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Santa
Madre Teresa di Calcutta
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Era il 26 agosto 1910 ed a
Skopje, nell’attuale Repubblica di Macedonia, nasceva in una
famiglia benestante albanese,
Gonxha Bojaxhiu, che tutti conosciamo come Madre Teresa
di Calcutta. Una donna con un grande sorriso e un
grande cuore, che noi tutti ricordiamo con le rughe e il
copricapo bianco e blu, una donna che ha provato a cambiare la
vita di milioni di persone e ha lottato contro quella povertà
che troppo spesso macchia il nostro mondo in modo
indelebile.
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Il
suo lavoro instancabile tra i poveri di Calcutta e i malati di
lebbra l'ha resa una delle persone più famose al mondo. Ha
ricevuto molti riconoscimenti, tra cui il Nobel per la Pace
nel 1979, il cui premio ha interamente devoluto ai poveri
(insieme ai 6.000 dollari del banchetto preparato per i
vincitori al quale ha rifiutato di partecipare). È stata
proclamata santa da Papa Francesco il 4 settembre 2016.
La chiamata
La sua prima "
chiamata" la sentì quando aveva solo 12 anni
e da allora non si stancò mai di fare del bene, grazie anche
agli insegnamenti della madre, che vedova riuscì a crescere
l’intera famiglia, sempre affermando che "
bisogna fare il
bene senza mettersi in mostra, con la stessa naturalezza di
quando si lancia un sasso nel mare". La
sua formazione è cattolica, partecipa alla vita della parrocchia
locale, nel coro, facendo teatro e nell'aiuto alle persone
povere. Conosce nell'ambiente della chiesa l'India, raccontata
dai missionari gesuiti attraverso le loro lettere. A 18 anni
si
sente pronta per seguire la vita religiosa, abbandonando tutto il
resto. Definisce in questo periodo la sua chiamata come "una
grazia della Madonna". Già da questi primi anni, Madre Teresa riesce a capire
cosa intende fare per il mondo, ovvero "
aiutare tutti gli
uomini", ma non aiutarli stando nel convento, ma tendendo una
mano a chi ne ha bisogno fuori, per la strada, tra gli ultimi.
Si reca a Dublino per
entrare a far parte delle Suore di Nostra Signora di Loreto,
che facevano attività missionarie in India e proprio durante il
suo soggiorno in Irlanda impara le prime nozioni di inglese e
riceve il velo di postulante. Resta meno di due mesi in Irlanda
e poi parte.
L'India
Viene inviata dalla Madre Superiora a Darjeeling in
India, ed è qui che nel
1929 inizia il suo percorso come novizia, occupandosi delle
bambine che vivono nella povertà più assoluta e continuando a
studiare per diventare professoressa, imparando l'inglese e il
bengali, insegnando nella scuola del convento e occupandosi
anche, come aiuto infermiera, dei malati. Nel 1931, prende i
voti, diventando Suor Teresa ed iniziando ad insegnare
nella scuola femminile di Saint. Mary, presso la comunità di Loreto
a Entally. Il suo nome da suora lo sceglie ispirandosi a
Santa Teresa di Lisieux. La Santa che accolse
sempre con il sorriso la sofferenza nel corpo e nell'anima
provate fin dall'infanzia e durante tutta la sua breve vita
(morì infatti a 24 anni).
Nel sobborgo di Entally, insegna storia e geografia e nel
frattempo impara la lingua hindi. La regola delle Suore di
Loreto non le permette di allontanarsi dal convento, ma, grazie
alle attività di volontariato svolta da alcune sue studentesse,
conosce le terribili condizioni di vita negli slum di Calcutta,
in particolare nello slum di Motijhil che confina con la
scuola. Negli slum, le enormi baraccopoli, vivono in condizioni
pessime poveri ed emarginati. Resta a Entally per 17 anni,
divenendo direttrice nel 1944. Prende consapevolezza della povertà senza fine
reale, della quale aveva
solo sentito parlare, si rende conto di come le persone
vivano e muoiano per strada, di come i neonati muoiano appena nati e i loro resti buttati nella spazzatura.
