|
Sei qui:
Biografie >
William Shakespeare
- Biografia e opere. Esplora l'universo di William
Shakespeare, l'immortale poeta e drammaturgo che il
firmamento della letteratura ha in eterno consacrato. Naviga
tra le onde delle sue sublimi tragedie e commedie, e
lasciati cullare dalle rime dei suoi sonetti senza tempo.
Immergiti nel cuore pulsante dell'epoca elisabettiana e
scopri l'incommensurabile eredità del suo genio.
Introduzione
William Shakespeare
è considerato uno dei più grandi poeti e drammaturghi
di sempre; per gli Inglesi è senza ombra di dubbio il
poeta nazionale, quello che tutti gli
studenti devono conoscere e studiare. Al livello più elementare della letteratura, quello del
linguaggio, della forma e della visione, il potere di
Shakespeare è ineguagliabile. Se il segno della grandezza di
uno scrittore è la creazione del più vasto universo
immaginario popolato da personaggi credibili e il riflesso
della più ampia esperienza umana, sicuramente Shakespeare è
l'unico ad aver raggiunto questo obiettivo. Riconosciuto
come il più grande scrittore inglese, senza rivali nel
successo popolare e di critica, Shakespeare è anche il
maestro internazionale riconosciuto, la cui universalità
comunica al di là dei confini culturali. Poco dopo la morte
di Shakespeare, Ben Jonson scrisse in omaggio alla grandezza
di Shakespeare:
Tu sei un monumento, senza tomba,
Sei ancora vivo, mentre il tuo libro vive.
E noi abbiamo ingegni da leggere e lodi da dare.
Trionfa, mia Britannia, che hai da mostrare.
A cui tutte le scene d'Europa devono omaggio.
Non era di un'epoca, ma per tutti i tempi!
Il sentimento di Jonson è rimasto inalterato, poiché ogni
generazione da allora ha scoperto una nuova rilevanza e un
nuovo significato nelle sue opere teatrali e nelle sue
poesie. Nessun altro scrittore ha stabilito così
completamente i confini e l'eccellenza della letteratura
nella creazione di personaggi pienamente realizzati, nella
genialità della sua narrazione drammatica e, soprattutto,
nella suprema padronanza del linguaggio come mezzo
espressivo e poetico.
Il poco che sappiamo della vita e dello sviluppo
artistico ha contribuito sia al mito del drammaturgo come
artista istintivo e naturale piuttosto che come artigiano
consapevole, sia alla ricerca di fonti alternative per le
sue creazioni in altri autori, come Francis Bacon o Edward
de Vere, la cui formazione ed esperienze sembrano più adatte
a spiegare il genio del drammaturgo. L'essenza dell'uomo che
ha prodotto una serie così scintillante di capolavori ha
eluso e confuso i suoi critici. "Shakespeare si trova
nella posizione singolarmente fortunata", ha osservato
una volta Wystan Hugh Auden, "di essere, a tutti gli
effetti, anonimo".
Ralph Waldo Emerson ha giustamente affermato che "Shakespeare
è l'unico biografo di Shakespeare". L'arte di
Shakespeare è un'arte straordinariamente inclusiva che
cattura l'intera gamma dell'esperienza umana, in cui la
maggior parte delle tracce dell'ispirazione e della
personalità del suo creatore sono state completamente
assorbite nelle opere stesse.
Biografia
La vita di Shakespeare, che conosciamo con certezza,
proviene da pochi e scarsi documenti che ne fissano la
nascita, il matrimonio, il battesimo dei suoi tre figli e i
suoi successivi successi teatrali come attore e drammaturgo.
Shakespeare nacque a Stratford-upon-Avon, nel
centro geografico dell'Inghilterra, un comune rurale di meno
di 2000 abitanti. Suo padre era un commerciante, un
ufficiale giudiziario e un assessore prospero e importante,
che subì un declino nella fortuna e nel prestigio. Non si
conosce la data esatta della sua nascita, sicuramente l’anno
è il
1564, ma il giorno è sconosciuto. Molto spesso viene
indicato come giorno della sua nascita il 26 aprile,
anche se questa data corrisponde al giorno del battesimo.
In ogni caso, come forma convenzionale
viene indicato sempre questo giorno. È probabile che
Molti
studiosi ritengono che Shakespeare nacque a Stratford-upon-Avon
tre giorni prima di questa data, ovvero il giorno della festa
di San Giorgio, ma non ci sono abbastanza prove per
avvalorare questa tesi. William era il terzo figlio di John e
Mary Shakespeare, il primo figlio maschio della coppia.
