VISITARE
SU NURAXI A BARUMINI -
INFORMAZIONI E GUIDA.
Nel
cuore della fertile campagna che un tempo era il "granaio" di
Roma nel comune di Barumini, si erge maestoso e misterioso il
complesso nuragico del "Su Nuraxi" l'unico patrimonio mondiale
Unesco della Sardegna e il nuraghe più visitato dell'isola. Il
punto focale è la torre del 1500 a.C., che originariamente si
ergeva da sola a 20 metri d'altezza ma fu poi incorporata in un
complesso fortificato. Molti degli edifici dell'insediamento
furono eretti nell'età del ferro, e sono questi che
costituiscono l'alveare di edifici circolari a incastro che
scendono dalla collina.
Da
Cagliari
verso il nord dell'isola, lungo la superstrada Carlo
Felice, la SS131, e a circa 50 minuti di auto da
Oristano,
si raggiunge una delle zone più affascinanti della
Sardegna: il complesso nuragico di Barumini, Su
Nuraxi. In tutta l'isola si contano ancora 8
mila torri nuragiche, ma in origine dovevano essere
più di 20 mila. Queste torri sono una icona che
viene dal passato ma che fanno ancora parte di quasi
tutti gli scenari da nord a sud della Sardegna. |
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Il
villaggio è il più importante sito archeologico della Sardegna.
Venne portato alla luce, grazie agli scavi condotti, negli anni
‘50, dall’archeologo Giovanni Lilliu sul rilievo
collinare denominato "BRUNCU SU NURAXI", che testimonia
una stratificazione culturale di circa 2000 anni. Nel 1997 il
villaggio è stato inserito nella lista del Patrimonio
dell’Umanità stilata dall’UNESCO, grazie sia al suo stato di
conservazione e alla sua antichità, sia alle tecniche
costruttive all’avanguardia che vennero utilizzate dalla
popolazione nuragica. Quando nella zona arrivarono i Punici e
poi i loro discendenti Cartaginesi, il villaggio di Barumini
iniziò il suo progressivo decadimento. Gli ultimi abitanti,
però, se ne andarono durante il III secolo. Siamo nel tratto
pianeggiante della Marmilla, tra l’altopiano della
Giara a nord (quello dei famosi cavallini) e il colle di
Las Plassas a sud, a sua volta emblematico nel suo essere
caratterizzato dalle rovine nella sua cima del Castello di
Marmilla (anche noto come castello di Las Plassas, o
Castello Giudicale, così chiamato perché si racconta vi
abbiano soggiornato il giudice Mariano IV e poi la
figlia, la famosa giudicessa Eleonora d’Arborea).
Ma innanzi
tutto, cos'è un nuraghe?
Con
il termine Nuraghe si identificano costruzioni realizzate
sovrapponendo grossi massi a secco. Generalmente di forma
troncoconica, vengono costruiti in Sardegna a partire dal XVI
secolo a.C., quindi siamo nel bronzo medio. Queste torri vengono
costruite da popolazioni locali che già vivevano sull'isola e
che prendono il nome proprio da queste costruzioni, quindi ‘popolazioni
nuragiche’. Nella maggior parte dei casi i nuraghi sono di
tipo semplice con una sola torre. Potevano servire per il
controllo del territorio, avere una funzione abitativa o
religiosa. Quando presentano più torri vengono invece
classificati come "complessi nuragici". Anche in questo
caso la funzione poteva variare, ma la principale era in genere
di tipo militare fortificato. Il grande problema è il fatto che
non abbiamo alcuna documentazione scritta o disegnata dell'epoca
e possiamo fare solo ed esclusivamente ipotesi. Quello che è
certo è che si trattava di strutture polivalenti e che ogni
nuraghe ha una storia a sé e caratteristiche differenti.
Il villaggio è il più importante sito archeologico
della Sardegna. Venne
portato alla luce, grazie agli scavi condotti, negli anni 50,
dall’archeologo Giovanni Lilliu sul rilievo collinare denominato
"BRUNCU SU NURAXI", che testimonia una stratificazione
culturale di circa 2000 anni. Nel 1997 il villaggio è stato
inserito nella lista del Patrimonio dell’Umanità stilata
dall’UNESCO, grazie sia al suo stato di conservazione e alla sua
antichità, sia alle tecniche costruttive all’avanguardia che
vennero utilizzate dalla popolazione nuragica.
