|
Sei qui:
Giovani arte e cultura
>
L'Umanesimo
riscopre l'uomo in tutta la sua bellezza e centralità: il
Rinascimento rivoluziona le arti dando vita ad opere sublimi
che ancora ci emozionano.
Articolo di Laura Panarese per Informagiovani Italia
Come si può,
dopo aver trattato l’arte
bizantina e
ravennate,
quella
romanica
e quella
gotica,
dopo aver visto gli alti raggiungimenti di ciascuna
di queste, parlare di Rinascimento ponendolo in
contrasto con dei presunti periodi bui,
sottolinearne solamente la potenziale forza
innovatrice, come si è fatto spesso?
È chiaro che ogni fase della storia dell’arte, della
storia, come della storia della cultura porta con sé le sue
novità, ma niente nasce dal nulla e mi piacerebbe che questi
brevi flash dal passato servissero anche a creare un ponte
ideale tra le epoche che si sono susseguite, senza strappi
netti, ma nel segno della continuità.
Rinascimento
dunque non è rinascita dopo la morte, non
è luce dopo il buio, ma è sicuramente una fase fondamentale
per la storia e per la storia della cultura italiana, e non
solo, date le lunghe e larghe ripercussioni che i prodotti del
pensiero e del gusto quattro-cinquecenteschi italiani hanno
avuto a livello europeo e mondiale nei secoli successivi.
Il Rinascimento è un periodo culturale ed artistico
della storia d'Europa collocabile tra fine-Medioevo e inizio
dell'età moderna, a grandi linee tra la metà del XV secolo e
la metà del XVI. Questo periodo vide l'affermarsi di un nuovo
ideale di vita e il rifiorire degli studi umanistici (da qui
il termine "umanesimo") e delle arti figurative.
Nella scienza, nella teologia, nella letteratura e nell'arte
il Rinascimento prese il via con la riscoperta dei testi
greci e latini, i cosiddetti classici, che erano conservati
nell'Impero Bizantino e nei principali monasteri europei in
epoca medievale, fattore scatenante di una gran massa di nuovi
studi ed invenzioni fondamentali avvenute nel secolo successivo.
Alcuni storici fissano convenzionalmente la fine del Rinascimento
al 1527, quando le truppe spagnole e tedesche saccheggiarono
Roma guidate da
Carlo V, fatto increscioso che provocò una serie
di conseguenze sia religiose che artistiche di fondamentale
importanza.
Mi soffermerei su un aspetto centrale della cultura rinascimentale:
l’uomo.
Se qualcosa consente di contrapporre il pensiero 400-500entesco
a quello medievale è proprio la visione dell’uomo; egli
era visto in epoca medievale come strumento nelle mani di Dio,
il cui corpo non aveva ragion d’essere senza lo spirito; in
epoca umanistica, invece, grazie anche alla riscoperta dei classici,
la considerazione dell’uomo cambiò, portando nuova linfa agli
studi di medicina ed anatomia, ad una filosofia non più schiava
della teologia, ma nuovamente libera, ad una cultura anche laica,
ad un’arte amante delle belle forme, come pure della natura
ed della realtà, da studiare ed interpretare, ma non da rileggere
in chiave divina.
È pur vero che l’arte del Rinascimento è spesso anch’essa trasfigurazione,
laddove la prospettiva, gli studi di ottica e di geometria,
le teorizzazioni astratte sulle proporzioni del corpo portarono
a creare opere d’arte spesso cerebrali, razionali, teoriche
come non mai. Tuttavia, rinunciando a porre in contrasto questi
approcci con quelli medievali, di rivoluzione in qualche
modo si può parlare, o comunque di una nuova linfa, di un naturale
fertilizzante per la terra non arida, ma recintata sì, del pensiero
e della cultura precedenti.
Sceglierei per cominciare il discorso un’opera pittorica fiorentina
e quattrocentesca, non per sminuire i grandi raggiungimenti
raffaelleschi, leonardeschi e michelangioleschi del Cinquecento,
ma per far capire il momento magico e perfetto in cui se ne
gettarono le basi più consapevoli.
L’autore del dipinto che voglio descrivere è
Sandro Botticelli
(1445-1510), pittore fiorentino amato e conosciuto in tutto
il mondo, in particolare per opere come "La Primavera" e "
La
nascita di Venere". Leggiamone insieme un dipinto, l’"Adorazione
dei magi", 1475, 111x134 cm, Firenze, Galleria degli Uffizi.
