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Glossario di Termini medici
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Echinococco
L'echinococco è un parassita che una
volta entrato nel
polmone o nel fegato o nella milza si racchiude in una capsula dotata di parete, una
cisti, contenente altri parassiti. La cisti da echinococco tende ad
accrescersi, compromettendo le funzioni dell'organo attaccato. La malattia è
conosciuta fin dall'antichità: la parola viene infatti dalla lingua greca e
significa "bacca di riccio" o "vescica d'acqua". La vera natura di questa
malattia è però stata definita solo a metà del 19° secolo.
L'echinococcosi del fegato (più comunemente chiamata cisti da echinococco) è
una malattia che viene trasmessa all'uomo dagli animali. È causata dalle
larve della tenia di echinococco che, appunto, si ritrova solitamente negli
animali ma che accidentalmente può arrivare all'uomo. La forma più comune è
causata dall'Echinococcus Granulosus.
L'echinococcosi è una malattia particolarmente presente nelle aree di
diffusione delle pecore, che rappresentano l'ospite intermedio, ma è
presente in tutto il mondo perché il cane è l'ospite definitivo.
Perché si forma?
L'echinococco arriva all'uomo mediante l'ingestione di cibi infestati
dall'uovo (molto spesso verdure poco pulite). I succhi prodotti
dall'intestino durante la digestione rompono il guscio, facendo fuoriuscire
l'embrione esacanto, che penetra attraverso le pareti dell'intestino stesso.
L'embrione giunge quindi al fegato attraverso i vasi linfatici o il sangue
venoso.
La cisti già è già visibile nel fegato dopo tre settimane dal suo arrivo. La
sua parete (si chiama pericistio) non è prodotta dall'echinococco, ma è una
reazione propria del fegato, che cerca in questo modo di delimitare la cisti
tramite la produzione di una capsula fibrosa che la circonda. La crescita
dell'echinococco generalmente è sferica, ma i vasi che sono all'interno del
fegato ne possono modificare la forma.
Il contenuto della cisti è il liquido, che ha un elevato potere di stimolare
le capacità allergiche del paziente. Dall'esterno all'interno l'echinococco
è quindi costituito da:
pericistio: è la parete della cisti, che è prodotta dal fegato come
reazione di difesa nei confronti della cisti stessa;
parete della cisti: formata da due membrane: la chitinosa (più
esterna) e la proligera (che serve alla cisti per riprodursi:
liquido idatideo: è il contenuto della cisti, di aspetto solitamente
limpido, che può provocare forti reazioni allergiche.
Che disturbi può dare? I sintomi
La cisti di echinococco di solito non causa alcun sintomo. I problemi per il
paziente possono nascere in rapporto alla sede della cisti, alle sue
dimensioni, allo stadio dello sviluppo a cui è giunta, alla sua vitalità ed
al possibile sovrapporsi di altre infezioni.
Il sintomo più comune è il dolore (anche in più dell'80% dei casi). Meno
comuni sono i disturbi digestivi, la febbre, l'ittero (l'insorgenza di una
colorazione giallastra della pelle, i disturbi di tipo allergico simili
all'orticaria.
Un capitolo a parte deve essere riservato ai problemi alle vie biliari che
possono essere causati dall'echinococco. La crescita della cisti all'interno
del fegato può infatti esercitare una compressione sulle vie biliari,
modificandone la posizione. Nei punti in cui vengono a contatto, la parete
della cisti e quella della via biliare si indeboliscono. In considerazione
del fatto che la pressione che c'è all'interno della cisti supera sempre
quella che si trova all'interno della via biliare, la cisti si rompe
all'interno delle vie biliari. Questo può accadere in un 5-10% dei casi. La
rottura della cisti all'interno delle vie biliari può dare origine a
fistole, al passaggio delle cisti nelle vie biliari (che si possono
comportare come dei veri e propri calcoli) e all'infezione della cisti. I
possibili sintomi che il paziente può accusare sono quelli della colica
biliare, la comparsa dell'ittero e si possono verificare delle reazioni
simili all'orticaria.
Un'altra complicanza è legata alla rottura della cisti, che può avvenire in
una percentuale considerevole dei casi (dal 50% al 95% nelle varie
casistiche). La rottura può avvenire all'interno della cavità addominale (in
peritoneo, nel 12% dei casi), nel torace (attraverso la pleura, nel 10% dei
casi) e nelle vie biliari, come già ricordato poco sopra.
Come viene riconosciuta? La diagnosi.
La
diagnosi con la ricerca di anticorpi contro antigeni larvali: gli Ag A e B
sono lipoproteine e l’Ag 5 è composto di una lipoproteina e una
glicoproteina.
La ricerca di Ab antiAg 5 non è abbastanza specifica (spesso si hanno falsi
positivi in corso di neoplasie o di cirrosi epatica) e spesso non è
abbastanza sensibile (75%). Combinando l’Ag 5 e l’Ag B si aumenta la
positività del test fino al 93%. L'immunoelettroforesi (IEP) dimostra la
presenza di anticorpi anti-Ag 5 (fenomeno dell "arco 5", il più precoce
marcatore dell’infezione).
In epidemiologia (screening di massa) la sierologia da sola è insufficiente
per studiare l’echinococcosi cistica: l’ideale sarebbe combinarla con
l'ecografia.
La diagnosi di echinococcosi viene quindi fatta in base a come la cisti
appare alle indagini radiologiche. Le sue caratteristiche sono di
lesioni ben demarcate, circoscritte, dall'aspetto non infiltrante, solitarie
o multiple, uniloculari o muliloculari.
