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Santa Claus da Bari - La vera storia di
Babbo Natale. La leggenda di Babbo Natale ha origini antiche e complesse, tra
tradizioni nordiche, cultura cristiana e fantasia popolare. La figura
attuale deriva da San Nicola di Bari e da elementi pagani. Vediamo un po' insieme.
Introduzione
I bambini di tutto il
mondo conoscono bene la figura di Babbo Natale: un
anziano bonario dal Polo Nord, con la barba bianca, un po'
soprappeso, che nella notte tra il 24 e il 25 dicembre porta i
regali viaggiando su una slitta trainata da renne. Ma per
scoprire la vera storia di Babbo Natale, dobbiamo dirigerci
verso una delle più belle e soleggiate città del nostro sud,
Bari. Qui, lontano
dalle tradizionali immagini di neve e freddo, sotto cieli
azzurri e accanto a un mare di intenso blu, e al posto delle
renne, beh magari dei dolci asinelli... scopriamo un'altra
faccia di questa storia.
San Nicola: le
origini di una leggenda
La
vera storia di Babbo Natale affonda le sue radici nel corso del III
secolo a Patara, nell'odierna costa meridionale della Turchia. Qui,
in una famiglia di devoti cristiani composta da Epifanio, Giovanna
e il loro figlio Nicola, inizia il nostro racconto. I genitori,
instillando nel piccolo Nicola i valori della loro fede, posero le basi per
quello che sarebbe diventato uno dei santi più venerati della cristianità:
San Nicola di Bari, noto anche come San Nicola di Myra.
Orfano
dei giovani genitori a causa di un'epidemia di peste, Nicola fu cresciuto
dallo zio, un vescovo anch'egli di nome Nicola. Ereditato un significativo
patrimonio, il giovane, seguendo gli insegnamenti cristiani, distribuì
generosamente i suoi averi ai bisognosi. Amante della vita religiosa, il
giovane Nicola si ritirò ben
presto in un monastero
nelle vicinanze di Myra, un'antica città ellenica in Asia minore
(oggi situata nei pressi di Demre, detta anche Kale), e nota per le antiche
rovine della necropoli di Myra (famosa perché scolpita nella roccia).
Divenne presto sacerdote e poi vescovo, nonostante le persecuzioni subite
sotto l'imperatore Diocleziano. Liberato successivamente
dall'imperatore Costantino, Nicola partecipò al Concilio di Nicea
nel 325.
Ricordiamo che il Concilio di Nicea a cui partecipò il vescovo
Nicola è considerato un momento cruciale per la definizione
della dottrina cristiana. Ha anche segnato un punto di svolta
nel rapporto tra la Chiesa e lo stato romano, con l'imperatore
Costantino che giocò un ruolo attivo nelle discussioni e nelle
decisioni. Questa partecipazione imperiale in questioni
ecclesiastiche ha posto le basi per la futura interazione tra
potere politico e religioso nell'Impero Romano e oltre.
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Natale in Europa
Da Myra a Bari: la
traslazione delle reliquie
Qualche tempo prima (anni 312-315)
del Concilio di Nicea, si ha
notizia della presenza del vescovo Nicola nei monti che sovrastano Betlemme, ospite in un
monastero costruito nelle grotte della località chiamata Beit Jala
(Cisgiordania, a circa 10 km a Betlemme) e in pellegrinaggio al Santo
Sepolcro, il Golgota e molti altri siti sacri e inerenti alla
vita di Gesù Cristo in Terra Santa. In quello stesso
posto venne costruita la Chiesa di San Nicola, greco-ortodossa.
Nicola morì
il 6 dicembre 343, a Myra, e fu sepolto nella chiesa che porta oggi il suo
nome e di cui rimangono solo delle rovine (vedi foto sulla necropoli). Il
luogo di sepoltura di Nicola divenne celebre per il "miracolo della manna". Nei secoli
furono raccontate numerose storie sulla sua vita, a cui seguirono
altrettante leggende: tra cui quella che racconta appunto del leggendario
unguento di San Nicola e di come dalla sua stessa tomba, subito dopo
essere stato sepolto, fuoriuscisse una particolare sostanza liquida,
probabilmente mirra e comunque molto simile a quella chiamata
Manna in ebraico, o al-Mann wa al-Salwa in arabo, o conosciuta
dai russi come myro e dai greci myron, e con evidenti poteri
miracolosi di guarigione. Il fenomeno accrebbe notevolmente la sua devozione.