Suo padre John era sicuramente una persona molto
influente per quel tempo, poiché a partire dal 1560 venne proclamato
membro del consiglio cittadino. Lo stesso William spesso lo
descrive come un uomo d'affari molto impegnato nel suo lavoro.
Sua madre Mary Arden, apparteneva ad una famiglia abbastanza
benestante, i suoi genitori erano proprietari terrieri e lei
era la più giovane delle figlie; Mary sposò John Shakespeare
nel 1557. Non si hanno molte notizie sulla formazione culturale
di William Shakespeare, quasi sicuramente le nozioni di latino
gli vennero impartite presso la King’s New School, una
scuola elementare che si trovava poco distante da casa sua
dove fu esposto ai classici latini, di cui Ovidio era uno
dei preferiti. Non si ha
nessuna notizia che confermi che abbia frequentato
l’università. Quasi sicuramente dopo aver frequentato la scuola,
fece un apprendistato presso l’attività paterna.
Una
delle date certe, circa questo autore è invece quella del
27 novembre 1582, il giorno del matrimonio di un
allora diciottenne William Shakespeare, con la ventiseienne
Anne Hathaway, che all’epoca molto probabilmente era
incinta ed era di sette anni più grande del marito. Il 26 maggio
dell’anno seguente, infatti, nacque la primogenita Susannah
e il 2 febbraio 1585 nacquero due gemelli Judith e
Hamnet. In questo periodo, quasi certamente, William Shakespeare
si dedicò quasi esclusivamente alla famiglia. Gli anni compresi
dal 1585 e il 1592, vengono definiti dai suoi stessi biografi,
gli "anni perduti", qualcuno in modo un po' azzardato
li ha paragonati agli "anni perduti di Cristo", proprio perché
non si ha nessuna notizia certa su quale attività il drammaturgo
abbia svolto in questo periodo di tempo. C’è da dire però che
ci sono studiosi che hanno ipotizzato che durante questi anni
Shakespeare sia scappato a Londra a causa di problemi legali
e magari viaggio nei luoghi, come l'Italia, a
Verona,
a
Venezia
o in altri luoghi dove poi avrebbe ambientato le sue opere.
Cosa fece o sperimentò Shakespeare in questi sette anni,
prima che i documenti lo che lo collochino a Londra come
drammaturgo e attore di successo, rimane un mistero.
In ogni caso, la sua figura inizia ad affermarsi sulla scena
nazionale, ed in particolare in quella teatrale, dal 3 marzo
1592, data della rappresentazione dell'Enrico VI. Da
quel momento, il successo accompagnerà per sempre la vita di
William Shakespeare. I due anni successivi però, furono segnati
negativamente, per l’Inghilterra da una grave epidemia di peste,
a causa della quale vennero chiusi tutti i teatri. La sua carriera
teatrale subì una battuta di arresto,
ma la sua carriera letteraria no, infatti scrisse e pubblicò
in quel periodo due poemi, "Il ratto di Lucrezia" e "Venere
e Adone" oltre a "Il ritorno dal Parnaso" opera
teatrale che si rifà al poema precedente e che riscosse notevole
successo, all’interno della quale troviamo un vero e proprio
auto-elogio.
Al
termine del 1594, finì anche l’epidemia di
peste che aveva messo
Londra
in ginocchio e i teatri riaprirono le loro porte a spettatori
ed autori. In quel periodo Shakespeare partecipò alla formazione
della compagnia teatrale che maggiormente segnò la sua vita,
ovvero The Lord Chamberlain’s Men. La compagnia del Lord
Chamberlain nacque ufficialmente nel mese di giugno del 1594
e di questo avvenimento abbiamo una conferma scritta, in un
registro di tesoreria. Nello stesso registro sono indicate alcune
delle prime rappresentazioni che gli attori fecero, nel palazzo
reale di
Greenwich
il 26 e il 28 dicembre. Tra gli spettatori di queste performance,
appare una delle personalità più influenti di tutto
dell'epoca,
ovvero la
Regina Elisabetta I.
Il 1596 fu un anno molto triste, che segnò per sempre
l’esistenza di William Shakespeare; la prematura
scomparsa di suo figlio Hamnet durante una tournée
fu un duro colpo. Il successo teatrale dell’autore, però aumentava
sempre di più e di conseguenza anche la sua disponibilità economica,
al punto che nel 1597 riuscì ad acquistare la casa più grande
di Statford, ovvero la New Place. La sua fama
cresceva, così come la sua importanza come attore, Shakespeare
partecipava a tutte le maggiori rappresentazioni teatrali nazionali,
come attore principale, e riuscì ad acquistare anche il 10%
delle azioni della compagnia The Lord Chamberlain’s Men. Nel
frattempo al trono d’Inghilterra, ad Elisabetta I, nel 1603,
successe Giacomo I, che decise di premiare la compagnia teatrale,
di cui Shakespeare faceva parte, che nel frattempo aveva cambiato
nome in The King’s Man.
