Emilio Salgari

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Emilio Salgari, viaggiare con fantasia

Di Massimo Serra

Introduzione

Il 25 Aprile del 1911, moriva tragicamente suicida a 48 anni Emilio Salgari, il romanziere che con i suoi cento libri di straordinarie avventure aveva appassionato intere generazioni di ragazzi. Personaggio tra i suoi personaggi, coi baffi a manubrio, il cappello a paglietta e la perenne sigaretta in bocca.  Nella Torino della "Belle époque", nonostante avesse lavorato senza concedersi riposo per anni ed anni, inchiodato al suo tavolo, per dar corpo e vita ai personaggi dei suoi racconti, era vissuto in povertà, ed in povertà lasciò morendo la moglie ed i figli: Fatima, Nadir, Remerò e Omar.

 

Targa a Emilio SalgariSulla facciata della casa di corso Casale 205, dove Emilio Salgari visse con la famiglia, il 30 Aprile del 1959, fu posta una lapide, ancora oggi visibile, la cui epigrafe recita: "Fra queste mura Salgari visse in assoluta povertà, popolando il mondo dei personaggi nati dalla sua inesauribile fantasia, fedeli ad un cavalleresco ideale di lealtà e di coraggio. Perché gli italiani non dimentichino la sua genialità avventurosa e il suo doloroso calvario. La rivista "Italia sul mare" questo ricordo pose. Torino 30 aprile 1959" .

 

A questa celebrazione del 1959 prese parte l'allora sindaco, in rappresentanza di Torino, la città che Salgari scelse lasciando la natia Verona.  I suoi viaggi furono compiuti solo con la fantasia, frutto della lettura di decine di libri sui più svariati argomenti, libri scovati e divorati nelle biblioteche, fin da giovanissimo. Dopo Verona, Venezia, ancora Verona e un soggiorno a Genova di circa due anni, Salgari si stabilì a Torino dove produsse molti dei suoi romanzi e novelle e dove avrebbe vissuto il resto della sua vita.

 

Piccolo riassunto di una vita

 

Emilio SalgariEmilio Salgari nacque a Verona il 21 agosto del 1862, secondogenito di tre fratelli: Paolo (nato nel 1861) e Clotilde, (nata nel 1864). Poco più di un anno prima della sua nascita l'Italia unità era diventata realtà, ma il Veneto avrebbe fatto parte dell'Impero Austro-Ungarico fino al 4 novembre 1866. Nessuno avrebbe mai pensato che quel ragazzino minuto, che non sarebbe mai cresciuto tanto, avrebbe accompagnato generazioni di giovani ragazzi italiani in un viaggio infinito nella fantasia. Il padre, Luigi Salgari, era un possidente terriero e commerciante di panni; la madre, Luigia Gradara, proveniva da una famiglia benestante veneziana. Vivevano in Vicolo cieco Pozzo San Marco 5, in pieno centro, a pochi passi da Piazza delle Erbe. (anche se la casa dove nacque si trovava sempre lì vicino, in Corso Porta Borsari 7, dove oggi si trova una targa commemorativa).  Il 7 settembre Salgari fu battezzato nella Chiesa Santa Eufemia.

 

Targa a Emilio SalgariI Salgari erano originari della Valpolicella e si occupavano di attività agricole. Un ramo della famiglia si stabilì a Verona, dove era nato il padre. Il giovane Emilio trascorse molto tempo in campagna. Il suo rendimento scolastico non fu dei migliori. Frequentò nel 1874-75 la prima classe presso il Regio istituto tecnico, e la ripeté nel 1875-76 e nel 1876-77 presso l’Istituto tecnico comunale: alla terza prova superò la sessione di esami. Nell’anno scolastico 1877-78 fu rimandato ma non si presentò alla sessione autunnale. Non fu mai, per così dire, uno studente modello nella sua Verona, ma oggi nella sua città natale l'Istituto Comprensivo 13 in via Durazza è intitolato a lui. Scorrendo i cognomi sugli elenchi telefonici, qualche Salgari si trova ancora nella città scaligera.

 

Durante l'adolescenza Emilio cominciò a sviluppare una evidente propensione alla scrittura, con bozze di possibili romanzi. Uno di questi datato primo agosto 1878 lo aveva titolato "Giorgio Schestakoff, ovvero Un esiliato; un quaderno con nove illustrazioni e tre carte geografiche era stato titolato Il capitano Falconara; un altro ancora aveva come titolo Le Avventure di Simone Van Der nella Nuova Guinea. Questi primi tentativi di componimento letterario mostravano allo stesso tempo una aspirazione a viaggiare, scoprire nuovi luoghi, vivere la vita come una lunga avventura. Una passione che veniva alimentata da libri e rivisti di viaggio, atlanti, mappe, strumenti nautici. Fu quasi scontato per il giovane Emilio provare ad alimentare propensione per l'avventura e i viaggi abbandonando gli studi tecnici a Verona per iscriversi al Regio Istituto Tecnico e Nautico "Paolo Sarpi" di Venezia, dove avrebbe potuto conseguire un diploma per imbarcarsi come capitano di gran cabotaggio. Nella città lagunare vivevano dei parenti materni e la nonna Matilde Trentin.