Oggi tale sostanza è infatti conosciuta come 'manna di San Nicola'.
Secondo studi degli anni venti del secolo scorso si tratterebbe di un’acqua
di estrema purezza. In generale la cosiddetta "santa manna" è un liquido,
chimicamente assimilabile all'acqua pura, che può trasudare da reliquie di
santi o da immagini sacre, apparentemente senza spiegazione. Le spiegazioni
scientifiche proposte al fenomeno sono legate all'umidità o alla capillarità
di pietre o marmi.
Il
vescovo Nicola è una di quelle figure storiche la cui canonizzazione non
seguì il processo formale moderno di santificazione, come lo conosciamo oggi
nella Chiesa Cattolica. La sua santità venne riconosciuta per acclamazione
popolare, una pratica comune nei primi secoli della Chiesa Cristiana. Le
figure religiose dei primi secoli del Cristianesimo spesso venivano
dichiarate sante in base alla reputazione di santità che acquisivano durante
la loro vita e, in particolare, per i martiri, a seguito della loro morte.
Nel caso di San Nicola, il suo culto e la sua venerazione come santo
iniziarono subito dopo la sua morte. La sua fama si diffuse rapidamente per
via delle molte storie e leggende che circondavano la sua vita, in
particolare quelle che raccontavano dei suoi atti di gentilezza, generosità
e miracoli. Quindi, San Nicola non fu "fatto santo" attraverso un processo
di canonizzazione formale, ma piuttosto riconosciuto come tale dalla
comunità cristiana e dalla tradizione ecclesiastica nel corso dei secoli
successivi alla sua morte.
Il
furto delle reliquie del santo
La storia del trasferimento delle reliquie di San Nicola da Myra a Bari è
affascinante e ricca di elementi storici e leggendari. Secondo la
tradizione, l'evento si svolse nell'XI secolo, un periodo in cui le reliquie
dei santi erano oggetti di grande venerazione e spesso al centro di dispute
e competizioni tra città diverse. Possedere una reliquia importante poteva
cambiare il destino anche economico di una città, facendola diventare un
centro di pellegrinaggio.
Il vescovo
'benefattore' Nicola venne sempre più apprezzato e il giorno della sua morte, il 6
dicembre, divenne ben presto occasione per festeggiare la sua opera verso i
più bisognosi. La Tomba di San Nicola a Myra divenne luogo
di pellegrinaggio da tutto il mondo cristiano, anche se, a causa delle
numerose guerre nella regione, andava crescendo la preoccupazione di non
poche difficoltà al suo accesso. Per questo motivo e per altrettante
intenzioni di tipo commerciale, alcune città italiane come Bari appunto,
(ma anche
Venezia) si mostrarono interessate ad ottenere le reliquie
del Santo, non senza poche rivalità.
Nel 1071 la
città di Bari, già importante porto commerciale e capitale dell'Italia
bizantina, fu conquistata dai Normanni, perdendo il suo ruolo
economico e geopolitico nel Mediterraneo. Alcuni
marinai baresi, comuni cittadini, decisero di recarsi proprio in Asia Minore per
recuperare le reliquie di San Nicola, sperando che queste
(appartenenti al santo bizantino più venerato) potessero contribuire a
ripristinare l'autorità e la prosperità della città. Esistono numerose
versioni sul come e per conto di chi, le reliquie del santo siano arrivate a
Bari: alcune di queste sostengono siano state prelevate con la forza da
alcuni ladri, pare dei pirati, contro il volere dei monaci custodi del
monastero; altre, che siano state prelevate in risposta ad una 'visione'
secondo la quale lo stesso santo comandò lo spostamento delle proprie
spoglia a Bari, al fine di preservarle dalla imminente conquista musulmana.