Shakespeare
era ormai diventato attore, drammaturgo ed amministratore della
compagnia stessa, ruoli che contribuirono ad accrescere il suo
potere economico e sociale. Sua figlia Susannah il 5 giugno
1607 convolò a nozze con un dottore, di nome John Hall;
la cerimonia si svolse a Statford, nella Chiesa della Santissima
Trinità. Nonostante gli interessi di William Shakespeare
fossero dirottati tutti verso Londra, lui e la sua famiglia
riuscirono sempre a mantenere vivo il rapporto con Statford,
la cittadina che gli diede i natali, al punto che nel 1611 l'artista
decise di ritornare proprio qui, forse per ritrovare in parte
se stesso.
Anche la sua seconda figlia Judith convolò a nozze il 10
febbraio 1616 con Thomas Quiney, ma i rapporti con questa
figlia non furono idilliaci, molto probabilmente a causa di
problemi con il genero che, poco prima di sposare Judith, aveva
concepito un figlio con un'altra donna. Nel mese di marzo dello
stesso anno, William Shakespeare scrisse il suo testamento,
lasciando quasi tutto alla figlia Susannah.
Oltre alle sue prime commedie, come la Commedia degli
errori (1592), I due gentiluomini di Verona
(1594), Pene d'amor perdute (1594) e Sogno di una
notte di mezza estate (1595); le cronache storiche,
Enrico VI (1590), Riccardo III (1592) e
Riccardo Il (1595); e le prime tragedie, Tito
Andronico (1593) e Romeo e Giulietta (1594). Shakespeare
raggiunse la distinzione letteraria come poeta con i già
citati Venere e Adone (1593) e Il ratto di
Lucrezia" (1594).
Continuerà la sua scrittura non drammatica con un magistrale
ciclo di sonetti che circolerà tra i suoi amici e sarà
pubblicato nel 1609. I risultati evidenti nei sonetti
avrebbero assicurato a Shakespeare un posto significativo
nella storia letteraria inglese.
Verso la fine degli anni '90, la notorietà e il successo di
Shakespeare gli permisero di acquistare una grande casa, New
Place, a Stratford, e di assicurarsi il rango di gentiluomo
con il riconoscimento del suo stemma nel 1596. Nel 1598
partecipò alle spese per la costruzione del Globe, un
grande teatro sulla riva meridionale del Tamigi, dove furono
rappresentati i suoi capolavori, che oggi possiamo vedere
ricostruito. Tra questi, le grandi commedie Come vi piace
(1599) e La dodicesima notte (1599); il ciclo storico
di Enrico IV (1597) e Enrico V (1598); le
grandi tragedie Amleto (1600), Otello (1604),
Re Lear (1605) e Macbeth (1605); e le opere
romane Cesare (1599) e Antonio Cleopatra
(1606). Intorno al 1610 Shakespeare si ritirò a Stratford,
anche se continuò a scrivere una serie di romanzi o
tragicommedie, tra cui Cimbelino (1609), Il
racconto d'inverno (1610) e La tempesta (1611),
prima di morire
il 23 aprile del 1616, lo stesso giorno nel quale, convenzionalmente,
viene indicata la sua data di nascita. Aveva 52 anni.
Shakespeare nel corso della sua esistenza ebbe una sola moglie,
Anne, che forse amò fino alla fine dei suoi giorni, anche se
nel testamento non le lasciò nulla, se non il letto dove dormiva.
Non conosciamo neppure il reale motivo della sua morte, alcuni
studiosi ritengono che sia dovuta ad una febbre, che gli salì
in seguito ad una serata passata a bere, ma non lo potremo mai
sapere con certezza; altri sostengono che sia morto a causa
delle conseguenze delle sifilide, malattia trasmessa sessualmente;
altri ancora ipotizzano sia morto di tifo, data la vicinanza
della sua casa a un canale di scolo vicino. Quello che è certo
è che la sua sepoltura avvenne in fretta e furia (due soli giorni
dopo la morte) dato che, insieme all’eccezionale profondità
della tomba, suggerisce una malattia infettiva.
La sua tomba si trova nel coro della chiesa della
Santissima Trinità di Statford, dove è presente il monumento
funebre, sul quale c’è la seguente iscrizione: "Good friend,
for Jesus' sake forbear,to dig the dust enclosed here. Blest
be the man that spares these stones, and cursed be he that moves
my bones" Che indica l’eternità stessa della quale questo
autore riesce ancora a godere.
