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VISITARE
CABRAS - INFORMAZIONI E GUIDA.
Situata nella penisola del Sinis, Cabras è un vivace centro
costiero che conserva importanti testimonianze nuragiche. Meta
ideale per un turismo archeologico e naturalistico tra lo stagno
di Cabras e le splendide spiagge dell'Oristanese.
Sorprende Cabras, un piccolo paese di pescatori a circa
11 km da
Oristano, nella costa centro-occidentale
della Sardegna, con poco più di 9 mila abitanti e un
territorio di circa 122 km². Un territorio il suo, il
Sinis, un po' meno conosciuto rispetto agli itinerari di
massa turistica dell'isola, fatto di angoli paesaggistici e
archeologici importanti, belli e suggestivi. Mare, storia,
musei, antiche necropoli, giganti di pietra, torri costiere,
corse a piedi nudi, stagni, fenicotteri rosa, bottarga...
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Colori e anche parole, come quelle che ci fa conoscere
Michela Murgia, scrittrice, originaria di questa terra. E ci
sembra che in nessun altro luogo come per Cabras i suoi “fatti
narrati inventati dal vero? riescano a trasportare il
visitatore alla vera essenza del popolo sardo, fatto di “anziani
[che] raccontano le storie ai bambini, [dove] il falso si
mescola al vero, il passato al presente? e le “parole
sono luoghi piú dei luoghi stessi, e generano mondi?.
Il paese accoglie silenzioso, con le sue strade strette, le
case basse attaccate l'una all'altra (alcune ancora in làdiri,
i mattoni di argilla e paglia un tempo usati nel Campidano),
alcuni alberi di ulivo, i ritrovi al bar, i giovani (pochi) in
motorino, gli anziani in bicicletta, e le belle donne.
Già, delle belle donne di Cabras i sardi hanno sempre
parlato. La loro fama è anche citata nella letteratura isolana
più o meno recente (la 'crabarissa', come viene
chiamata); c'è chi ha anche studiato la loro fisionomia, di
derivazione greco-orientale pare, a tratti tirrenica, forse
anche napoletana. Si racconta di un episodio in cui la regina
Maria Teresa d'Ausria, moglie di Vittorio Emmanuele I, in
visita a Cabras, dichiarò quanto belle fossero le giovani del
posto, asserendo che esse potevano di sicuro rivaleggiare in
bellezza con le giovani georgiane, tanto ne aveva apprezzato la
carnagione, il portamento e la fisionomia del viso.
Certo Cabras è molto più di tutto questo. Al mare si
affaccia lungo un tratto costiero di circa 30 km, che va ad
includere uno degli scorci più belli e caratteristici di questa
parte di Sardegna, quello che la stessa Murgia descrive come "L’itinerario piú affascinante e panoramico di tutta la
costa del Sinis, quello che, partendo dalla grande torre
aragonese che domina il piccolo insediamento di San Giovanni,
percorre l’intero perimetro di Capo San Marco, la penisola a
goccia che chiude a nord il golfo di Oristano".
Siamo nell'Area Marina Protetta della Penisola del Sinis e
dell'Isola di Mal di Ventre. Con il Sinis, disabitato, che
in circa 19 km di costa va da Capo Mannu fino a
Capo San Marco, ad includere l'isola del golfo, e lo
Scoglio Catalano. Ci sono poi la spiaggia di Is Arutas
(famosa per i granelli di sabbia al quarzo), la spiaggia di
Funtana Meiga, la spiaggia di Seu e la sua Oasi
naturalistica, la spiaggia di Maimoni e quella di
Su Zinnibiri, la spiaggia S'Archeddu 'e Sa Canna e
di Su Crastu Biancu, quella di Mari Ermi. Sono le
spiagge di Cabras più belle, distese di sabbia bianchissima
a ridosso di acque trasparenti, rifugio di residenti locali e
turisti che qui incontrano un paesaggio per molti versi ancora
intatto e selvaggio.
Prima di arrivare al mare, il paese si affaccia nel suo
stagno di Cabras, una delle più importanti aree umide in
Europa, un ecosistema palustre fra i più vasti, sito d'interesse
comunitario e zona di protezione speciale, che include anche le
zone umide di Mistras, Pauli 'e Sali e lo
stagno di Sale 'e Porcus. La stessa Penisola del Sinis
è ricchissima di avifauna, e i fenicotteri rosa ("sa
genti arrubia" come li chiamano i sardi), da diversi anni
stanno ripopolando anche questa zona come quasi tutta la
Sardegna. Qui, la costa, le spiagge e l’infinita ricchezza
naturalistica restano ancorati ad una tradizione millenaria. Il
territorio si propone ancora selvaggio ed è poco battuto dalla
massa turistica che serpeggia i litorali più conosciuti
dell'isola. La via del mare qui ha portato negli ultimi anni ad
incontri ravvicinati con con un centinaio di esemplari di
tartarughe marine e testuggini di terra, come quelle dell'isola
di Mal di Ventre e della zona di Turr'e Seu, e
questo grazie al CReS - Centro di Recupero del Sinis delle
tartarughe e dei mammiferi marini.
Oltre alla natura, la storia qui racconta di un passato che ha
ancora voglia di esistere. É la storia della Penisola del
Sinis, che si confonde con la storia di Cabras. Non
solo i maestosi
Giganti di Mont’e Prama, del VIII secolo a.C., la
più grande scoperta archeologica di fine XX secolo di
tutto il bacino del Mediterraneo, a cui abbiamo dedicato una
sezione a parte (qui in link), ma anche il sito archeologico
di Cuccuru is Arrius, che ci rimanda indietro al Neolitico
(V millennio a.C.) e dove sono state rinvenute statuine di
divinità femminile, simbolo di fertilità; e ancora l'antica
città
Tharros o le testimonianze medievali lasciate
dagli aragonesi.
