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Articoli informagiovani
> Le autostrade italiane - Una volta eravamo
primi
Breve excursus sulla visionaria rete autostradale che rese
l'Italia all'avanguardia negli anni '20 grazie
all'intuizione futuristica di Piero Puricelli.
Siamo stati primi in tante cose in Italia, poi
situazioni avverse, l'incapacità, la non
lungimiranza, l'egoismo, la corruzione hanno fatto
si che tanti primati che avevamo andassero perduti
per sempre, a volte regalati al più lesto
opportunista italiano o straniero, a volte
semplicemente dimenticati per seguire orizzonti
limitati. Una delle cose in cui eravamo primi erano
le autostrade, che ci videro innovare,
rischiare e vincere quando a volte sembrava
impossibile, ricordandoci allora, come poche altre
volte, tutto ciò che di meraviglioso l'Italia aveva
dato all'umanità.
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Non
solo in Italia venne costruita
la prima vera autostrada al mondo, ma in soli otto
anni, fra il 1956 e il 1964 fummo capaci di
costruire i 755 km dell'Autostrada del Sole,
vero anello di congiunzione di un'Italia lunga e
lontana da nord a sud: 113 ponti e viadotti, 572
cavalcavia, 38 gallerie, 57 raccordi con una media
di 94 km di strada finita all’anno, su uno dei
tracciati più difficili del pianeta. Tutti nel mondo
si chiesero come avessimo fatto, così come ora si
chiedono perché non riusciamo
più
a cogliere le sfide
alla nostra portata.
Nel 1922 in Inghilterra
circolavano 600.000 automobili; in Francia 300.000; in
Italia 41.000. Il rapporto con la popolazione era dunque di
1 auto ogni mille abitanti, per noi; 8 auto su 1000 abitanti
in Francia; 15 auto ogni 1000 abitanti, in Inghilterra. In
America, dove, con una circolazione di circa 10 milioni di
automobili, se ne contavano 100 ogni 1000 abitanti. Questa
“forbice? non si attenuava se si prendeva in considerazione
la rete ferroviaria: dovunque si guardi, eravamo indietro.
L’Inghilterra vantava 1,2 km di ferrovia ogni 1000 abitanti;
la Francia 1 km; gli Stati Uniti (sempre esagerati) 4 km;
l’Italia, 500 metri. Sorprende quindi che l'Italia di lì a
poco, grazie all'ingegnere Piero Puricelli costruisse la
prima autostrada al mondo, l'autostrada dei laghi,
una strada solo per le auto, riservata al traffico veloce
(niente carri, carrozze, biciclette o pedoni) e con il
pagamento di un pedaggio per coprire le spese di costruzione
e di gestione. La
costruzione
richiese appena 15 mesi, tempo impensabile al giorno d'oggi.
Per dare un'idea
dell'impresa, è come se, a metà
degli anni '90, l'Italia avesse vantato, con pochissimi utenti
internet attivi, la prima rete in fibra ottica al
mondo. Lo sviluppo fu lento, anche se va detto, che,
nonostante questo, l'Italia per anni è stata all'avanguardia
nel settore dell'ingegneria autostradale. Fu un salto
epocale, che univa veramente il nord al sud del paese. Basti
pensare che ancora alla fine degli anni Cinquanta
occorrevano circa due giorni e mezzo per percorrere in auto
il tratto Milano-Napoli. Poi venne l'Autostrada del
Sole, che con i suoi 775 chilometri collegava il paese,
proiettato verso il "miracolo economico", in poche ore. Il
tutto costruito in pochi anni. Erano ancora lontani gli
scandali e i ritardi infiniti, metafora del paese, come
quelli di autostrade come la Salerno-Reggio Calabria.
Il 21 settembre 1924, fu la data ufficiale dell'avvio della rete
autostradale italiana, infatti quel giorno, il progetto di Pulicelli
divenne realtà, con l’inizio dei lavori, del tratto autostradale,
che avrebbe dovuto collegare
Milano
a
Varese. Il traffico di allora, non era certo quello di oggi, se calcoliamo
che all'epoca, in molte zone del meridione si viaggiava solo
ed esclusivamente con il mulo o il cavallo, senza neppur conoscere
la forma di un'auto.
La prima autostrada italiana aveva due corsie di marcia, una
per ogni verso, ma permetteva di collegare le due città lombarde
in maniera davvero rapida, proprio per questo motivo, in breve
tempo, incuriosì molti tecnici europei, soprattutto per il metodo
di pagamento.
Una cosa curiosa che mi ha fatto sorridere di questa
autostrada e che fino al fino al 1946, i casellanti avevano
l'obbligo di vestire la divisa aziendale e di salutare
militarmente al passaggio, in entrata e in uscita, di ogni
veicolo.
La
prima definizione normativa delle autostrade risale solo al
1933 con il Regio Decreto che definiva le autostrade come
strade riservate ai soli autoveicoli. L'autostrada dei Laghi
fu solo l'inizio; tra la fine degli anni Venti e i primi
anni Quaranta vennero aperti i tratti autostradali
Milano-Bergamo, Napoli-Pompei, Brescia-Bergamo,
Torino-Milano, Firenze-Mare, Padova-Venezia,
Genova-Serravalle-Scrivia, Genova-Savona.
Dal
1928 la costruzione di queste strade
veloci, iniziò anche verso l’Italia centrale, con la costruzione
dell’autostrada Roma-Lido, attualmente strada statale. In pochi
anni, decine di chilometri di percorso si trasformarono in strade
trafficate, che avevano
bisogno di controlli e di manutenzioni, a questo ci pensò l’AASS,
oggi conosciuta come ANAS.