Scelgo un soggetto religioso per varie ragioni, primo tra tutti
il fatto che confrontare medioevo e rinascita è più semplice
se si fanno "
gareggiare" sullo stesso terreno, quello dell’arte
sacra. Il dipinto, una tempera su tavola lignea, era destinato
ad una cappella in Santa Maria Novella a Firenze. I Medici
acquistarono successivamente il quadro.
I rapporti tra la famiglia medicea e Botticelli furono strettissimi:
la grazia, la bellezza, la perfezione della pittura botticelliana
ben si adattavano sia al gusto di Lorenzo il Magnifico,
vera luce della famiglia e della città in quella magica congiuntura
che fu il primo rinascimento fiorentino, sia alla cultura
filosofico-religiosa degli ambienti neoplatonici della corte
medicea e non solo.
Il tema dell’ "
Adorazione dei magi" venne più volte scelto da
Botticelli (e non solo lui). Qui la scelta iconografica è molto
raffinata: il paesaggio che fa da sfondo ha un sapore nordico,
nebbioso ed essenziale al contempo; la poca parte architettonica
(con il colonnato classico sullo sfondo) e la grotta mezza naturale
e mezza costruita sintetizzano bene un molto rinascimentale
senso di commistione tra uomo e natura, nel segno della razionalità,
ma anche del sentimento sacro; i personaggi sono numerosi e
vari nelle cromie, oltre che curatissimi nei dettagli, sia del
viso che del costume. Tutto questo però non turba l’effetto
d’insieme: tutto è armonico, ben sistemato in uno spazio pieno,
ma al tempo stesso equilibrato e piano. I gesti sono pochi e
contenuti. Raffinatissime le decorazioni in oro sugli abiti,
in particolare sul nero e sull’azzurro di alcune stoffe. Vasari
ammirò moltissimo questa resa del soggetto neotestamentario,
così naturale, ma studiato al contempo.
Nei personaggi sono
stati riconosciuti vari contemporanei del Botticelli, per lo
più membri della famiglia dei Medici e cortigiani: nel re più
anziano, che tocca il piede del bambino, è stato visto Cosimo
il Vecchio; nel re inginocchiato, col manto rosso, il figlio
di Cosimo, Piero il Gottoso (morto da sei anni quando fu dipinta
la tavola); nel terzo re sulla destra, preso a discutere con
il secondo, è stato riconosciuto Giovanni, altro figlio di Cosimo,
morto nel 1461 (nove anni prima di essere dipinto qui); il giovane
in rosso sull’estrema sinistra (poggiato alla spada) sarebbe
invece Lorenzo il Magnifico in persona, mentre accanto, l’uno
che parla con lui, l’altro che lo abbraccia, ci sarebbero Agnolo
Poliziano, letterato di corte, e Pico della Mirandola, filosofo,
intellettuale e amico. Nell’uomo con l’abito nero al centro
del gruppo a destra riconosciamo invece Giuliano dei Medici.
Sempre nel gruppo di destra, capelli bianchi e dito puntato
verso di noi, il committente, Guasparre Del Lama, mentre lo
stesso Botticelli si sarebbe ritratto nel giovane in piedi all’estrema
destra, ammantato di giallo.
Un’opera destinata ad una chiesa, dunque, rappresenta sì un
soggetto sacro, come in epoca medievale, ma lo attualizza, perché
non solo interpreta sfondo e figure sacre in chiave già umanistico-rinascimentale
(centralità dell’uomo, rapporto stretto col paesaggio, classicismo,
studio accurato dello spazio), ma perché inserisce anche personaggi
dell’epoca, non come semplici partecipanti, ma come protagonisti
del fatto sacro.
L’uomo rivendica un proprio posto nella storia:
- il committente perché esercita il proprio gusto, mostra
il proprio potere, spende il proprio denaro;
- il pittore perché esercita la propria perizia, istruzione,
raffinatezza, non essendo più soltanto un artigiano senza nome
(come spesso accadeva in epoca medioevale);
- il politico in quanto faro della cultura, del gusto,
del mercato…
Botticelli è un grande artista, ma non è l’unico rappresentante
di questa felicissima congiuntura storico-artistica: per fare
solo alcuni nomi, Ghirlandaio, Filippino Lippi, che seguirono1
di pochi anni a Filippo Lippi, Beato Angelico,
Masaccio e precedettero
la grande stagione resa tale da
Leonardo,
Raffaello, Michelangelo
e sfociata nella particolarissima produzione dei manieristi,
a Firenze, per esempio, Andrea Del Sarto, Pontormo, Rosso Fiorentino…
Avendo citato alcuni grandi, mi piace l’idea di riprendere lo
stesso soggetto del dipinto di Botticelli, l’ "
Adorazione dei
Magi", e vederne alcuni esempi realizzati da altri grandi del
rinascimento fiorentino. Il tema non è stato scelto casualmente:
esso era frequente perchè si adattava bene alla filosofia neoplatonica,
così in voga, ad esempio, nell’ambiente mediceo, alludendo non
solo al rivelarsi del Messia al mondo, ma anche al declino del
mondo pagano sostituito dalla nuova era cristiana, di cui i
Magi, rappresentanti dei tre continenti allora conosciuti2
, rappresentavano il riconoscimento.