 

Salgari non si presentò all'esame finale per conseguire la licenza di capitano di gran cabotaggio. I suoi ultimi momenti a Venezia culminarono nella partecipazione (in veste di spettatore interessato) a un Congresso geografico del 1881 promosso dalla Reale società geografica, cui intervennero esploratori, missionari, militari, navigatori e scienziati, curiosi di conoscere il mondo, in particolare la selvaggia Africa e l’esotico Oriente. Fu nello stesso periodo che nacque la leggenda di un suo viaggio per mare fino a Brindisi tra l’autunno del 1881 e la tarda estate del 1882, alimentata dal falso racconto postumo A bordo dell’Italia Una. Primo viaggio marittimo dell’autore, pubblicato da Sonzogno in appendice a I cacciatori di foche: Umberto Bertuccioli, vicecomandante della Capitaneria del porto di Venezia, all’inizio del Novecento svolse un’approfondita indagine sui registri d’imbarco e non vi reperì traccia di Salgari. Il futuro padre di Sandokan compì solo alcuni viaggi di addestramento a bordo di una nave scuola e successivamente un viaggio (ma probabilmente solo in qualità di passeggero) sul mercantile "Italia Una", che per tre mesi navigò su e giù per l'Adriatico, toccando la costa dalmata e spingendosi fino al porto di Brindisi.


Tornato a Verona, nel 1883 iniziò a collaborare con il giornale "La Nuova Arena", sulle cui pagine apparve a puntate il suo primo romanzo, "Tay-See", stampato successivamente (dopo aver subito varie modifiche alla trama) con il titolo "La Rosa del Dong-Giang"; nell'ottobre dello stesso anno escono le prime puntate di "La Tigre della Malesia". Iniziò così la sua fortunata e tormentata carriera di scrittore.

 

Dal 1885 cominciò a lavorare all'altro quotidiano veronese l’Arena, dove rimase fino al 1893.  Qui, firmandosi come ‘Emilio’ o ‘Emilius’ si occupò principalmente di commedie, opere e operette e balletti. Dopo un’esperienza al Filarmonico, primo teatro cittadino, fu dirottato ai meno importanti "Teatro Ristori" o al "Teatro Diurno" di piazza Cittadella, arena estiva che metteva in scena opere di autori locali e drammi di Jules Verne e di Alexandre Dumas.  Due suoi romanzi vennero adattati e portati sulle tavole del Teatro Diurno da Francesco Serravalli, collega e amico fraterno che nel 1889 mise in scena con successo I misteri dell’India, e l’anno seguente La Tigre della Malesia.

 

Come giornalista per la Nuova Arena, si distinse con lo pseudonimo di ‘Ammiragliador’, come commentatore di politica estera e di conflitti internazionali: il conflitto nel Tonkino che contrapponeva Francia e Cina; la rivolta mahdista contro Egitto e Inghilterra. In quegli articoli si intravedeva già lo scrittore che sarebbe stato.

 

Da questa esperienza verrà pubblicato nel 1887 per l'editore Guigoni di Milano il romanzo La favorita del Mahdi, primo libro salgariano. Nello stesso anno, Il Telefono di Livorno pubblicò Gli strangolatori del Gange (poi conosciuto come I misteri della jungla nera) dove compaiono per la prima volta Tremal-Naik, Kammamuri, Ada, i thugs, anticipatori di Sandokan e Yanez. L’anno seguente la Guigoni pubblicò Duemila leghe sotto l’America, con la chiara influenza di Jules Verne. Le appendici del quotidiano La Gazzetta di Treviso, tra il 1890 e il 1891, pubblicarono la versione rivisitata della Tigre della Malesia, mentre quella definitiva apparve in un unico volume nel 1900 con il titolo Le tigri di Mompracem pcon l’editore Antonio Donath di Genova. Nel 1891 Il Giornale dei Fanciulli della casa editrice Treves pubblicò La scimitarra di Budda, rivolto a un pubblico giovanile. Fu solo l'inizio di una produzione letteraria intensissima.

 

Intanto nel novembre del 1889 il padre Luigi, convinto di essere affetto da una malattia incurabile, si uccise lasciandosi cadere dalla finestra della casa del cognato, di cui era ospite. Fu il primo di una impressionante catena di suicidi formata dallo stesso scrittore nel 1911, dal figlio Romero nel 1931 a 33 anni, dal figlio Omar, testimone e interprete della leggenda paterna, nel 1963.

 

Nel 1892 si sposa con una attrice di una compagnia amatoriale Ida Peruzzi (che il marito chiamerà affettuosamente per tutta la vita "Aida", come l'eroina di Verdi): un matrimonio, questo, a suo modo riuscito (ma la moglie morirà internata in manicomio); nello stesso anno la famiglia Salgari, si era ampliatasi con la nascita della piccola Fatima (la primogenita, seguiranno poi tre maschietti: Nadir nel 1894, Romero nel 1898 e Omar nel 1900). Conclusa l'attività giornalistica all’Arena, alla fine del 1893, Salgari quando si trasferì a Torino per collaborare con gli editori Speirani e Paravia senza vincoli contrattuali, iniziando a scrivere anche per altri editori nazionali: Bemporad, Cogliati, Treves, Voghera.

 

 

Dal 1898, per circa due anni visse a Genova al seguito dell'editore Antonio Donath, stabilendosi a Sampierdarena. In questo periodo fiorirono altre leggende su Salgari, che lo vogliono frequentatore di taverne del porto ad ascoltare le storie di vecchi marinai. Per Donath scrisse alcune delle sue opere migliori: I misteri della jungla nera, I Robinson italiani, Il Corsaro Nero, Gli orrori della Siberia, I figli dell’aria, L’uomo di fuoco, Le due tigri, Capitan Tempesta, Cartagine in fiamme, e altri. L'editore Donath fu coluni che diede forma al libro salgariano che tutti oggi conosciamo con le copertine sgargianti realizzate da importanti illustratori come Alberto Della Valle, Gennaro Amato e altri. Questo tipo di impostazione grafica, caratterizzerò il libro d’avventura italiano fino agli anni Settanta del Novecento.

