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William Shakespeare
  
William Shakespeare
è considerato uno dei più grandi poeti e drammaturghi
di sempre; per gli Inglesi è senza ombra di dubbio il
poeta nazionale, quello che tutti gli studenti
devono conoscere e studiare. Non si conosce la data
esatta della sua nascita, sicuramente l’anno è il
1564, ma il giorno è sconosciuto, molto spesso viene
indicato come giorno della sua nascita il 26 aprile,
anche se questa data corrisponde al giorno del battesimo
del piccolo William, in ogni caso, come forma convenzionale
viene indicato sempre questo giorno.
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Molti
studiosi ritengono che Shakespeare nacque a Stratford-upon-Avon
tre giorni prima di questa data, ovvero il giorno della festa
di San Giorgio, ma non ci sono abbastanza prove per storicizzare
questo evento. William era il terzo figlio di John e
Mary Shakespeare, il primo figlio maschio della coppia.
Suo padre John era un ufficiale di Stratford ed
era un commerciante di pelle. Sicuramente era una persona molto
influente per quel tempo, poiché a partire dal 1560 venne proclamato
membro del consiglio cittadino. Lo stesso William spesso lo
descrive come un uomo d'affari molto impegnato nel suo lavoro.
Sua madre Mary Arden, apparteneva ad una famiglia abbastanza
benestante, i suoi genitori erano proprietari terrieri e lei
era la più giovane delle figlie; Mary sposò John Shakespeare
nel 1557. Non si hanno molte notizie sulla formazione culturale
di William Shakespeare, quasi sicuramente le nozioni di latino
gli vennero impartite presso la King’s New School, una
scuola che si trovava poco distante da casa sua, ma non abbiamo
nessuna notizia che confermi che il giovane William abbia frequentato
l’università. Quasi sicuramente dopo aver frequentato la scuola,
fece un apprendistato presso l’attività paterna.
Una
delle date certe, circa questo autore è invece quella del
27 novembre 1582, il giorno del matrimonio di un
allora diciottenne William Shakespeare, con la ventiseienne
Anne Hathaway, che all’epoca molto probabilmente era
incinta ed era di sette anni più grande del marito. Il 26 maggio
dell’anno seguente, infatti, nacque la primogenita Susannah
e il 2 febbraio 1585 nacquero due gemelli Judith e
Hamnet. In questo periodo, quasi certamente, William Shakespeare
si dedicò quasi esclusivamente alla famiglia. Gli anni compresi
dal 1585 e il 1592, vengono definiti dai suoi stessi biografi,
gli "anni perduti", qualcuno in modo un po' azzardato
li ha paragonati agli "anni perduti di Cristo", proprio perché
non si ha nessuna notizia certa su quale attività il drammaturgo
abbia svolto in questo periodo di tempo. C’è da dire però che
ci sono studiosi che hanno ipotizzato che durante questi anni
Shakespeare sia scappato a Londra a causa di problemi legali.
In ogni caso, la sua figura inizia ad affermarsi sulla scena
nazionale, ed in particolare in quella teatrale, dal 3 marzo
1592, data della rappresentazione dell'Enrico VI. Da
quel momento, il successo accompagnerà per sempre la vita di
William Shakespeare. I due anni successivi però, furono segnati
negativamente, per l’Inghilterra da una grave epidemia di peste,
a causa della quale vennero chiusi tutti i teatri. La carriera
teatrale di William Shakespeare subì una battuta di arresto,
ma la sua carriera letteraria no, infatti scrisse e pubblicò
in quel periodo due poemi, "Il ratto di Lucrezia" e "Venere
e Adone" e scrisse "Il ritorno dal Parnaso" opera
teatrale che si rifà al poema precedente e che riscosse notevole
successo, all’interno della quale troviamo un vero e proprio
auto-elogio.
Al
termine del 1594, finì anche l’epidemia di
peste che aveva messo
Londra
in ginocchio e i teatri riaprirono le loro porte a spettatori
ed autori. In quel periodo Shakespeare partecipò alla formazione
della compagnia teatrale che maggiormente segnò la sua vita,
ovvero The Lord Chamberlain’s Men. La compagnia del Lord
Chamberlain nacque ufficialmente nel mese di giugno del 1594
e di questo avvenimento abbiamo una conferma scritta, in un
registro di tesoreria. Nello stesso registro sono indicate alcune
delle prime rappresentazioni che gli attori fecero, nel palazzo
reale di
Greenwich
il 26 e il 28 dicembre. Tra gli spettatori di queste performance,
appare una delle personalità più influenti di tutto il mondo,
ovvero la
Regina Elisabetta I.
