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Curiosità su Chieti
I prodotti tipici locali di Chieti meritano
senz'altro una menzione tra le curiosità da approfondire, così come il
mistero della "Tavola di Acerenza" e il più prosaico Museo
del maiale, ma andiamo con ordine.
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Tra i prodotti tipici iniziamo descrivendo la
ventricina, una specie di salame prelibato, confezionato solo con
le parti migliori della carne di maiale, motivo per cui è abbastanza
costosa da acquistare. Naturalmente, una discreta quantità di grasso viene
aggiunta insieme alla carne. La carne di maiale viene tagliata a pezzetti e
mescolata con le spezie, poi "
insaccata", o messa in una vescica di maiale.
Le spezie utilizzate sono fondamentalmente le stesse: sale e peperoncino
tritato oppure alcune volte sono aggiunti anche i semi di finocchio. |
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Poiché
si tratta di una specialità locale, ci sono molti produttori artigianali in
varie zone del paese. Rinomata è la ventricina di Vasto, paese in
provincia di Chieti, confezionata con lombo, coscia e spalla e condita con
sale e polvere di peperone dolce soprannominato "corno di capra". A volte si
inserisce anche il finocchietto e il pepe. La stagionatura è di solito di un
anno. Durante la stagionatura si procede alla pulitura da eventuali muffe e
si ricopre il salame di strutto contro l’ossidazione. Questa è una delle
specialità in mostra al Museo del Maiale a Carpineto Sinello.
Carpineto Sinello è un piccolo centro
agricolo situato su un versante del Monte Sorbo nella valle del fiume
Sinello. La sua più evidente caratteristica è il castello in cima alla
collina. Il primo documento in cui compare il nome Carpinetam è un documento
risalente al secolo XII. Durante il periodo feudale, Carpineto Sinella fu
acquisito da diverse signorie, la più importante delle quali sotto la
famiglia Bassi. È interessante visitare il castello del 1700 e i resti
archeologici. Qui ha sede anche un curioso museo, quello del maiale.
Il Museo del Maiale è stato pensato per
valorizzare il patrimonio culturale, storico ed economico che è legato al
suino. Il progetto è stato realizzato da Stefano Bracciantini, il giovane
architetto torinese che ha svolto il ruolo di Look of the Games Manager per
il Comitato Organizzatore dei XX Giochi Olimpici Invernali di Torino 2006.
Il museo è pensato con forme semplici e decorato con i colori caldi della
tradizione, come il panna e il bordeaux. Occupa una superficie di circa
1.000 metri quadrati. È disposto su tre piani e ha cinque sezioni
espositive. Gli argomenti di queste sezioni sono: chi è il maiale?; storia
del maiale nella cultura e nell’economia rurale italiana dall’epoca romana
ai giorni nostri; area didattica; allevamento e il commercio dei suini
nell’economia agroalimentare dell’Italia centro-meridionale; il ruolo
storico di Carpineto Sinello, l’Arte salumiera abruzzese tra passato e
presente. Molto interessante l’Area Esperienziale del museo, dove ad
esempio si è ricostruita una stalla e dove si possono vedere i metodi di
conservazione degli insaccati: gli insaccati pendono dalle travi come
stalattiti e sono esposti arredi e attrezzi originali. In questo modo è
possibile sperimentare il profumo e l’atmosfera del posto. Dopo si passa al
gusto con la degustazione degli insaccati.
Altre specialità di Chieti e provincia sono
i calcionetti (sono dolcetti) e i vini, più il vino cotto. Poi
ci sono le neole (cialdine deliziose). Non si può perdere la pasta
Cocco che si produce a Fara San Martino. Ottimo anche l’olio. Poi l’annoia
di Ortona che è una specie di salume fatto con le trippe di maiale,
messe prima a bagno in acqua e farina di granturco, poi sciacquate con acqua
aromatizzata all’arancia. Vengono lessate e tagliate a striscioline con la
rosetta di suino; è da gustare fresco, arrosto o in padella. Il fegatazzo
sempre di Ortona che è un altro salume fatto di frattaglie che si consuma
fresco o stagionato: le frattaglie sono macinate, condite, insaccate nel
budello naturale e poi messe ad asciugare prima della stagionatura. Fra i
dolci c’è il torrone di Chieti a Guardiagrele e Villamagna.
In provincia ci sono altri prodotti eccellenti
come il pecorino di Farindola che è prodotto con latte e caglio
ottenuto dallo strato epiteliale dello stomaco del suino. La stagionatura è
di un anno. La produzione viene realizzata nel periodo fra aprile e giugno.
La mortadella di Campotosto è fatta con la spalla, il lombo e la
rifilatura del prosciutto.
Altra curiosità, in provincia di Chieti c’è
Villa Santa Maria che ospita una delle più famose scuole alberghiere
d’Italia.
Passando dalle specialità regionali al mondo più
delicato dell’arte, a Chieti, al Museo universitario è stata
esaminata la "Tavola di Acerenza", un presunto autoritratto di
Leonardo da Vinci, conosciuto con il nome di "Presunto autoritratto
lucano". Questo piccolo dipinto, un olio su tavola, della dimensione di 44
cm x 60 cm, venne scoperto per caso alla fine del 2008, nel palazzo di una
nobile famiglia di Acerenza (a sud di Napoli). Per oltre un anno, gli
esperti diretti dal prof. Luigi Capasso, hanno studiato a Chieti questo
ritratto di un uomo di mezza età, con la barba, lunghi capelli nascosti
sotto un grande cappello nero, adornato di una piuma bianca. L’hanno
studiato da ogni angolo: analisi del tipo di legno usato, l’analisi chimica
dei pigmenti, analisi molto sofisticate delle impronte digitali, lo studio
della grafologia, cefalometria del viso, ecc. Secondo la datazione al
carbonio 14, sarebbe stato dipinto tra il 1478 e il 1520, e questo periodo
corrisponde al momento in cui il pittore è vissuto (1452-1519).
Il Professor
Nicola Barbatelli, il medievalista che ha scoperto questo prezioso oggetto,
facendo un inventario di una collezione, non ha dubitato, fin dall’inizio,
che potesse essere un ritratto di Leonardo da Vinci. In un primo
momento, ha esitato, tuttavia, tra l’autoritratto e l’attribuzione a un
altro pittore dell’epoca, Cristofano dell'Altissimo, autore di un ritratto
di Leonardo da Vinci che si trova a Firenze, alla Galleria degli Uffizi e il
cui modello è simile al ritratto misterioso della Lucania. Secondo l’analisi
della scrittura, il "
pinxit mea" che è stato trovato sul retro della
pittura, è scritto da destra a sinistra come era solito fare l’artista
toscano e corrisponde alla sua scrittura. E alcune tracce registrate da
funzionari dell’arma specializzati in questo tipo di analisi, sono simili in
modo impressionante a quelle trovate in altre opere considerate autentico
come La Dama con l’ermellino. Compresa anche l’impronta del pollice,
che talvolta per Leonardo, ha sostituito i pennelli.
Il Prof. Capasso è ritenuto il massimo esperto in
materia di esame scientifico delle opere di Leonardo da Vinci ed ha voluto
il quadro a Chieti anche per sottolineare la vocazione culturale
della città. La ricerca condotta a Chieti ha permesso di identificare
l’unica traccia "
biologica" del grande genio Leonardo, l’impronta del
polpastrello, poi pubblicata e brevettata per essere utilizzata anche negli
accertamenti su opere dubbie o finora sconosciute dello stesso Leonardo e
dei suoi allievi.
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