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> Digital divide, soluzioni
e proposte
  
Innumerevoli gli studi e le
risoluzioni degli Organismi internazionali per combattere la digital divide, eccovi alcuni esempi:
1984 - Una commissione nominata
dall’ITU (International Telecommunications Union) rileva che le
telecomunicazioni rappresentano un missing link in gran parte dei Paesi in via
di sviluppo, chiamando gli esperti a realizzare un’infrastruttura globale
dell’informazione accessibile a chiunque e da ogni angolo del mondo, una rete di
reti.
2000 - La Dot Force
istituita dal G8 con la Carta di Okinawa si propone di regolamentare le reti,
migliorare la connettività, aumentare l’accesso, ridurre i costi, costruire
capacità umane per incoraggiare la partecipazione alla reti di commercio
elettronico globale.
2003 - Al primo Summit
mondiale della Società dell’Informazione a Ginevra, è approvata una
dichiarazione di principi per condividere una visione comune e l’approvazione di
un piano d’azione. Entro il 2015, si prevede l’estensione a tutta la popolazione
della Terra dell’accesso a radio e tv e di almeno metà della popolazione alle
ICT. E’ istituito inoltre il Digital Solidarity Fund, un fondo che nessun
governo ha deciso ufficialmente di finanziare.
2005 - Nella seconda parte
del Summit, svoltasi a Tunisi, l’interesse si è concentrato attorno al problema
della gestione di Internet, rimasta nelle mani dell’ICANN (Internet Corporation
for Assigned Numbers and Names), struttura statunitense che risponde solo al
Ministero del Commercio USA, nonostante la proposta dell’Unione Europea di far
passare il controllo della Rete ad una nuova agenzia ONU. Le tensioni
internazionali suscitate da tale ipotesi hanno dimostrato la potenza e
l’importanza economica di uno strumento quale Internet, che i Paesi
industrializzati sono determinati a controllare nonostante i buoni propositi
contenuti nelle dichiarazioni di principio, finalizzate ad una condivisione e
democratizzazione della Rete.
Ad oggi, infatti, tutti questi ambiziosi programmi non sono stati ancora
realizzati, e ciò rappresenta un ostacolo alla crescita di molti Paesi.
In Italia nel 2011 c'’è chi
naviga a 20 mega e chi non naviga affatto, se non in alto mare. Nelle zone
rurali la copertura è del 50% e più di un milione e mezzo sono le case che non
sono raggiunte dalla banda larga. Forse però, all’orizzonte si profila una
soluzione, quasi definitiva: Eutelsat e il suo Tooway 2, basato su
infrastruttura Ka-Sat, il satellite europeo più potente al mondo, lanciato in
orbita nel 2010, in dicembre. Grazie al satellite sarà possibile navigare in
banda larga senza linea telefonica e anche con condizioni meteorologiche
sfavorevoli, oltre che ricevere canali tv satellitari e telefonare grazie ai
servizi telefonici Voip. Per utilizzare questa tecnologia sarà sufficiente
installare una parabola e collegare un modem al computer. La tecnologia
satellitare non è assolutamente nuova, ma finora aveva qualche limite,
soprattutto economico: i costi erano proibitivi. Oggi invece internet via
satellite costa quasi come una normale adsl, a parità di servizio (fino a10 mega
in download e 4 in upload): o forse con un servizio migliore, ci si auspica.
Forse con il satellite si riuscirà a fare una videochiamata in Skype senza
vedere a scacchi la faccia del nostro interlocutore? Altro punto forte del
servizio satellitare – fondamentale - è che il segnale copre tutto il
territorio, pianura e montagna comprese, così come le zone non coperte da linea
telefonica e adsl. Basterà comprare il kit Tooway 2 con parabola da 77
centimetri e un modem autoinstallanti e il gioco sarà fatto. Seguiremo
l'evoluzione di questa possibilità.
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