Miguel de Unamuno

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Miguel de Unamuno - Biografia e opere. Scrittore e filosofo spagnolo tra i più influenti, fu testimone e protagonista dei tormentati eventi storici che sconvolsero la Spagna tra '800 e '900.

Miguel de Unamuno nacque a Bilbao il 29 settembre del 1864 e passò alla storia per essere stato un grande filosofo, poeta, scrittore e politico della Spagna. Si cimentò nella sua vita in  tutti i principali generi letterali, tra cui romanzi, poesie, opere teatrali e saggi. Divenne famoso a livello internazionale per il suo romanzo scritto nel 1917 Abel Sánchez: La storia di una passione (1917) e prima  del saggio Del sentimento tragico della vita del 1913. Era di origini basche e l’ispanismo letterario lo ispirò per tutta la vita.

L'infanzia trascorse nel centro storico di Bilbao, in compagnia dei suoi fratelli, mentre i genitori si occupavano di mandare avanti la loro attività nel commercio. Il 2 maggio del 1874, a soli 10 anni, il futuro scrittore vive uno degli eventi che scosse maggiormente la sua vita e la storia spagnola, ovvero l’assedio della sua città nella Terza Guerra Varlista. Già dai tempi della scuola secondaria Unamuno formava il suo carattere patriottico e letterario, scrivendo una lettera all’allora re spagnolo Alfonso XII contro la chiusura dei fueros (comunità locali) e divenendo membro della Congregación de San Luis Gonzaga.

All’età di quindici anni, leggendo autori come James Balmes e Jules Verne incontra Concepción Lizárraga che diventerà la sua fidanzata. Il 1880 è l’anno dell’università, Miguel si trasferì a Madrid per studiare Filosofia e Letteratura. Sono anni per lui di grandi tormenti interiori, soprattutto per quanto riguarda la religione, riflessioni che lo portano da allontanarsi progressivamente dalla chiesa.

Il 20 giugno 1884 Unamuno discute la sua tesi di laurea e l’anno dopo inizia ad insegnare latino in una scuola di Bilbao. Nel frattempo continua a dare lezioni private e si avvicina alla filosofia di Kierkegaard. Continua a scrivere pubblicando la sua prima opera, che tratta di filosofia e per l’esattezza di positivismo, dal titolo Filosofia Logica. Durante il 1889 riesce a fare un viaggio nel nostro Paese e visita Roma, Milano, Napoli e Firenze, continuando verso la Francia, dove assiste all’Esposizione Universale e all’inaugurazione della Tour Eiffel. Due anni più tardi sposa Concha Lizàrraga ed inizia ad insegnare Greco all’Università di Salamanca, nel 1892 diventa padre, in seguito alla nascita di Fernando. Durante questi anni, nonostante gli impegni lavorativi e familiari, continua la sua attività da pubblicista e si avvicina alla teoria socialista, aderendo nel 1894 al gruppo Socialista di Bilbao.

Durante l'anno 1900 viene proclamato rettore dell’Università di Salamanca, mentre i suoi saggi iniziano a fare il giro del mondo, diventando molto apprezzati, soprattutto in Germania. La sua attività politica, però, non va di pari passo con la sua carriera universitaria e nel 1914 infatti gli viene tolto l’incarico di rettore e una sentenza a suo carico, mai eseguita del 1920 lo vuole imprigionare per 17 anni. L’anno seguente, però viene nominato vicerettore e continua a sferzare attacchi contro il monarca Alfonso XIII e il dittatore Primo de Rivera, attacchi che gli costeranno l’esilio all'isola di Fuerteventura nell'arcipelago delle Canarie durante il 1924. Ottiene, in seguito un amnistia e decide di autoproclamare il proprio esilio in Francia, inizialmente a Parigi e, poco dopo, a Hendaye, nei paesi baschi francesi, da dove continua a scrivere contro il dittatore Primo de Rivera.