 

 

Dopo i due anni di Genova Salgari si trasferisce a Torino allo scoccare del nuovo secolo. Nel capoluogo piemontese lavorerà per l'editore Speirani, casa editrice per ragazzi. Sono anni in cui, nonostante la grande mole di lavoro e di pubblicazioni, le condizioni della famiglia, per mantenere un rispettabile decoro borghese, si fanno via via sempre più precarie; rompe il contratto con Donath e passa a Bemporad (per cui, dal 1907 al 1911 scrive 19 romanzi). Il successo, specialmente tra i ragazzi, continua, diversi titoli raggiungono le 100.000 copie, ma la critica ignorerà sempre la sua produzione. Il collasso nervoso e il ricovero della moglie sono il colpo di grazia per un uomo stremato. Scrive tre lettere, ai figli, agli editori, ai direttori dei giornali torinesi e si toglie la vita il 25 aprile 1911.

 

La fantasia si scontra con la dura realtà

 

Eroi di SalgariEmilio Salgari, è stato per lungo tempo uno tra gli autori più letti nel mondo; la sua opera ha un valore di indubbio documento nella storia della cultura italiana; i suoi personaggi, continuano ancora adesso a entusiasmare giovani e meno giovani lettori di varie generazioni: se li hai letti da ragazzo (o da adulto) non li dimenticherai mai... Sandokan, il Corsaro Nero, il Leone di Damasco. Emilio Salgari fu, malgrado i suoi limiti, uno scrittore assai più ricco in scrittura di quanto non ammettesse l'opinione comune di allora. Può darsi, è vero, che i suoi racconti siano come un bazar dove si affastellano confusamente troppe suggestioni della letteratura e della moda; certo riecheggiano, con uno straordinario eclettismo ed una sensibilità approssimativa ma autentica, quasi tutti i temi della cultura europea nella seconda metà dell'Ottocento, ma che passione leggerli! In questi romanzi per ragazzi si trova un po' di tutto, anche motivi meno adatti all'adolescenza: l'esasperazione del tardo romanticismo e le fantasticherie della scapigliatura, i furori del "romanzo nero" ed il titanismo alla Nietzsche, le suggestioni del melodramma (magari adattate al teatro dei pupi) e, naturalmente, la voga dell'esotismo...

 

Eroi di SalgariIl periodo in cui scrisse fu molto importante: i suoi cento racconti uscirono tra il 1880 ed il 1910; fu contemporaneo, e si sente, di scrittori come Kipling e Conrad, di Cecil Rhodes e di Pierre Loti, delle glorie imperiali vittoriane e del Liberty, o Art Nouveau che dir si voglia, della guerra boera e della marcia europea sulla Pechino in mano ai boxers. E fu, per quanto sembri paradossale, un dannunziano: povero d'arte, modesto, "borghese", ma genuino tanto nelle fantasticherie che negli errori di gusto.

 

Emilio Salgari con la famigliaSarebbe un errore spiegare i candidissimi amori degli eroi salgariani con le esigenze dei libri per ragazzi; una schietta ingenuità romantica, che si ritrova anche nella sua esistenza, induce lo scrittore a far piangere e delirare Sandokan, Tremai Naik, il Leone di Damasco per amori frenetici ma innocenti: tutti i suoi superuomini rifiuterebbero la felicità fuori del matrimonio. L'esotismo sembra la passione dominante in Emilio Salgari; che è figlio anche in questo del suo tempo, ma con una carica più forte di fuga dalla realtà, con un disperato bisogno di rivalsa.

 

Sognava di vivere tra viaggi mirabili, avventure favolose, splendori da Mille e una notte; ma forse per mare non andò oltre Brindisi. Condusse una grigia esistenza da piccolo borghese sedentario, fu sempre costretto a lottare contro le difficoltà economiche, data anche dal fatto che non si sapeva amministrare a dovere. Scrivere era la sua evasione: perciò nessuna terra poteva appagarlo meglio dell'Oriente. Non a caso i suoi romanzi migliori furono ambientati fra India e Malesia, o in una Cina di maniera rutilante di gemme, oppure ancora tra isole dei Caraibi che assumono colori orientali, o nel Levante. Salgari si documentava, frequentava le biblioteche, era curioso, onnivoro. Quando scriveva un libro, prima preparava informazioni su ambiente, flora, fauna, e poi disegna una carta geografica con il percorso dei personaggi (esistono ancora alcuni suoi schizzi).

 

Le tigri di Mompracem - Emilio SalgariMa per un aspetto, importante, almeno Salgari si distacca dalla cultura prevalente nel suo tempo: scriveva nell'età del trionfante imperialismo europeo, delle grandi spedizioni africane, della battaglia di Adua, ma era anticolonialista. Contemporaneo di Kipling, non credeva nel "fardello dell'uomo bianco", anzi denunciò la politica imposta dai bianchi ai popoli di colore; inventò romanzi per guadagnare, ed ebbe il coraggio di muoversi contro corrente. "Parteggiava" per gli indiani e per i malesi contro i britannici; si sentiva solidale con gli indigeni anche mentre infuriava la sanguinosa rivolta del Mahdi in Sudan; si avverte che giudicava severamente l'oppressivo colonialismo spagnolo.

 

Qualche critico superficiale e di poche letture ha voluto fare di Salgari, per il suo gusto dell'avventura, un ispiratore dell'interventismo italiano nel 1915 nella Prima Guerra Mondiale, un precursore del fascismo: nulla di più lontano dalla verità. Lo scrittore torinese di adozione, rifiuta il nazionalismo, le guerre di conquista, l'oppressione, ed ignora i temi della retorica patriottarda fino a sostenere i cartaginesi contro i romani.

