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> Il potere delle recensioni
Le
recensioni false abbondano online, rischiando di condizionare
indebitamente le scelte dei consumatori. Impariamo a smascherare
quelle non genuine per non farci ingannare.
L’importanza e l’utilità di sistemi come Tripadvisor
Il
tema delle false recensioni online che promuovono o screditano
prodotti, servizi, reputazioni è al centro del dibattito da
tempo, sia in rete che offline. Uno dei settori in cui l’utente
si basa in modo particolare sulle recensioni è quello del
turismo e della ristorazione: destinazioni e pacchetti
vacanze, hotel, ristoranti e pubblici esercizi di vario genere.
Il sito web che più di ogni altro si è affermato negli anni in
questo ambito è Tripadvisor (oltre 30 milioni di utenti in tutto
il mondo), che ormai ha una copertura a livello globale ed offre
utili servizi in mobilità, come la possibilità di
effettuare da smartphone richieste come questa: “trova
tutti i ristoranti di pesce entro 1km ma dove mi trovo adesso,
con fascia di prezzo medio-bassa, e ordinali in base alle
stellette attribuite dai giudizi dei visitatori�?.
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L’utilità di questo
strumento è quindi evidente sia nel momento in cui devo
pianificare una vacanza o un viaggi, ed ho bisogno di
un’informazione attendibile, che vada al di là dei siti privati
di hotel o agenzie di viaggi, sia quando sono già in viaggio e
nella mia ricerca ho bisogno di essere confortato
dall’attendibilità del giudizio di chi è già passato prima di
me.
I
vari tipi di utilizzi distorti del sistema
Come
ogni sistema (in particolar modo online, ma non solo), le
intenzioni teoriche sono buone e le potenzialità infinite, ma si
deve fare i conti con la realtà dei fatti e con gli utilizzi
distorti di un mezzo così potente, che hanno fatto infuriare
gestori di mezzo mondo e indotto federazioni di esercizi di
vario tipo ad aprire contenziosi legali.
Grazie al fatto che i giudizi sono anonimi (per registrarsi
basta di fatto un nome, anche fittizio, e un indirizzo e-mail)
per tutelare la privacy degli utenti, sono conclamati casi di
agenzie e aziende di ogni tipo che offrono prodotti e servizi
(ciabatte griffate da vendere agli hotel, forniture alimentari
varie e così via) unitamente a pacchetti di recensioni positive
fittizie, anche in lingue diverse, create ad arte per aumentare
la reputazione del locale. Questo fenomeno si chiama
crowdturfing, e consiste nel far creare manualmente grandi
quantità di false recensioni a personale reclutato a basso costo
per accreditare o screditare un prodotto, ma anche una
reputazione (con falsi commenti negativi su blog, ad esempio).
Esiste anche il caso di viaggiatori particolarmente furbi che
riescono a procurarsi pernottamenti e cene gratuite o scontate
in cambio di recensioni positive; inoltre, i locali concorrenti
spesso inseriscono giudizi negativi screditare un diretto
rivale.
Sono
stati inoltre avanzati dubbi sulla trasparenza del sistema
stesso nel momento in cui si propone a locali ed esercizi di
essere inseriti in una lista che garantisce la pubblicazione
online di contatti diretti e indirizzo del sito per 1500 euro
all’anno. Non ci sono obblighi, ma pare che in caso contrario
possano succedere cose poco chiare: recensioni recenti che non
compaiono, dati e foto non aggiornate anche in caso cambiamenti
o spostamenti dell’attività negli anni. Al contrario, se si
accetta ci si può far agevolare facendo in modo ad esempio che i
commenti non compaiano in ordine cronologico e che quelli
negativi siano spostati verso il fondo della pagina.
Sistemi di controllo e possibili soluzioni
Il
sito garantisce di operare continuamente per individuare e
cancellare le false recensioni grazie ad un pool di
operatori impiegati solo con questo scopo, ma la quantità di
materiale è talmente sterminata che risulta quasi impossibile
filtrare tutto manualmente. L’attendibilità dei giudizi in
realtà sta a cuore non solo agli esercizi ma anche a Tripadvisor,
dato che in caso contrario il sistema collasserebbe e verrebbe
abbandonato per mancanza di fiducia.
D’altro canto, ci tiene a garantire l’anonimato dei propri
utenti per garantirne la privacy e la libertà di espressione,
oltre che per mantenere alto il numero di giudizi.
Sarebbe tuttavia possibile un sistema di controllo ulteriore
rispetto a quello manuale, vista la mole dei dati. I siti di
vendita online di camere in hotel, per esempio, permettono le
recensioni solo agli utenti che effettivamente hanno acquistato
un soggiorno in hotel, ma possono farlo perché vendono
direttamente all’utente, cosa che Tripadvisor non fa. Se proprio
non si vuole pubblicare nome e cognome, si può pensare ad altre
vie come quella proposta dalla Fipe (Federazione Italiana
Pubblici Esercizi), di obbligare ad inserire i dati della
ricevuta fiscale insieme al giudizio, oppure fornire ai clienti
una password per ogni acquisto, ma sicuramente si tratta di
rimedi che andrebbero a influire sul numero di giudizi
pubblicati dagli utenti.
Una
via probabilmente più indolore sarebbe quella di creare un
algoritmo informatico che consenta di segnalare a degli
operatori umani determinate recensioni “sospette�? sulla base di
vari elementi, come la presenza di molti superlativi, l’utilizzo
esagerato della prima persona o di termini e aggettivi poco
specifici, tecniche tipiche usate dai crowdturfers.
Purtroppo il web 2.0 rende sì il web più partecipato e
interattivo grazie al contributo degli utenti, ma si presta
molto ad utilizzi devianti come questo. Una delle sue
potenzialità è però quella del “fare comunità�?: potrebbe essere
utile inserire un sistema per valutare non solo locali e hotel
ma anche gli utenti e i commenti, valutandone veridicità e
utilità, oltre a pesare il giudizio di utenti iscritti da più
tempo e con più recensioni all’attivo.
Portali come Tripblend di fatto mettono insieme vari social
network come Facebook, Twitter e Tripadvisor, creando una
comunità di utenti che quindi acquisiscono credibilità anche in
virtù della loro reputazione: se hanno inserito foto delle loro
vacanze o altri contenuti, se hanno amici “reali�? con cui si
rapportano online e che in sostanza fungano da garanti del fatto
che si tratta di un utente reale attivo. Quello che è certo è
che ognuno di questi sistemi singolarmente è aggirabile: anche
su eBay le percentuali di feedback positivi possono essere
gonfiate da vendite fittizie di oggetti a prezzi irrisori.
L’utilizzo di più sistemi come quelli sopra descritti potrebbe
comunque aiutare. Da parte degli esercenti sarebbe inoltre utile
un’attenzione particolare nei confronti della difesa della
propria reputazione, difendendosi sul sito stesso con una
risposta diretta e veloce da eventuali critiche negative
infondate.
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