Quando nella zona arrivarono i punici e poi i loro discendenti cartaginesi, il villaggio di Barumini iniziò il suo progressivo decadimento. Gli ultimi
abitanti, però, se ne andarono durante il III secolo.
Per
quanto riguarda Su Nuraxi si tratta quindi di un nuraghe
complesso. È un quadrilobato, cioè ha una torre al centro, e
quattro torri orientate ai punti cardinali, torri di
avvistamento all'esterno e un villaggio di capanne tutto
intorno. Il materiale utilizzato per la costruzione è in
prevalenza basalto, una roccia vulcanica scura che
arrivava dal vicino altopiano della Giara, lo stesso che
ancora oggi è possibile scorgere nel panorama attorno a Barumini.
Il materiale da costruzione veniva trasportato fino al cantiere
del complesso nuragico con l'aiuto di animali, soprattutto il
bue; c'era già la ruota e quindi con un sistema di traino veniva
portato giù fino al punto migliore per posizionare i grossi
massi, che lasciano ancora oggi sbalorditi per la loro
grandezza. Anche in questo caso possiamo fare solo ipotesi su
come venivano trasportati e posizionati: si pensa a delle grosse
impalcature in legno, esterne alla muratura, oppure alla
realizzazione di grosse rampe di terra come hanno fatto in
Egitto per le piramidi. Quindi pian piano si posizionavano i
blocchi e si cercava di incastrarli e adattarli a quella che era
la forma circolare. Se risultavano degli spazi tra i blocchi si
mettevano delle zeppe di riempimento con pietre più piccole per
dare stabilità.
La planimetria del sito è molto
cambiata nel corso dei secoli. La parte più antica in assoluto è
del XIV e XIII secolo a.C. I locali scelgono di costruire il
nuraghe qui, perché prima di tutto trovano l'acqua.
Scavano un pozzo a 15 metri di profondità nella roccia trovando
la sorgente. Ancora oggi il pozzo è alimentato. Avere l'acqua
significava vivere ed è con l'acqua che iniziano la costruzione
del nuraghe con la prima torre, che in origine andava su per 20
metri di altezza ed aveva tre camere sovrapposte. Oggi la torre
ha due camere per un’altezza di 15 metri circa. Nasce come torre
isolata, a cui vengono poi aggiunte le quattro torri orientate
ai punti cardinali e tre torri di avvistamento in esterno. Le
torri laterali e quelle esterne sono dotate di feritoie che
servivano principalmente per il controllo del territorio. Tra la
torre principale e quella esterna, alla base, c'era l'entrata
principale, che immetteva direttamente nel cortile del nuraghe
dove c'è il pozzo (che ancora oggi presenta un’altezza costante
di massa d’acqua di tre metri). In questa prima fase il nuraghe
assomigliava moltissimo a un castello medievale. Una costruzione
grande e imponente che identificava il potere politico, ma anche
economico, del cantone nuragico. L'economia era data dal
territorio, nel nostro caso un territorio molto fertile: c'erano
valenti agricoltori e pastori, non avevano moneta e la loro
economia si basava sul sistema del baratto. Se c’erano degli
scontri armati, questi avvenivano tra i diversi clan e tra le
differenti confederazioni nuragiche per il possesso del
territorio.
Non
si viveva dentro il nuraghe, non abitualmente almeno. Le
popolazioni vivevano nei villaggi, che sono stati poi
individuati nel vicino altopiano della Giara ed erano già
protetti. Questo Nuraghe, come tutta un'altra serie di nuraghi
nella zona, andava a formare una vera e propria rete di
protezione, una sorta di confine naturale, e questo era quello
più grande, importante e visibile. Dalle dimensioni di un
nuraghe si identificava poi infatti il potere.