Il 1596 fu un anno molto triste, che segnò per sempre
l’esistenza di William Shakespeare; la prematura
scomparsa di suo figlio Hamnet durante una tournée
fu un duro colpo. Il successo teatrale dell’autore, però aumentava
sempre di più e di conseguenza anche la sua disponibilità economica,
al punto che nel 1597 riuscì ad acquistare la casa più grande
di Statford, ovvero la New Place. La sua fama
cresceva, così come la sua importanza come attore, Shakespeare
partecipava a tutte le maggiori rappresentazioni teatrali nazionali,
come attore principale, e riuscì ad acquistare anche il 10%
delle azioni della compagnia The Lord Chamberlain’s Men. Nel
frattempo al trono d’Inghilterra, ad Elisabetta I, nel 1603,
successe Giacomo I, che decise di premiare la compagnia teatrale,
di cui Shakespeare faceva parte, che nel frattempo aveva cambiato
nome in The King’s Man.
Shakespeare
era ormai diventato attore, drammaturgo ed amministratore della
compagnia stessa, ruoli che contribuirono ad accrescere il suo
potere economico e sociale. Sua figlia Susannah il 5 giugno
1607 convolò a nozze con un dottore, di nome John Hall;
la cerimonia si svolse a Statford, nella Chiesa della Santissima
Trinità. Nonostante gli interessi di William Shakespeare
fossero dirottati tutti verso Londra, lui e la sua famiglia
riuscirono sempre a mantenere vivo il rapporto con Statford,
la cittadina che gli diede i natali, al punto che nel 1611 l'aerista
decise di ritornare proprio qui, forse per ritrovare in parte
se stesso.
Anche la sua seconda figlia Judith convolò a nozze il 10
febbraio 1616 con Thomas Quiney, ma i rapporti con questa
figlia non furono idilliaci, molto probabilmente a causa di
problemi con il genero che, poco prima di sposare Judith, aveva
concepito un figlio con un'altra donna. Nel mese di marzo dello
stesso anno, William Shakespeare scrisse il suo testamento,
lasciando quasi tutto alla figlia Susannah. Trovò la morte
il 23 aprile del 1616, lo stesso giorno nel quale, convenzionalmente,
viene indicata la sua data di nascita. Aveva 53 anni.
Shakespeare nel corso della sua esistenza ebbe una sola moglie,
Anne, che forse amò fino alla fine dei suoi giorni, anche se
nel testamento non le lasciò nulla, se non il letto dove dormiva.
Non conosciamo neppure il reale motivo della sua morte, alcuni
studiosi ritengono che sia dovuta ad una febbre, che gli salì
in seguito ad una serata passata a bere, ma non lo potremo mai
sapere con certezza; altri sostengono che sia morto a causa
delle conseguenze delle sifilide, malattia trasmessa sessualmente;
altri ancora ipotizzano sia morto di tifo, data la vicinanza
della sua casa a un canale di scolo vicino. Quello che è certo
è che la sua sepoltura avvenne in fretta e furia (due soli giorni
dopo la morte) dato che, insieme all’eccezionale profondità
della tomba, suggerisce una malattia infettiva.
La sua tomba si trova nel coro della chiesa della
Santissima Trinità di Statford, dove è presente il monumento
funebre, sul quale c’è la seguente iscrizione: "Good friend,
for Jesus' sake forbear,to dig the dust enclosed here. Blest
be the man that spares these stones, and cursed be he that moves
my bones" Che indica l’eternità stessa della quale questo
autore riesce ancora a godere.
"Caro amico, per l'amor di Gesù
astieniti,
dallo smuovere la polvere qui contenuta.
Benedetto colui che custodisce queste pietre,
E maledetto colui che disturba le mie ossa."
E’
quasi impossibile provare a fare un rendiconto di tutte le opera
che Shakespeare scrisse. Qualche anno dopo la sua morte e per
la precisione nel 1623, venne composto il First Folio,
da John Heminges e Henry Condell, qui si trovano
raccolte ben 36 opere di teatro scritte dall’autore.
Nel First Folio, troviamo opere esclusivamente teatrali; le
sue opere poetiche, invece, vengono ricomposte tutte ne "I
Sonetti". Durante il 1800, lo studioso Edward Dowden
analizzò le commedie: Pericle, La Tempesta,
I due nobili congiunti e Il Racconto d’inverno.
