua è alta un metro e 56 centimetri
e venne ricavata da un unico blocco di legno carrubo. Essa è stata
attribuita ad uno sconosciuto artista campano che la eseguì verso la fine
del 1600. La scultura riflette infatti i moduli stilistici del rinascimento
campano, senza sottrarsi ad influenze provenienti dalla penisola iberica.
L'artista ha mostrato una grande delicatezza nel disegnare i tratti
dolcissimi del volto della Vergine ed una grande maestria nello scolpire la
damaschinatura del manto, ricoperto da fiori dorati.
La leggenda racconta invece, che la statua della Madonna di Bonaria proviene
dal mare. Si narra che una nave spagnola, nel 1370, facendo rotta al largo
delle coste dell'isola fu sorpresa da una terribile tempesta. Dovendo
alleggerirsi del carico per non affondare gettò in mare vari oggetti tra cui
una cassa di legno. Questa cassa approdò sulla spiaggia di Bonaria e fu
portata in salvo dai frati. Essi l'aprirono e vi trovarono dentro il bel
simulacro ligneo della Madonna che sostiene col braccio sinistro il Bambin
Gesù e nella mano destra stringe una candela accesa. Si disse anche che
appena la cassa contenente il prezioso carico toccò le acque del mare queste
si placarono e tornò il sereno. Dopo questo episodio il culto della Madonna
di Bonaria si diffuse in tutta l'isola e nel mondo ed ella divenne in
particolare la protettrice dei marinai. Una grandissima devozione circonda
la figura della Vergine di Bonaria. Su entrambi i lati dell'abside si aprono
due porticine che consentono ai fedeli di avvicinarsi alla statua e di
rivolgere alla Vergine le loro suppliche o le loro preghiere, sicuri di
essere ascoltati. Sul soffitto della porta di sinistra, sollevando lo
sguardo, si possono osservare una serie di stampelle: esse fanno parte dei
tantissimi ex-voto donati alla Madonna da tanti devoti le cui preghiere sono
state esaudite. I più preziosi sono conservati ed esposti nel Museo di
Bonaria.
Dalla volta del presbiterio pende una piccola navicella d'avorio: è il più
antico ex-voto offerto alla Madonna. Risale infatti al XV secolo. Si dice
che venne donata da una distinta pellegrina (rimasta anonima) diretta in
Terra Santa e la cui nave, sorpresa da un naufragio, approdò sulla spiaggia
di Bonaria. La particolarità della navicella è che essa segnala con i suoi
spostamenti la direzione dei venti che soffiano nel Golfo degli Angeli. Essa
inoltre rappresenta uno dei primo modelli di unico timone poppiero centrale.
L'introduzione di un solo timone, in sostituzione dei due laterali di cui le
navi erano dotate precedentemente, fu una innovazione molto importante nella
storia dell'evoluzione dell'arte navale. La navicella d'avorio di Bonaria è
una testimonianza unica del progresso dell'ingegneria navale se si pensa che
nel 1400 la gran parte delle navi che solcavano i mari, avevano ancora due
timoni laterali.
Ai piedi del presbiterio, dentro una nicchia collocata nella prima cappella
sulla destra, è conservata una piccola statua, molto più antica del
simulacro di Bonaria, conosciuta come la Madonna del Miracolo. Essa risale
agli anni in cui fu costruita la chiesa (1323). La scultura raffigura la
Vergine col Bambino in braccio e pur non avendo un grande valore artistico,
ad essa venne attribuito un prodigio che fu la ragione del suo nome: Madonna
del Miracolo. Racconta lo Spano che:« Due soldati determinarono di
trafficare una certa somma per mezzo del giuoco in una delle grotte vicine
alla Chiesa. Uno di essi entrò prima in Chiesa e si fece innanzi alla sacra
immagine dicendo empiamente che se lo avesse fatto vincitore ne avrebbe
offerto la metà: ma se avrebbe perduto di darle una stilettata. L'empio
soldato perdette denaro e senno, perchè acceso di rabbia, montò nell'altare,
e sfoderato il pugnale trafisse la gola della Sacra immagine. Al colpo
spruzzò dalla ferita vivo sangue, in modo che l'empio rimase senza favella e
moto, ed accorsevi persone lo condussero in carcere. La sacra immagine
conserva sino ad oggi la sanguinosa cicatrice nella gola per irrefragabile
testimonianza del prodigio, per cui viene chiamata Nostra Signora del
Miracolo.»
Nella terza cappella (la prima dall'ingresso) della navata destra, sulla
parete è appeso un dipinto che rappresenta la Madonna del Cardellino. Esso è
senza dubbio una delle opere più preziose e più belle del Santuario. Il
dipinto faceva parte di un retablo (il Retablo di Bonaria) che venne
smembrato ed è attribuito a Michele Cavaro, artista stampacino di grande
talento che visse nel 1500. Il quadro è racchiuso in una cornice di marmo
nero con venature bianche e si richiama chiaramente allo stile di Raffaello.
