Da un’indagine Eurispes e Telefono Azzurro,
emerge che il 92.5% dei bambini (dai 7 ai 14 anni circa) possiede un
computer in casa propria. La maggior parte lo hanno collocato nella
loro stanza.
Il 42% di essi utilizza internet, la maggior parte da casa, mentre
le percentuali sono più esigue per quanto riguarda coloro che se ne
servono a scuola, a casa di amici, e in internet point.
Tra questi, il 33% (quindi un bambino su 3) si connette alla Rete
da solo, in assenza totale di controlli, per cui in piena
libertà, con la mancanza di ispezioni e sostegno da parte degli
adulti.
Questo è un dato preoccupante; se da un lato per questi ragazzini l’assenza
di una presenza adulta al fianco significa maggior libertà sul
Web, dall’altro significa anche che essi possono comportarsi e agire
indisturbati in qualità di cyber bulli. Non solo: questo
"
assenteismo" dei tutori adulti espone i ragazzi al rischio di fare
brutti incontri in rete, o di imbattersi in materiale violento e
sgradevole. Un bambino su 4 ha dichiarato, infatti, di essersi
trovato di fronte a delle immagini che lo hanno infastidito, e il
20.5% ha affermato di essere stato oggetto di molestie in Rete,
anche da parte di un adulto.
Anche se la maggioranza degli intervistati ha dichiarato di non
essere mai incorsa in situazioni del genere, la percentuale di
coloro che han subìto molestie è sufficiente per portarci a
riflettere e agire contro le angherie che la gioventù può subire sul
Web.
Internet è infatti un mezzo totalmente libero, la mano della
censura è molto meno pesante, se non assente, rispetto che negli
altri mezzi di comunicazione, e rimane tutt’ora difficile
rintracciare le identità reali degli artefici di azioni non
apprezzabili.
Serve un impegno costante nel combattere il
cyberbullying, e a questo scopo
si è attivato il Ministro della Pubblica Istruzione, nello scorso
marzo, con una direttiva denominata Direttiva sul cyber bullismo.
La direttiva sul cyber bullismo ha chiesto innanzitutto più severità
a scuola in merito all’uso di telefonini, videofonini e simili (di
cui è spesso noto un impiego non troppo attento alla morale),
prevedendo provvedimenti disciplinari molto rigidi per chi non si
attiene alle norme scolastiche che vietano la presenza di questi
dispositivi durante le ore di lezione.
Molto importante, come passo per prevenire e scoraggiare il cyber
bullismo, è una disposizione della direttiva sopra citata che
obbliga gli istituti scolastici a disciplinare attentamente gli
accessi al Web effettuati dagli studenti tramite i terminali
collocati nei laboratori. Il controllo sugli accessi si ottiene
tramite la richiesta di credenziali di autenticazione per potersi
connettere alla Rete (nome e password forniti dai professori, ad
esmpio); in questo modo si può risalire allo storico dei siti
visitati dall’utente, del materiale inviato, e così via. Così si
aumenta la responsabilità delle azioni e del comportamento mantenuto
online, riducendo la spersonalizzazione dovuta alla mancanza di
"
face-to-face contact". Grazie a queste precauzioni non solo si può
prevenire la formazione di cyber bulli a scuola, ma anche quella di
nuove vittime, bersagli facili per bulli cyber e anche per
malintenzionati più attempati presenti sul Web.
L’assenza di regole e di autenticazioni per la connessione, del tipo
di quelle descritte poco sopra, può far incorrere una scuola anche
in responsabilità giuridica per mancato controllo.
Il Ministro Fioroni ha predisposto anche un
numero verde
che scuola e famiglia possono chiamare per denunciare
reati di
bullismo e cyber bullismo. Le chiamate, in un solo mese, sono
state più di seicento. Ciò sta a dimostrare quanto pesano i mezzi di
comunicazione nella vita dei ragazzi di oggi, e quanto codesti mezzi
debbano essere presi molto seriamente, soprattutto da quei genitori
che credono che Internet sia un "
luogo" non legato alla realtà
materiale. Infatti, l’errore di molte mamme e papà, specie per
quelli che non hanno molta dimestichezza con mouse, tastiera e siti
web, è quello di sminuire l’importanza degli atti, degli
atteggiamenti e dei comportamenti sostenuti dai loro figli sulla
Rete, in quanto essa è concepita e considerata quasi come un "
gioco
fuori dalla realtà quotidiana". L’immaterialità del WWW non deve
affatto ingannare: esso è complicatamente e completamente
intrecciato più che mai con la vita di tutti i giorni, cioè con
quella vissuta fisicamente e attivamente nella scuola, sul lavoro,
nei rapporti sociali... I genitori "
informaticamente"
analfabeti non
tengono assolutamente conto del fatto che le parole, le immagini, le
azioni compiute su Internet, possono ledere significativamente
l’immagine e la stabilità psicologica di una persona, tanto quanto
possono farlo gli atteggiamenti mantenuti nella realtà fisica
offline. Ciò comporta, pertanto, anche la responsabilità per
danni civili.
Quindi, l’atto di minimizzare il valore di qualsiasi atteggiamento
tenuto dal figlio o figlia nell’ambito Web è assolutamente
sbagliato. E pericoloso.
È per questo che la direttiva sul cyber bullismo ha introdotto
anche il patto di corresponsabilità tra scuola e famiglia;
i genitori sono responsabili unitamente alla scuola per quanto
riguarda il controllo dei propri pargoli, anche nella loro vita
online.