L'ecografia rileva il tipico aspetto delle cisti, può mostrare la
presenza delle cisti figlie all'interno della cisti e riesce a distinguere
la causa dell'ostruzione della via biliare nei pazienti che sono diventati
gialli.
La TAC è forse l'esame più utile. Fornisce informazioni sulla
vitalità della cisti (mostrando la densità del contenuto della cisti, la
presenza di cisti figlie e di cisti al di fuori del fegato). Segno tipico
della presenza di una cisti di echinococco sono le calcificazioni che
vengono rilevate nella parete nel 20-30% dei casi. L'esame è indispensabile
al chirurgo per verificare la posizione dell'echinococco nel fegato e per
decidere come eseguire l'intervento chirurgico.
La Risonanza Magnetica Nucleare può fornire informazioni migliori
della TAC nella descrizione del pericistio.
Come si cura? Il trattamento
La cisti da echinococco deve essere trattata, a meno che le indagini
radiologiche non indichino con assoluta sicurezza che la cisti è già morta.
I motivi per cui la cisti deve essere curata sono:
- la possibile presenza di sintomi;
- il rischio di insorgenza di uno shock anafilattico;
- il rischio di rottura nelle vie biliari, nel torace e nel peritoneo;
- il rischio di infezioni.
La principale e più efficace possibilità di cura è legata all'asportazione
della cisti con la chirurgia.
Come in tutti gli interventi, l'indicazione nasce sia dalle condizioni
generali del paziente, sia dalle caratteristiche della cisti (numero delle
cisti, dimensioni, loro localizzazioni nel fegato, rapporti con i principali
vasi sanguigni, in particolare con la vena cava inferiore).
L'intervento viene eseguito con l'obiettivo di sterilizzare e rimuovere il
parassita, di prevenire una possibile contaminazione durante l'intervento e
di gestire in maniera accurata la possibile cavità residua dopo
l'asportazione. L'uso della formalina durante l'intervento deve essere
accuratamente evitato, per l'accertato rischio di colangite sclerosante
secondaria dovuta a questa sostanza. Bisogna poi ricordare che almeno il 50%
delle cisti da echinococco più voluminose presentano fistole biliari.
Gli interventi chirurgici per idatidosi si distinguono in conservativi e
radicali:
Conservativo
A causa delle caratteristiche della cisti, prevede la rimozione di una sola
porzione della parete (più o meno grande), dopo avere svuotato il contenuto.
Marsupializzazione
Pericistectomia parziale
Pericistectomia subtotale
Radicale
Intervento che prevede la rimozione totale della cisti e della sua parete.
Pericistectomia totale a cisti chiusa
Pericistectomia totale a cisti aperta
Resezione epatica
Gli interventi di tipo radicale presentano minori percentuali di complicanze
biliari postoperatorie e di recidiva dell'infezione da echinococco.
Terapia medica: si basa sulla somministrazione di due farmaci
antiparassitari, albendazolo e mebendazolo. Anche
se relativamente ben tollerati, vanno impiegati per lunghi periodi (almeno 3
mesi), con risultati non sempre prvedibili e differenze di risposta da
individuo a individuo. La terapia è efficace solo nel 30% dei casi, e lo è
di più per le forme del polmone. Il successo della terapia dipende
dall'assorbimento del farmaco da parte del paziente, dallo stadio della
malattia e anche dai criteri con cui vengono valutati i risultati. Di
solito si eseguono cicli di trattamento di 4 settimane, separati da
intervalli di 1-2 settimane. L'albendazolo può essere usato anche in
profilassi prima del trattamento percutaneo o come premedicazione in quello
chirurgico.
Recentemente è stato proposto, in associazione all'albendazolo, l'impiego
del praziquantel alla dose di 40 mg/kg 1 volta/settimana, ma i
risultati sono ancora in studio.
Terapia
Percutanea
Si tratta do una puntura percutanea ecoguidata da strumenti ecografici,
con aspirazione del contenuto della cisti, iniezione di sostanza scolicida e
sua riaspirazione. Si tratta di un trattamento poco invasivo, introdotto
negli anni 1980. La puntura delle cisti idatidee era sempre stata proibita,
per la paura di gravi reazioni anafilattiche o di disseminazione secondaria;
tuttavia l'esperienza di molti autori in questi anni ha dimostrato
l'efficacia e la relativa sicurezza del trattamento percutaneo delle cisti
idatidee addominali.
L'intervento prevede un trattamento profilattico col già citato albendazolo
e viene eseguito in presenza di uno specialista rianimatore, in prevenzione
di una reazione anafilattica grave.
Echinococcosi Alveolare
È causato dall'Echinococcus Multilocularis ed è una fra le malattie da
elminti più letali per l'uomo, anche se è assai inusuale. Gli ospiti
naturali dell'agente infettivo sono le volpi e i piccoli roditori.
Nell'uomo la malattia è progressiva e aggressiva, provocando la distruzione
del parenchima del fegato, per arrivare ai sintomi della vera e propria
insufficienza epatica. La formulazione di una diagnosi preoperatoria è assai
difficile.
Le
frazioni antigeniche Em-1 e -2 sono specifiche di Echinococcosi Alveolare.
La distinzione tra echinococcosi cistica e alveolare è possibile usando
l’Em-2 ELISA e l’IHA (specificità 89%).
Le
informazioni riportate non sono consigli medici e potrebbero non essere
accurate. I contenuti hanno solo fine illustrativo e non sostituiscono il
parere medico
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