Dal XIII al XI secolo Su Nuraxi
viene ulteriormente fortificato per ragioni difensive; viene
costruito un altro muro attorno alle quattro torri, muro che in
alcuni punti alla base raggiungeva lo spessore di quasi 3 metri,
usando sempre il basalto come materiale da costruzione. Viene
rinforzata, nel frattempo, la struttura che stava cominciando a
dare segni di instabilità. Vengono chiusi quindi tutti i
contatti con l'esterno: chiuse le feritoie e la precedente
entrata, viene costruito quindi un secondo ingresso a 7 metri
d’altezza, per raggiungere il quale si utilizzavano scale di
legno o corda che all'occorrenza, in caso di pericolo, venivano
ritirate. Vengono inoltre, nello stesso periodo, aggiunte altre
torri esterne di avvistamento. Alle tre già esistenti ne vengono
aggiunte altre quattro e tutte insieme vanno a costituire quella
che era la prima linea difensiva del nuraghe.
Quando il nuraghe serviva la
propria funzione militare non c'erano abitazioni intorno. Le
prime abitazioni civili vengono costruite quando la struttura
difensiva si trovava già in stato di abbandono. Intorno all’anno
1000 a.C. in tutta la Sardegna si assiste all'abbandono delle
strutture nuragiche: non vengono più costruite perché i contatti
con altre popolazioni portano ad un cambiamento di usanze e
ideologie. I nuraghi risultano strutture superate, vengono
abbandonati, crollano e spesso funzionano da cava. Anche Su
Nuraxi si avvia presto verso il proprio destino. Molto del
materiale delle parti alte del complesso viene prelevato e
utilizzato per costruire altro, nel nostro caso le parti
sottostanti del villaggio, che infatti vide la luce dalla fine
dell’XI fino all’VIII secolo a.C.
La maggior parte delle abitazioni
nel villaggio i cui resti possiamo vedere ancora oggi, circa
150, è dell'età del ferro (VIII - VI secolo a.C.). Sono
facilmente identificabili perché cambia la tecnica costruttiva.
Del villaggio noi oggi vediamo solo i basamenti, ma si devono
immaginare almeno due metri più alti e, come tetto, avevano una
copertura conica in legno su cui venivano posizionate frasche.
Questo tipo di strutture si possono vedere ancora oggi in
qualche capanna di pastori (le pinnetas) in diverse
località dell'isola. Le parti deperibili del villaggio,
ovviamente, non sono arrivate fino a noi. Viceversa, le
coperture dei nuraghi esistono ancora oggi perchè fatte in
pietra (le cosiddette tolos).
Per
quanto riguarda la sommità dei nuraghi, grazie a dei modellini
ritrovati in vari luoghi (nella foto, il ritrovamento di un
modello in arenaria, altro circa 35 centimetri; ritrovato in
quella che viene chiamata "sala riunioni" e visitabile nel
Museo di Casa Zapata, sempre a Barumini) possiamo
immaginarci i nuraghe come delle vere e proprie torri simili a
una torre medievale (vedere anche la torre in basso). Sono stati
ritrovati più di cento blocchi di mensole di pietra, che
servivano a costruire i terrazzi delle torri. Si veniva a creare
questa sorta di ballatoio o terrazza, come i castelli medievali.
Sia che il nuraghe presentasse una sola torre o più torri il
sistema era lo stesso. A tutti i nuraghi dell'isola
sopravvissuti (8-10 mila su 20 mila) manca la sommità. Il
nuraghe poteva avere diverse funzioni, ma veniva sempre
costruito allo stesso modo. Tutta la comunità partecipava alla
sua costruzione ed è probabile che gli scalpellini più abili
abbiano costruito, o abbiano partecipato, alla costruzione di
più nuraghi in tutta l'isola.
Intorno al 1000 a.C. il complesso
nuragico e il villaggio furono parzialmente distrutti per la
prima volta dagli immigrati punici, il che spiega la costruzione
di case all'interno dell'anello esterno semidistrutto. Gli
abitanti riuscirono a difendersi più volte prima di essere
costretti a pagare un tributo agli invasori; il complesso della
fortezza (compreso il villaggio) fu definitivamente distrutto e
abbandonato nel VI secolo a.C.