 

I suoi eroi sono vendicatori di ingiustizie o ribelli contro la tirannide; talvolta smaniosi e feroci, eppure con un senso profondo dell'equità. Emilio Salgari era della stessa pasta. Anglofobo perché, secondo la lezione storica del suo tempo, identificava Inghilterra ed imperialismo; ma, diversamente da certi anticolonialisti contemporanei, non rovescia sull'Europa tutti i delitti e tutte le colpe. Sandokan e Tremai Naik, muovendosi alla caccia di Suyodhana nell'India straziata dalla rivolta dei cipays del 1857, riconoscono che in tutti e due i campi si commettono atrocità: come essere meno faziosi?

 

Sweet Salgari - Paolo BacilieriDa poco, nella splendida cornice di Lucca, in occasione di Lucca Comics and Games, una delle principali manifestazioni del fumetto e del libro di avventura in Italia, è stato ancora una volta ricordato Salgari (leggete se ne avete la possibilità l'ottimo Sweet Salgari di Paolo Bacilieri). A distanza di più di un secolo dalla sua morte, viene ancora letto da centinaia di migliaia di ragazzi in tutto il mondo, che poi si portano dietro i ricordi, magari frastagliati, che vengono fuori in molti momenti successivi della vita, di terre esotiche, fantastiche, ma possibili (la possibilità è tutto), simbolo della speranza di ogni uomo di sognare di vivere, almeno per un po', nell'avventura per dare un senso alla vita.

 

Ogni "salgariano", è naturale, ha i suoi eroi. Ci sono molti rami secchi, nell'opera sterminata ed eclettica di Salgari. In pochi ricordano i racconti polari o i romanzi di fantascienza, come Le meraviglie del Duemila. Emilio Salgari era un cattivo imitatore di Jules Verne; non "sentiva sue" le macchine, gli piacevano soltanto i personaggi che si battono uomo contro uomo, all'arma bianca, come i cavalieri antichi. Ma c'è chi su ogni altro "ciclo", predilige quello del West, con re della prateria e La scotennatrice; chi gusta i romanzi africani e ripensa volentieri alla Favorita del Mahdi; chi dà la palma alle storie dei filibustieri, e chi vorrebbe tornare ragazzo per rileggere con il gusto d'allora la serie più vasta e fortunata: quella "della giungla". La maggioranza dei lettori, vedono il miglior Salgari nelle avventure del Corsaro Nero e nei racconti ambientati in un favoloso Oriente. Qui, infatti, appare l'ispirazione vera dello scrittore: la fuga dalla realtà verso un mondo cavalleresco ed esotico. Emilio Salgari non scriveva soltanto per guadagnare; scriveva per vivere, attraverso i suoi personaggi, le avventure mancate nella sua grigia esistenza di piccolo borghese.

 

La fuga nella fantasia non era un vezzo, la realtà di Salgari per tanti anni è stata durissima da sopportare: il padre di Emilio, Luigi Salgari, credendosi malato di una malattia incurabile si suicida nel 1889, due anni dopo la morte della madre Luigia Gradara; le cure per la moglie Ida Peruzzi, che a partire dal 1903 inizia a dare segni di squilibrio mentale, fanno moltiplicare i debiti che lo scrittore è costretto a contrarre; nella primavera del 1911, quando Emilio si toglierà la vita sulle colline che sovrastano Torino, la famiglia Salgari era in ulteriori difficoltà economiche per le spese necessarie a curare la figlia Fatima malata di tisi.

 

Nei suoi 27 anni di frenetica attività Salgari si legò con contratti capestro a una miriade di editori (Donath, Vogher, Paravia, Speirani, Bietti, Bemporad), che lo che lo pressarono con richieste continue di romanzi, sino a tre all'anno, a gruppi di trenta cartelle per volta. Per mantenere questi ritmi lo scrittore era costretto a scrivere in media tre pagine al giorno, sabato e domenica comprese. Se una domenica voleva riposare, o se un giorno era preso dalla febbre, all'indomani le pagine da scrivere dovevano essere sei. Un ritmo difficile da sostenere, condito dal fumo di 100 sigarette al giorno sorseggiando del marsala.

 

Sullo scrittoio dove distrusse la sua schiena e le sue forze, teneva — accanto alla penna da pochi soldi, rotta e legata con uno spago perché doveva lesinare il centesimo — un pugnale arabo. Ma per le sue avventure nella giungla, si accontentava di fantasticarle fra i domestici boschetti ed i cespugli della collina torinese, dove portava a  spasso i figli, e dove, tragicamente si recò a morire. E dopo essersi certamente identificato, in quelle fantasticherie, con i suoi cento eroi vittoriosi, dovette confessarsi battuto dalla squallida miseria. A Torino in quei giorni andava in scena l'Esposizione Universale.

 

Il 13 aprile del 1911 un grande amico di Salgari, Augusto Franzoj, si era tolto la vita nella vicina San Mauro Torinese. I due si erano conosciuti nel febbraio del 1885, quando Salgari era un giovane redattore del quotidiano La Nuova Arena.  Franzoj, mazziniano e patriota italiano, aveva partecipato come volontario alla Terza Guerra di Indipendenza, ed era un vero esploratore, specie nel Ghera e nel Sidama, vivendo avventure come Salgari aveva solo immaginato, ed era per lui probabilmente un modello. Forse fu proprio a quel punto, che lo scrittore pensò di porre fine alla sua vita, cosa che accadde 12 giorni dopo.