Da sola in una
baracca di uno slum
Suor Teresa
inizia un intenso cammino spirituale ed interiore che culmina
nel settembre del 1946, quando la voce di Dio la invita
ad abbandonare il convento di Loreto, per mettersi al servizio
dei più deboli, vivendo in mezzo al loro. Nel 1948 il
Vaticano la autorizza ad abbandonare le monache di clausura e ad
indossare l’abito con il quale noi tutti la ricordiamo. A quasi
40 anni Suor Teresa indossa per la prima volta un "sari"
(veste tradizionale delle donne indiane) ed è decisa ad
andare a vivere da sola nella periferia della metropoli, in uno
slum. Lasciato il convento, va presso le suore di Patna, per
imparare nozioni sanitarie e mediche; qui capisce il ruolo di
igiene e alimentazione per migliorare le condizioni di vita
negli slum. Imparato l'essenziale, torna e va a vivere in una
baracca, dove ospita chi non è accettato negli ospedali; apre
una scuola, all'aria aperta, sotto un albero. ?iniziato così
il cammino di Madre Teresa tra i poveri, chiedendo cibo e
medicine mendicando per curare e sfamare gli emarginati. Presto
attorno a lei si forma una piccola comunità di volontari che
l'aiutano a insegnare, a distribuire cibo, a diffondere le
pratiche elementari igieniche. Grazie all'aiuto di uno di questi
volontari, Michael Gomes, nel 1949 le viene messa a disposizione
una vera casa: è un locale all'ultimo piano di un'edificio di
Creek Lane e quì arriva la prima consorella.
Il cammino di Madre Teresa diventa un cammino di fede che
viene seguito da tante giovani che la imitano, il suo esempio e
le sue seguaci, la portano a fondare una nuova istituzione.
La
Congregazione
delle Missionarie della Carità
Nel 1950, viene riconosciuta la "Congregazione
delle Missionarie della Carità" al servizio dei "più
poveri dei poveri", come diceva lei, di tutte quelle persone
senza amore, senza dignità, allontanate da tutti. Tra le prime
consorelle ci sono alcune sue ex studentesse della scuola
femminile di Saint Mary. Lo stile di vita voluto da Madre Teresa
s'ispira anche a San Francesco, ed ella promuove una vita
austera e rigorosa per le sorelle. La veste che sceglie per se
stessa e per loro è un semplice sari in cotone bianco,
bordato di blu con un crocifisso appuntato sulla spalla. Si
dice che scelse perché economico e perché aveva i
colori della casta degli inferiori. Il blu è infatti considerato
impuro e quindi destinato alle caste subordinate. L’appartenenza
ad una casta determina il ruolo sociale di chi vi appartiene e
di conseguenza il tipo di lavoro, la persona da sposare (che
deve appartenere alla stessa casta) e l’alimentazione (cosa si
può o non si può mangiare). Peggio di far parte di una casta
bassa è essere "
fuori casta". Fuori casta sono gli "avarna",
i senza colore, gli intoccabili, i "
paria", che lavorano
a contatto con lo sporco, gli escrementi, le carcasse di
animali, la morte; non possono entrare nei templi e chi li tocca
deve immediatamente lavarsi le mani per purificarsi. Le caste e
l'intoccabilità sono state formalmente abolite ma il problema
non è stato eliminato e grandi masse di "paria", seppur con
diritto di voto, diritto all'istruzione e al lavoro, continuano
a vivere ai margini della società, negli slum, facendo i lavori
più degradanti e mendicando.
Il numero di persone che seguono l'esempio di Madre Teresa
cresce rapidamente e nel 1953 le suore si spostano in una nuova
sede, al 54A Lower Circular Road (dove si trova ancora
oggi la casa madre delle Missionarie della carità). Madre Teresa
un giorno in strada raccoglie e aiuta una donna in fin di vita,
troppo debole per lottare contro i topi che le rodono le dita
dei piedi. Chiede al comune di Calcutta un locale, per poter
ricoverare i poveri e
gli agonizzanti. A quel tempo l'abbandono dei malati era un
fenomeno frequente. Secondo Madre Teresa "essere
rifiutati è la peggiore malattia che un essere umano possa
provare". Il comune decide di aiutare la religiosa e
mette a sua disposizione un ostello abbandonato. L'ostello diventa quasi un ospedale da
campo, è chiamato Casa Kalighat per i morenti e in
seguito "Casa dei puri di cuore". Al suo interno gli emarginati
possono
ricevere aiuto e amore, o andarsene in pace, nel perdono del
loro Dio (erano accolti tutti e ricevevano il congedo secondo i
riti della propria fede).