Durante il 1930 il regime assoluto di quest’ultimo termina e Miguel de Unamuno può rientrare a Salamanca ricoperto di onori. L’anno successivo viene eletto consigliere comunale, annuncia l’avvento della Seconda Repubblica Spagnola e torna ad essere rettore universitario. Quando iniziò a divampare la Guerra Civile, in Spagna, Unamuno si schierò a fianco dei ribelli, vedendo in Francisco Franco l’unica possibilità di sopravvivenza della sua nazione. Nel 1936 si rivolge a tutti i letterati europei, chiedendo loro di appoggiare la ribellione spagnola e molti si rivolgono a lui affinché interceda con Franco per la liberazione di molti prigionieri, tra cui diversi suoi amici, ma questo tentativo di mediazione fallisce.

Cresce in Unamuno la consapevolezza che l’insurrezione militare sia stata un errore. Il 12 ottobre del 1936 durante la celebrazione del Giorno della Razza, tiene un discorso molto infuocato, di critica nei confronti del governo di Francisco Franco, che gli costerà la perdita del suo posto di rettore, l’espulsione ed il carcere. Morirà agli arresti domiciliari, nella completa solitudine e nella disperazione più acuta, spirò il 31 dicembre del 1936. Quando morì Antonio Machado , il grande scrittore e poeta spagnolo, anch'egli appartenente alla "Generazione del 98", scrisse di lui "Segnaliamo che oggi è morto Unamuno, improvvisamente, come chi muore in guerra. Contro chi? Forse contro se stesso ."

La vita di Muguel de Unamuno, inevitabilmente ha influenzato la sua opera, sempre in bilico tra un’idea e un’altra, tra la ragione e la vita vissuta, in un combattimento continuo tra ciò che è e ciò che potrebbe essere. Già in uno dei suoi primi scritti Vita di Don Chisciotte e Sancho, del 1903, emerge l’identificazione con la figura di Don Chisciotte, che idealizza tutte le idee dell’uomo, sempre in cerca di una meta da seguire, sia essa un sogno o un’utopia, poco importa, la cosa fondamentale è combattere per qualcosa.

Miguel de Unamuno è stato sempre sensibile agli avvenimenti della sua epoca, sempre sensibile ai cambiamenti politici, che si sono succeduti in Spagna, inizialmente con il sostegno verso i Repubblicani, poi verso Francisco Franco, che lo deluderà quando trasformerà il suo governo in un regime totalitario. Oltre alla politica, una delle "ossessioni" dello scrittore e del filosofo fu la religione, i suoi primi scritti intitolati "La mia religione", "Del sentimento tragico della vita" e "L’agonia del cristianesimo" si concentrano sulla cristianità e sui suoi dogmi, che i sacerdoti detengono in maniera oligarchica ed accentrata, svuotando la religione del suo vero significato. In molti dei suoi romanzi parla di Dio, spesso paragonato all’uomo, come nel romanzo "Nebbia" dove il mondo e l’esistenza vengono spiegate solo mediante la verità assoluta di una forza creatrice, di un Creatore comune a tutti.

L’irrequietezza che ha accompagnato la sua vita, ha accompagnato i suoi scritti, così come in vita voleva sovvertire ogni sistema, anche nei suoi scritti si occupa di rovesciare ogni schema pre-imposto, così come per la religiose. Miguel de Unamuno sosteneva che la religione esiste perché l’uomo ha un bisogno incessante di credere in qualcosa, analizzando questo fenomeno, in un primo momento dal punto di vista dei razionalisti. Filosofia razionalista che ben presto abbandonerà a favore di un esistenzialismo più vero, che vede nella fede la ragione stessa dell’universo e della creazione. La filosofia di questo autore traspare pure a teatro, con opere incentrate sulle maschere indossate da ognuno di noi, a seconda dell’occasione. Una teatralità ispirata chiaramente dal teatro greco, senza grosse scenografie, incentrata soprattutto sui conflitti interiori dei personaggi.

Una vita vissuta verso la ricerca di qualcosa, verso la spiegazione dei misteri dell’Universo, verso la voglia di sovvertire un sistema già esistente, attraverso una sola forza, la forza che viene dall’uomo, la forza che viene dal profondo di ognuno di noi, da quella stessa forza che può esistere solo se si è in grado di leggersi infondo ed essere così maturi da mettersi sempre in discussione.

"Il sogno di uno solo è l'illusione, l'apparenza; il sogno di due è già la verità, la realtà. Cos'è il mondo reale, se non il sogno che tutti sognano, il sogno comune a tutti?" (Miguel de Unamuno)

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