UN RACCONTO SU CHARING 

UN RACCONTO SU CHARING  

 

Ex Palazzo Arcivescovile di Charing

  Charing

  Un racconto su Charing

 

Charing è uno degli esempi meglio conservati di villaggio medievale Inglese: fra le sue case annovera splendidi e originali esempi di costruzioni risalenti fino al XIV secolo. Il campanile della chiesa di pietra chiara è dello stesso periodo, e l’edificio adiacente della canonica, ormai in rovina e infestato dalle sterpaglie, vanta origini persino più antiche. Tutta roba che può interessare gli storici locali; al massimo qualche scrittore in cerca di ispirazione per il suo prossimo libro. Ma quello che stiamo cercando noi a Charing, imboccati da indiscrezioni provenienti da un paese diverso, è qualcosa di ben più maestoso e decisamente più moderno: l’ultima residenza del più famoso discendente di una grande famiglia di ladri.

Si dice che la grande magione ottocentesca che domina il borgo sia appartenuta al mitico ladro gentiluomo Lupin III per vent’anni, dal 1879 al 1880, e che in essa egli abbia trovato la morte, stroncato da un infarto all’età di settantasei anni, incredibilmente pacifico e lontano da quelle prigioni in cui tanti pomposi ispettori, in Francia come nel resto d’Europa, avrebbero voluto rinchiuderlo. Vi si arriva percorrendo una carreggiata asfaltata e abbastanza ampia, ai lati della quale pendono pericolosamente obliqui i piani rialzati delle antichissime abitazioni in legno di cui abbiamo già detto. I finestroni, ampi per permettere alla fioca luce del nord di irradiare gli interni quanto più possibile, sporgono da assi scure che si spingono in orizzontale dai tramezzi sopra le porte d’entrata: mezzi esagono dai vetri pesanti, affacciati sulla strada come comari curiose alla ricerca dei propri figli. Composizioni di gerani e fiori bianchi pendono a loro volta dalle assi. Le geometrie che queste ultime compongono sui muri intonacati di bianco, giallo o rosa salmone sono il particolare che più ci colpisce di quella lunga carrellata di curiose “mansions�?: incrociate a x o in linee verticali sulle facciate della case, sono al contempo abbellimenti e rinforzi strutturali delle spesse pareti. L’impressione generale che danno alla via, viste nella loro successione, è spettacolare, e conferisce un certo tono di festa all’atmosfera altrimenti grigia e piovosa che ci circonda. Superiamo alla nostra destra il viottolo che porta alla chiesetta e all’antica canonica di pietra, mentre continuiamo a inerpicarci lungo la strada principale, che è Charing, percorrendo un’ampia svolta a sinistra che sale il pendio della bassa collina.

 

Cento metri più avanti, la strada termina aprendosi in un raro esempio di piazza medievale Inglese, con i suoi edifici bassi e pieni di piccole finestre, anch’essi divisi da una greca di legni scuri disposti come stuzzicadenti sulle facciate di vari colori. La piazza è insolitamente ampia; molto più di quanto le dimensioni di ciò che abbiamo visto fino ad ora potesse lasciare intendere. Non ci sono indicazioni a segnalare l’edificio che stiamo cercando: non ce n’è bisogno. Il cancello in ferro battuto che ne annuncia l’entrata è così grande da occupare l’intero lato corto del rettangolo della piazza a noi opposto. Ci giriamo a guardare, nell’angolo fra due stradine di porfido alla nostra destra, la pittoresca entrata triangolare del più antico pub del borgo, prima di dirigerci attraverso lo spiazzo, che oggi è un parcheggio, verso le alte guglie dorate dell’ultima residenza del più famoso dei ladri.

Racconto di Paolo Borile per Informagiovani Italia

Ostelli Inghilterra  

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