 

Ai suoi figli lasciò scritto, secondo il quotidiano la Stampa in quei giorni del 1911: "Miei cari figli, sono ormai un vinto. La pazzia di vostra madre mi ha spezzato il cuore e tutte le energie. Io spero che i milioni di miei ammiratori, che per tanti anni ho divertito cd istruito, provvederanno a voi. Non vi lascio che 150 lire, più un credito di seicento lire che incasserete dalla signora Nusshaumer. Vi accludo qui il suo indirizzo. Fatemi seppellire per carità essendo completamente rovinato. Mantenetevi buoni ed onesti c pensate. appena potrete. ad aiutare vostra madre. Vi bacia tutti col cuore sanguinante il vostro disgraziato padre. P.S. Vado a morire nella valle di San Martino, presso il luogo ove, quando abitavamo in via Guastalla andavamo a fare colazione. Si troverà il mio cadavere in uno di quei burroncelli che voi conoscete perché lì andavate a raccogliere fiori..

 

In un'altra missiva scriverà: "Prego di non incolpare nessuno della mia morte. Mi uccido spontaneamente perchè nella più squallida miseria. Ho scritto ottanta volumi che hanno arricchito i miei editori!... La povera mia moglie si trova al manicomio, non so se furiosa o mentecatta..."

 

Emilio SalgariEmilio Salgari si toglie la vita il 25 aprile 1911. Verso le ore 18 una certa Luigia Quirico, che si era recata a far legna nel bosco proprietà Rey presso la strada del Lauro a Madonna del Pilone, scorse tra l'erba il corpo dello scrittore. Prima di eseguire un "hara-kiri", alla maniera giapponese, come scrissero i giornali, accoltellandosi al ventre, Salgari scrisse una lettera ai figli ed una sarcastica missiva agli editori. "A voi che vi siete arricchiti con la mia pelle, mantenendo me e la mia famiglia in una continua semi-miseria od anche di più, chiedo solo che per compenso dei guadagni che vi ho dati pensiate ai miei funerali. Vi saluto spezzando la penna." Ai funerali nessuna autorità, né personaggi illustri, ma una folla di giovani, studenti, operai. artigiani. Nel febbraio dell'anno dopo la salma dello scrittore venne trasferita nella tomba di famiglia a Verona. Una violenta pioggia non impedì al cimitero il discorso dell'allora sindaco di Verona Gallizioli, dopo che il feretro era passato, come raccontò un cronista, "tra imponenti siepi umane".

Salgari aveva già tentato il suicidio un anno prima della sua morte, ma in quell'occasione era stato fermato per tempo. Il 30 settembre 1922, Ida Peruzzi esce dal manicomio di Collegno, con la sua cartella clinica che indica semplicemente la dicitura ''migliorata''. Il giorno dopo muore. Tragiche fini perseguiteranno anche negli anni a venire la famiglia Salgari: nel 1931 si suicida il figlio Romero; nel 1963 si suicida Omar, il figlio più piccolo di Salgari, buttandosi dal secondo piano del suo alloggio.

 

Articolo sulla morte di Salgari del 26 aprile 1941Anni dopo la morte di Salgari si formarono delle associazioni che spingevano per compensare i figli dello scrittore dai "torti economici fatti al padre dagli editori". Vennero anche fatte delle interrogazioni parlamentari in merito al ministro della pubblica istruzione di allora Fedele. Venne creato un fondo di ripartizione dei diritti di autore e una delle associazioni pro Salgari, chiamata "Raduno", indirizzò una lettera al ministero:

"Alla Commissione la quale dovrà provvedere a ripartire il fondo di un milione proveniente dai diritti di autore, - e desidero sia senza indugio nominata, - propongo che ai figli di Emilio Salgari, defraudato dei diritto d'autore, sia concesso un efficace sussidio. Non bisogna dimenticare che Emilio Salgari, il quale arrochì con suoi libri gli editori e fu dalla miseria spinto al suicidio, ebbe la grande benemerenza di avere educato la giovane generazione che dette il sangue per la Patria."


Era il 1928. Alla lettera rispose l'allora giovane e eterodosso sottosegretario fascista Giuseppe Bottai "Carissimi amici: Voi avete intrapreso nel nome di Emilio Salgari una battaglia che deve essere condotta sino alla vittoria. Si tratta di rimettere ordine e chiarezza in un mondo di rapporti economici che è non meno, se non di più importante di quello in cui ormai il nuovo diritto è entrato in pieno. L'impresa non è facile: auguriamoci che la risoluzione del "caso Salgari" le dia il buon avvio. Vi saluto affettuosamente."

Il 20 gennaio del 1928 l'editore Enrico Bemporand con il quale Salgari pubblicò la maggior parte delle sue opere fece pervenire una lettera al Corriere della Sera, dove negava che lo scrittore non fosse stato pagato adeguatamente, producendo una lettera inedita indirizzata alla moglie di Salgari e negava anche la diceria che lo scrittore veronese fosse pressato per la consegna dei suoi manoscritti.

"Riceviamo dall'editore Enrico Bemporad di Firenze la copia di una lettera che il Bemporad aveva, indirizzato alla signora Salgari quando lo scrittore era ancora in vita. La lettera diceva:

 

"Si tranquillizzi dunque, io ho dovere e il desiderio di usare sempre a suo marito la massima deferenza: e voglio che stia bene in salute si riposi quando se ne sente il bisogno. Con la suddetta frase ho voluto significare questo: Se anche qualche mese non manderà il manoscritto, io gli manderò egualmente il denaro"


Il comm. Bemporad rileva che tali parole "oneste e buone", scritte da persona a persona e non destinate alla pubblicità dimostrano la correttezza e la premura dell'editore verso l'autore: ed osserva che il Salgari riceveva dalla sua ditta, a norma di contratto, diecimila lire annue. Che per quei tempi rappresentavo una notevole entrata: quindi è assurdo attribuire a difficoltà economiche, derivanti dai rapporti con la sua ditta, la sua  volontaria tragica fine.