"Caro amico, per l'amor di Gesù
astieniti,
dallo smuovere la polvere qui contenuta.
Benedetto colui che custodisce queste pietre,
E maledetto colui che disturba le mie ossa."
Anche
se abbiamo fatto una carrellata delle sue opere è quasi
impossibile provare a fare un rendiconto di tutta la sua
produzione. Qualche anno dopo la sua morte e per
la precisione nel 1623, venne composto il First Folio,
da John Heminges e Henry Condell, qui si trovano
raccolte ben 36 opere di teatro scritte dall’autore.
Nel First Folio, troviamo opere esclusivamente teatrali; le
sue opere poetiche, invece, vengono ricomposte tutte ne "I
Sonetti". Durante il 1800, lo studioso Edward Dowden
analizzò le commedie: Pericle, La Tempesta,
I due nobili congiunti e Il Racconto d’inverno.
Queste quattro commedie vengono definite come le ultime della
sua vita, e Dowden le classificò come dei veri e proprio "romances",
anche se diversi studiosi le ritengono semplicemente delle "tragicommedie".
I suoi scritti "Amleto", "Troilo e Cressida",
"Misura per misura" e "Tutto è bene quel che finisce
bene" invece, vengono classificati con il termine "Problem
Play" anche se il capolavoro "Amleto" da diversi studiosi
è ancora oggi definito come una semplice tragedia.
Le sue prime opere teatrali vennero realizzate in collaborazione
con diversi colleghi, come era prassi all’epoca dell’Inghilterra
Elisabettiana. Queste opere risentono dell’influenza della corte,
e trattano di Enrico VI, che addirittura si forma in
I II e III parte. In questi primi lavori, nella scrittura di
Shakespeare è possibile notare le influenza di alcuni suoi colleghi,
come Christopher Marlowe e Kyd, anche se lo schema
che ritorna spesso è quello che venne definito da Seneca.
"La bisbetica domata" una delle opere che, ancora oggi,
viene maggiormente rappresentata, molto probabilmente deriva
da un antico racconto che William Shakespeare adattò per il
suo teatro e per il suo pubblico.
Come è possibile notare, le prime opere di Shakespeare furono
commedie, solo successivamente, i suoi scritti spaziarono nelle
"tragicommedie". Ciò che maggiormente caratterizza il suo stile
è quello che gli studiosi definiscono "Wit", che potremo
definire arguto, spiritoso, intelligente, ovvero un sottile
gioco di letteratura, che è formato dal lessico ricercato, dai
giochi di parole, dalle figure retoriche, che vengono inserite
in un contesto, all’interno del quale non si sa mai che spazio
e che ruolo possano giocare.
Senza ombra di dubbio "Romeo e Giulietta" e "Sogno
di una notte di mezza estate" sono le opere di Shakespeare
che maggiormente furono conosciute e che gli studenti di tutto
il mondo, ancora adesso, devono studiare e che, almeno una volta
nella loro vita, hanno messo in scena. Per ricordare Shakespeare,
inoltre, vi sono altri titoli come "Il mercante di Venezia",
"Re Lear", "Otello" e "Molto rumore per nulla".
Se da un lato Shakespeare viene indicato come un continuatore
del teatro classico, dall’altro lo stesso viene definito come
elemento di rottura, perché è proprio grazie a questo autore,
che nelle opere teatrali vennero abolite le tre unità di
Aristotele.
Il nome di Shakespeare, inoltre, verrà sempre connesso a
quello di un grande teatro, ovvero il "Globe"
che aprì i battenti nel 1599 ed è il luogo dove alcune delle
opere principali di questo drammaturgo vennero rappresentate.
Il 29 giugno del 1613 questo teatro venne distrutto da un incentro
e la compagnia The Lord Chamberlain’s Men si trasferì al Balckfriars
Theatre, novità assoluta, poiché si trattava di un teatro interamente
coperto.
I Sonetti vennero pubblicati quando lo stesso Shakespeare
era ancora in vita, ovvero nel 1609. The "Sonnets" sono una
raccolta di 154 sonetti che il Bardo scrisse nel periodo
compreso tra il 1593 e il 1595 e che il suo editore Thomas
Thorpe decise di stampare, senza l’esplicito consenso di
Shakespeare. Molti studiosi concordano nel fatto che questi
componimenti rappresentino una vera e propria autobiografia
del drammaturgo. Generalmente vengono suddivisi in due parti.
I sonetti che vanno dal numero 1 al 126 sono quelli che trattano
di una persona, definita "Fair Friend", quelli che vanno
dal 127 al 154, invece sono dedicati ad una misteriosa "Dark
Lady".