L’ultima
fase del Su Nuraxi è quella del periodo romano, tuttavia
di quell’epoca poco è rimaste, perché quando arrivarono i Romani
il nuraghe e il villaggio erano già quasi completamente
ricoperti di terra. I Romani utilizzarono quindi il sito solo
nelle parti più alte e dai ritrovamenti fatti sembrerebbe che
venisse utilizzato come luogo di sepoltura. Dopodiché l’intero
complesso venne definitivamente abbandonato. Gran parte della
struttura crollò, ma soprattutto gli eventi atmosferici e la
vegetazione piano piano presero il sopravvento. Soprafato dagli
eventi della natura, tra terra e vegetazione, Su Nuraxi assunse
ben presto le sembianze di una semplice collina dalla forma
conica, come le tante che ancora oggi si possono vedere nella
zona della Marmilla. Passano duemila anni e la memoria
del grande e imponente nuraghe si perderà nel tempo, tanto che
nel terreno che ricopre le antiche pietre venivano coltivati
cereali ancora nel 1945 (vedere la foto del 1937).
Scavi e
Casa Zapata
Le popolazioni locali, nel corso
dei secoli a noi più vicini, sapevano dell’esistenza di un
nuraghe in questo stesso luogo, anche perché in seguito ad
alcune intense precipitazioni, veniva fuori, di tanto in tanto,
una delle quattro torri. Fu solo però solo nel 1951 che
un archeologo originario proprio di Barumini, Giovanni Lilliu
(il più famoso archeologo sardo) iniziò ufficialmente lo scavo.
In cinque anni di scavi, Lilliu riportò alla luce tutto il
nuraghe e tutto il villaggio. Dal 1997 il sito è entrato
a far parte del patrimonio mondiale dell’Unesco, non
perchè sia il più grande, (esistono complessi più grandi di
questo in Sardegna), ma perché questo è l’unico sito interamente
scavato (in un’area di 1 ettaro e mezzo), l’unico che presenta
differenti condizioni ed è stato scelto come simbolo
dell’identità dei sardi. Siamo infatti di fronte ad un
capolavoro della cultura nuragica, situato a poca distanza da
cittadine come Sanluri, poco oltre la principale strada a
scorrimento veloce della Sardegna, ed esattamente a circa a 1 km
dal centro del paese di Barumini. Nello stesso paese è
anche presente il già citato Museo di Casa Zapata, che
ospita interessanti reperti provenienti dal Su Nuraxi. Non solo.
Si tratta in effetti di un museo atipico e meglio definito come
Polo museale. La residenza che lo ospita apparteneva un
tempo ad una nobile famiglia aragonese (gli Zapata appunto),
arrivati in Sardegna nel lontano 1323 e diventati baroni di quei
terreni (diventati quindi parte della Baronia di Las Plassas,
Barumini e Villanovafranca) qualche secolo dopo. Trasformato
il territorio in un vero e proprio feudo, in auge fino alla
soppressione del regime feudale, i nuovi signori locali
ebbero a costruire un complesso di edifici non da poco nei
luoghi un tempo appartenuti all’antica popolazione nuragica.
Il polo espositivo è costituito da
tre distinte entità museali: una archeologica, una
storica ed una etnografica. Il Palazzo Zapata, edificio
principale con bellissime decorazioni rinascimentali su finestre
e porte, non custodisce solo le importanti testimonianze
rinvenute nel vicino complesso nuragico, ma un altro tesoro:
nelle sue fondamenta sono presenti i resti di un’altra struttura
nuragica. I Zapata, nei secoli addietro scelsero infatti di
utilizzare i resti di una stratificazione precedente come
fondamenta per la costruzione del loro palazzo di zona. Fu
possibile scoprire il nuraghe complesso Nuraxi’ e cresia,
nome dato per la vicinanza con la Chiesa della Beata Vergine
Immacolata, solo in anni più recenti, e cioè all’inizio del
processo di musealizzazione nel 1990, progettato dall'architetto
Pietro Reali. Nella sezione storica del polo museale è
possibile conoscere la storia della famiglia Zapata e del
suo rapporto con il territorio e con gli abitanti, grazie
soprattutto ad una cospicua documentazione lasciata da
Lorenzo Ingarao Zapata di Las Plassas. Uno spaccato storico
inestimabile, che permette di conoscere le trame sociali e
amministrative del periodo, considerando in particolare che il
riscatto del ‘feudo’ avvenne solo nel tardo 1839.
