Diego Velázquez

Vita di Diego Velázquez - Biografie e opere

 

Diego Velázquez (Diego Rodríguez de Silva y Velázquez - Siviglia, 6 giugno 1599 - Madrid, 6 agosto 1660), è uno dei più grandi e ammirati pittori che siano mai vissuti. Possedeva il dono quasi miracoloso di trasmettere un senso di verità, il senso del suo tempo, un fermo immagine che scavava nella storia e nelle anime dei contemporanei. Diede il meglio di nei ritratti, semplici e complessi, apparentemente lineari e introspettivi, al tempo stesso, dei caratteri dei personaggi.


La Cena di Emmaus, 1618 - Velázquez Nato a Siviglia, il figlio di un avvocato di origine portoghese, inizialmente fu allievo di Francisco Herrera il Vecchio, nel 1611 passò nella bottega di Francisco Pacheco, dove iniziò il suo apprendistato di sei anni, rimanendovi fino al 1617, quando iniziò l'attività indipendente. Lo studio di Pacheco assomigliava ad una accademia in cui gli studenti, tra cui Francisco de Zurbarán e Alonso Cano, imparavano le tecniche della pittura in uno stile idealizzante all'interno della tradizione cattolica spagnola.

 

Ma subito nelle sue prime opere come La Cena di Emmaus anche conosciuto come La Mulata (1618, National Gallery of Ireland, Dublino), Velázquez abbandono lo stile classico di Pacheco e dipinse, come hanno scritto in tanti, direttamente dalla vita.  Il suo risoluto orientamento verso una rappresentazione schiettamente naturalistica, con predilezione per scene di vita popolare, è evidente nelle sue prime opere, dalla Vecchia friggitrice (Edimburgo, National Gallery of Scotland) all'Acquaiolo di Siviglia (Londra, Wellington Museum); ma anche i dipinti di soggetto religioso, come San Giovanni evangelista a Patmos (National Gallery di Londra) e l'Adorazione dei Magi (Museo del La Cena di Emmaus, 1620 - Velázquez Prado), appaiono ispirati dal naturalismo di Caravaggio,  nei netti contrasti con i chiaro scuri e nella salda plasticità delle figure. Con l'influenza caravaggesca dipinse un'altra Cena di Emmaus, del 1620 (New York, Metropolitan Museum) dove le figure di Cristo e dei suoi due discepoli hanno espressioni facciali drammatiche, acutamente illuminate contro un semplice sfondo e forme solidamente modellate in colori cupi. In questa fase, Velázquez si specializzò anche in scene tratte dalla vita di tutti i giorni nelle bettole dei bassi fondi di Siviglia o bodegones (letteralmente, taverne), con scene di vita reale, anche nei particolari delle nature morte, e relegò i temi religiosi in secondo piano.

 

Ritratto di Filippo IV da giovane 1626 - Velázquez Velázquez compì un primo viaggio a Madrid nel 1622 con la speranza di ritrarre il sovrano di Spagna, Ma fu l'anno dopo che l'artista, grazie anche all'appoggio e alla benevolenza del potentissimo conte di Olivares, ottenne la nomina di pittore reale. Nell'estate del 1623, il pittore fu convocato a Madrid per dipingere un ritratto del re (oggi perduto, ma che si presume simile a quello di  Filippo IV (1605-1665), re di Spagna dipinto l'anno successivo che si trova al Museo del Prado). Da quel momento Velázquez in poi rimase al servizio della monarchia spagnola per il resto della sua vita, salendo nella gerarchia di corte, fino a ricevere il titolo di cavaliere. A Madrid, la sua arte fu profondamente influenzata dai dipinti veneziani all'interno della collezione reale e da Peter Paul Rubens, il quale trascorse sei mesi alla corte spagnole per una missione diplomatica, nel corso della quale dipinse ritratti reali ed eseguì delle copie di capolavori di Tiziano. Nel Ritratto di Filippo IV, nel Ritratto del Conte Duca de Olivares (New York, Hispanic Society) e di altri personaggi di corte, dipinti con raffinatissime tonalità brunogrige tra il 1624 e il 1628, l'intonazione aulica e monumentale influenzata dall'ambiente di corte, sembra attenuare l'irruenza realistica delle opere giovanili, che torna invece a rivelarsi pienamente in opere come la vivacissima parodia mitologica dei Beoni (Museo del Prado).