Queste quattro commedie vengono definite come le ultime della
sua vita, e Dowden le classificò come dei veri e proprio "romances",
anche se diversi studiosi le ritengono semplicemente delle "tragicommedie".
I suoi scritti "Amleto", "Troilo e Cressida",
"Misura per misura" e "Tutto è bene quel che finisce
bene" invece, vengono classificati con il termine "Problem
Play" anche se il capolavoro "Amleto" da diversi studiosi
è ancora oggi definito come una semplice tragedia.
Le sue prime opere teatrali vennero realizzate in collaborazione
con diversi colleghi, come era prassi all’epoca dell’Inghilterra
Elisabettiana. Queste opere risentono dell’influenza della corte,
e trattano di Enrico VI, che addirittura si forma in
I II e III parte. In questi primi lavori, nella scrittura di
Shakespeare è possibile notare le influenza di alcuni suoi colleghi,
come Christopher Marlowe e Kyd, anche se lo schema
che ritorna spesso è quello che venne definito da Seneca.
"La bisbetica domata" una delle opere che, ancora oggi,
viene maggiormente rappresentata, molto probabilmente deriva
da un antico racconto che William Shakespeare adattò per il
suo teatro e per il suo pubblico.
Come è possibile notare, le prime opere di Shakespeare furono
commedie, solo successivamente, i suoi scritti spaziarono nelle
"tragicommedie". Ciò che maggiormente caratterizza il suo stile
è quello che gli studiosi definiscono "Wit", che potremo
definire arguto, spiritoso, intelligente, ovvero un sottile
gioco di letteratura, che è formato dal lessico ricercato, dai
giochi di parole, dalle figure retoriche, che vengono inserite
in un contesto, all’interno del quale non si sa mai che spazio
e che ruolo possano giocare.
Senza ombra di dubbio "Romeo e Giulietta" e "Sogno
di una notte di mezza estate" sono le opere di Shakespeare
che maggiormente furono conosciute e che gli studenti di tutto
il mondo, ancora adesso, devono studiare e che, almeno una volta
nella loro vita, hanno messo in scena. Per ricordare Shakespeare,
inoltre, vi sono altri titoli come "Il mercante di Venezia",
"Re Lear", "Otello" e "Molto rumore per nulla".
Se da un lato Shakespeare viene indicato come un continuatore
del teatro classico, dall’altro lo stesso viene definito come
elemento di rottura, perché è proprio grazie a questo autore,
che nelle opere teatrali vennero abolite le tre unità di
Aristotele.
Il nome di Shakespeare, inoltre, verrà sempre connesso a
quello di un grande teatro, ovvero il "Globe"
che aprì i battenti nel 1599 ed è il luogo dove alcune delle
opere principali di questo drammaturgo vennero rappresentate.
Il 29 giugno del 1613 questo teatro venne distrutto da un incentro
e la compagnia The Lord Chamberlain’s Men si trasferì al Balckfriars
Theatre, novità assoluta, poiché si trattava di un teatro interamente
coperto.
I Sonetti vennero pubblicati quando lo stesso Shakespeare
era ancora in vita, ovvero nel 1609. The "Sonnets" sono una
raccolta di 154 sonetti che il Bardo scrisse nel periodo
compreso tra il 1593 e il 1595 e che il suo editore Thomas
Thorpe decise di stampare, senza l’esplicito consenso di
Shakespeare. Molti studiosi concordano nel fatto che questi
componimenti rappresentino una vera e propria autobiografia
del drammaturgo. Generalmente vengono suddivisi in due parti.
I sonetti che vanno dal numero 1 al 126 sono quelli che trattano
di una persona, definita "Fair Friend", quelli che vanno
dal 127 al 154, invece sono dedicati ad una misteriosa "Dark
Lady".
Come è possibile notare, William Shakespeare non ha mai voluto
pubblicare apertamente le sue opere, anche perché bisogna comprendere
che, in quel periodo, le opere teatrali venivano considerate
come appartenenti alla Compagnia, per la quale venivano scritti.