"Ecco, io faccio nuove tutte le cose", dice il Cristo
nell'Apocalisse (21,5).
Il Quattrocento fiorentino ha spesso illustrato questa verità
collocando la nascita del Salvatore in mezzo a rovine antiche,
rinnovate dal divino; altre volte, come nell’"Adorazione"
del Ghirlandaio (immagine seguente) il Salvatore nasce in
una capanna costruita fra i resti di un edificio classico con
bei pilastri iper-decorati. Il bambino, figlio del "sommo Padre
ed Architetto", come denomina Dio Pico della Mirandola (si veda
il precedente dipinto di Botticelli), fa "nuove tutte le cose",
quindi edifica, fra le rovine di un mondo pagano morente, un
"tempio nuovo", che altro non è che il suo stesso corpo nato
dalla Vergine Maria.
Il
bellissimo dipinto qui riprodotto è opera di un altro grande
interprete del ‘400 fiorentino, Domenico Ghirlandaio (1449-1494),
"fatto dalla natura per essere pittore", come lo definì Vasari,
e denominato "
Ghirlandaio" perché fu il primo nei suoi dipinti
a mettere ghirlande nei capelli delle fanciulle fiorentine;
G. concluse questa tempera su tavola lignea nel 1488, ma ci
vollero tre anni per dipingerla insieme a Bartolomeo di Giovanni,
autore dei sette pannelli della predella. Questa "
Adorazione
dei pastori", ora nella Galleria dell’Ospedale degl’Innocenti,
a Firenze, proviene dall'altare maggiore della chiesa dello
Spedale. Nella grande pala, curata fin nei minimi dettagli,
i Magi, riccamente vestiti, presentano alla Madonna due bambini
feriti, chiara allusione agli scopi assistenziali dell’Ospedale.
Sullo sfondo compare, infatti, la rappresentazione della strage
degli innocenti, accanto ad un bellissimo paesaggio con porto
e città che attesta lo studio che Ghirlandaio fece delle opere
dei fiamminghi, altro importante elemento per comprendere la
formazione del gusto rinascimentale italiano.
A sinistra, San Giovanni Battista, inginocchiato davanti ad
un giovane di giallo vestito che offre una coppa (medicinale?);
alle spalle del giovane il pittore avrebbe dipinto se stesso
(come Botticelli…) accanto al committente, il responsabile dell'Istituto,
vestito di nero. Sulla destra, anch’essi riccamente vestiti,
i membri dell'Arte della Seta, patroni dell’Ospedale, mentre
dietro alla Madonna stanno due personaggi che simboleggiano
l'impegno di laici e religiosi nell’ opera assistenziale. Chiudono
in alto la composizione un coro di angeli che cantano il Gloria,
del quale reggono entro un cartiglio la partitura musicale,
ed un arco rinascimentale che riporta la data di completamento
dell'opera. Lo stile è perfettamente esemplificativo del gusto
e della sensibilità rinascimentali fiorentini: disegno razionale,
prospettiva, armonia, simmetria e centralità dello spazio, fusione
perfetta di figure umane e natura, colori preziosi e curati,
dettagli studiatissimi. L’iconografia pure è esemplare:
i soggetti sacri vestono e si comportano come fossero contemporanei
dell’artista; committente, pittore e finanziatori sono presenti
nel dipinto, a reclamare un proprio ruolo da protagonisti; la
passione umanistica per il classico si esprime nella resa delle
architetture e nei numeri romani che indicano la data; la città
portuale sullo sfondo allude ad una molto rinascimentale propensione
per la vita attiva, oltre che per gli studi, dunque, anche per
i commerci e per i viaggi.
Ultima
scelta, non per valore, bensì per significato, la meravigliosa
"
Adorazione dei Magi" di Leonardo Da Vinci (1452-1519).
