Palazzo Ducale di Pesaro
Il
Palazzo Ducale di Pesaro troneggia su Piazza del Popolo e nel corso degli anni ha rappresentato il luogo di residenza delle varie Signorie che hanno governato la città. Venne realizzato dai Malatesta, ma il nucleo originario venne ampliato da Alessandro Sforza dopo il 1450.
Durante il 1514 la struttura subì notevoli danni, in
seguito ad un incendio e la Signoria dei Della
Rovere, ne iniziò la ricostruzione a partire dal
1523. |
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Si può accedere al palazzo
dal cortile, al suo interno da ammirare è il grande salone Metaurense, un’enorme sala, nella quale
si tennero, nel 1475 le
nozze di Camilla d’Aragona e
Costanzo Sforza. Molto particolare la stanza da bagno di
Lucrezia Borgia, il cortile
destinato alla caccia e il giardino segreto. Il palazzo, oggi è sede della Prefettura, quindi non è interamente visitabile.
Le
fasi costruttive del Palazzo Ducale di Pesaro furono molto complesse, e
ancora non perfettamente, chiarite. L'edificio ha raggiunto la sua
estensione attuale (la sua area è vastissima; quasi un ettaro) attraverso
rimaneggiamenti e accrescimenti successivi. Il nucleo più antico fu
costruito da Malatesta Guastafamiglia nel 1347 e, intorno al 1450,
Alessandro Sforza iniziò la costruzione del corpo sulla piazza. Tuttora
sconosciuto ne è l’architetto, anche se una antica tradizione vuole
identificarlo con Luciano Laurana.
La facciata è costituita da sei arcate in bugnato, che formano un loggiato,
al disopra del quale una parete in laterizio si apre con cinque finestre, le
cui cornici marmoree riecheggiano quelle lauranesche del Palazzo Ducale
di Urbino. I putti reggifestoni, posti al disopra degli architravi,
furono aggiunti da Domenico Rosselli, scultore toscano anche egli
attivo a Urbino. Il fatto che non esista una visione centralizzata (l'asse
mediano del piano inferiore non corrisponde a quello del superiore) e la
presenza di elementi ancora tardogotici (l'arco a sesto acuto sul corso, la
porta marmorea dell'androne) fanno pensare che siano intervenuti mutamenti
nel corso della costruzione.
Numerose testimonianze dei cronisti contemporanei narrano lo splendore e la
ricchezza degli ambienti: il primo piano era interamente occupato (come oggi
del resto) dal grande salone "metaurense", nel quale si svolgevano le feste
e le cerimonie. Vi si celebraronoa appunto nei 1475 le già citate
fastosissime nozze tra Costanzo Sforza e Camilla d’Aragona.
Il palazzo fu danneggiato al momento dell'invasione del duca Valentino,
Cesare Borgia, e nel 1514 da un incendio, nel corso del quale andarono
distrutte la biblioteca e la quadreria degli Sforza (opere tra gli
altri di Perugino, Mantegna e Roger van der Weyden). In
epoca roveresca, gli interventi furono limitati a quelli di Girolamo
Genga, che tra il 1521 e il 1531 costruì la facciata sul cosiddetto
"giardino segreto", dove gli elementi dell’architettura classica furono
utilizzati in una scala inconsueta. Il passaggio tra architettura e natura
fu mediato da un loggiato, decorato con bellissimi e deperitissimi
affreschi, assai vicini a quelli dell’Imperiale. Questi ultimi sono
attribuiti a Raffaellino del Colle (le Historie) e a
Camillo Mantovano (le Boscarecce).
Ma fu con Guidubaldo Della Rovere che furono compiuti ingentissimi
lavori. Il palazzo divenne un isolato unitario, ma rimase sempre parte
integrante del tessuto urbano mantenendo i due cortili, quello della caccia
e quello d'onore, il ruolo di attraversamento urbano che precedentemente era
affidato alle vie che percorrevano l'isolato stesso. I lavori furono
affidati a Bartolomeo Genga, figlio di Girolamo, e furono compiuti in
occasione delle seconde nozze del duca con Vittoria Farnese, avvenute
nel 1548. Numerosi sono infatti i richiami simbolici, in modo particolare
spesso appaiono due «V» unite da una corda. Sono le iniziali di Ubaldus e
Victoria. Bartolomeo Genga progettò il cortile d'onore con l'elegante
portale e la teoria di sale su via dei Fondachi (l'odierno corso XI
Settembre). Via dei Fondachi era così chiamata perché vi si aprivano le
botteghe che il duca affidava ad artigiani e artisti. Vi lavorarono tra
l'altro importanti miniatori.
Viene riferita a Bartolomeo Genga anche l’ideazione di tre sale, in cui
inconsueti soffitti, articolati con stucchi e grottesche, riecheggiano
quelli mitici della Domus Aurea; i medaglioni centrali recano
figurazioni certamente in rapporto con i duchi e con le loro nozze. Tra il
1550 e il 1553 Taddeo Zuccari fu a Pesaro e, secondo il Vasari,
dipinse nel Palazzo Ducale uno "studiolo". L'ambiente viene identificato nel
cosiddetto "bagno di Lucrezia Borgia", decorato da raffinatissimi
stucchi ed esili grottesche. L'appartamento ducale è tutto ornato da rilievi
in stucco (porte, peducci, camini, volte) di Federico Brandani, lo
scultore urbinate che fu uno degli artefici più interessanti dell'epoca. Da
segnalare è la fronte di camino dell'atrio, nella quale, entro una tabella
retta da due putti, un rilievo di diretta derivazione classica illustra
l'impresa roveresca delle tre "mete".
Francesco Maria II fece realizzare ulteriori ampliamenti. Secondo la
tradizione il soffitto ligneo del salone "metaurense", decorato con imprese
ducali, fu compiuto al tempo di Francesco Maria III ma, per la
classica misura dei lacunari, esso è probabilmente antecedente. Dopo la
devoluzione del ducato allo Stato Pontificio il palazzo divenne sede dei
legati apostolici e subì varie manomissioni. Tra il 1920 e il 1936 vi ebbe
sede la Pinacoteca Civica. Nel 1925, con una decisione assai dibattuta,
furono ripristinali i merli di coronamento. Oggi è sede della Prefettura.
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