Come è possibile notare, William Shakespeare non ha mai voluto
pubblicare apertamente le sue opere, anche perché bisogna comprendere
che, in quel periodo, le opere teatrali venivano considerate
come appartenenti alla Compagnia, per la quale venivano scritti.
Le sue opere poetiche vennero composte seguendo i dettami
più stretti della retorica, mentre le prime opere teatrali
risentono dell’influsso dei classici. Shakespeare scriveva son
i blank verse, ovvero versi di dieci sillabe. Notiamo,
col passare del tempo, come anche il modo di scrivere dell’autore
cambi, com'è normale che sia, le sue ultime opere, infatti,
presentano uno stile più semplice, più lineare. In ciò che chiamiamo
"tragicommedie" notiamo proprio come il tragico e il comico
riescano a mescolarsi, creando un connubio tipicamente shakespeariano.
Le sue tragedie, invece, risentono dei moti emotivi dell’autore
stesso e ciò si riflette in ciò che gli studiosi chiameranno
: l’illusione del teatro.
In ogni caso, William Shakespeare rimarrà nella mente di
ognuno di noi come quell’autore che ci ha fatto amare
Verona,
che ci ha fatto conoscere l’amore assoluto, l’amore contingente,
quell’amore vero che solo Romeo e Giulietta furono in
grado di provare. Tutte le bambine o tutte le donne, di ogni
tempo, di ogni nazione, di ogni posto sperduto nel mondo, almeno
una volta nella vita hanno sognato di affacciarsi da un piccolo
balcone e di trovare, lì sotto, ad aspettarle il proprio Romeo,
il quale gli avrebbe promesso un amore assoluto, un amore totalizzante,
un amore in grado di vincere la morte. Shakespeare rimarrà per
sempre quell’autore che ha saputo descrivere la gelosia
sfrenata meglio di qualunque altro, meglio di Otello
stesso, che patì per questa grande passione. William Shakespeare
rimarrà per sempre quell’autore che, con Amleto, ci ha
fatto e ci farà riflettere sull’esistenza della vita, perché
nonostante i tempi siano cambiati, rimarrà sempre una questione
da risolvere: "To be or not to be, that is the question".
È impossibile scrivere in modo esaustivo i risultati
ottenuti da Shakespeare in un canone letterario che
comprende più di 30 opere, la maggior parte delle quali sono
cruciali per la comprensione della storia letteraria e
resistono anche alla riduzione alle categorie convenzionali
di commedie, tragedie e storie. Un punto di partenza è la
tradizione drammatica che Shakespeare ha ereditato e
rivoluzionato. Come per tutte le più grandi figure della
letteratura, l'opera di Shakespeare deriva da una complessa
miscela di tempo, luogo e genio particolare. Shakespeare è
fondamentalmente un grande assimilatore della tradizione
drammatica popolare, unita alle energie umanistiche
sprigionate dal Rinascimento e all'ampia libertà di
espressione e di forma consentita dal palcoscenico
elisabettiano. Prima dei drammaturghi elisabettiani, il
teatro inglese proponeva soprattutto temi religiosi e
allegorici. Shakespeare, in modo preminente, usò invece il
dramma per esplorare l'esperienza umana secolare e
riflettere la vita reale della storia inglese e mondiale,
plasmata da una notevole padronanza dei luoghi comuni e
della sottigliezza del comportamento e della psicologia.
Egli stabilì un legame con Eschilo, Sophocle ed Euripide,
nel rilanciare il dramma come strumento per l'esplorazione
più profonda dell'esistenza umana. Estendendo le regole del
dramma classico, creò una forma drammatica espressiva che
servisse da alternativa romantica alla norma classica
dell'ordine e dell'equilibrio, e contribuì a stabilire la
tensione tra classicismo e romanticismo che definisce il
modernismo.
Shakespeare divise equamente i suoi sforzi tra le quattro
categorie principali a sua disposizione nelle commedie,
nelle storie e nelle storie d'amore e trasformò i potenziali
limiti del teatro elisabettiano, con il suo palcoscenico
spoglio e aperto, in un grande punto di forza, poiché il suo
linguaggio espressivo compensava i limitati effetti scenici.