I bambini
I bambini sono da sempre nel cuore di Madre Teresa perché sono i più indifesi,
quelli da proteggere, e per tale ragione, nel 1954, la religiosa fonda il "
Centro di
Speranza e di Vita" un luogo dove accogliere tutti i
bambini abbandonati. In questo centro giungono bambini con poche
speranze di vita, vengono amati, consolati e molti sono dati in adozione, tutti
ricevono il Battesimo.
I lebbrosi
Molti progetti della Madre si realizzano ma manca forse quello
più ambizioso: togliere i lebbrosi, i suoi figli prediletti come
li definisce, dagli slum. La suora si reca ogni giorno presso di
loro per curarli e amarli ma vorrebbe costruire per loro una
città. Nel 1958 apre un centro per i malati di lebbra a
Tigarah, in una zona degradata nella periferia di
Calcutta, intitolandolo a Gandhi. Nel 1961 grazie
ad aiuti e premi, il suo "Villaggio della pace" prende
vita in un terreno datole dall'allora Governatore del Bengala, a
300 km da Calcutta. La città ha scuole, negozi e giardini e i
malati di lebbra possono vivere e lavorare, coltivando i campi,
allevando animali e facendo gli artigiani.
L'espansione
dell'Ordine e il premio Nobel
Nel corso degli anni le opere benefiche di Madre Teresa si
estendono in tutta l’India. L'Ordine si apre all'esterno con la
fondazione di due organizzazioni laiche, aperte a persone "di
tutte le religioni e tutte le denominazioni". Nel 1968, dietro invito di
Papa Paolo VI, decide di aprire un luogo di accoglienza a Roma,
mentre le sue seguaci iniziano le loro opere missionarie, per il
mondo, arrivando in Venezuela e Bangladesh. Uno degli anni che
maggiormente ha caratterizzato la vita di Madre Teresa è senza
dubbio il 1979, anno nel quale riceve il Premio Nobel per la
Pace, per il suo impegno nei confronti dei più
poveri e per la sua volontà di dare dignità ad ogni essere
umano. Durante la premiazione, rifiuta di partecipare al banchetto
per i vincitori e chiede espressamente che i 6.000 dollari del
banchetto e il milione di dollari del premio siano interamente
devoluti ai poveri della città di Calcutta. La sua opera
predicatrice intanto si estende in tutto il mondo, arrivando
anche nei Paesi comunisti come la Russia, la Cina, l’Albania e
lo Yemen. Negli anni '80 nasce l'amicizia con Papa Giovanni
Paolo II e Madre Teresa apre tre case a Roma e una mensa per
i poveri nella Città del Vaticano dedicata a Santa Marta,
padrona dell'ospitalità. Nel 1989 viene proclamata donna
dell'anno.
La
morte e la santificazione
Madre Teresa di Calcutta se n’è andata il 5 settembre del 1997
nella sua Calcutta, la città che ha sempre amato. Amava
dire "sono albanese di sangue, indiana di
cittadinanza." Ai suoi resti viene data sepoltura presso la Casa
Madre delle Missionarie della Carità. Il 20 dicembre 2002
l’allora papa Giovanni Paolo II inizia il processo di
beatificazione per la "
Santa dei Poveri", un anno più tardi,
viene beatificata e il 4 settembre 2016 Papa
Francesco l’ha proclamata Santa.
Ciò che ha sempre colpito di questa Santa è la sua umiltà,
le battaglie condotte, la presenza in
mezzo ai bisognosi, il suo coraggio e la dedizione nel lavare le ferite e a curare
i malati. In molti la ricordano con il rosario in
mano, ogni mattina, mentre si recava da chi aveva bisogno di
lei. Amava definirsi la "
Matita di Dio" ed ha vissuto la sua
esistenza cercando di testimoniare la fede che conduce al bene, all’amore, alla gioia
di vivere.