Le
reliquie furono trasportate via mare fino alla città pugliese, dove
arrivarono l'8 maggio del 1087 dopo circa 750 anni dalla morte di
Nicola. All'arrivo dei resti mortali del santo fu organizzata una grande
processione per celebrare l'evento. I baresi accolsero le reliquie con
grande entusiasmo, e fu immediatamente avviata la costruzione di una nuova
chiesa, la Basilica di San Nicola, per ospitarle adeguatamente.
Questo evento ebbe un impatto significativo non solo sulla città di Bari, ma
anche sull'intera cristianità occidentale. La Basilica di San Nicola divenne
uno dei più importanti luoghi di pellegrinaggio nel mondo cristiano
medievale e contribuì a diffondere il culto di San Nicola nell'Europa
occidentale.
Il 6
dicembre, giorno della morte del santo, ed il 9 maggio, giorno dell'anniversario
dell'arrivo delle reliquie a Bari, dalla tomba di Nicola nella Basilica di
Bari viene estratto il
misterioso unguento, la manna di San Nicola. Non è chiaro tuttavia se essa
provenga dal corpo all'interno della tomba o dal marmo stesso che custodisce
la reliquia (in effetti, essendo Bari una città portuale e trovandosi la
tomba collocata sotto il livello del mare, il misterioso fenomeno potrebbe
essere ricondotto ad una semplice spiegazione naturale). In verità, la
sostanza venne analizzata nel 1925 dal Laboratorio di chimica
dell’Università di Bari, che dedusse essere acqua di particolare purezza.
Da San
Nicola, a Santa Klaus
San Nicola
oggi è riconosciuto come uno dei santi più amati, tanto che l'autorevole 'The
Oxford Dictionary of Saints' lo definisce tra quelli universalmente più
venerati e questo nonostante i miracoli a lui attribuiti non siano
numerosi. Di per se, il miracolo più noto è forse quello della sua
apparizione in sogno all’imperatore Costantino e alla sua richiesta fatta di
liberare gli innocenti.
Da qui il riferimento probabilmente più
interessante presenta San Nicola come protettore dei bambini: si
racconta che subito dopo la sua morte, durante i festeggiamenti in suo
onore, gli abitanti di Myra furono attaccati da una banda di pirati
provenienti da Creta, i quali saccheggiando la chiesa a lui dedicata,
portarono con se anche un giovane ragazzo chiamato Basilio. Il ragazzo
divenne lo schiavo personale dell'emiro, ma riuscì a fuggire con
l'intercessione del santo e a ritornare a casa esattamente un anno dopo
essere stato rapito, e riuscendo a portare con se il calice d'oro
dell'emiro.
In effetti, San Nicola è
ampiamente celebrato in Europa. In particolare nei paesi del nord: in
Germania, la tradizione vuole che durante le feste natalizie i ragazzi
si vestano da San Nicola per chiedere un'offerta per i poveri (in tedesco il
santo è conosciuto come Nikolaus).
Di particolare interesse è la storia della venerazione in Olanda e
nelle
Fiandre, dove il santo viene festeggiato il 5 dicembre, vigilia
della sua morte, con la condivisione di caramelle e cioccolati, piccoli regali e
biglietti di auguri con piccoli indovinelli. I bambini olandesi per
tradizione usano lasciare delle carote e del fieno nelle scarpe, in dono al
cavallo del santo, con la speranza che San Nicola li possa ricambiare con
qualche dono.
Nel San
Nicola della tradizione olandese troviamo verosimilmente il legame con il
Babbo Natale (Santa Claus) della tradizione più commerciale e moderna.
Qui, la festa di San Nicola (Sinterklaas Avond) viene celebrata il 5
dicembre e dura fino a Natale. Secondo la tradizione, il santo arriva
vestito da vescovo, ma molti riconosceranno in effetti una certa somiglianza
con il Babbo Natale più conosciuto: un abito rosso, un mitra, guanti bianchi
e una fitta barba bianca. A fianco a lui c'è Zwarte Piet (Pietro il
moro), il servitore, e un cavallo che trasporta una grossa bisaccia piena di
regali.