Da re a clown, Shakespeare è in grado di catturare l'alto
eroismo di un personaggio come Hotspur in Enrico V e
il suo opposto in Falstaff; la malinconia tormentata
della giovinezza in Amleto e l'angoscia dell'età in
Re Lear e le deliziose follie dell'amore nelle sue
commedie, così come la corruzione in Otello e
Macbeth. Esprimendosi nel suo straordinario linguaggio
espressivo, come osservò Thomas Carlyle, "intessuto di
lampi e raggi di sole", Shakespeare ha sfruttato il
vocabolario più ampio di qualsiasi scrittore creativo
inglese e ha creato un modello insuperabile di immagini
abbaglianti e funzionali la sua gamma scoraggiante o il suo
virtuosismo, ma piuttosto nel suo potere di comunicare,
rivela noi stessi nello specchio della sua arte.
L'enigma
Shakespeare
Amato
e rispettato in vita e anche dopo morto, con gli inizi dell'età
romantica William Shakespeare cominciò a essere idolatrato,
e le notizie su di lui, ad essere considerate insufficienti
se non addirittura deludenti: del creatore di Amleto si sapeva
"solo" che era figlio di onesti borghesi di provincia, che non
era stato all'Università, che aveva fatto di mestiere l'attore
e il manager-comproprietario di compagnia, che aveva investito
giudiziosamente i molti quattrini guadagnati, che si era ritirato
al paese natale dove una morte prematura aveva interrotto una
prospera vecchiaia da possidente.
Nacquero allora le leggende, gli aneddoti apocrifi (fuggito
da Stratford perché arrestato come cacciatore di frodo...),
le ipotesi secondo cui quest'uomo poco appariscente sarebbe
stato solo il prestanome di qualcun altro, magari di Francis
Bacon, o persino del suo coetaneo Christopher Marlowe,
miracolosamente scampato alla rissa in cui aveva avuto la peggio
e perso la vita. E fiorirono le fantasie basate sul suo teatro.
Sì, Keats definì Shakespeare come il poeta-camaleonte, che di
volta in volta diventa Iago o Imogene; ma secondo altri i suoi
lavori contengono invece molta vita vissuta, il drammaturgo
sarebbe stato "geloso" come Otello, o deluso dalle figlie
come Lear. Naturalmente gli studiosi moderni sono tornati
a valorizzare i fatti accertati e solo quelli. Le notizie sono
quelle note, ma non sono poi così scarse come qualcuno sostiene;
sono certo più ricche di quelle su qualunque altro drammaturgo
del periodo, il buco più vistoso resta quello dei cosiddetti
"lost years", di cui abbiamo già accennato, più o meno da quando
Shakespeare si sposò appena ventenne, nella sua Stratford, a
quando ricomparve a Londra, attivo nel teatro, sei o sette anni
dopo. Fu certo un periodo decisivo per la sua formazione, e
oggi tra le varie congetture su come egli lo abbia impiegato
si tende a prendere in considerazione una tradizione locale,
che lo dà impiegato come una sorta di segretario nella biblioteca
di una nobile famiglia cattolica della zona. Sul presunto cattolicesimo
di Shakespeare si è sempre scritto molto, e a una risposta definitiva
non si arriverà mai; sarebbe certo utile poter essere certi
dell'autenticità del testamento cattolico che suo padre avrebbe
nascosto in un solaio di casa, rintracciato e decifrato nel
Settecento ma oggi ahimè perduto e quindi non interrogabile
direttamente. Il clima attorno ai cattolici, in quel periodo
era di di profonda inquietudine per non dire di terrore. In
quegli anni in Inghilterra si ebbe, durante il lungo periodo
seguito alla riforma di Enrico VIII, una sanguinosa repressione
degli anti papisti da parte di sua figlia Maria, seguito a un
altrettanto cruento ripristino dell'anglicanesimo sotto Elisabetta.
Molti indizi fanno pensare che nella famiglia in cui Shakespeare
nacque permanessero simpatie per la vecchia religione, simpatie
che all'epoca bisognava tenere ben nascoste (vi sono esempi
di persone molto vicine agli Shakespeare atrocemente torturate
e suppliziate per la loro fede). Dal canto suo William non prese
mai una posizione netta, non per nulla una delle sue caratteristiche
attestate da chiunque lo conobbe fu la prudenza. Però pratiche
e credenze cattoliche proibite compaiono spesso nei suoi drammi,
dove per esempio il padre di Amleto è descritto come ospite
di un purgatorio che la Chiesa ufficiale aveva vigorosamente
abolito.