 

Emilio SalgariQuello che è certo è che se tra le qualità umane del poeta resta quella di saper dimenticare la meschina realtà nelle proprie visioni interiori, così fu anche per Salgari, che nei suoi romanzi non lasciò filtrare un solo particolare dell'angusto, disperato, doloroso mondo in cui viveva; trecentocinquanta lire, per esempio per tutti i diritti presenti e futuri su Un dramma nell'Oceano Pacifico. Fu uno dei suoi primi contratti. Ma prese anche meno coi romanzi successivi, che dovevano andare in giro per il mondo in milioni di copie e tradotti in decine di lingue. Nonostante tutte le sue peripezie interiori e la miseria, Salgari riuscì in ogni caso a fare sognare una moltitudine di persone dalla sua stanzetta, chino sulle pagine che andava componendo riga dopo riga e, immagino, alzando ogni tanto lo sguardo a qualcosa che vedeva solo lui, Mompracem, la jungla, il deserto, il selvaggio West o la misteriosa Australia.

 

A parziale consolazione di tutti si può concludere che qualche giustizia fu fatta dopo la sua morte, quando gli editori, nel 1928, timorosi di vedersi espropriati, come toccò a coloro che avevano sfruttato Flaubert, rivendettero, sia pure a un prezzo dieci volte superiore, agli eredi i diritti sulle opere salgariane.

 

Ma era vero che Salgari era sfruttato dagli editori?

Nel 2011, in occasione del centenario della morte dello scrittore veronese è uscito un interessante libro dal titolo Emilio Salgari. La macchina dei sogni di Claudio Gallo e Giuseppe Bonomi. Gallo, è un veronese, che al suo concittadino ha dedicato tanti anni di ricerca. È molto interessante il fatto che secondo lui Salgari era il contrario di quello oggi spesso si legge. Non era uno sprovveduto che lavorava su un tavolino traballante col pennino spuntato. Vendeva molto, era stimato dai lettori, era consapevole del suo progetto: scrivere in Italia libri di genere appassionanti come quelli di Jules Verne e Dumas in Francia. Anche per questo Salgari figlio della Scapigliatura, il gruppo artistico e letterario sviluppatosi nell'Italia settentrionale a partire dagli anni sessanta dell'Ottocento che erano animati da uno spirito di ribellione nei confronti della cultura tradizionale e il buonsenso borghese. Gli scapigliati, sempre secondo Gallo, non erano solo quelli che avevano i capelli lunghi e bevevano troppo, ma furano coloro che avevano introdotto in Italia Edgar Allan Poe, l'inventore dei generi moderni. E hanno reso una libertà di scrittura extra tradizione. Salgari ha scritto anche un romanzo scapigliato, La Bohème italiana. Figlio del suo tempo, Salgari era anche un positivista, che aveva fiducia nel progresso e nella ragione. Come mostra ne I Robinson italiani, dove basta la conoscenza per sopravvivere in un ambiente ostile e ricreare il mondo civile. Gallo afferma che in realtà Salgari non era di famiglia povera, e gli editori se lo contendevano. Aveva anche un agente per il mercato estero. I suoi compensi erano doppi rispetto a scrittori famosi come Luigi Capuana. L'unico problema? Non era un bravo amministratore. Salgari guadagnava dai suoi romanzi (anche usando gli pseudonimo di Altieri o Bertolucci) circa 1000 lire al mese, una cifra ragguardevole per allora. Per fare un esempio uno scrittore come Giosuè Carducci, cedette le sue poesie a Zanichelli per cinquemila lire. Ma questi conti da ragioniere non entravano e non potevano entrare nella mentalità di un uomo che si identificava con uno dei suoi più cari personaggi, Yanez: il portoghese dalle mille astuzie e dall'"ennesima sigaretta", il fratellino bianco di Sandokan, era lui, Salgari. Una notte in cui era in preda alla febbre, la moglie lo udì mormorare: "Yanez sta male! Yanez sta male!"

Indizi sull'influenza di Salgari

Salgari e la difesa delle cause dei popoli oppressi

Emilio Salgari, padre di "Eroi e Avventure esotiche", è soprattutto lo scrittore delle lotte dei popoli oppressi contro la violenza del colonialismo, contro lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo e contro le vessazioni dei popoli più avanzati contro popolazioni considerate sottosviluppate. Salgari va letto soprattutto per il suo amore per la libertà e la sua appassionata critica anticolonialista e antimperialista.

Nei romanzi salgariani troviamo eroi indigeni che combattono per la libertà del loro popolo, pirati e corsari di nobili origini, che diventano carnefici, dopo aver perso le loro famiglie sotto i colpi spietati dei pugnali al soldo delle potenze imperiali (Inghilterra nel caso del pirata malese Sandokan, Spagna nel caso del corsaro italiano Emilio di Ventimiglia), persone che hanno combattuto per la loro indipendenza, avventurieri pronti a sacrificare la loro vita per rimanere fedeli a un ideale di vita eroica.

La difesa appassionata dei popoli che hanno combattuto contro l'oppressione coloniale si trova in particolare in Le Stragi delle Filippine, La Costa d'Avorio, La Capitana del Yucatan, Gli Orrori della Siberia, Le Aquile della Steppa, La Scotennatrice e Le selve ardenti. In Salgari non c'è una rappresentazione edificante del mondo coloniale così come si trova in tante pagine di Rudyard Kipling (che fu lo scrittore che celebrò i fasti dell'impero coloniale britannico).

