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VISITARE FABBRIANO -
INFORMAZIONI E GUIDA.
Conosciuta come "Città della Carta", Fabriano ha una storia antichissima che
si rispecchia nel suggestivo centro storico raccolto attorno a romantici
scorci sul fiume Giano. Una meta tutta da scoprire tra artigianato, arte e
sapori.
Fabriano è una delle pochissime città al
mondo dove la carta la si fabbrica a mano, una testimonianza della volontà
di non recidere i legami con una tradizione pluricentenaria. Seduto con l'aria assorta e
fogli di carta in mano. Se si pensa a Gentile da Fabriano, uno dei
massimi esponenti del Gotico Internazionale, lo si immagina così: intento a
disegnare, con la minuzia di un botanico, alberi, fiori, arbusti, destinati
ai suoi dipinti. Sempre prima uno schizzo, un appunto, un pensiero annotato.
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Del
resto il pittore era cresciuto a contatto con le cartiere: Fabriano, sua
città natale, nel XIV secolo, ebbe il monopolio europeo della produzione e
della commercializzazione di carta (nel 1436 il Comune vieta di insegnare i
segreti dell'Arte a chi non risiede nel territorio fabrianese, pena
un'ammenda di 50 ducati o, nei casi più gravi, l'esilio con annessa confisca
dei beni) e suo padre, Niccolò di Giovanni di Massio, era un
guarnellaro, ovvero si occupava di reperire e lavorare i tessuti che
venivano utilizzati come materia prima per ricavare le fibre necessarie alla
produzione.
Ancora oggi Fabriano è una delle pochissime città al mondo dove si fabbrica
carta a mano, una testimonianza della volontà di non recidere i legami con
una tradizione pluricentenaria. Anche se le tecniche sono all'avanguardia,
la fase centrale della lavorazione è rimasta quella di 700 anni fa.
Ai Mastri Cartai di una volta va il merito di aver introdotto tre
innovazioni fondamentali. La prima fu la "collatura" ovvero l'immersione dei
fogli in un bagno di gelatina che permetteva di trattenere l'inchiostro così
da conservare nel tempo i documenti scritti (prima di questa scoperta i
fogli subivano un facile deterioramento, tanto che vi era un divieto di
impiegare la carta per gli atti pubblici, preferendo la pergamena).
La seconda fu l'invenzione della pila a magli multipli (azionata da ruote
mosse ad acqua) per battere gli stracci. Infine l'uso della filigrana: i
segni prodotti nell'atto della formazione del foglio e ben visibili
controluce che potevano essere le iniziali dei clienti o simboli come croci,
animali.
Serviva a identificare con un codice grafico (marchio) il produttore o il
commerciante del foglio o la partita di carta, una specie di codice a barre.
"Lo stesso Gentile da Fabriano -dice lo storico dellarte Fabio Marcelli -
sin dall'adolescenza aveva avuto modo di conoscere ed apprezzare i fogli
filigranati fabbricati dai cartai.
Già nella sua prima opera, la Madonna col Bambino tra i Santi Nicola da
Bari e Caterina d'Alessandria oggi nei Musei Statali di Berlino,
è visibile la figura di un uomo che ha ai suoi piedi un emblema
caratterizzato da un cerchio sormontato da una croce, con all'interno una
lettera A. Appunto il simbolo". La filigrana, dunque, nata come marchio di
fabbrica diventa poi opera d'arte. Nel Museo della Carta e della
Filigrana, se ne conservano preziosi esemplari dell'800, come la carta
di papi e sovrani, tra cui quella dell'Imperatore D'Austria Ferdinando I.
Nei secoli l'arte della filigrana si è perfezionata ed evoluta: da semplici
segni si è passati alle filigrane artistiche raffiguranti riproduzioni di
opere d'arte e stemmi di casati nobili. La preparazione è molto lunga e
richiede un meticoloso lavoro ma alla fine il risultato è eccezionale.
Sembra un vero e proprio gioco di prestigio, perché il foglio appare bianco
e solo davanti ad una luce svela il suo disegno. Sempre al Museo si può
assistere alla lavorazione dal vivo di filigrane con la tecnica
dell'incisione su lastra di cera d'api: la giovane Annarita Librari
ha ereditato questa passione dal padre e ne mantiene tutti i segreti.
