VISITARE CHARING
- INFORMAZIONI E GUIDA
A
soli cinquanta chilometri da
Londra, nel
cuore della collinosa e verdeggiante regione del Kent, si trovano piccoli
paesi dispersi fra i campi di luppolo, vere e proprie gemme di origine
medievale da visitare senza riserbo per tuffarsi in uno spaccato dell'epoca. Per arrivare a Charing dalla capitale si prende il
treno della South Eastern Company diretto a Canterbury da Victoria Station
(i viaggi sono frequenti, ma non tutti fermano a tutte le
stazioni); capita a volte, su questa tratta, di viaggiare su
trenini che sembrano un cimelio della rivoluzione
industriale stipato nell'hangar di un grande museo. |
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Sono i
più antichi ancora in servizio, composti da vagoni bui e angusti coi sedili
in legno foderati di azzurro, e porte a maniglia per salire e scendere
sistemate in mezzo ad ogni coppia di panche, quattro per ogni vagone, la cui
speranza di non essere aperte quando il veicolo è ancora in corsa viene
lasciata al solo buonsenso dei viaggiatori in carrozza.
Ci si accorge di essere diretti in un luogo un po'speciale appena lasciatisi indietro i rumori e la frenesia della ex-Swingin'London: si osserva il traballante convoglio distaccarsi dal groviglio di
intersezioni delle grandi stazioni ferroviarie e prendere direzioni
disdegnate dai treni più capienti e moderni.
Il treno prosegue la sua corsa inoltrandosi sempre
più profondamente nel giallo dei campi frastagliati della campagna inglese
in primavera, priva di palazzi e piena di fattorie dai tetti spioventi,
mucche e cavalli al pascolo sulle alture verdi circondate da steccati.
Il viaggio è lento e disagevole, non potrebbe
essere diversamente. Ci si ferma a tutte le stazioni: Dartford, Longfield,
Chatham, Maidstone Harrietsham, Lenham, e poi Charing, finalmente. La
fermata di Charing non porta ad una stazione vera e propria: c'è solo un
gabbiotto, sempre chiuso, qualche annuncio di servizio e un ponte sospeso
sopra ai binari che serve per raggiungere la banchina sul lato opposto,
direzione Londra.
Il nome del villaggio, impresso a grandi lettere
blu su un cartello bianco ingiallito e corroso, affianca il cancellino che
da sul parcheggio adiacente la scuola elementare. L'aria che si respira
attorno al gabbiotto della stazione è silenziosa e poco accogliente:
nessuno, a parte il controllore, che se ne sta chiuso fra le sue mura
davanti ad un monitor azzurro, circondato dal buio, bazzica da queste parti
nel primo pomeriggio. Le macchine parcheggiate lungo lo steccato se ne
andranno riprese dai pendolari di ritorno dal lavoro solo fra qualche ora:
nonostante le impressioni, e grazie alla tranquillità offerta dalla
campagna, molti villaggi come Charing sono presi d'assalto da famiglie di
londinesi, che preferiscono allungare il viaggio per andare al lavoro di
qualche decina di minuti pur di fuggire dalla frenesia della grande Lontra.
Superato il parcheggio, costeggiata la scuola e l'edificio della posta (che
sembra la casa di una famiglia comune, piena di fiori e circondata
d'alberi), ci si ritrova al cospetto della strada provinciale A20;
sull'altro lato sorge un pub di costruzione recente, questo si pieno di
clienti e macchine parcheggiate. Entriamo per dare un'occhiata e chiedere
informazioni turistiche: l'arredamento in legno e gli sgabelli trapuntati a
scacchi verdi e rossi ricalcano lo stile delle birrerie Inglesi più
classiche, così come le lavagne appese alle quattro colonne del bancone con
il disegno e il testo della "Soup of the day". Il bagno è minuscolo, gli
avventori stupiti nel vedere facce straniere aggirarsi per le vie del loro
minuscolo paese.