L'anno successivo venne inaugurata la Napoli Pompei e nel 1931
l’autostrada che collegava Brescia a Bergamo; esattamente un
anno dopo, arrivò il momento di collegare altre due città italiane,
come Milano e Torino, alle quali seguirono le autostrade per Firenze-Mare e Padova-Venezia. Dal 1935 anche Genova inizia la sua avventura autostradale,
con la Genova-Serravalle-Scrivia prima e la Genova Savona successivamente.
È il 1948 quando, un decreto legge, stabilisce che l’A.N.A.S
gestirà tutte le autostrade, al momento presenti in Italia.
La legge Romita del 1955 stabilì che ogni regione italiana avrebbe
dovuto avere la propria rete autostradale, così, iniziano i lavori
autostradali al sud, con la Napoli-Canosa e la Caserta Salerno.
Ripercorriamo
ora insieme i
lavori della A1, la mitica Autostrada del Sole,
che furono inaugurati a San Donato il 19 maggio del 1956, alla
presenza del presidente della Repubblica Gronchi, del
cardinal Montini arcivescovo di Milano e del ministro
dei Lavori Pubblici Romita, che aveva fortemente
voluto e fatto approvare dal Parlamento una legge che dava
il via all´operazione. Ci vollero solo otto anni per portare
a termine quell'interminabile nastro d´asfalto, che verrà
inaugurato il 4 ottobre del 1964 e al quale il Moma di New
York dedicherà una grande mostra intitolata "Un´opera
d´arte italiana", come simbolico e concreto
riconoscimento della rinascita del Paese.
Tra i protagonisti di quest'opera
titanica c'era un signore di nome Fedele Cova, un
ingegnere generoso, animato da un vero e proprio furore di
realizzazione, che riuscirà, nel giro di pochi anni a
superare l'ostilità, l'ostruzionismo e le richieste di molti
politici (ma acconsentirà alla richiesta di Fanfani di
far passare da Arezzo l´autostrada) e l'assurdità di alcuni
funzionari e dirigenti del Ministero (come quello che
pretendeva che l'autostrada avesse, come tutte le strade
d'Italia, i marciapiedi).
Fedele Cova è stato il primo
amministratore delegato della Società
Autostrade,
volto severo e uomo tutto di un pezzo. Al 30 giugno 1959,
dopo neppure 7 mesi di parziale esercizio di alcuni tratti,
sull’Autosole erano già transitati 1.499.316 veicoli, che
avevano percorso complessivamente 62.859.796 di chilometri.
Nessun incidente grave, nessun morto (solo pochi incidenti
leggeri, con 10 feriti: sulla Milano-Brescia, nello stesso
periodo, 36 morti e 280 feriti). I costi umani per la
realizzazione dell'Autostrada del Sole furono comunque alti:
74 operai persero la vita e a questi è tuttora dedicata la
straordinaria chiesa di San Giovanni Battista di
Campi Bisenzio, nei pressi del casello di Firenze Nord,
costruita in pietra e rame su progetto di Giovanni
Michelucci. Fu iniziata nel 1960 e inaugurata nel 1964.
Fedele Cova inventò in pratica
anche il meccanismo della "concessione": in cambio di
una concessione di 30 anni (da parte dello Stato) a
gestirle, l'Iri si impegnava a costruire a proprie spese le
autostrade. In realtà, poi quella prima concessione di
trent'anni è stata rinnovata più volte.
Le
due maggiori città italiane, Milano e Roma, vengono collegate
nel 1964, dall’attuale A1, e il Grande Raccordo Anulare, che
prevedeva lo snodo di tutte le autostrade che arrivavano a Roma,
nel 1970 venne definito anche rete autostradale.
Con
la Legge Zaccagnini del 1961 vengono affidate alla
società Autostrade tutta la rete precedentemente
gestita dallo Stato. La società Autostrade doveva però
costruire l'autostrada Adriatica, la Napoli-Canosa e la
Caserta-Salerno. Con la stessa legge si prevede la
costruzione dei raccordi autostradali. A partire dagli anni
Sessanta la rete autostradale viene completata e tutte le
carreggiate vengono portate a doppia se non a tripla corsia.
Negli anni Sessanta vengono introdotte le prime casse
self-service per il pagamento del pedaggio solo con monete.
All’estremo
sud, ed in particolare in Sicilia, l’autostrada arrivò nel 1973.
Col
passare degli anni, cambiarono i metodi di pagamento, con l’istituzione
dei caselli autostradali e dei telepass. Le autostrade vennero
allargate, oggi, infatti sono tutte a doppia carreggiata, e
raggiungono ogni punto della Penisola e l’ANAS, come sempre
si occupa della sicurezza e della manutenzione di tutte le autostrade
italiane.
Come
se fosse stato solo un bel sogno, l'inaugurazione
dell'Autostrada del Sole, arrivò negli stessi anni in cui fu
aperto un altro cantiere destinato a diventare altrettanto
famoso nell'immaginario italiano ma per il motivo opposto. Nel
1964 infatti iniziarono i lavori, mai terminati della famosissima Autostrada
Salerno?
Reggio Calabria, definita come l'autostrada infinita,
sempre in continua costruzione o ammodernamento, con i segnali
di lavori in corso, onnipresenti, alla mercé di predatori di
tutte risme, terra di conquista di mafia e politica collusa
con la mafia. Nessuna mostra al Moma, solo articoli di
ordinaria cronaca nera (altro che "Sole").
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