Duomo
di Arezzo
   
Per
porre fine al contrasto tra il giovane Comune di
Arezzo e l’autorità feudale del vescovo, il
pontefice Innocenzo III ordinò con una bolla
del 26 aprile 1203 al vescovo Amedeo di trasferire
dentro la città il Duomo, la Canonica e la residenza
vescovile. A tale scopo fu acquistata la chiesa di
San Pietro Maggiore dei monaci Benedettini. In tale
zona di iniziò a costruire grazie a un cospicuo
lascito di 30.000 fiorini d’oro del papa Gregorio X,
morto ad Arezzo il 10 gennaio 1276.
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Costruita
la prima parte del Duomo, sembra la parte absidale più due
campate, tale da potervi celebrare le funzioni con una
chiusura provvisoria, l'antica chiesa di San Pietro fu
distrutta per procedere nella costruzione della Cattedrale.
La fabbrica fu iniziata nel 1277 e sembra sia stata
consacrata già nel 1289 per la prima parte costruita dal
vescovo Guglielmino degli Ubertini poco prima della
sconfitta nella Battaglia di Campaldino e della sua
morte sul campo. Il vescovo venne sepolto nella vicina
chiesa di Certomondo, ai piedi del castello di Poppi e li
ritrovati nel 2008. L'11 giugno 2008,
settecentodiciannovesimo anniversario della battaglia, il
vescovo di Arezzo Gualtiero Bassetti, ha riportato le
spoglie di Guglielmino nella cattedrale che lui stesso aveva
fondato oltre sette secoli prima.
Se
l'edificio fu completato solo nel 1510, fu però realizzato
con una fedeltà assoluta al progetto gotico duecentesco. Il
risultato è un imponente chiesa in stile gotico, di grande
suggestione, divisa in tre navate da alti pilastri polistili
con archi Ogivali, senza transetto, concluso da un'abside
semi-decagona. L'effetto di accentuato verticalismo dello
spazio interno richiama direttamente l'esaltante slancio
ascensionale del gotico francese e nord europeo: effetto
accentuato dagli altissimi finestroni dell’abside e
soprattutto animato
dalle
splendide vetrate delle finestre laterali destre eseguite
proprio da un maestro francese, Guglielmo De Marcillat,
capolavoro unico al mondo nel suo genere, eseguite tra il
1519 e il 1524. Le vetrate rappresentano, partendo
dall'ingresso: Vocazione di San Matteo, Battesimo
di Cristo, la Cacciata dei Martiri dal tempio, la
Donna adultera, la Resurrezione di Lazzaro e,
nella cappella a sinistra del presbiterio, la vetrata coi
Santi Lucia e Silvestro; infine è sua anche la vetrata
inserita nell’occhio di facciata raffigurante la Discesa
dello Spirito Santo sugli Apostoli.
Tornando all'esterno, la bellissima gradinata di travertino
fu progettata da Guglielmo De Marcillat nel 1524 e
costruita tra il 1525 e il 1529. La scalinata subì una
parziale modifica nel 1595 per sistemarvi una statua del
granduca Ferdinando I, disegnata dal Giambologna e
scolpita dal Francavilla.
All'interno
del Duomo sono conservate numerose opere di altissimo valore
artistico e storico. A cominciare dall'altare maggiore,
complesso organismo costituito da tre elementi: l'altare
vero e proprio, la grande pala marmorea e l'Arca di San
Donato posta sul retro della pala. La mensa dell'altare
poggia su pareti di pietra decorate con archetti trilobi e
capitelli gotici. Nella parte posteriore troviamo i Santi
Donato, Pietro, Paolo, il Beato Gregorio X, le Sante Flora e
Lucilla. L'arca fu compiuta prima del 1289 e probabilmente
consacrata dal vescovo Guglielmino degli Ubertini. Nella
seconda metà del Trecento fu eseguita e posta sull'altare la
grande pala marmorea opera di più maestri, dei quali alcuni
documentati, come Giovanni di Francesco d’Arezzo (nel
1369 e 1375) e Betto di Francesco da Firenze (nel
1369). Ma l'opera, secondo gli studiosi, è ancora abbastanza
"misteriosa e meritevole di studio approfondito". Al centro
della pala è rappresentata la Madonna col Bambino tra San
Donato e il Beato Gregorio. Nella pala sono presenti
numerosissime scene con Storie di San Donato e
Storie della Vergine e di Cristo, mentre la predella è
formata da dieci mezze figure di Santi e di Profeti.