 

Dai romanzi di Salgari si impara ad amare la libertà, a difendere le cause dei popoli oppressi, a guadagnare la fiducia nella forza dell'uomo e nella tenacia dei ribelli che combattono contro gli abusi dell'oppressione imperialista e la violenza dei tiranni. Ecco perché la narrazione di Emilio Salgari è così importante e perché la sua opera non può essere ridotta alla letteratura giovanile.

Salgari nel contesto letterario, culturale e artistico italiano

Salgari è da cent'anni una parte importante dell'immaginario italiano. Fino agli anni Settanta tutti i bambini giocavano a Sandokan e ai pirati malesi, leggevano le avventure di Yanez e Kammamuri, sognavano la "Perla di Labuan". Vera e propria figura centrale nel panorama letterario, culturale e artistico del nostro paese, Emilio Salgari è entrato nell'immaginario collettivo dei lettori non solo per le sue opere rivolte a un vasto pubblico, ma soprattutto per la sua passione per l'avventura. Non furono un caso le numerosissime trasposizioni su altri media: opere teatrali, film e fumetti.

Nelle trame salgariane il lettore si identifica facilmente con gli eroi, attraverso una sorta di immedesimazione con la figura del protagonista, arrivando a vivere le avventure che la vita quotidiana gli impedisce di vivere. Federico Fellini fu uno dei tanti artisti che amavano i libri di Salgari. Il compositore Pietro Mascagni aveva nella sua biblioteca oltre 50 titoli di Salgari. Umberto Eco "divorò" le opere di Salgari da bambino.

 

Salgari è stato l'autore più letto nei Paesi del Nord e del Sud America che hanno accolto gli emigranti italiani.

Salgari e il Sud America

 

Argentina

Anche i bambini del Sud America sono cresciuti con i suoi libri. Tutte le biografie di Che Guevara ricordano che tra i suoi autori preferiti c'era Salgari, di cui lesse sessantadue romanzi. Ernesto "Che" Guevara, uno dei rivoluzionari più famosi della storia fin da bambino era un lettore vorace. Il fratello Roberto lo ricordava chiuso nel bagno perché nessuno lo interrompesse mentre si dedicava al suo passatempo preferito, la lettura. Come per molti bambini dell'epoca, i libri preferiti dal Che erano le avventure di Emilio Salgari e di Jules Verne.

A dieci anni scriveva a sua zia Beatriz Guevara: "Quando passi per via Santa Fe, scopri se hanno I misteri dell'India di Emilio Salgari".

Cile

Luis Sepulveda ha raccontato che suo nonno, un anarchico spagnolo emigrato in Cile, aveva organizzato il primo circolo di lettura delle opere di Salgari nella sua nuova patria. Nella casa di Allende, la scrittrice Isabel Allende, raccontò come i libri di Salgari erano stati tramandati come reliquie da padre in figlio, compreso Salvador Allende, il presidente del Cile dal 1970 al 1973, deposto e, probabilmente, ucciso in seguito al Colpo di Stato del generale Pinochet.

Anche Manuel Rojas (Premio Nazionale per la Letteratura Cilena 1957) era un appassionato lettore di Salgari. Il primo libro che gli sfece scoccare la scintilla per lo scrittore veronese fu "scoperto" nella vetrina di una libreria mentre andava a scuola. Si chiamava "Devastazioni dei Pirati", ma non sapeva chi fosse l'autore. Costava venti centesimi e dovette raccogliere due centesimi al giorno per porterlo acquistare. Quando l'aprì in strada si rese conto che era la seconda parte di un romanzo intitolato Los náufragos del Liguria di Emilio Salgari (I Robinson italiani, 1896): "Ho letto il libro e ho cominciato a raccogliere soldi per comprare il primo volume. E con questo sono andato sull'albero, dove continuo."

Fu una mera coincidenza che Rojas fosse stato attirato da una copertina con l'immagine di un selvaggio mezzo nudo catturato da uomini bianchi? Non credo. Fino a quel momento, la vita non era stata facile per lui, anzi piuttosto avventurosa, salgariana; una esistenza fatta di povertà, straccioni, uomini solitari e persino pazzi, operai che dal mattino presto alla sera faticavano per mettere in bocca un pasto. L'avventura, lo sradicamento, lo hanno accompagnato fino alla fine della sua vita, quando si è innamorato di un donna quarant'anni più giovane di lui, ha perso molti amici e ha dovuto iniziare una nuova vita all'età di settant'anni.

Manuel Rojas, ha scritto: "Ogni appassionato di letteratura forma negli anni una vera e propria mitologia degli autori che, in un modo o nell'altro, incorpora nella propria formazione". Rojas elencò i suoi autori: "Tutto è iniziato con Salgari, seguito da Victor Hugo. Mi sono piaciuti Vargas Vila e Zamacóis. Più tardi gli scrittori che mi hanno colpito di più non sono cambiati. Dostoevskij, Tolstoj, Cechov, Faulkner, Melville, Lawrence, Hudson..."

Argentina

La nazione latinoamericana dove Emilio Salgari conobbe la sua maggiore popolarità (pari e forse superiore a quella che lo accompagnava in Italia) e dove lasciò una profonda impronta è l'Argentina. Questo è forse comprensibile visto che ancora oggi, il 70% degli argentini sono di origine italiana, ma fu più di questo. Nel paese sudamericano "Salgari" era anche un settimanale a fumetti (settimanale della casa editrice Abril) con immagini disegnate in Italia da importanti disegnatori quali Albertarelli, Molino, Papparella, Ferrari e altri. L'obiettivo della rivista era quello di tradurre in immagini i romanzi salgariani (una vera e propria funzione di mediazione tra letteratura e fumetto).

