Paul Cezanne

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Biografia e opere. Paul Cézanne, pittore francese precursore del cubismo, nacque ad Aix-en-Provence nel 1839. Dopo un periodo impressionista, elaborò un suo stile basato sulla geometrizzazione delle forme. Morì nel 1906.

 

 

Sia nei tratti somatici, un po' curvo di spalle, articolazioni nodose, alto e magro, che nel comportamento, aspetto fisico trascurato, modi piuttosto rozzi, accento meridionale esagerato, Cézanne sembrava voler rendere fisiognomica  la sua sfida, la sua rivolta, così prepotentemente presente nelle sue opere. La biografia senza eventi altro non fu che una scelta: non una vita per fare la sua opera, ma fare l'opera della sua vita.

 

Oncle Dominique -1865A 20 anni terminati gli studi al collège Bourbon di Aix-en-Provence, dov'era nato il 19 gennaio 1839, Paul scoprì la sua vocazione pittorica. La condizione romantica divisa quotidianamente con Zola (suo amico d'infanzia) e Baille e con i libri del loro "monarca assoluto", Victor Hugo, per poi passare a Alfred de Musset - portò Cézanne alla passione per la pittura, ma per non contrastare il padre, dovette iscriversi alla facoltà di diritto anche se avrebbe preferito continuare i corsi di disegno di Joseph Gibert all'École des Beaux Arts di Aix. Nel '61 riuscì con l'aiuto della madre e della sorella ad andare a Parigi, scoprendo al Louvre la differenza fra Caravaggio, Velàzquez e gli oscuri pittori barocchi che aveva studiato nelle chiese della sua città; caduto in una profonda crisi che lo fece disperare di una sua capacità di dipingere, Paul tornò a casa e si impiegò nella banca paterna. Tutto ciò durò fino al novembre del '62 quando, tornato nella capitale e rimanendovi per più di un anno, riuscì a vedere il Salon des Refusés del '63 e a conoscere colui che sarebbe diventato molto importante, anzi decisivo per la sua pittura: Camille Pissarro. Ricordiamo che il Salon des Refusés, cioè il Salone dei Rifiutati era l'esposizione organizzata nel 1863 da Napoleone III, per accogliere le opere degli artisti rifiutate dal Salon "ufficiale", ovvero quello dell'Académie des beaux-arts di Parigi.  Il Salon des Refusés consentì ad artisti come Edouard Manet con il suo Le déjeuner sur l'herbe (la principale causa dello scandalo), Claude Monet, Camille Pissarro ed altri di esporre le loro opere.

 

"Il letterato si esprime mediante astrazioni, mentre il pittore rende concrete, con il segno e i colori, le proprie sensazioni e percezioni. Non si è mai troppo scrupolosi, né troppo sinceri, né troppo fedeli alla natura; si può essere, piuttosto, più o meno padroni del modello, e soprattutto dei propri mezzi espressivi. Occorre penetrare ciò che cista cimenti, e perseverare nell'esprimersi il più logicamente possibile". (Cézanne a Emile Bernard, Aix 26 maggio 1904).

 

Ritornato ad Aix, Cézanne, non per una crisi ma per l'insoddisfazione della vita cittadina e il desiderio di isolarsi, inviò lo stesso dei quadri ai vari "salons" ma furono respinti, tanto che nel '66 scrisse una lettera all'intendente delle Belle Arti dove, ricusata la giuria, chiedeva di partecipare "in un modo o nell'altro ad una esposizione che deve per forza essere aperta a qualsiasi lavoratore serio".

La luce si fa materia

 

La pendola neraNelle opere della giovinezza, come i ritratti di Oncle Dominique (1865), Cézanne rimaneva legato ad un romanticismo ormai fuori tempo ed esasperato: i suoi temi erano presi dalla letteratura e dalla pittura romantica e trattati con impeto accumulando pesanti strati di colore contrastanti. E il soggetto veniva "investito" dalla sua energia quasi a voler vendicare "qualche nascosta ingiuria" Da questa fase di impurità Paul sentì che la sua resistenza al programma degli impressionisti avrebbe frenato la conquista della libertà di guardare il mondo senza pregiudizi. Comprese che dall'Impressionismo sarebbe nato un nuovo classicismo, non più fondato sull'imitazione scolastica degli antichi ma rivolto a una nuova concreta immagine del mondo. Tra il '69 e il '71 ne La pendola nera, Cézanne passò dalla spatola al pennello e, pur non togliendo certi toni scuri, l'insieme risultò più leggero. Subito dopo la guerra del '70 lavorò con Pissarro "en plein air", all'aria aperta, imparando da lui a guardare la realtà con un certo distacco, a presentare la drammaticità nella luce e non nelle forzature romantiche Nella Casa dell'impiccato" (1872-73, Parigi) è la luce che si fa materia e la profondità è dentro la materia del colore.