Nella
navata sinistra, accanto alla porta della sagrestia,
si trova il famoso affresco di
Piero della Francesca
con la Maddalena. Adiacente, a sinistra, si trova il
cenotafio del vescovo Guido Tarlati, morto nel 1327,
eseguito dai senesi Agostino di Giovanni e Agnolo
di Ventura nel 1330, con sedici bassorilievi dedicati a
Episodi della Vita del vescovo. Nella stessa navata
si trova la monumentale cantoria di
Vasari (1535),
sotto la quale, in una nicchia, si trova una bella statua
lignea policroma duecentesca raffigurante la Madonna col
Bambino, intorno alla quale è stata una decorazione a
fresco frammentaria di scuola aretina del primo Trecento con
la Madonna e Storie di Sant'Anna e Gioacchino e di San
Giuliano, attribuita a Gregorio e Donato d'Arezzo
(Donati).
Segue
la Cappella della Madonna del Conforto, eseguita tra
il 1796 e il 1817 su disegno del fiorentino Giuseppe Del
Rosso abbattendo la parete della seconda campata; gli
affreschi raffigurano la Vita e Glorificazione della
Vergine di Luigi Catani e Luigi Ademollo
(che abbiamo già visto nel meraviglioso affresco del
Palazzo Ducale di Lucca). La cappella, eretta a
seguito di un miracoloso evento, contiene tre pale d'altare
in terracotta invetriata di Andrea Della Robbia, una
grande tela con la Giuditta di Pietro Benvenuti
(1804), e un'altra a pendant di Luigi Sabatelli con
Abigail che placa David (1806). L’altare maggiore in
marmi pregiati fu disegnato da Giuseppe Valadier nel
1823, e contiene la famosa immagine del miracolo. In fondo
alla navata si apre la Cappella del Battistero che
contiene un bel fonte battesimale in marmo di forma
esagonale con tre bassorilievi raffiguranti Scene di
Battesimo. Dei tre il più bello è il Battesimo di
Cristo, stilisticamente vicino al giovane
Donatello o alla sua cerchia.
Lungo la navata destra partendo dal fondo, la Cappella
marmorea di Ciuccio Tarlati, del senese
Giovanni d'Agostino, fu commissionata nel 1334 da
Roberto Tarlati in memoria di Ciuccio (o Guccio) di
Vanni da Pietramala, cugino del vescovo Guido.
L’affresco con Crocifissione (all'interno) è una
notevolissima opera di un ignoto aretino della prima metà
del Trecento; essa serve come base per la ricostruzione di
questa personalità detta "Maestro del Vescovado" (dal
nome dato al Duomo dal Vasari). Segue un altro altare con un
grande affresco di altro pittore aretino dello stesso
periodo del precedente rappresentante la Madonna col
Bambino e Storie di San Cristoforo e Iacopo Maggiore
e, nel successivo, l’affresco frammentario raffigurante la
Madonna in trono e Santi.
Il Cristo emergente dal sepolcro nella lunetta, di grande
qualità, è fondamentale per la ricostruzione dell’opera del
giottesco fiorentino Buffalmacco, essendo citato come
suo da un documento del 1341. In prossimità dell'uscita si
trova infine il monumento sepolcrale (ca. 1320-1330) del
Beato Gregorio X, il pontefice morto ad Arezzo nel 1276.
Alzando lo sguardo alle volte affrescate, le prime tre della
navata centrale e la prima della navata laterale di sinistra
sono opere di Guglielmo De Marcillat raffiguranti
Storie bibliche e seguite tra il 1521 e il 1525. Le
successive tre volte della navata centrale furono affrescate
più di un secolo dopo (1661) da Salvi Castellucci,
allievo di Pietro da Cortona, ancora con Storie
bibliche.
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