Una moltitudine di bambini argentini lesse avidamente quelle pagine che oggi sono prezioso materiale da collezione, ed è molto probabile che tra loro ci fossero futuri grandi nomi del fumetto argentino, come Héctor Germán Oesterheld, creatore di El Eternauta, Mort Cinder, Ticonderoga, Sherlock Time, nei cui brillanti copioni ci sono evidenti tracce di Salgari.

 

Lo scrittore argentino Rolo Diez dice di aver trovato nella saga salgariana dei corsari una lezione di ribellione contro la dittatura. Salgari ha ispirato anche altri scrittori latinoamericani, da Jorge Luis Borges a Carlos Fuentes. Quest'ultimo dice che non ci sarebbe letteratura latinoamericana senza Salgari. Pablo Neruda, poeta, ma anche importante voce politica, era un altro appassionato salgariano. Tony Guiteras, uno dei leader della prima rivoluzione cubana, fu ispirato dalle avventure di Salgari e partecipò poi alle proteste studentesche degli anni Trenta.

 

In realtà tutti gli scrittori rivoluzionari sudamericani sono convinti salgariani. García Márquez è uno, poi Osvaldo Soriano, Francisco Coloane e Daniel Chavarría... cosa faceva Sandokan, in fondo, se non lottare per la libertà, per la giustizia, per i deboli contro i forti?

Immagine e parola

Nei romanzi di Emilio Salgari, l'immagine gioca un ruolo decisivo. Il primo illustratore di Salgari fu lo stesso Salgari, che realizzò alcuni schizzi dei momenti salienti delle sue trame. I primi romanzi dell'autore ad essere illustrati sono stati La scimitarra di Budda e La favorita del Mahdi, nello stile tipico dell'epoca, l'Art Nouveau. A livello di immagini l'autore può essere considerato un vero anticipatore. Nei suoi testi il visivo è fortemente presente, quasi in modo cinematografico, lasciando spazio alla potenza della riproducibilità dell'immagine, che permette di creare le premesse per un diverso rapporto con i lettori. Il suo tipo di scrittura, molto moderno per l'epoca in cui è inserito, evoca sempre il visivo. Con Salgari, infatti, nasce un modello di romanzo che ha come elemento principale l'illustrazione: l'immagine comincia ad essere considerata come un contributo fondamentale al testo. Si potrebbe dire che il romanzo di Salgari rappresenta un terreno fertile che permette il rapido passaggio ad altre forme espressive, come la graphic novel moderna.

Adattamento a fumetti per il "Corriere dei piccoli" delle Tigri di Mompracem

Il romanzo salgariano rappresenta si può dire, una forma primitiva di graphic novel. Non a caso Hugo Pratt, che conosceva bene il lavoro dello scrittore, dal 1969 con Mino Milani iniziò a realizzare un adattamento a fumetti per il "Corriere dei piccoli" de Le tigri di Mompracem, e pubblicò i suoi primi fumetti argentini sulla rivista "Salgari".

Le radici letterarie dei fumetti di Pratt, la sua grande passione per la letteratura, il periodo in cui lavorò in Argentina e gli adattamenti di opere note, ad esempio nel romanzo Le meraviglie del 2000, sono chiari esempi del legame indissolubile tra romanzi e fumetti; un ponte letterario, artistico, sociale e culturale, costruito con Emilio Salgari, tra Italia e Argentina, che resiste ancora oggi.

 

 

Cronologia delle opere e dei vari cicli dei romanzi

Ciclo dei pirati della Malesia

Ciclo dei Corsari delle Antille

Ciclo dei corsari delle Bermude

Ciclo Far West

Ciclo dei due marinai

Ciclo del fiore delle Perle /Ciclo del mar giallo

Ciclo "I Figli dell’aria"

Ciclo Capitan Tempesta

Avventure in India

Avventure africane

Avventure in Russia

Fantascienza

Romanzi storici

Avventure in Persia

Romanzi d'Oriente

Romanzi in Oceania

Romanzi di mare

Romanzi del Far West

Romanzi tra i ghiacci

Nel paese dei ghiacci

Romanzi nelle Americhe

Romanzi in Italia

Racconti

I racconti della “Bibliotechina Aurea Illustrata?

Autobiografico

 

Di seguito alcuni dei titoli più noti della sterminata produzione salgariana:

 

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La figlia del corsaro nero

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Alla conquista della Luna

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Alla conquista di un impero

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Attraverso l'Atlantico in pallone

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Boheme Italiana

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Capital Tempesta

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Il corsaro Nero

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Le due tigri

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Gli ultimi filibustieri

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I misteri della Jungla Nera

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I pirati della Malesia

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I predoni del Sahara

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La caduta di un Impero

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La città del re lebbroso

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La crociera del Tonante

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La favorita del Mahdi

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La regina dei Caraibi

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La riconquista di Mompracem

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La rivincità di Yanez

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Le figlie del Faraone

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Le tigri di Mompracem

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Le novelle marinaresche di Mastro Catrame

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Le stragi delle Filippine

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Le straordinaria avventure di Testa di Pietra

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Le meraviglie del 2000

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I minatori dell'Alaska

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I robinson italiani

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Una sfida al Polo

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I figli dell'Aria

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Il Bramino dell'Assam

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Il figlio del corsaro rosso

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Il re del mare

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Il tesoro della montagna azzurra

       

 

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