Shakespeare esprime spesso riserve o comunque scarso entusiasmo
nei confronti del matrimonio: e il suo, a giudicare dai freddi
dati, non dovette essere entusiasmante. Sappiamo che sposò una
donna che aveva ben sette anni più di lui, vistosamente incinta
(partorì infatti pochissimi mesi dopo); che dopo averne avuto
altri due figli, i gemelli Hamnet e Judith, lasciò
la famiglia a Stratford per vivere da solo a Londra, accontentandosi
di vederla solo saltuariamente (era in tournée quando il figlio
maschio, undicenne, morì); che non si fece raggiungere dai suoi
cari nella capitale nemmeno dopo essere diventato molto ricco;
e che morendo - il suo testamento autentico è rimasto - lasciò
quasi tutto alla amata primogenita, vincolando una porzione
inferiore alla figlia minore che aveva sposato un mascalzone,
e non riservando alla vedova quasi nulla oltre al "second best
bed", il secondo letto (per qualità) della casa.
Anche il rapporto con la figlia Susanna è in qualche modo
commentabile con i suoi lavori, dove figurano padri che nutrono
per una figlia un affetto quasi incestuoso, che a noi italiani
può apparire verdiano. Un'altra considerazione essenziale era
che la violenza che trasuda da molti dei suoi scritti era lo specchio
della società dove il drammaturgo viveva. Non è esagerato dire
che chiunque non fosse allineato con l'ideologia monarchica
dominante viveva nel terrore; i supplizi pubblici erano mostruosi
(il malcapitato veniva impiccato, poi staccato ancora vivo dalla
forca e lentamente squartato pezzo a pezzo), e Londra ne vedeva
centinaia l'anno di queste situazioni; solo i gentiluomini avevano il "privilegio"
di essere decapitati, e le teste dei traditori venivano issate
su aste sul
London Bridge.
Un visitatore straniero ne contò trentaquattro nel 1592, un
altro più di trenta nel 1598. Il sangue nelle tragedie di Shakespeare
non è una convenzione fiabesca, ma qualcosa di molto presente
nella vita di ogni giorno.
Altrettanto illuminante, e particolarmente penetrante nell'interrogazione
dei dati che possediamo è il racconto del suo ritiro "dalle
scene", degli ultimissimi anni di Shakespeare. A neanche cinquant'anni
il drammaturgo sembra aver deciso un distacco dal teatro e un
ritiro in campagna senza gioia, senza entusiasmo, addirittura
con una certa aridità di atteggiamento verso le sue proprietà,
che sfruttò al meglio, indifferente nei confronti delle rivendicazioni
di fittavoli sfruttati e poco sensibile alle condizioni dei
meno fortunati (nel succitato testamento lasciò ai poveri una
somma molto modesta). In precedenza, forse per fare piacere
al padre vittima di un rovescio finanziario ed emarginato dalla
vita pubblica di Stratford dove pure aveva ricoperto cariche
importanti, William aveva chiesto e ottenuto, ungendo le ruote
opportune, uno stemma gentilizio che non gli spettava, ed è
sopravvissuto il parere molto negativo di uno dei funzionari
responsabili: piccola meschineria che può sembrare arduo giustificare
in uno spirito in grado di librarsi ad altezze raggiunte da
pochi grandi uomini.
La caratteristica saliente della mente di Shakespeare
era la sua qualità generica, il suo potere di comunicare con
tutte le altre menti, in modo che contenesse in sé un
universo di pensieri e sentimenti, e non avesse particolari
pregiudizi o eccellenze esclusive rispetto ad altri.
universo di pensieri e sentimenti al suo interno, e non
aveva particolari pregiudizi o eccellenze esclusive rispetto
a un altro. Era un uomo come tutti gli altri, ma era come
tutti gli altri uomini. Era il meno egoista possibile. Non
era nulla in sé, ma era tutto ciò che gli altri erano o
potevano diventare.
William Hazlitt, Su Shakespeare e Milton
Edizioni critiche delle opere di
Shakespeare
Le principali edizioni critiche
delle opere di Shakespeare sono
state curate da studiosi e
accademici nel corso degli anni
per fornire interpretazioni e
commenti approfonditi sulle
opere del drammaturgo. Ecco
alcune delle edizioni critiche
più note e rispettate:
- The Arden Shakespeare:
Pubblicata per la prima
volta nel 1899, questa serie
di edizioni critiche è una
delle più rinomate. Ogni
volume contiene
un'introduzione dettagliata
all'opera, seguita dal testo
annotato e dai commenti
critici. La serie è stata
aggiornata più volte e
attualmente è alla sua terza
edizione.
- The New Cambridge
Shakespeare: Questa serie di
edizioni critiche è stata
pubblicata a partire dagli
anni '80 del XX secolo.
Offre un approccio moderno e
aggiornato alla critica
shakespeariana, con
introduzioni dettagliate,
testi annotati e saggi
critici.
- The Oxford Shakespeare:
Pubblicata dalla Oxford
University Press, questa
serie di edizioni critiche
si basa su un'attenta
analisi dei manoscritti
originali e delle edizioni
precedenti delle opere di
Shakespeare. Ogni volume
contiene un'introduzione
completa, il testo annotato
e una sezione di commenti
critici.