Le sue opere poetiche vennero composte seguendo i dettami
più stretti della retorica, mentre le prime opere teatrali
risentono dell’influsso dei classici. Shakespeare scriveva son
i blank verse, ovvero versi di dieci sillabe. Notiamo,
col passare del tempo, come anche il modo di scrivere dell’autore
cambi, com'è normale che sia, le sue ultime opere, infatti,
presentano uno stile più semplice, più lineare. In ciò che chiamiamo
"tragicommedie" notiamo proprio come il tragico e il comico
riescano a mescolarsi, creando un connubio tipicamente shakespeariano.
Le sue tragedie, invece, risentono dei moti emotivi dell’autore
stesso e ciò si riflette in ciò che gli studiosi chiameranno
: l’illusione del teatro.
In ogni caso, William Shakespeare rimarrà nella mente di
ognuno di noi come quell’autore che ci ha fatto amare
Verona,
che ci ha fatto conoscere l’amore assoluto, l’amore contingente,
quell’amore vero che solo Romeo e Giulietta furono in
grado di provare. Tutte le bambine o tutte le donne, di ogni
tempo, di ogni nazione, di ogni posto sperduto nel mondo, almeno
una volta nella vita hanno sognato di affacciarsi da un piccolo
balcone e di trovare, lì sotto, ad aspettarle il proprio Romeo,
il quale gli avrebbe promesso un amore assoluto, un amore totalizzante,
un amore in grado di vincere la morte. Shakespeare rimarrà per
sempre quell’autore che ha saputo descrivere la gelosia
sfrenata meglio di qualunque altro, meglio di Otello
stesso, che patì per questa grande passione. William Shakespeare
rimarrà per sempre quell’autore che, con Amleto, ci ha
fatto e ci farà riflettere sull’esistenza della vita, perché
nonostante i tempi siano cambiati, rimarrà sempre una questione
da risolvere: " To be or not to be, that is the question".
L'enigma
Shakespeare
Amato
e rispettato in vita e anche dopo morto, con gli inizi dell'età
romantica William Shakespeare cominciò a essere idolatrato,
e le notizie su di lui, ad essere considerate insufficienti
se non addirittura deludenti: del creatore di Amleto si sapeva
"solo" che era figlio di onesti borghesi di provincia, che non
era stato all'Università, che aveva fatto di mestiere l'attore
e il manager-comproprietario di compagnia, che aveva investito
giudiziosamente i molti quattrini guadagnati, che si era ritirato
al paese natale dove una morte prematura aveva interrotto una
prospera vecchiaia da possidente.
Nacquero allora le leggende, gli aneddoti apocrifi (fuggito
da Stratford perché arrestato come cacciatore di frodo...),
le ipotesi secondo cui quest'uomo poco appariscente sarebbe
stato solo il prestanome di qualcun altro, magari di Francis
Bacon, o persino del suo coetaneo Christopher Marlowe,
miracolosamente scampato alla rissa in cui aveva avuto la peggio
e perso la vita. E fiorirono le fantasie basate sul suo teatro.
Sì, Keats definì Shakespeare come il poeta-camaleonte, che di
volta in volta diventa Iago o Imogene; ma secondo altri i suoi
lavori contengono invece molta vita vissuta, il drammaturgo
sarebbe stato "geloso" come Otello, o deluso dalle figlie
come Lear. Naturalmente gli studiosi moderni sono tornati
a valorizzare i fatti accertati e solo quelli. Le notizie sono
quelle note, ma non sono poi così scarse come qualcuno sostiene;
sono certo più ricche di quelle su qualunque altro drammaturgo
del periodo, il buco più vistoso resta quello dei cosiddetti
"lost years", di cui abbiamo già accennato, più o meno da quando
Shakespeare si sposò appena ventenne, nella sua Stratford, a
quando ricomparve a Londra, attivo nel teatro, sei o sette anni
dopo. Fu certo un periodo decisivo per la sua formazione, e
oggi tra le varie congetture su come egli lo abbia impiegato
si tende a prendere in considerazione una tradizione locale,
che lo dà impiegato come una sorta di segretario nella biblioteca
di una nobile famiglia cattolica della zona. Sul presunto cattolicesimo
di Shakespeare si è sempre scritto molto, e a una risposta definitiva
non si arriverà mai; sarebbe certo utile poter essere certi
dell'autenticità del testamento cattolico che suo padre avrebbe
nascosto in un solaio di casa, rintracciato e decifrato nel
Settecento ma oggi ahimè perduto e quindi non interrogabile
direttamente. Il clima attorno ai cattolici, in quel periodo
era di di profonda inquietudine per non dire di terrore. In
quegli anni in Inghilterra si ebbe, durante il lungo periodo
seguito alla riforma di Enrico VIII, una sanguinosa repressione
degli anti papisti da parte di sua figlia Maria, seguito a un
altrettanto cruento ripristino dell'anglicanesimo sotto Elisabetta.