Nel complesso, a Barumini sono
presenti tre principali luoghi di attrazione, il sito
nuragico di per se (Su Nuraxi), il Polo Museale Casa
Zapata e il Centro di Comunicazione e Promozione del
Patrimonio Culturale Giovanni Lilliu. Quest’ultimo propone
importanti aree tematiche atte a promuovere lo studio e la
divulgazione dei tesori del territorio, tra mostre fotografiche
e centri di ricerca. Il sito di Su Nuraxi è aperto tutti i
giorni alle 9.00 alle 19.00, chiuso alle 16.00 in gennaio,
febbraio e dicembre, alle 16.30 in marzo e novembre, ottobre
alle 17.30, 18.30 in settembre, 19.30 in luglio. Il complesso
nuragico è accessibile solo con visita guidata (le partenze sono
generalmente organizzate ogni mezz'ora). Il biglietto è
combinato con il Museo Zapata e il Centro Espositivo
Giovanni Liliu: costo €11 euro, ridotto €8,50 euro. La
visita dura circa 1 ora e 30 minuti.
CIVILTA’ NURAGICA
La civiltà nuragica nacque
e si sviluppò in Sardegna dall’età del Bronzo fino all’età del
Ferro, nel periodo compreso tra il 1600 a.C. e fino al momento
della conquista dell’isola da parte dei Romani. La società
nuragica non è molto documentata e le nozioni arrivate fino a
noi sono ben poche. Il nome deriva dal suo monumento più
caratteristico: il “nuraghe?. Quelle popolazioni non conoscevano
la scrittura, perciò tutto ciò che sappiamo dei nostri
progenitori deriva dallo studio dei resti dei monumenti
megalitici rinvenuti, dai ritrovamenti artistici e dalle
testimonianze di altri popoli. Sappiamo che la società nuragica
era suddivisa in classi sociali: la plebe, che costituiva
la maggioranza della popolazione e comprendeva agricoltori,
pastori, artigiani e commercianti; i sacerdoti che oltre
a svolgere le mansioni di culto si occupavano anche di medicina
e magia; i nobili, grandi proprietari latifondisti e
guerrieri.
Difatti, la classe dei guerrieri
era di fondamentale importanza per la difesa del popolo isolano
contro i Cartaginesi prima e Romani poi. La figura dominante
della famiglia era il padre. Un insieme di famiglie costituivano
un ‘clan’, mentre diversi clan formavano la tribù, ossia il
popolo. Il popolo nuragico era prevalentemente pastorale, si
occupava dei campi ma al momento giusto si componeva di temibili
guerrieri. In Sardegna, il territorio è costellato da numerosi
nuraghi (in alcuni luoghi si parla di vere e proprie Valli
dei Nuraghi, come quella del Logudoro Meilogu, tra i
comuni di Torralba, Mores, Bonorva e Ittireddu)
e i più noti sono: Nuraghe Santu Antine (Torralba),
Nuraghe Losa (Abbasanta), Nuraghe Orrubiu (Orroli),
Nuraghe Genna Maria (Villanovaforru) e per
l’appunto Su Nuraxi (Barumini). Quest’ultimo è il
più famoso ed è un’importante villaggio nuragico, il quale
racconta all’odierno visitatore la storia della civiltà
millenaria che né ha abitato il territorio per un lunghissimo
periodo, databile tra l’età del Bronzo e il III sec. D.C.
Ancora sui
nuraghi?
Il nome nuraghe potrebbe derivare
da un’antica radice NUR, che significa mucchio cavo. I
particolari monumenti costruiti in Sardegna e presenti ancora
oggi, generalmente venivano costruiti sulla cima delle colline a
difesa delle valli e dei pascoli. Oggi i nuraghi testimoniano
una cultura millenaria collegata alla civiltà megalitica del
bacino del Mediterraneo. In tutta la Sardegna esistono circa
8000 nuraghi, di cui la maggior parte sono definiti semplici
(monotorre), poiché formati da una sola torre con ingresso alla
base e un unico grande vano interno. Esistono poi altri nuraghi
più complessi (polilobati), formati da più torri, con
molte stanze e possono avere più di un piano. I nuraghi sono a
forma di tronco di cono e venivano, appunto, costruiti con
enormi pietre naturali di forma più o meno squadrate. Questi
massi venivano accuratamente incastrati e sovrapposti tra loro.