Charing è uno degli esempi meglio conservati di
villaggio medievale Inglese: fra le case messe il fila lungo la strada
principale, che è la spina dorsale del villaggio, annovera splendidi e
originali esempi di costruzioni risalenti fino al XIV secolo. Serie di
finestroni opachi, ampi per permettere alla fioca luce del nord di irradiare
gli interni quanto più possibile, sporgono da assi scure che si spingono in
orizzontale dai tramezzi sopra le porte d'entrata: mezzi esagoni dai vetri
pesanti, affacciati sulla strada come comari curiose alla ricerca dei propri
figli. Composizioni di gerani e fiori bianchi pendono a loro volta dalle
assi. Le geometrie che queste ultime compongono sui muri intonacati di
bianco, giallo o rosa salmone sono il particolare che più ci colpisce di
quella lunga carrellata di curiose "mansions": incrociate a x o in linee
verticali sulle facciate della case, sono al contempo abbellimenti e
rinforzi strutturali delle spesse pareti. L'impressione generale che danno
alla via, viste nella loro successione, è spettacolare, e conferisce un
certo tono di festa all'atmosfera altrimenti grigia e piovosa che ci
circonda. Ma quello che tutti qui considerano il simbolo del villaggio, ciò
che distingue la minuscola Charing dal resto dei nuclei urbani dispersi per
la regione del Kent, è l'antico e caratteristico Palazzo dell'Arcivescovo.
Lo si raggiunge virando a destra dalla strada principale, seguendo le sobrie
ma pressanti indicazioni dei cartelli turistici appesi ai muri. Il
campanile della chiesa di pietra chiara che lo affianca è la prima
visione che ci coglie: è perfettamente mantenuto, e si affaccia su un
piccolo slargo adibito a parcheggio per le adiacenti scuole e i visitatori
del palazzo. L'Archbishop's Palace, che è recentemente stato promosso
"Grade I" nella gerarchia del patrimonio nazionale d'Inghilterra, sorge
proprio affianco alla chiesa e, per dargli un'occhiata da fuori, bisogno
attraversare il portone alla sua sinistra, quello che costeggia buona parte
dell'intera stradina. Attualmente posseduto da un privato, il Palazzo
dell'Arcivescovo fu un luogo molto importante e svolse un ruolo centrale nel
passaggio di pellegrini e nobili che da Lontra si recavano a Canterbury o
che dalla città della cattedrale tornavano indietro.
Mentre i pellegrini potevano trovare ristoro
nell'annessa canonica o nelle numerose taverne, i nobili venivano accolti
direttamente all'interno del palazzo, che era costruito in modo da poter
ospitare, se necessario, anche il re in persona con la sua corte (pare che
Enrico VIII, fra gli altri, abbia più volte soggiornato qui, di passaggio
dai suoi viaggi).
Lo stato un cui versa l'Archbishop's Palace, il Palazzo
Arcivescovile, oggi
non è certo dei migliori: muschi e erbacce lo infestano, nonostante si trovi
in una corte ben curata e abitata (presumiamo) dallo stesso proprietario. A
causa delle necessità di lavori, inoltre, non è visitabile all'interno e ci
è permesso soltanto di scattare qualche foto da fuori.
La volontà comune del proprietario e della
popolazione locale è di riportare presto il palazzo all'antico splendore:
dal 2001 il Traditional Building Conservation Trust si è preso carico della
questione, formando un comitato locale rivolto alla cura dello stabile e
all'approvvigionamento dei fondi (il Friends of the Archbishop's Palace
Association), e sponsorizzando la campagna a livello nazionale allorché,
recentemente, il Palazzo ha raggiunto le finali di una competizione
televisiva dedicata ai luoghi antichi bisognosi di interventi, "Restoration".
L'apparizione sul piccolo schermo del Palazzo ha
portato la sua causa agli occhi di molti, e ciò fa credere che presto il
denaro sarà sufficiente per i primi lavori di ristrutturazione.
Articolo di Paolo Borile per Informagiovani Italia
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