Come la
devozione del santo d'oriente, nato a Myra e poi conosciuto in tutto il
mondo come San Nicola da Bari, sia arrivata nelle regioni
olandesi è di per se interessante: la tradizione religiosa pare essere
iniziata durante i pellegrinaggi medievali proprio a Bari; spesso si
trattava di pellegrinaggi penitenziali, cioè condannati, che dovevano
espiare le proprie colpe, arrivano per l'appunto fino al capoluogo pugliese (questo
accadeva per esempio in molti territori dell'odierno Belgio, da
località come
Tournai e
Gand). Oltretutto, secondo alcune fonti, in epoca medievale le
suore usavano passare di casa in casa la notte alla vigilia del 6
dicembre per depositare ceste di cibo e vestiti alle porte dei bisognosi e
questo veniva fatto in forma anonima. Secondo un'altra fonte, si racconta
che il 6 dicembre in Olanda, i marinai (a quei tempi la quasi
totalità della popolazione maschile) usavano far rientro a casa per la
celebrazione del loro santo patrono, sulla via del ritorno si fermavano in
uno dei tanti mercati di porto per comprare regali ai loro bambini. Intorno
al XVI secolo, furono fatti numerosi i tentativi delle autorità protestanti
olandesi di sopprimere la festa di San Nicola. Riuscirono ad eliminarla
dal punto di vista religioso con una particolare ordinanza, la quale
recitava che "
per eliminare dalle menti dei giovani le superstizioni e le
favole papiste, alla vigilia di San Nicola nessuno, chiunque egli sia, può
andare in città, con qualsivoglia tipo di dolci, cibi o altra mercanzia".
Non riuscirono tuttavia a sradicare la tradizione popolare
dall'animo della gente.
La Riforma protestante, a partire dal Cinquecento, abolì il
culto dei santi in gran parte dell’Europa del Nord. Chi doveva
quindi portare i dono ai bambini?. In molti casi, questo compito
fu dato a Gesù Bambino, e la data spostata dal 6 dicembre
a Natale. Ma come è ovvio il "bambinello" non sembrava in grado
di portare troppi regali, e soprattutto, per la sua natura, non
poteva minacciare i bambini cattivi di non portare doni. Nel
mondo germanico presero vita alcune figure a metà tra il
folletto e il demone. Alcuni di questi, come i Krampus,
servivano da aiutanti dello stesso san Nicola; in altre il
ricordo del santo sopravviveva nel nome, come Ru-klaus (Nicola
il Rozzo), Aschenklas (Nicola di cenere) o Pelznickel (Nicola il
Peloso). Erano loro a garantire che i bambini facessero i buoni,
minacciando punizioni come frustate o, addirittura, rapimenti.
Difficile a credersi, ma anche da questi personaggi vene fuori
la figura dell’allegro vecchietto barbuto con la slitta trainata
da renne.
Nonostante
lo stesso Cristoforo Colombo, nel suo primo viaggio verso le Americhe,
chiamò un piccolo porto di Haiti con il nome di San Nicola il 6
dicembre 1492, e nonostante pure gli spagnoli in Florida, nominarono un
primo insediamento San Nicola (oggi Jacksonville), pare
infatti siano stati gli olandesi a portare con se la tradizione negli
Stati Uniti d'America.
Questi ultimi fondarono Nuova Amsterdam, quella che poi
sarebbe diventata l'odierna
New York.
Gli immigrati olandesi e tedeschi nel Nuovo Mondo portarono con
sé queste le leggende di San Nicola. Gli olandesi diffusero il
suo nome, "Sinterklaas" All'inizio della storia americana
tuttavia, nel puritano New England, San Nicola, era del tutto
snobbato, mentre altrove era diventato una specie di festa
pagana dedicata soprattutto al massiccio consumo di alcol.
Niente bambini e niente doni.