La scena che vi è dipinta ritrae la Madonna con il Bambino ed il piccolo San
Giovanni che si arrampica sulle ginocchia della Vergine per mostrare a Gesù
un cardellino. Le tre figure centrali sono attorniate da angeli: due suonano
degli strumenti musicali, mentre altri due incoronano la Madonna. Sullo
sfondo una natura da fiaba.
Ingresso del Santuario di Bonariaa facciata del Santuario è molto semplice e
risale a dei lavori di ampliamento che furono eseguiti nel 1895. In
quell'occasione fu collocato il nuovo portale di stile gotico (perfettamente
in linea con l'architettura del Santuario quindi), originario della chiesa
di San Francesco del quartiere di Stampace, purtroppo distrutta nel 1875.
Sulla lunetta del portone è posta una piccola statua della Madonna di
Bonaria con una barchetta nella mano destra ed il Bambin Gesù in braccio.
Essa è la fedele riproduzione del simulacro della Vergine che si trova
sull'altare maggiore del Santuario.
Dal Santuario si accede alla Sacrestia passando attraverso un ingresso posto
vicino alla prima cappella del lato sinistro. Questo ambiente, che risale al
1666, conserva alle pareti diversi dipinti di grandi dimensioni che
rappresentano il Ciclo dei Mercedari opera del pennello di Domenico Conti
che li eseguì intorno al 1670. La Sacrestia espone inoltre dei bellissimi
modellini navali, di cui alcuni sono riproduzioni molto fedeli di navi che
hanno veramente solcato i mari del mondo, che furono donati al Santuario
come ex-voto. Altri bellissimi modelli navali sono conservati nel Museo di
Bonaria. Uscendo all'aperto, nell'andito attiguo alla sacrestia, in una teca
di vetro incastonata alla parete è conservata la cassa di legno che approdò
sulla spiaggia di Bonaria nel 1370 e che, secondo la tradizione, custodiva
il simulacro ligneo della Vergine ora collocato al centro dell'altare
maggiore del Santuario. In fondo all'andito, una piccola cappella conserva
altri ex-voto donati dai fedeli. Numerosissimi sono i cuoricini d'argento
appesi sulle pareti.
La Basilica di Bonaria sorge affianco all'antico Santuario gotico-aragonese.
Furono i frati mercedari che, agli inizi del 1700, concepirono l'idea di una
grande Basilica che rendesse omaggio alla Vergine di Bonaria. La nuova
chiesa avrebbe dovuto comprendere al suo interno anche il trecentesco
Santuario, trasformato in cappella. I lavori per la realizzazione
dell'edificio ebbero inizio nel 1704. Vennero portati avanti a più riprese e
solo dopo lunghe pause tra un secolo e l'altro, si conclusero finalmente
intorno al 1960. L'ideatore del progetto originario fu l'ingegnere militare
sabaudo Antonio Felice De Vincenti, che la disegnò secondo i canoni del
barocco piemontese. Egli fece realizzare a Torino anche un modellino ligneo
del progetto della Basilica. Tuttavia i lavori non poterono proseguire per
la mancanza di fondi. Dopo diverse interruzioni, essi vennero ripresi verso
la fine del 1700 ed affidati all'allievo del De Vincenti, Giuseppe Viana,
anche lui ingegnere militare. Il nuovo direttore dei lavori non portò avanti
però il progetto del maestro: l'idea della grande Basilica barocca venne
abbandonata per una più sobria costruzione classicista. La grande Basilica
fu inaugurata e aperta al culto agli inizi della seconda metà del ventesimo
secolo. Essa subì dei gravi danneggiamenti in seguito ai bombardamenti del
1943 che colpirono duramente la città di Cagliari. Le bombe causarono danni
irreparabili: gli affreschi furono completamente distrutti così come gran
parte degli altri ornamenti. Nel dopoguerra iniziò un paziente e lento
lavoro di ristrutturazione che si è concluso solamente nella Pasqua del
1998. Determinante, per il buon esito dei restauri, è stato il contributo
del Comune di Cagliari. All'interno della Basilica, vicino ai portoni
d'ingresso, diverse fotografie documentano le vicissitudini del tempio. Le
foto mostrano l'aspetto della chiesa prima degli interventi di restauro,
confrontandoli con l'aspetto attuale ed un manifesto ne racconta la storia.