Non mancarono per Madre Teresa i momenti bui, di quella crisi
che lei stessa definì la "
dolorosa notte" della sua anima, che
le portò la paura di non essere accettata da Dio, di non essere
all’altezza del compito che le era stato affidato e a dubitare
di Dio.
L’umanità di Madre Teresa continua a camminare ancora oggi, con
i suoi sandali e il suo "
sari" nell’esempio di tanti religiosi,
nelle parole e nei gesti di Papa Francesco che il 4 settembre
2016 dopo la sua Santificazione, ha offerto la pizza napoletana
a 1500 poveri presenti a Piazza San Pietro."
Madre Teresa di
Calcutta, la suora dei poveri che dedicò una vita ai bisognosi,
è Santa affinché il mondo intero possa contemplarla" queste sono
state le parole del Pontefice. Un applauso,
quello dei fedeli e dei non fedeli di tutto il mondo si è levato
al cielo per questa piccola donna "
generosa dispensatrice della Misericordia
Divina".
Le
critiche all'operato di Made Teresa
Diverse sono le critiche a Madre Teresa, prima fra tutte
l'accusa di proselitismo, che qui riportiamo per dovere
di cronaca, ovvero di voler convertire al
Cristianesimo le persone che curava. Altra critica riguarda il
pesante contributo dei media, che hanno favorito la
costruzione del mito di Madre Teresa, fornendo un immagine
esageratamente celebrativa della missionaria albanese, senza
porre attenzione anche ai lati controversi della sua vita. Madre
Teresa è stata accusata per l'estrema semplicità delle pratiche
mediche praticate nel suo ordine (trattamenti medici scadenti,
preparazione approssimativa di suore e volontari), per il
mancato trattamento del dolore (che doveva essere accettato come
la croce). Alcuni
l'accusano di aver imposto la sua dottrina antimaterialista "se
accetti la sofferenza e la offri a Dio, ti darà gioia. La
sofferenza è un grande dono di Dio", amava ripetere. Si opponeva
forse alle cure mediche, predicando che l’unica cura per i
malati fosse la fede nei miracoli di Dio? Questo spiegherebbe
anche perché non ha mai finanziato la costruzione di un vero
ospedale. Il giornalista britannico Christopher Hitchens,
ha scritto anche un libro condannando la concezione della
povertà in cui credeva Madre Teresa: non un un fenomeno da
estirpare, ma da contemplare, perché la sofferenza dei poveri,
secondo la sua visione, era di aiuto al mondo. Critiche ha
ricevuto per le posizioni antiaborto, antidivorzio e
anticontraccezione e per la noncuranza nell'accettare
finanziamenti dal dittatore di Haiti Jean-Claude Duvalier e
dal milionario americano Charles Keatingper. Semplice e
disarmante la replica della suora: "
Non mi interessa da dove
arrivano i soldi, mi interessa dove vanno a finire", ma anche su
questo non tutto è chiaro e sul destino dei tantissimi fondi
ricevuti non c'è stata trasparenza secondo i detrattori. Dubbi e critiche sono
state levate anche sul suo repentino processo di beatificazione
e santificazione. Naturalmente molte persone che apprezzano
Madre Teresa hanno contestato queste critiche, ma nessuno può
negare che esistano e che siano oggetto di dibattito.
Non aspettare di finire l’università,
di innamorarti,
di trovare lavoro,
di sposarti,
di avere figli,
di vederli sistemati,
di perdere quei dieci chili,
che arrivi il venerdì sera o la domenica mattina,
la primavera,
l’estate,
l’autunno o l’inverno.
Non c’è momento migliore di questo per essere felice.
La felicità è un percorso, non una destinazione. Lavora come se
non avessi bisogno di denaro,
ama come se non ti avessero mai ferito e balla, come se non ti
vedesse nessuno.
Ricordati che la pelle avvizzisce,
i capelli diventano bianchi e i giorni diventano anni.
Ma l’importante non cambia: la tua forza e la tua convinzione
non hanno età.
Il tuo spirito è il piumino che tira via qualsiasi ragnatela.
Dietro ogni traguardo c’è una nuova partenza. Dietro ogni
risultato c’è un’altra sfida.
Finché sei vivo, sentiti vivo.
Vai avanti, anche quando tutti si aspettano che lasci perdere.
(Madre Teresa di Calcutta)
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