L’intera costruzione avveniva a secco, cioè senza l’impiego di
malta. Per la base del nuraghe si usavano i massi e le pietre
più grandi, procedendo verso l’alto diminuiva la ‘taglia’ delle
pietre usate. I muri delle torri erano molto spesse e gli spazi
vuoti venivano ricoperti con pietrame. L’entrata del nuraghe si
trova solitamente verso il lato sud della costruzione, riversa
in un corridoio breve che finisce nella camera centrale di forma
circolare con il soffitto a falsa cupola. Nella camera centrale
possono trovarsi uno o più nicchie. Nel pavimento di alcuni
nuraghi venivano anche scavati alcuni pozzi per conservare
liquidi o cibi, mentre altri ripostigli più piccoli venivano
realizzati lungo i muri. Il nuraghe riceveva luce dalla porta e
da altre piccole aperture ("feritoie").
A partire dal XIX secolo in molti
tra archeologi e storici si sono chiesti cosa fossero i nuraghi
e soprattutto per quale motivo siano stati costruiti. Sono
strutture uniche al mondo e la civiltà nuragica costituisce un ‘uniqum’
nel nostro pianeta. Sono presenti solo in Sardegna, nonostante
le testimonianze della cosiddetta civiltà torreana della
Corsica meridionale, che presenta delle strutture simili,
chiamate appunto 'torri', o ancora quelle della civiltà
talaiotica delle Baleari, con le cosiddette torri 'talaiot',
o ancora i sesi di Pantelleria. Sono civiltà sicuramente
collegate con la civiltà nuragica sarda ma le loro strutture
coniche sono del tutto differenti dai nuraghi della Sardegna
(sia per altezza, che per complessità architettonica).
Le risposte agli interrogativi che
vengono a molti, non solo agli studiosi, sono state varie e
talora anche stravaganti. Templi, tombe, fortezze, prigioni,
granai... Una delle questioni più dibattute dall’archeologia
nuragica è sicuramente quella relativa alle funzioni che tali
architetture, svolsero nella vita dei popoli che le edificarono
e le utilizzarono. Un dibattito destinato a durare ancora a
lungo e a non trovare risposte definitive per la mancanza di
indizi certi che siano in grado di orientare verso un’ipotesi
piuttosto che un’altra. Il primo a fare un’ipotesi sulla
funzionalità dei nuraghi fu Giovanni Spano. Ricordato
come un grande studioso sardo di archeologia e storia della
Sardegna, Spano sosteneva che i nuraghi fossero delle prigioni.
Più tardi, fra gli anni ‘50 e ‘70, proprio Giovanni Lilliu
costruì una teoria basandosi su ciò che aveva scritto prima di
lui l’archeologo Antonio Taramelli, il sovraintendente
per i beni culturali della Sardegna. Lilliu utilizza un concetto
medievale costruito sulla base degli scavi condotti proprio a
Barumini dal 1948 al 1954, affermando che i nuraghi fossero dei
castelli, delle fortezze con funzione militari. All’interno del
nuraghe, secondo la sua tesi, viveva il rappresentante del
potere politico, mentre attorno al nuraghe veniva costruito il
villaggio. Proprio come accadeva nella formazione dei borghi
medievali attorno ad un castello.
In conclusione, potremmo affermare
che il nuraghe è l’essenza di una civiltà ancora affascinante e
misteriosa, una icona senza tempo di tutta la Sardegna. Una
struttura antica che rappresenta senza dubbio un maestoso
patrimonio archeologico, pervenuto a noi senza una chiave di
lettura certa, bensì con un’incertezza che crea a volte
sacrosanti voli di fantasia. A circa 15 km da Barumini si trova
Sanluri, nota per il suo castello, l’unico ancora
integro degli 88 castelli edificati in Sardegna e simbolo degli
avvenimenti storici del periodo giudicale. Poco oltre,
Sardara, è un piccolo paese noto per ospitare il misterioso
Santuario nuragico di Sant’Anastasia (IX – VIII secolo
a.C.), oltre che antiche sorgenti termali. A pochi chilometri da
qui, a neanche 20 km da Su Nuraxi di Barumini, troviamo anche il
Complesso nuragico di Genna Maria, che erge su un colle
ad 1 km dal paese di Villanovaforru. Un altro mistero che
riaffiora dal tempo.
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