Nancy Willard, executive director del Centro per la Sicurezza e la
Responsabilità dell’Uso di Internet (CSRIU) e membro del Responsible
Netizen Institute, apporta un aiuto significativo in materia di
lotta e prevenzione del cyber bullismo, fornendo delle regole d’oro
e delle riflessioni che dovrebbero costituire una linea di
comportamento civile e responsabile per grandi e piccini.
Ecco i suoi "
Tests":
·
Golden Rule Test:
come ti sentiresti se qualcuno facesse questo a te?
·
Trusted Adult Test:
che cosa penserebbe un adulto, del quale rispetti le opinioni, di
quello che stai facendo?
·
Front Page Test:
come ti sentiresti se le tue azioni fossero riportate sulla prima
pagina di un giornale?
·
Real World Test:
andrebbe bene se ti comportassi così nel mondo reale?
Oltre a queste domande di riflessione personale, la Willard
consiglia ai ragazzi come evitare di essere il target dei cyber
bulli, come comportarsi, quindi come reagire.
·
Proteggersi, evitando di fornire immagini personali, indirizzi,
numeri di telefono e altre informazioni strettamente private, è
un’ottima idea.
·
Evitare di rispondere arrabbiandosi, per non dare al bullo il
divertimento che va cercando.
·
Mantenere una certa fermezza e "
forza" nelle risposte; esitazione o
debolezza incoraggeranno il bullo nel perpetrare le sue azioni
offensive. Nessuno può notare la reazione iniziale di chi è vittima,
per cui la mancanza di contatto fisico può tornare utile a
quest’ultima, e deve essere utilizzata per apparire calmi e forti.
·
Chiedere conferma a qualcuno fidato per quanto riguarda le risposte
date al cyber bullo.
· Cercare
di chiedere aiuto per fermare questi atti di bullismo non significa
debolezza, ma solo che non si è disposti ad accettare più minacce e
scherni pesanti.
La Willard parla anche a coloro che non sono le vittime, ma gli
aguzzini: dice "
se sei un bullo, la cosa più importante che ti
devi chiedere è: perché? Che cosa sto cercando di ottenere
demoralizzando e denigrando gli altri?". Per cui occorre fare
attenzione al modo in cui noi comunichiamo con gli altri. Nancy
consiglia di fare questa considerazione nel momento in cui si viene
attaccati da tutti, per poter correggere anche i propri sbagli o
eventuali comportamenti irritanti. Si deve agire su un doppio
fronte: su quello delle vittime e su quello dei potenziali cyber
bulli, per creare senso di responsabilità, e spingere anche i più
accaniti denigratori alla meditazione sulle conseguenze delle
proprie azioni e parole.
Tuttavia agire sul singolo bullo non è sufficiente per ridurre il
fenomeno del bullismo.
Egli, infatti, non percepisce assolutamente le sue azioni come un
problema. Nemmeno agire per rinforzare la sicurezza della vittima
può evitare che questi atti vengano rinnovati. Occorre quindi una
sensibilizzazione congiunta, ad opera di scuola e famiglia,
principalmente sugli spettatori degli atti di bullismo e
cyber bullismo.
Sarebbe consigliabile parlarne apertamente, cercando di costruire
una cultura del rispetto e della solidarietà tra gli alunni, e tra
questi ed insegnanti. Un traguardo che, oggi, è ancora lontano da
raggiungere; occorre cooperare, insieme, ed è realizzabile solo se
ci si comporta tutti civilmente. Come sostiene Willard, "
be a
friend", sii un amico: parla contro il cyber bullismo nelle
communities; aiuta le vittime in privato incoraggiandole a parlare
della loro piaga; riporta gli atti di cyber bullismo agli adulti e
anche a persone dotate di autorità (professori, genitori, polizia se
necessario). Ma soprattutto, non è affatto giusto "
rifarsi" sugli
altri, dopo essere stati vittime di atti di cyber bullying. È un
comportamento eticamente sbagliato, e che costituisce il cuore del
problema del fenomeno bullismo: diviene una catena di persone che,
frustrate, si cercano una vittima su cui scaricare le proprie
insoddisfazioni.
Articolo di Luana Donetti
ttp://www.comunicazioni.it/binary/min_comunicazioni/minori_documenti/VIIrapporto_telefonoazzurroeurispes.pdf
http://www.i-dome.com/docs/pagina.phtml'_id_articolo=11707-Aspetti-giuridici-sul-cyberbullismo-responsabilita-e-soluzioni.htm
http://www.iltuopsicologo.it/Bullismo.asp
Se volete
aggiungere commenti, articoli o quant'altro sull'argomento scrivete
all'indirizzo
info @ informagiovani-italia.com (antispam:
togliete gli spazi prima e dopo la chiocciolina).
Copyright © Informagiovani-italia.com. La riproduzione totale o parziale, in qualunque forma, su qualsiasi supporto e con qualunque mezzo è proibita senza autorizzazione scritta.
Se questa pagina ti è piaciuta e ti è stata utile, per favore prenota con noi un hotel o un ostello ai link che trovi in questa pagina, è un servizio di Booking, non spenderai un euro in più, ma ci aiuterai ad andare avanti, per quanto possiamo e a scrivere e offrire la prossima guida gratuitamente. Oppure se vuoi puoi offrirci un caffè (ma non ci offendiamo se ci offri una pizza :) ) con una piccola donazione:.:
Paypal
☕