Dal giugno 1629 al gennaio 1631, Velázquez si recò in Italia. Soggiornò a Genova, Milano, Venezia, Parma, Bologna, Bologna e Napoli. Nel 1629 il pittore, fece apposta una deviazione fino a Cento per far visita a Guercino. Cosa si dissero i due, nessuno lo sa, probabilmente parlarono poco, passarono in rassegna i dipinti, poi Guercino fece gli onori di casa, presentando i componenti della sua bottega: il fratello Paolo Antonio, il cognato Ercole Gennari e il fratello di quest'ultimo, Bartolomeo Gennari, anche lui abilissimo a contraffare lo stile del principale.

 

La Fucina di Vulcano, 1630 - Velázquez Durante il soggiorno romano dipinse la Fucina di Vulcano (Museo del Prado), una delle opere più decisamente italianizzanti eseguite dall'artista fino ad allora, preludio alla straordinaria libertà cromatica delle tele del Prado dipinte tra il quarto e il quinto decennio del 600, dal capolavoro assoluta della Resa di Breda (1635, Museo del Prado) e dai ritratti reali per la torre de la Parada e per il salone dei Regni al Buen Retiro fino alle inquietanti immagini dei nani e dei buffoni di corte: El nido de Vallecas, Juan Calabazas, El Primo, Sebastian de Morra, che segnano uno dei momenti più alti dell'"impassibile naturalismo" del pittore.

 

L'influenza di artisti italiani contemporanei può essere vista nella sua padronanza della prospettiva e nella sua rappresentazione del nudo maschile in due grandi tele dipinse a Roma, La fucina di Vulcano (Museo del Prado, Madrid) e la Tunica di Giuseppe (Escorial, Madrid).

Diego Velázquez. La resa di BredaIl Ritratto del Conte Duca di Olivares (1635, Museo dell'Ermitage, San Pietroburgo) ricorda gli splendidi ritratti equestri dei singoli membri della famiglia reale che Velázquez dipinse nel 1630. Allo stesso tempo, dipinse per il re ritratti indimenticabili di nani di corte e buffoni, catturando la loro sofferenza interiore con pennellate di abbagliante e freddo distacco.

Nel 1649-51, Velázquez fece un secondo viaggio in Italia per raccogliere opere d'arte per il re di Spagna. Soggiornò  a lungo a Venezia e a Roma,  con il rinnovato incontro con la pittura veneta del Cinquecento, eseguì il capolavoro della Venere e Cupido (conosciuto come la Venere Rokeby), che oggi si trova alla National Gallery di Londra.

 

Ritratto di Innocenzo XIl Ritratto Juan de Pareja (New York, Metropolitan Museum) suo assistente, causò sensazione quando Velázquez lo espose a Roma. Appeso a fianco opere dei migliori artisti del tempo, con alti prelati, aristocratici e dame di corte, andò il ritratto di quello che allora era uno schiavo, un morisco, discendente degli arabi di Spagna, acclamato per la sua straordinaria qualità realistica. Di tutti i pittori poi a Roma, solo lui fu concesso il permesso di dipingere il ritratto del papa. Dopo aver visto il Ritratto di Innocenzo X (Galleria Doria Pamphilj, Roma), un osservatore scrisse che Velázquez era venuto in Italia "non per imparare, ma per insegnare, il suo Innocenzo X desta lo stupore di Roma. Ogni artista lo copia e lo considera come un miracolo ".