 

La pendola neraL'artista fonda così il suo concetto di monumentalità col desiderio di "costruzione pittorica" appreso da Pissarro, ma con qualcosa in più: la dimensione emotiva della forma. Rinunciò alla seconda esposizione impressionista perché voleva, come disse: "(...) lavorare in silenzio, fino al giorno in cui sarei stato capace di sostenere teoricamente i miei tentativi", ma partecipò a quella del '77 con 16 opere. Il motivo e la maniera erano impressionistici, con in più il carattere dell'esecuzione come nel Muro di cinta e Ritratti di Victor Chocquet. Da quel momento Paul ricercò nella propria coscienza la vera dimensione spaziale e temporale dei dipinti, perché la pittura ha per lui un modo insostituibile d'indagine delle strutture profonde dell'essere, fu la scienza in atto. Il disegno non era il rivestimento con un colore su di una forma già costruita, ma creazione immediata e forma colore; l'operazione pittorica non doveva riprodurre, bensì produrre la sensazione. Consapevole che "un'era di arte nuova si prepara" come scrisse al pittore Chamoin - non si allontanò dalle sensazioni della natura, ma le rese più astratte. Nel Ponte sulla Marna, a Créteil, dell'88, l'equilibrio dei vuoti e dei pieni è perfetto e nel Tavolo di cucina, del '90, gli oggetti, attraverso la distorsione, hanno un'energia vitale conservando l'apparenza della realtà fisica. Nel famoso Giocatori di carte (1890-92), ciascun pezzo pittorico si riallaccia a un altro, secondo un rapporto di piani e come da lui stesso affermato: "dipingere non è copiare servilmente l'oggetto, ma scegliere un'armonia per numerosi rapporti".

 

Nella tranquillità del suo ritiro ad Aix, Cézanne può coltivare la "piccola sensazione", mentre il suo stile acquista sempre più un carattere classico. "Le linee orizzontali definiscono l'orizzonte, suggeriscono la superficie, le perpendicolari forniscono la profondità. Cézanne sembra alle prese con il terribile problema di porre su di un piano di uguaglianza costruttiva il tono locale, la forma e la luce" (Raynal). Entrato in possesso di una notevole fortuna alla morte del padre, a parte qualche viaggio (in Svizzera nel '91, a Giverny dove fu ospite di Monet nel '94, a Fontainbleau nel 1904), l'artista rimase in Provenza dedicandosi completamente alla pittura.

 

L'obiettivo di Cezanne non fu, nella sua mente, mai pienamente raggiunto. Lasciò la maggior parte delle sue opere incompiute e ne distrusse molti altre. Si lamentava del suo fallimento nel rendere la figura umana, e in effetti le grandi opere figurali dei suoi ultimi anni, come ad esempio le grandi bagnanti (circa 1899-1906, Museum of Art, Philadelphia) rivelano distorsioni curiose che sembrano essere state dettate dal rigore del sistema di modulazione del colore imposte nelle sue rappresentazioni. La successiva generazione di pittori, però, alla fine impararono a essere ricettivi a quasi tutti idiosincrasie di Cézanne. Gli eredi di Cézanne hanno ritenuto che la pittura naturalistica dell'impressionismo era diventata formale, e un nuovo e originale stile, per quanto difficile possa essere, era necessario per restituire un senso di sincerità e impegno per l'arte moderna.

Pierrot e Arlecchino - 1888Negli ultimi anni Cézanne rinnova gli impulsi romantici della sua prima giovinezza senza rinunciare all'equilibrio tra lo slancio della passione e la visione di forme e colori. Cézanne fu il pittore più tartassato dalla critica, anche da quella che era d'accordo con gli impressionisti; fu uno dei più solitari, Zola provò, dopo i primi anni di entusiasmo verso  l'Impressionismo e verso il suo amico, un senso di sfiducia, non tanto nelle idee, quanto nella capacità di realizzazione cosi che nel suo libro, L'oeuvre, il protagonista è un artista di genio, incapace di realizzare. Nel 1895 Pissarro, Monet e Renoir indussero Ambroise Vollard l'influente mercante d'arte parigino (di cui parleremo presto in un altro articolo) ad allestire una mostra su Cézanne e alcune critiche furono favorevoli cambiando per sempre la sua storia e la storia dell'arte; così egli decise di inviare dei quadri al Salon des Indépendants e partecipò anche all'esposizione centennale di Parigi. Dopo la mostra promossa da Vollard e il suo successo, Cezanne raggiunse lo status di una figura leggendaria. Durante i suoi ultimi anni molti artisti più giovani viaggiavano a Aix per incontrarlo e osservarlo al lavoro e per ricevere qualche parola di saggezza che avrebbe potuto offrire. Sia il suo stile e la sua teoria rimasero tuttavia misteriose e criptiche; ad alcuni sembrava un po' primitivo e ingenuo, mentre per altri fu un sofisticato maestro di procedura tecnica.

 

Quando Picasso cominciò a dipingere Les demoíselles d'Avígnon Cézanne, il 22  ottobre del 1906 moriva all'età di 73 anni. Un mese prima scrisse a Emile Bernard: "... Sono vecchio, malato e ho giurato di morire dipingendo piuttosto d'abbandonarmi all'impotenza che minaccia i vecchi" La sua eredità artistica sarà raccolta dai cubisti (già l'anno dopo la sua morte), dagli espressionisti e da molti altri pittori, fino ai nostri giorni.

 

 

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