La Basilica presenta una pianta a croce latina ed è divisa in tre navate. Le
navate laterali sono separate da quella centrale da imponenti colonne binate
in bianco calcare. La navata centrale è sormontata da una volta a botte,
mentre quelle laterali hanno una volta a vela. Nel punto d'incontro tra
navata centrale e transetto si innalza l'alta cupola ottagona. Al centro del
presbiterio è collocato un grande baldacchino che racchiude la mensa
dell'altare. Il baldacchino è sorretto da quattro colonne di marmo verde ed
è adornato da figure di angeli realizzati in rame dorato, così come i
capitelli e le arcate. Esso, insieme alle imponenti colonne binate che si
intromettono tra le navate, contribuisce all'imponenza di questo sontuoso
tempio che Papa Pio XI proclamò Basilica Minore. Attraversando le navate
laterali si possono ammirare le cappelle, quattro per navata, tutte adornate
da grandi affreschi dedicati alla Madonna. Essi rappresentano gli "Episodi
della vita di Maria" e sono opera del pittore Antonio Mura che li dipinse
nei primi anni del 1900. Nelle cappelle della navata destra egli ritrasse la
Madonna di Fatima, l'Assunta (Assumpta est Maria in cielum) e la Madonna
Ausiliatrice (Auxilium Christianorum). Nelle cappelle della navata sinistra
raffigurò la Madonna del Santissimo, l'Immacolata (Immacolata Conceptio ego
sum) e la Vergine del Rosario (Regina Sanctissimi Rosarii ora pro nobis). Il
quadro della seconda cappella della navata destra, rappresenta la "Sacra
Famiglia" (Et invenerunt Mariam et Josephe et Infantem) e fu eseguito da
Giuseppe Aprea, a Napoli, nel 1941. La tela della seconda cappella della
navata sinistra è opera della pittrice Gina Baldracchini (che affrescò anche
la volta del presbiterio del Santuario di Bonaria) che vi dipinse la Madonna
della Mercede (Redemptrix captivorum ora pro nobis). Sul lato sinistro del
presbiterio, nella cappella della Madonna della Pietà, si può ammirare la
scultura della Madonna del Combattente del grande artista sardo Francesco
Ciusa. Dalla scena, scolpita nel marmo, si sprigiona una grande intensità
emotiva. La Basilica comunica col Santuario attraverso una porta a vetri che
si apre alla sinistra dell'ingresso principale. Una altra porta, collocata
sul lato sinistro del transetto, la mette in comunicazione con la sacrestia.
La facciata realizzata in calcare presenta un ampio porticato. Nell'ordine
superiore è posta un'edicola classicheggiante sormontata da un timpano
triangolare sorretto da due semicolonne. Di forma triangolare è anche il
timpano che sovrasta l'intero edificio e sottolinea lo stemma dell'Ordine
della Mercede. Sotto il portico è collocata la grande statua di Papa Paolo
VI di Pietro Manzù. Risalgono agli ultimi restauri i portoni in bronzo
realizzati dallo scultore Ernesto Lamagna.
Scultura in bronzo di Franco D'Aspro
Nel sagrato si possono ammirare due sculture in bronzo di tema marinaresco,
opera di Franco D'Aspro.
Dalla piazza di Bonaria si gode una bellissima vista sul mare di Cagliari e
si diparte una lunga scalinata che arriva sino al sottostante viale Diaz. Ai
lati la scalinata è accompagnata da verdi siepi fiorite. Questa suggestiva
scenografia ospita, ormai da anni, un appuntamento estivo mondano: la
sfilata di moda degli stilisti isolani.
Il parco di Bonariaa collina di Bonaria è una delle aree verdi più belle
della città di Cagliari. Ai giardini si accede attraverso un cancello che si
apre alle spalle del Santuario e della Basilica. All'interno del parco si
trova l'antica necropoli punico-romana le cui tombe, scavate nella roccia
calcarea della collina, si possono osservare tutt'ora.
Fra Efisio
da Cagliari ci precisa quanto segue:
"La storia è stata appurata e verificata con un regolare processo canonico
alla fine del 1500 presieduto da Monserrato Rossellò (la raccolta dei suoi
libri è il fondo più pregevole della Biblioteca Universitaria di Cagliari)
e, grazie alla documentazione e alle testimonianze giurate di coloro che
avevano avuto in eredità dai loro avi il racconto di ciò che era avvenuto in
quel marzo del 1370.
Il documento originale di tale processo si trova nell'Archivio Diocesano di
Cagliari.
Nell'Archivio della Corona d'Aragona (Barcellona) esistono al registro 2226
e 2227 vari documenti del 1397, 1398, 1400 e ss. che parlano del Santuario e
del Convento di Santa Maria de Bonayre.
È facilmente verificabile inoltre come già agli inizi del 1500 esisteva in
Spagna la devozione alla Madonna di Bonaria (Buenayre) a tal punto che
esistevano delle località con tale nome".
Dove si trova?
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