Eseguita nel 1481-1482, conservata agli Uffizi, questa tavola
ad olio (246x243 cm) fu commissionata a L. dai monaci di San
Donato a Scopeto, ma rimase incompiuta per via del viaggio milanese
del multiforme ingegno toscano.
Il quadro rimase a lungo nella casa di Amerigo Benci, padre
di Ginevra, gentildonna ritratta da Leonardo. Ancora una volta
il tema dell’ "
Adorazione", qui trattato in modo assolutamente
nuovo, ma al contempo vicino alla sensibilità ed al gusto di
Botticelli e Ghirlandaio.
Leonardo legge la scena in modo fortemente drammatico, con i
magi e il loro seguito, figure dai lineamenti grotteschi, che
emergono dall’ombra gesticolando in maniera convulsa. Sullo
sfondo rovine di edifici antichi e cavalieri che si azzuffano,
tutti simboli della decadenza del mondo pagano, vinto, distrutto
dalla venuta di Cristo. Rispetto ai precedenti esempi, il dipinto
di Leonardo è più diretto, sincero, emozionale in una parola;
non che L. non fosse cerebrale, ma la sua capacità di unire
natura e sentimento, in questo caso il senso sacro e mistico
dell’evento, facendo roteare intorno alla scena centrale il
vortice senza forma delle persone e degli eventi è totalmente,
completamente rivoluzionario, moderno.
Per questo ho scelto di trattarlo per ultimo. Il rinascimento
è centralità dell’uomo, è classicismo, è intellettualismo, è
ricerca, ma è pure genialità, sintesi, perfezione, come nel
caso dei tre grandi, Da Vinci, appunto, ma anche Buonarroti
e Sanzio, i creatori della grande "
maniera", come intelligentemente
notò Vasari. Si veda, per confronto, un’ "
Adorazione dei magi"
di circa 50 anni prima (1433), di Beato Angelico, di
cui riportiamo un particolare.
L’opera,
conservata al Museo di San Marco a Firenze, è diversissima da
quella di Leonardo. È una tempera su tavola, bella e delicata,
ma del tutto legata alla lettura sacra dell’evento, con i vincoli
tradizionali che quella lettura imponeva: gli inserti dorati,
le aureole, l’assoluta centralità dei personaggi sacri, con
poco spazio per i sentimenti, come per il contorno, a parte
le merlature delle mura sullo sfondo, medioevale, elegante retaggio.
Tutt’altra
sfumatura assume il fatto sacro interpretato dai pittori rinascimentali,
in particolare da Leonardo. L’uomo è al centro, con i suoi
poteri terreni ed il suo intelletto, nel caso dei primi
due artisti, con la panica, naturalissima magia del suo sentimento,
tutt’uno con il mondo e con i suoi misteri, tutti da scoprire,
nel caso del terzo.
1 Sui singoli
artisti citati, http://www.storiadellarte.com/biografie/botticelli/vitabotticelli.htm;
http://www.sapere.it/tca/minisite/arte/artgallery/bot_index.html;
http://www.storiadellarte.com/biografie/ghirlandaio/vitaghirlandaio.htm;
http://www.correrenelverde.it/storiadellarte/ghirlandaio.htm;
http://www.leonardonline.it/vitaleonardo.html;
http://www.italica.rai.it/index.php?categoria=biografie&scheda=leonardo.
2 I re magi erano tre
fratelli: Melchiorre, che regnava sui persiani, Baldassare che
regnava sugli indiani, Gaspare che dominava sul paese degli
arabi. Così narrano i Vangeli apocrifi. I magi sono tre, il
numero perfetto, e diverse sono le interpretazioni date a questo
numero. Alcuni ci vedono rappresentate le tre eta' dell'uomo:
gioventù, maturità e vecchiaia. Altri le tre popolazioni del
mondo allora conosciuto, ovvero Europa, Asia e Africa.
Copyright © Informagiovani-italia.com. La
riproduzione totale o parziale, in qualunque forma, su qualsiasi supporto e con
qualunque mezzo è proibita senza autorizzazione scritta.
Se questa pagina ti è piaciuta e ti è stata utile, per favore prenota con noi un hotel o un ostello ai link che trovi in questa pagina, è un servizio di Booking, non spenderai un euro in più, ma ci aiuterai ad andare avanti, per quanto possiamo e a scrivere e offrire la prossima guida gratuitamente. Oppure se vuoi puoi offrirci un caffè (ma non ci offendiamo se ci offri una pizza :) ) con una piccola donazione:.:
Paypal
☕
|