L'opera più raffigurata di questa preziosa collezione di famiglia è l'Adorazione
dei Magi di Gentile, ma anche la Gioconda di Leonardo, la
Fornarina di Raffaello. Non solo. C'è James Dean nel film
Il Gigante o il ritratto di
Beethoven (tutti si possono
acquistare al bookshop del museo della Carta). Altre filigrane dei più
svariati soggetti sono prodotte dalle Cartiere Miliani (protagonista
della storia economica della città fin dal 1782) facenti parte del gruppo
Fedrigoni di Verona.
La loro produzione è vastissima (in vendita nei migliori negozi della
cittadina tra cui l'antica Cartoleria Lotti, corso Repubblica 58 &
0732-22931): carte pregiate da lettere fino alle carte speciali da disegno
(chi non ricorda di avere avuto a scuola un album Fabriano?).
Anche la carta degli euro italiani, quella dei titoli, degli assegni,dei
passaporti e documenti d'identità, è prodotta da Miliani. Ovviamente non
poteva mancare "la carta Gentile", con superficie naturale al 100%, idonea a
lavori di pregio e su questa carta nasce il calendario 2006, a tiratura
limitata: una tela del Maestro per ogni mese.
Da queste piccole cose si capisce che Fabriano è indissolubilmente legata a
Gentile: a lui sono dedicati anche il teatro e un hotel, mentre la
giovanissima Daniela Giorgi della Bottega Vetridea (via
Miliani 25 & 0372-5469) riporta, con una lavorazione a mano, i dipinti di
Gentile su vetri, specchi, lampade.
Lo stesso pittore, che seguì un percorso artistico lontano dalla città
natale, mantenne un profondo legame con le sue origini. Lo testimoniano i
tre capolavori realizzati per Fabriano: la Pala d'altare conservata a
Berlino, il Polittico di Valleromita (a Brera) e lo stendardo processionale
oggi diviso tra il Getty Museum (a Malibu, California) e la Fondazione
Magnani Rocca (Traversetolo, Parma). Curiosamente però né Fabriano, né le
Marche conservano un'opera dell'artista.
Ma il 2006 sarà l'anno in cui si potranno ammirare tutte insieme ben 32
opere, delle 40 da catalogo, nella mostra Gentile da Fabriano e l'altro
Rinascimento che
s'inaugurerà in aprile. È stata voluta fortemente e finanziata da Francesco
Merloni (presidente della Merloni TermoSanitari, tra le prime tre imprese
della Regione) in occasione dei suoi 80 anni.
"Di solito - ha detto l'imprenditore - ai compleanni si ricevono i regali,
io invece, ho voluto fare un dono a tutti, perché tutti, non solo i
fabrianesi, possano vivere le emozioni che un quadro del Gentile trasmette".
Quelli che decideranno di visitare la città prima della primavera dovranno
accontentarsi di "falsi d'autore".
Nella Sala consiliare del Comune (il Palazzo comunale fu costruito nel '300
come corte della famiglia Chiavelli, signori di Fabriano) è visibile una
copia dell'Adorazione dei Magi (l'originale è agli Uffizi e sarà una delle
poche opere a non essere trasportate in mostra), realizzata dall'artista
senese Umberto Giunti (1886-1970), uno fra i più noti "riproduttori" di arte
antica.
Fu chiamato, nel 1923, da un nobile cittadino di Fabriano, il marchese
Ernesto Moscatelli, per riprodurre tutte le figure che, pur essendo solo
un'imitazione, sembrano emergere con i damaschi e i broccati delle loro
vesti dalla situazione fiabesca in cui sono immersi.
Dai falsi alle immagini. All'interno del palazzo del Podestà (oggi Pretura)
una collezione di una trentina fotografie dà un'anteprima della vasta
produzione del pittore. Il Palazzo si caratterizza anche per la particolare
tipologia a ponte: un ponte reale, in ricordo della colmata dell'antico
fiume cittadino, il Rivo, che scorreva sotto il palazzo.
Il filo conduttore dell'arte porta poi al Deposito Attrezzato (presso le
antiche Cartiere Miliani, via Fontanelle, & 0372-7021) che accoglie le opere
d'arte di vari artisti locali, rimosse dalla Pinacoteca danneggiata dal
sisma del 1997, molte delle quali saranno esposte in mostra. Un altro
omaggio a Gentile è il Teatro omonimo, dalla facciata neoclassica.
Singolare è il sipario (del bolognese Luigi Serra) che raffigura il pittore
seduto al centro, mentre sullo sfondo s'intravedono gli edifici delle varie
città italiane dove l'artista ha operato. Per completare il tour non rimane
che la Cattedrale con un altro capolavoro: la cappella di San Lorenzo, di
Allegretto Nuzi, della scuola fabrianese del XIV secolo.
Isa Grassano
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