Molti indizi fanno pensare che nella famiglia in cui Shakespeare
nacque permanessero simpatie per la vecchia religione, simpatie
che all'epoca bisognava tenere ben nascoste (vi sono esempi
di persone molto vicine agli Shakespeare atrocemente torturate
e suppliziate per la loro fede). Dal canto suo William non prese
mai una posizione netta, non per nulla una delle sue caratteristiche
attestate da chiunque lo conobbe fu la prudenza. Però pratiche
e credenze cattoliche proibite compaiono spesso nei suoi drammi,
dove per esempio il padre di Amleto è descritto come ospite
di un purgatorio che la Chiesa ufficiale aveva vigorosamente
abolito.
Shakespeare esprime spesso riserve o comunque scarso entusiasmo
nei confronti del matrimonio: e il suo, a giudicare dai freddi
dati, non dovette essere entusiasmante. Sappiamo che sposò una
donna che aveva ben sette anni più di lui, vistosamente incinta
(partorì infatti pochissimi mesi dopo); che dopo averne avuto
altri due figli, i gemelli Hamnet e Judith, lasciò
la famiglia a Stratford per vivere da solo a Londra, accontentandosi
di vederla solo saltuariamente (era in tournée quando il figlio
maschio, undicenne, morì); che non si fece raggiungere dai suoi
cari nella capitale nemmeno dopo essere diventato molto ricco;
e che morendo - il suo testamento autentico è rimasto - lasciò
quasi tutto alla amata primogenita, vincolando una porzione
inferiore alla figlia minore che aveva sposato un mascalzone,
e non riservando alla vedova quasi nulla oltre al "second best
bed", il secondo letto (per qualità) della casa.
Anche il rapporto con la figlia Susanna è in qualche modo
commentabile con i suoi lavori, dove figurano padri che nutrono
per una figlia un affetto quasi incestuoso, che a noi italiani
può apparire verdiano. Un'altra considerazione essenziale era
che la violenza che trasuda da molti dei suoi scritti era lo specchio
della società dove il drammaturgo viveva. Non è esagerato dire
che chiunque non fosse allineato con l'ideologia monarchica
dominante viveva nel terrore; i supplizi pubblici erano mostruosi
(il malcapitato veniva impiccato, poi staccato ancora vivo dalla
forca e lentamente squartato pezzo a pezzo), e Londra ne vedeva
centinaia l'anno di queste situazioni; solo i gentiluomini avevano il "privilegio"
di essere decapitati, e le teste dei traditori venivano issate
su aste sul
London Bridge.
Un visitatore straniero ne contò trentaquattro nel 1592, un
altro più di trenta nel 1598. Il sangue nelle tragedie di Shakespeare
non è una convenzione fiabesca, ma qualcosa di molto presente
nella vita di ogni giorno.
Altrettanto illuminante, e particolarmente penetrante nell'interrogazione
dei dati che possediamo è il racconto del suo ritiro "dalle
scene", degli ultimissimi anni di Shakespeare. A neanche cinquant'anni
il drammaturgo sembra aver deciso un distacco dal teatro e un
ritiro in campagna senza gioia, senza entusiasmo, addirittura
con una certa aridità di atteggiamento verso le sue proprietà,
che sfruttò al meglio, indifferente nei confronti delle rivendicazioni
di fittavoli sfruttati e poco sensibile alle condizioni dei
meno fortunati (nel succitato testamento lasciò ai poveri una
somma molto modesta). In precedenza, forse per fare piacere
al padre vittima di un rovescio finanziario ed emarginato dalla
vita pubblica di Stratford dove pure aveva ricoperto cariche
importanti, William aveva chiesto e ottenuto, ungendo le ruote
opportune, uno stemma gentilizio che non gli spettava, ed è
sopravvissuto il parere molto negativo di uno dei funzionari
responsabili: piccola meschineria che può sembrare arduo giustificare
in uno spirito in grado di librarsi ad altezze raggiunte da
pochi grandi uomini.
Vedi anche:
La tragedia simbolo di
William Shakespeare + Biografia, sommario e analisi delle
tematiche
Antonio e Cleopatra:
tragedia di Shakespeare con analisi, sommario dell'opera e
biografia
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