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Biografia e opere. Paul Cézanne,
pittore francese precursore del cubismo, nacque ad Aix-en-Provence nel 1839.
Dopo un periodo impressionista, elaborò un suo stile basato sulla
geometrizzazione delle forme. Morì nel 1906.
Sia nei tratti somatici, un po' curvo di spalle,
articolazioni nodose, alto e magro, che nel
comportamento, aspetto fisico trascurato, modi
piuttosto rozzi, accento meridionale esagerato, Cézanne
sembrava voler rendere fisiognomica la sua
sfida, la sua rivolta, così prepotentemente presente
nelle sue opere. La biografia senza eventi altro non
fu che una scelta: non una vita per fare la sua
opera, ma fare l'opera della sua vita.
A
20 anni terminati gli studi al collège Bourbon
di
Aix-en-Provence, dov'era nato il 19 gennaio 1839,
Paul scoprì la sua vocazione pittorica. La
condizione romantica divisa quotidianamente con Zola (suo amico
d'infanzia) e Baille e con i libri del loro "monarca assoluto", Victor Hugo, per poi
passare a Alfred de Musset - portò Cézanne alla passione per la
pittura, ma per non contrastare il padre, dovette iscriversi alla facoltà di
diritto anche se avrebbe preferito continuare i corsi di disegno di
Joseph Gibert all'École des Beaux Arts di Aix. Nel '61 riuscì con
l'aiuto della madre e della sorella ad andare a
Parigi, scoprendo al Louvre
la differenza fra
Caravaggio,
Velàzquez e gli oscuri pittori
barocchi che aveva studiato nelle chiese della sua città; caduto in una
profonda crisi che lo fece disperare di una sua capacità di dipingere, Paul
tornò a casa e si impiegò nella banca paterna. Tutto ciò durò fino al
novembre del '62 quando, tornato nella capitale e rimanendovi per più di un
anno, riuscì a vedere il Salon des Refusés del '63 e a conoscere
colui che sarebbe diventato molto importante, anzi decisivo per la sua
pittura: Camille Pissarro. Ricordiamo che il Salon des Refusés, cioè
il Salone dei Rifiutati era l'esposizione organizzata nel 1863 da Napoleone
III, per accogliere le opere degli artisti rifiutate dal Salon "ufficiale",
ovvero quello dell'Académie des beaux-arts di Parigi. Il Salon
des Refusés consentì ad artisti come Edouard Manet con il suo Le
déjeuner sur l'herbe (la principale causa dello scandalo), Claude
Monet, Camille Pissarro ed altri di esporre le loro opere.
"Il letterato si esprime mediante astrazioni, mentre il pittore rende
concrete, con il segno e i colori, le proprie sensazioni e percezioni. Non
si è mai troppo scrupolosi, né troppo sinceri, né troppo fedeli alla natura;
si può essere, piuttosto, più o meno padroni del modello, e soprattutto dei
propri mezzi espressivi. Occorre penetrare ciò che cista cimenti, e
perseverare nell'esprimersi il più logicamente possibile". (Cézanne a
Emile Bernard, Aix 26 maggio 1904).
Ritornato ad Aix,
Cézanne, non per una crisi ma per l'insoddisfazione della vita cittadina e
il desiderio di isolarsi, inviò lo stesso dei quadri ai vari "salons" ma
furono respinti, tanto che nel '66 scrisse una lettera all'intendente delle
Belle Arti dove, ricusata la giuria, chiedeva di partecipare "in un modo
o nell'altro ad una esposizione che deve per forza essere aperta a qualsiasi
lavoratore serio".
La luce si fa
materia
Nelle
opere della giovinezza, come i ritratti di Oncle Dominique (1865),
Cézanne rimaneva legato ad un romanticismo ormai fuori tempo ed esasperato:
i suoi temi erano presi dalla letteratura e dalla pittura romantica e
trattati con impeto accumulando pesanti strati di colore contrastanti. E il
soggetto veniva "investito" dalla sua energia quasi a voler vendicare
"qualche nascosta ingiuria" Da questa fase di impurità Paul sentì che la sua
resistenza al programma degli impressionisti avrebbe frenato la conquista
della libertà di guardare il mondo senza pregiudizi. Comprese che dall'Impressionismo
sarebbe nato un nuovo classicismo, non più fondato sull'imitazione
scolastica degli antichi ma rivolto a una nuova concreta immagine del mondo.
Tra il '69 e il '71 ne La pendola nera, Cézanne passò dalla spatola
al pennello e, pur non togliendo certi toni scuri, l'insieme risultò più
leggero. Subito dopo la guerra del '70 lavorò con Pissarro "en plein
air", all'aria aperta, imparando da lui a guardare la realtà con un certo
distacco, a presentare la drammaticità nella luce e non nelle forzature
romantiche Nella Casa dell'impiccato" (1872-73, Parigi) è la luce che
si fa materia e la profondità è dentro la materia del colore.