Il territorio di Cabras era intensamente popolato in epoca
neolitica e nuragica. Nel tempo si sono poi susseguiti anche
Fenici, Cartaginesi e Romani. Le testimonianze storiche arrivate
fino a noi ci parlano di un primo nucleo urbano dal nome
curioso, 'Masone de Capras', un aggregato rurale
originatosi nel XI secolo e che compare secoli più tardi anche
in altre testimonianze storiche, come quelle del Giudicato di
Arborea (se ne parla nella famosa 'pace del 1388' tra
Eleonora d'Arborea e Giovanni I d'Aragona). A quei
tempi, i giudici arborensi possedevano una fortezza a ridosso
dello stagno, chiamata per l'appunto 'Villa de Capras',
poi passata nel 1410 alla famiglia Cubello con
l’istituzione del Marchesato di Oristano e molti decenni
dopo alla Corona di Spagna fino al XVIII secolo, quando
infine passò ai Savoia insieme alla Sardegna intera.
Il museo civico (archeologico) di Cabras,
dedicato allo storico sardo Giovanni Marongiu,
originario di questo territorio, racconta il passato del suo
territorio. Tra i reperti presenti, non solo quelli Monte Prama,
ma anche quelli provenienti dagli scavi di Cuccuru Is Arrius e
di Tharros. Impossibile da non visitare e consigliassimo per
la portata storica che custodisce. La parte dedicata al sito
archeologico di Cuccuru Is Arrius documenta di una
necropoli ipogeica del IV millennio a.C. di cultura
Bonuighinu e costituita da sepolture a cella con ingresso a
pozzetto. Sono qui esposte le tipiche statuine simbolo di
fertilità femminile, rinvenute all'interno delle sepolture, più
ceramiche e oggetti in marmo, strumenti di ossidiana e altri
reperti di età romana. Dell'antica Tharros il museo
propone uno studio sugli scavi che hanno portato alla luce lo
scenario oggi noto, che invitiamo il lettore a conoscere anche e
in particolare nel sito vero e proprio, un luogo molto
suggestivo situato all’estremità meridionale della Penisola del
Sinis, a circa 12 km da Cabras.
Dall'altra parte del Sinis, troviamo la spiaggia di Mari
Ermi, che vedi e ti entra nel cuore. La sabbia è
fatta di granelli di quarzo grandi quanto dei chicchi di riso,
non solo bianchi, ma anche rossi, verdi, neri. Ci si arriva dopo
aver attraversato i campi di grano, che in estate si colorano di
un giallo dorato e che a loro volta si circondano di piccoli
stagni a ridosso di alcune dune. La Spiaggia di Is Arutas
e la spiaggia di Maimoni, non sono da meno. Per arrivarci
bisogna percorrere circa 20 minuti da Cabras e seguire le
indicazioni per San Giovanni di Sinis, subito dopo il
bivio per San Salvatore.
Al rientro dal mare, quando verso sera la luce del giorno si
arricchisce di chiaro-scuri dorati, fermiamoci un attimo proprio
a San Salvatore (Santu Srabadoreddu), un piccolo
villaggio composto da un gruppo di casette (qui le chiamano 'cumbessias'),
che circondano – quasi a proteggerla – una piccola chiesetta.
All'interno è ospitato un santuario sotterraneo, un antico
ipogeo risalente ad epoca nuragica, usato da punici e dai
cristiani come dagli arabi, nel IV secolo dedicato a San
Salvatore. Le case sono abitate solo per nove giorni all'anno,
quando viene rievocato un antico miracolo e quando quel
tratto di silenzio viene magicamente interrotto dai 'curridoris'.
É la Corsa degli 'scalzi di Cabras', che esiste da
cinquecento anni, in una tradizione religiosa portata avanti di
generazione in generazione e ha le caratteristiche della
leggenda (primo fine settimana di settembre).
Leggendaria è anche la bottarga di Cabras, un legame
imprescindibile con il territorio che ricco di stagni di acqua
salmastra, costituisce habitat ideale per numerose specie
ittiche, tra cui i muggini e le anguille. I muggini di Cabras
sono tra i migliori in Italia, grazie alla qualità dei fondali e
alla purezza delle acque. A settembre i più grossi incappano
nelle reti dei pescatori, quando vengono selezionati per le
sacche di uova migliori, che a loro volta vengono delicatamente
lavorate affinchè si conservino integre. Le sacche verranno poi
salate e stagionate, quindi vendute per essere utilizzate in
cucina come condimento per primi piatti (pasta e bottarga,
grattugiata come condimento per gli spaghetti, è uno dei piatti
tipici della cucina di Cabras) o anche servite da sola (a
fette) semplicemente condita con olio extravergine d'oliva.
Abbiamo solo sfiorato la bellezza di questo territorio, per
usare nuovamente le parole di Michela Murgia, quando descrivendo
la Sardegna, scrive di luoghi “dove ogni spazio
apparentemente conquistato nasconde un 'oltre' che non si fa mai
cogliere immediatamente, conservando la misteriosa verginità
delle cose solo sfiorate?.
Cabras e il suo Sinis è questo, visitiamolo con la
curiosità del viaggiatore e raccontiamolo con la gentilezza che
propone la sua accoglienza.
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