 


Albrecht Durer. Autoritratto 1498.Nel suo ultimo decennio di vita, la gestione dei colori e della pittura da parte di Velázquez divenne sempre più libera e luminosa. Questo stile tardo può essere visto in ritratti come Ritratto di Maria Teresa (1638-1683), Infanta di Spagna, ritratto che fu fatto probabilmente per il suo futuro marito, Luigi XIV di Francia, e negli altri splendidi ritratti dell'Infanta Margarita e del Principe Felipe Prospero (Vienna, Kunsthistorisches Museum). Il culmine dell'arte di Velázquez è nel suo capolavoro più conosciuto, il ritratto della famiglia reale spagnola, conosciuto universalmente come Las Meninas (Damigelle d'onore, 1656, Museo del Prado), ma anche nell'altra grande tela Las hilanderas (Filatrici dell'arazzeria di San Isabella). Per Las Meninas l'artista si ritrova a sinistra prima di un enorme tela su cui sono dipinti i due sovrani di Spagna, che si riflettono nello specchio sullo sfondo, ma il vero soggetto del quadro è la piccola infanta che è venuta a vedere Velázquez al lavoro. Lei si trova tra due dame di compagnia, che la controllano, due nani di corte e un cane di grandi dimensioni, il tutto reso con senso di libertà sorprendente e naturale, un fermo immagine che racchiude un mondo. Un ritratto di gruppo apparentemente di una assoluta semplicità e immediatezza, che si trasforma, attraverso una rete di sottili allusioni e ambiguità, in puro gioco intellettuale, una meditazione sul meraviglioso potere dell'arte di ricreare realtà e illusione.

 

Il 1660 fu l'ultimo anno di vita di Velázquez. Nella primavera di quell'anno, il 3 giugno, ci fu il matrimonio di Maria Teresa di Spagna e Luigi XIV di Francia, grazie al quale venne stipulato un trattato di pace tra i due paesi da tempo in guerra per l'egemonia continentale europea; la cerimonia si svolse sull'Isola dei Fagiani, una piccola isoletta paludosa nel fiume Bidasoa. Velázquez fu incaricato di curare la decorazione del padiglione della corte spagnola e di tutto l'allestimento scenico del matrimonio. Il 26 giugno tornò a Madrid e il 31 luglio fu colto da un attacco di febbre. Sentendo la fine vicina, firmò il proprio testamento, nominando come suoi soli esecutori la moglie e il suo caro amico Fuensalida, che curava i registri reali. Morì il 6 agosto 1660.


L'artista fu sepolto nella Cripta dei Fuensalida nella Chiesa di San Giovanni Battista. La moglie Juana morì soltanto 7 giorni dopo e fu sepolta al suo fianco. Sfortunatamente la chiesa fu distrutta dai francesi nel 1811, insieme a tantissime altre abitazioni per creare gli ampi viali che attraversano Madrid, così oggi non si conosce con precisione dove si trovi la sua tomba. Tuttavia, la sagoma della chiesa può ancora essere rintracciati all'interno di Plaza Ramales osservando le differenze tra le pietre nel terreno.

Poiché la maggior parte dei dipinti di Velázquez vennero eseguiti per il re, questi rimasero confinati ai palazzi reali dove poche persone ebbero l'opportunità di vederli. Lo sconvolgimento che portò all'Europa e alla Spagna la Rivoluzione Francese prima e il periodo napoleonico dopo, con le sanguinose Guerre di Indipendenza spagnole (1808-1814) dall'invasore francese, se non altro ebbero l'effetto di scardinare lo spesso velo del tempo che si era posato sulla figura e sulle opere dell'artista sivigliano. Nel XIX secolo, i suoi dipinti ebbero  un enorme impatto sugli artisti europei, e fino ai giorni nostri Velázquez è spesso ricordato come lo definì Edouard Manet: "il pittore dei pittore".

 

Bibliografia

 

Dale Brown - The World of Velázquez: 1599–1660 -1969

Francisco Calvo Serraller - Velázquez -1999

Elena RagusaVelázquez - La vita e l'arte - 2003

 

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