L'artista
fonda così il suo concetto di monumentalità col desiderio di "costruzione
pittorica" appreso da Pissarro, ma con qualcosa in più: la dimensione
emotiva della forma. Rinunciò alla seconda esposizione impressionista perché
voleva, come disse: "(...) lavorare in silenzio, fino al giorno in cui
sarei stato capace di sostenere teoricamente i miei tentativi", ma
partecipò a quella del '77 con 16 opere. Il motivo e la maniera erano
impressionistici, con in più il carattere dell'esecuzione come nel Muro
di cinta e Ritratti di Victor Chocquet. Da quel momento Paul
ricercò nella propria coscienza la vera dimensione spaziale e temporale dei
dipinti, perché la pittura ha per lui un modo insostituibile d'indagine
delle strutture profonde dell'essere, fu la scienza in atto. Il disegno non
era il rivestimento con un colore su di una forma già costruita, ma
creazione immediata e forma colore; l'operazione pittorica non doveva
riprodurre, bensì produrre la sensazione. Consapevole che "un'era di arte
nuova si prepara" come scrisse al pittore Chamoin - non si
allontanò dalle sensazioni della natura, ma le rese più astratte. Nel
Ponte sulla Marna, a Créteil, dell'88, l'equilibrio dei vuoti e dei
pieni è perfetto e nel Tavolo di cucina, del '90, gli oggetti,
attraverso la distorsione, hanno un'energia vitale conservando l'apparenza
della realtà fisica. Nel famoso Giocatori di carte (1890-92), ciascun
pezzo pittorico si riallaccia a un altro, secondo un rapporto di piani e
come da lui stesso affermato: "dipingere non è copiare servilmente
l'oggetto, ma scegliere un'armonia per numerosi rapporti".
Nella
tranquillità del suo ritiro ad Aix, Cézanne può coltivare la "piccola
sensazione", mentre il suo stile acquista sempre più un carattere classico.
"Le linee orizzontali definiscono l'orizzonte, suggeriscono la
superficie, le perpendicolari forniscono la profondità. Cézanne sembra alle
prese con il terribile problema di porre su di un piano di uguaglianza
costruttiva il tono locale, la forma e la luce" (Raynal). Entrato in
possesso di una notevole fortuna alla morte del padre, a parte qualche
viaggio (in Svizzera nel '91, a Giverny dove fu ospite di Monet nel
'94, a Fontainbleau nel 1904), l'artista rimase in Provenza dedicandosi
completamente alla pittura.
L'obiettivo di
Cezanne non fu, nella sua mente, mai pienamente raggiunto. Lasciò la maggior
parte delle sue opere incompiute e ne distrusse molti altre. Si lamentava
del suo fallimento nel rendere la figura umana, e in effetti le grandi opere
figurali dei suoi ultimi anni, come ad esempio le grandi bagnanti (circa
1899-1906, Museum of Art, Philadelphia) rivelano distorsioni curiose che
sembrano essere state dettate dal rigore del sistema di modulazione del
colore imposte nelle sue rappresentazioni. La successiva generazione di
pittori, però, alla fine impararono a essere ricettivi a quasi tutti
idiosincrasie di Cézanne. Gli eredi di Cézanne hanno ritenuto che la pittura
naturalistica dell'impressionismo era diventata formale, e un nuovo e
originale stile, per quanto difficile possa essere, era necessario per
restituire un senso di sincerità e impegno per l'arte moderna.
Negli
ultimi anni Cézanne rinnova gli impulsi romantici della sua prima giovinezza
senza rinunciare all'equilibrio tra lo slancio della passione e la visione
di forme e colori. Cézanne fu il pittore più tartassato dalla critica, anche
da quella che era d'accordo con gli impressionisti; fu uno dei più solitari,
Zola provò, dopo i primi anni di entusiasmo verso l'Impressionismo e
verso il suo amico, un senso di sfiducia, non tanto nelle idee, quanto nella
capacità di realizzazione cosi che nel suo libro, L'oeuvre, il
protagonista è un artista di genio, incapace di realizzare. Nel 1895
Pissarro, Monet e Renoir indussero Ambroise Vollard l'influente
mercante d'arte parigino (di cui parleremo presto in un altro articolo) ad
allestire una mostra su Cézanne e alcune critiche furono favorevoli
cambiando per sempre la sua storia e la storia dell'arte; così egli decise
di inviare dei quadri al Salon des Indépendants e partecipò anche
all'esposizione centennale di Parigi. Dopo la mostra promossa da Vollard e
il suo successo, Cezanne raggiunse lo status di una figura leggendaria.
Durante i suoi ultimi anni molti artisti più giovani viaggiavano a Aix per
incontrarlo e osservarlo al lavoro e per ricevere qualche parola di saggezza
che avrebbe potuto offrire. Sia il suo stile e la sua teoria rimasero
tuttavia misteriose e criptiche; ad alcuni sembrava un po' primitivo e
ingenuo, mentre per altri fu un sofisticato maestro di procedura tecnica.
Quando
Picasso
cominciò a dipingere Les demoíselles d'Avígnon Cézanne, il 22
ottobre del 1906 moriva all'età di 73 anni. Un mese prima scrisse a Emile
Bernard: "... Sono vecchio, malato e ho giurato di morire dipingendo
piuttosto d'abbandonarmi all'impotenza che minaccia i vecchi" La sua
eredità artistica sarà raccolta dai cubisti (già l'anno dopo la sua
morte), dagli espressionisti e da molti altri pittori, fino ai nostri
giorni.
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