Cosa mangiare a Cremona
Per capire l'importanza di Cremona nel pur
ricchissimo panorama enogastronomico italiano, si potrebbe solo citare il
fatto che qui venne stampato nel 1475 il più antico libro di cucina al
mondo, il De honesta voluptate et valetudine, opera di Bartolomeo
Sacchi, conosciuto come il Platina. Una cucina incentrata
sull'uso delle mandorle, nella apparente contraddizione del gusto per
l'agrodolce esaltato dalla tipica mostarda, influenzato da sempre dagli
scambi commerciali, che nel corso dei secoli, hanno attraverso il Po.
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Torrone
e mostarda rappresentano le più autentiche ed apprezzate glorie
dolciarie di Cremona. Il torrone fece la tua comparsa ufficiale nel
1441, in occasione delle solenni nozze di Bianca Maria Visconti con
Francesco Sforza. Gli speziali cremonesi si cimentarono in quella
circostanza nella preparazione di un nuovo dolce, miscelando zucchero e
miele, lavorando il tutto con albumi d'uova e cuocendo lentamente, dando a
questo impasto la forma della maggior torre cittadina, il Torrazzo
appunto, che in quel tempi veniva chiamato anche «torrione» o «torrono».
Amche se la parola "torrone" deriverebbe da Il dal latino torreo, cioè
"abbrustolire", per la tostatura delle nocciole e delle mandorle è facile
associare la parola al famoso campanile, simbolo di Cremona.
La
mostarda "nacque", invece, nel secolo scorso. A quanto è dato sapere,
venne prodotta inizialmente tra le storte e gli alambicchi dei farmacisti
che la vendevano durante la stagione invernale, per le proprietà
medicamentose della senape, contro le affezioni bronchiali, frequenti
appunto durante i mesi più freddi e umidi dell'anno. Soltanto negli ultimi
due decenni dell'800 si è cominciato a produrre la mostarda su scala
artigianale, subito molto apprezzata dal consumatori per iI gusto gradevole,
seppur marcato, ma anche per il modico prezzo e l'alto contenuto energetico.
Oggi incontra sempre più il gusto del consumatori Italiani per i numerosi
accostamenti con carni, pesci, verdure, formaggi. La Mostarda di
Cremona in sostanza è composta di frutta candita immersa in sciroppo
aromatizzato sempre con la senape. La frutta o verdura destinate a guastarsi
facilmente, ma con l’aggiunta di questa ingegnosa preparazione, potevano
conservarsi a lungo, e fu per questo ebbe un notevole successo presso le
cucine medievali e rinascimentali di tutta Europa. Acora oggi, la Mostarda
di Cremona è la più consumata in Italia e le due parole sono sempre
associate.
Cremona
nella sua millenaria storia ha sviluppato dei sapori intensi che affondano
le radici nelle tradizioni contadine. Oltre a torrone e mostarda la
gastronomia cremonese è ricca di specialità che danno il meglio soprattutto
d'inverno. Per esempio, nei mesi freddi non possono sulle tavole cremonesi i
celebri marubini cucinati nel grasso di brodo dei lessi, vari tipi di
carne bollita, tra cui domina la gallina, ma soprattutto il celebre
cotechino, gran piatto forte che si accompagna spesso alla polenta e alle
lenticchie. Secondo la tradizione la provincia di Cremona è a la patria del
cotechino, l'insaccato di maialeche viene servito abitualmente con le
lenticchie.
Sembra
infatti che proprio nelle campagne tra Cremona e Lodi i contadini le
popolazioni contadine avessero preso l'abitudine di preparare insaccati con
le parti più grasse del maiale. Il cotechino nacque dunque in Lombardia
inizialmente come piatto 'povero' destinato agli agricoltori, per poi
diventare una specialità per l'ultimo dell'anno, ma non solo.
Un'altra delle pietanze che vi sarà facile trovere nelle tavole cremonesi è
il Provolone Valpadana rigorsomente DOP (Denominazione di origine
protetta). Come forse già saprete il termine Provolone deriva dalla parola
"prova" o provola, intendeva cioè quel campione utilizzato durante la fase
di lavorazione per controllare il grado di filatura della pasta. Le sue
origini risalgono al Medioevo nel meridione d'Italia. A Cremona con il tempo
è diventato un prodotto tipico, e può avere un sapore dolce e delicato o più
accentuato e piccante a seconda del grado di stagionatura e del tipo di
caglio utilizzato. Può essere assaporato da solo o accompagnato con
l'immancabile mostarda di Cremona o con un po' di miele, oppure anche
impanato, fritto o alla piastra.
Nessuno
che visiti Cremona se ne va senza assaggiare il famoso Gran Bollito
Cremonese preparato solo con tagli pregiati di manzo, vitello e gallina
e con l’aggiunta di testina, lingua di vitello e salame da pentola. Bisogna
aggiungere progressivamente, a seconda dei diversi tempi di cottura, le
carni e le verdure, tra cui carote, sedano e cipolla, che devono cuocere
nella stessa pentolache per almeno tre ore, poi servito accompagnato con
salsa verde, Mostarda di Cremona, purè e verdure cotte in genere.
Nei
vostri assaggi in questa splendida città infine provate il Salame di
Cremona, buonissimo. Nel Marzo del 1995 è nato il Consorzio di Tutela
del Salame Cremona con lo scopo di valorizzare la produzione di questo
prodotto, vanto della tavola cremonese. Il Consorzio ha iniziato con esito
positivo la procedura per l’ottenimento della Indicazione Geografica
Protetta (IGP) ed è in dirittura d’arrivo per il riconoscimento europeo.
L’ingrediente principale del salame Cremona è la carne suina ottenuta dalla
muscolatura.
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