Dalla
tradizione olandese a Babbo Natale
Fu
solo nei primi decenni dell'Ottocento, che diversi poeti e
scrittori cominciarono a impegnarsi per trasformare il Natale in
una festa di famiglia, recuperando anche la leggenda di San
Nicola. A raccontare per la prima volta del famoso Santa Claus americano, fu lo
scrittore umoristico americano Washington Irving, nel suo
History of New York, del 1809, una storia dei primi
colonizzatori olandesi. Qui si racconta di come gli olandesi si
fossero affidati alla protezione di un 'personaggio' chiamato San Nicola,
riferito non tanto come il "santo vescovo" (il Sinterklaas), ma piuttosto
come un elfo che non solo aveva protetto gli olandesi nel loro difficile
viaggio in mare, ma che amava anche scendere dai camini per portare dei doni
ai bambini. Così Irving scrisse: "
Guardandosi intorno [i coloni] furono
talmente trasportati dalla bellezza del luogo, che non ebbero il minimo
dubbio che il beato San Nicola li avesse guidati lì, come al posto stesso
sul quale fondare la loro colonia". Washington Irving immaginò un San
Nicola che passava sui tetti con il suo carro volante portando
regali ai bambini buoni; poi fu la volta di un libretto anonimo
in versi, The Children’s Friend, con la prima vera
apparizione di San Nicola/Santa Claus, associato al Natale ma
privato di qualsiasi caratteristica religiosa, e vestito nelle
pellicce tipiche dei buffi portatori di doni germanici. Questo
Santa Claus porta doni ma infligge anche punizioni ai bambini
cattivi, e il suo carro è trainato da una sola renna.
Fu in questi periodi che l'immagine del Natale e di parte della
nostra esistenza cambio per sempre. In seguito le renne
diventarono otto e il carro iniziale, divenne una slitta grazie
alla poesia del 1822 di Clement Clark Moore dal titolo
A Visit From St. Nicholas, scritta per i suoi figli, ma
diventata famosissima in breve tempo. Per diverso tempo Santa
Claus venne rappresentato con varie fattezze e con vestiti di
varie forme e colori. Solo verso la fine dell'800, grazie
soprattutto alle illustrazioni di Thomas Nast, grande
disegnatore e vignettista politico, si impose la figura di Babbo
Natale che conosciamo oggi, in seguito di rosso vestito grazie
alla pubblicità della Coca-Cola.
Dall'America
Babbo Natale torna in Europa
Una volta formata la figura di San Nicola/Santa Claus questa
ritorna in Europa, adottando nomi come Père Noel,
Father Christmas o Babbo Natale e sostituendo un po’
ovunque i vecchi portatori di doni, tra cui Gesù bambino, ancora
molto in voga in diverse parti d'Italia. A diffonderla furono
anche i soldati americani sbarcati durante la Seconda mondiale,
e la voglia degli europei di adottare i costumi degli americani
vittoriosi in un contenente distrutto dal conflitto.
Qualcuno vede il Babbo Natale vestito di rosso come deriva
commerciale rispetto a una tradizione che puntava di più sui
valori e non sono pochi, ancora oggi, gli italiani ancora
affezionati a santa Lucia, alla Befana o al
vecchio, originale san Nicola.
Il culto
di San Nicola da Bari in Italia è altrettanto radicato e in particolare
nella stessa città di Bari, dove oltre al 6 dicembre, è festeggiato anche a
maggio (in particolare dal 7 al 9 maggio), nel giorno della ricorrenza della
traslazione delle sue spoglia dalla Turchia. Il giorno la statua del santo è
condotta in processione su una barca e quindi venerata nella piazza della
città per il culto pubblico. In questa occasione, Bari è raggiunta da
numerosi pellegrini provenienti da tutto il territorio nazionale, e non
solo. Attualmente, ricordiamolo, sono presenti due chiese dedicate a San
Nicola a Bari una cattolica ed una ortodossa. Le spoglia del santo sono
conservate nella
Basilica di San Nicola. Alcuni studi confermano che i marinai di
Bari portarono con se solo la metà dei frammenti appartenenti allo scheletro
del santo, lasciandone altri nella tomba (questi verranno poi raccolti da
altri marinai, tra cui i Veneziani, oggi custoditi nella chiesa di San
Nicola al Lido (San Nicoletto) a
Venezia; diverse altre chiese nel mondo sostengono oggi di possedere
piccole reliquie del santo.
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