- The Pelican Shakespeare:
Questa serie di edizioni
critiche, pubblicata per la
prima volta negli anni '50,
è stata rivista e aggiornata
nel corso degli anni. Ogni
volume contiene
un'introduzione all'opera,
il testo annotato e una
selezione di saggi critici.
- The Norton Shakespeare:
Pubblicata dalla W. W.
Norton & Company, questa
serie di edizioni critiche è
conosciuta per la sua
accuratezza filologica e per
le sue introduzioni
dettagliate. Ogni volume
contiene il testo annotato e
una vasta gamma di saggi
critici e materiali di
approfondimento.
- The Folger Shakespeare
Library: La Folger
Shakespeare Library pubblica
edizioni delle opere di
Shakespeare che sono
ampiamente utilizzate nelle
scuole e nelle università.
Ogni volume contiene
un'introduzione all'opera,
il testo annotato e una
sezione di commenti critici
e di approfondimento.
- The RSC Shakespeare:
Pubblicata dalla Royal
Shakespeare Company, questa
serie di edizioni critiche
offre un approccio moderno e
accessibile alle opere di
Shakespeare. Ogni volume
contiene un'introduzione
all'opera, il testo annotato
e una selezione di saggi
critici e materiali di
approfondimento.
Queste edizioni critiche
delle opere di Shakespeare
rappresentano solo alcune delle
molte disponibili. Altre
edizioni, come la Yale
Shakespeare, la Signet Classic
Shakespeare e la Bantam Classic
Shakespeare, offrono ulteriori
opzioni per gli studiosi e gli
appassionati di Shakespeare.
Anche in italiano sono
disponibili diverse edizioni
critiche delle opere di
Shakespeare. Ecco alcune delle
più conosciute:
- Shakespeare, edizione
Garzanti: Questa edizione,
curata da Agostino Lombardo,
è una delle più apprezzate e
diffuse in Italia. Comprende
le traduzioni delle opere di
Shakespeare accompagnate da
note e commenti critici.
- Shakespeare, edizione
Einaudi: Curata da
Alessandro Serpieri, questa
edizione comprende le
traduzioni delle opere di
Shakespeare con note e
commenti critici che offrono
un'analisi approfondita e
dettagliata dei testi.
- Shakespeare, edizione
Mondadori (I Meridiani):
Questa prestigiosa serie di
edizioni critiche, curata da
Guido Davico Bonino,
presenta le opere di
Shakespeare in traduzioni
italiane di grande qualità,
accompagnate da note e saggi
critici.
- Shakespeare, edizione
BUR Rizzoli: Curata da Mario
Praz, questa edizione delle
opere di Shakespeare offre
traduzioni di alta qualità,
note e commenti critici
utili per gli studiosi e gli
appassionati del drammaturgo
inglese.
- Shakespeare, edizione
Feltrinelli (Universale
Economica): Questa edizione
delle opere di Shakespeare,
curata da diverse
personalità del mondo
accademico italiano, offre
traduzioni accurate e note
critiche utili per
approfondire la conoscenza
dei testi.
- Shakespeare, edizione
UTET: Questa edizione,
curata da Guido Mazzoni e
Giovanni Getto, offre
traduzioni di alta qualità
delle opere di Shakespeare,
accompagnate da note e
commenti critici.
Le edizioni critiche italiane
delle opere di Shakespeare
offrono una vasta gamma di
opzioni per gli studiosi e gli
appassionati che desiderano
leggere e studiare le opere del
drammaturgo in italiano, con
l'ausilio di note e commenti
critici per approfondire la
comprensione dei testi.
Vedi anche:
La tragedia simbolo di
William Shakespeare + Biografia, sommario e analisi delle
tematiche
Antonio e Cleopatra:
tragedia di Shakespeare con analisi, sommario dell'opera e
biografia
Copyright © Informagiovani-italia.com. La riproduzione totale
o parziale, in qualunque forma, su qualsiasi supporto e con
qualunque mezzo è proibita senza autorizzazione scritta.
Se questa pagina ti è piaciuta e ti è stata utile, per favore prenota con noi un hotel o un ostello ai link che trovi in questa pagina, è un servizio di Booking, non spenderai un euro in più, ma ci aiuterai ad andare avanti, per quanto possiamo e a scrivere e offrire la prossima guida gratuitamente. Oppure se vuoi puoi offrirci un caffè (ma non ci offendiamo se ci offri una pizza :) ) con una piccola donazione:.:
Paypal
☕
|