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Aumento dell'Iva, ma che succede?
Com'è noto è in vigore l'aumento dell'Iva
dal 21% al 22%, misura contenuta nell'ultima manovra finanziaria
varata da Governo. Ma probabilmente non c'è ancora molta chiarezza
sui prodotti che effettivamente subiranno dei rincari. Diciamo subito
che il ritocco dell'Iva peserà nelle tasche degli italiani nell'ordine
di circa 120 euro in più all'anno. Anche se è bene ricordare che
gli aumenti non riguarderanno i generi di prima necessità
come per esempio pane, pasta e giornali per i quali l'aliquota è
al 4%, oppure la tazzina di caffè la bar (tassata con Iva
al 10%). Dunque se si dovessero notare rincari in questi
prodotti, sarebbero del tutto ingiustificati e sarebbe meglio
segnalarli alle autorità competenti. Tra i beni che invece subiranno
aumenti, menzioniamo prima di tutti sigarette e tabacco e,
come se non fosse già troppo cara, la benzina, che subirà
un ritocco stimabile in 1,5 centesimi, e altri carburanti. Il che
significa bollette energetiche più care. |
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Per quanto concerne invece prodotti alimentari e bevande,
ecco di seguito gli articoli interessati dai rincari: prodotti alimentari
a base di miele di tiglio con estratti e oli essenziali, alimenti
per cani e gatti, glutammato di sodio alimentare, alcolici (tra
cui anche vino e birra), acqua minerale e bevande gassate in generale,
succhi di frutta, bevande a base di latte fresco o acqua aromatizzata
e zuccherata, integratori alimentari in forma liquida e bevande
a fermentazione etero-lattica.
Iva al 22% anche per diversi prodotti ittici e agricoli:
pesticidi, acqueviti, aragoste, astici, conigli, cotone, erbe, fagiani,
fiori, lane, legno, lino, liquirizia, menta, mosti, ostriche, pappa
reale pura, pelli, quaglie, radici, sabbia, saggina, sale, sidro,
sughero, terriccio, trebbia e tufi. Il provvedimento toccherà anche
vestiari e calzature, oltre agli impianti audio visivi,
cd e cd-rom, parrucchieri, oro ed orologeria e prodotti farmaceutici.
Nonché case di lusso e mezzi motorizzati, telefonini ed elettrodomestici.
Un ulteriore rischio è quello connesso alla "furbizia" (o forse
meglio alla disonestà) di quei commercianti che potrebbero
approfittare dell'aumento dell'Iva per apporre ulteriori ritocchi
al rialzo sui prezzi. Se per esempio una camicia ci costava
40 euro, con la tassa al 22% si passa a 44. E da 44euro a 45 (meglio
magari a 44,99) il passo è molto breve. Non a caso la Federconsumatori
punta dunque il dito contro l'effetto potenzialmente depressivo
che l'innalzamento dell'Iva potrebbe avere sui consumi, già messi
a dura prova a causa della crisi economica.
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