|
VISITARE
CAVRIGLIA -
INFORMAZIONI E GUIDA.
Nel cuore del
Chianti, Cavriglia è un grazioso borgo medievale circondato da dolci colline
punteggiate di cipressi, ulivi e vigneti. Ottimo punto di partenza per
esplorare i piccoli borghi del Valdarno aretino e assaporare il buon vino
locale.
Cavriglia si trova nel cuore della Toscana,
al confine fra le province di
Firenze,
Siena e
Arezzo. Natura, storia e buon
vivere si uniscono in questo paese "in rinascita". In controtendenza difatti
la popolazione
di Cavriglia negli ultimi anni è aumentata, il territorio è frequentato da
turisti provenienti da tutta Europa e da personaggi della cultura e della
politica. Chi visita Cavriglia, anche per poco tempo, rimarrà colpito dallo
stile di vita a misura d'uomo del paese, dalla bellezza della natura, dalla
storia che colora i borghi del comprensorio, dai capolavori poco noti
custoditi nelle pievi e nelle chiese secolari. |
|
Si arriva a Cavriglia: da Firenze e Arezzo dall'Autostrada A1 uscita casello
Valdarno (circa 10 Km) e casello Incisa (circa 20 Km).
Il territorio è attraversato da numerosi corsi d'acqua che scendono verso
l'Arno e si estende sulle pendici orientali dei Monti del Chianti, nel
Valdarno superiore. Tra le colline si possono fare lunghi percorsi a piedi,
in bici o a cavallo. Nel Parco di Cavriglia si possono incontrare mufloni,
daini caprioli, cinghiali e lama che vivono liberi. Il parco è aperto ai
visitatori tutti i giorni con ingresso libero. Animali presenti del parco.
Merita una visita il Roseto Fineschi, vero museo vivente con migliaia
di rose diverse.
Le
origini dell'abitato risalgono sicuramente all'epoca romana anche se, il
ritrovamento di alcune carte relative a donazioni di case, terre e poderi di
San Giovanni a Cavriglia, sembra farle risalire ai primi anni del Mille.
Dopo aver fatto parte della comunità San Giovanni Valdarno, la stessa
Cavriglia fu nominata comunità nel 1774. il Comune di Cavriglia è nato nel
1809, quando si riunì per la prima volta il "Consiglio della Comune". Per
volere del governo napoleonico confluirono nel comune Montaio, Montegonzi,
Castelnuovo e Meleto, che precedentemente avevano fatto parte della Lega
d'Avane.
Gli abitanti della zona, durante l'occupazione nazista, subirono violente
rappresaglie culminate nel luglio del 1944 con il massacro di più di
duecento civili tra Castelnuovo dei Sabbioni e Meleto. In passato la maggior
parte dell'economia locale si basava essenzialmente sull'agricoltura in
particolare su prodotti come cereali, legumi, olio e vino, sulla coltura del
gelso, sulla caccia e sulla produzione di terraglie.
Con la scoperta della lignite, di cui il territorio era ricchissimo,
l'attività estrattiva è divenuta il motore dell'economia locale (tra il 1930
e il 1940 vi erano impiegati almeno seimila operai). A seguito degli
imponenti sbancamenti fatti tra il 1960 e il 1970 nella zona di Castelnuovo
dei Sabbioni (con la conseguente creazione della grande centrale
termoelettrica di Santa Barbara) questa tradizionale attività ha subito da
una decina di anni un ridimensionamento dovuto ai limiti imposti per la
salvaguardia del paesaggio (invero già fortemente stravolto) e per la
sicurezza stessa degli abitanti.
Animali presenti
nel parco
Ad accogliere i visitatori all'ingresso del Parco ci sono tre simpatiche
CINGHIALINE DOMESTICHE. All'interno del Parco vivono in completa libertà i
GUANACHI e i LAMA, discendenti da una coppia donata al Parco dalla facoltà
di zoologia dell'Università di Siena. Questi animali sono facilmente
avvicinabili per la loro pacificità.
I PAVONI decorano il Parco con il loro elegante piumaggio e vivono
completamente liberi.
Il laghetto centrale é abitato da OCHE DOMESTICHE, OCHE CIGNOIDI, OCHE
CANADESI, ANATRE
MUTE, GERMANI e CIGNI REALI. Nei periodi meno affollati è possibile
imbattersi in famiglie di DAINI, MUFLONI e CERVI che vivono nei boschi del
Parco. Il recinto delle CAPRETTE NANE confina con quello dei MACACHI DEL
GIAPPONE, scimmie celebri per il loro comportamento gentile e dalla intensa
vita sociale, che si trovano al Parco perché dagli anni '80 ad oggi sono
oggetto di studio da parte delle Università di Firenze e Pisa. Gli ORSI
BRUNI, donati dallo zoo di Tallin, Estonia, vivono in uno spazio creato
negli anni '80 in una zona tranquilla.
Accanto al recinto degli orsi vive uno degli animali più grossi e
interessanti del Parco il BISONTE AMERICANO. La coppia originaria fu donata
al Parco dallo zoo di Praga , si sono sempre riprodotti molto bene e adesso
ne sono presenti Quattro esemplari che vivono in un ampio terreno recintato
con laghetto e sono facilmente visibili. Nel centro del Parco nei pressi
della Tavola Calda si trovano I recinti delle PECORE, degli ASINI,
dell'ASINO ZEBROIDE, dei MAIALINI VIETNAMITI, del MAIALE DELLA CINTA SENESE.
Molte specie di volatili (TORTORE, FAGIANI, PAPPAGALLI, ALLOCCHI)
Le prime notizie circostanziate che si possono ricavare dagli atti del
comune di Cavriglia riguardo alla lignite risalgono al 18 febbraio 1825.
Nella seduta consiliare di quel giorno venne resa pubblica una lettera
dell'apposito ministero con la quale si chiedeva di notificare ai
proprietari di terreni lignitiferi l'ordine di avvisare tempestivamente le
autorità competenti nel caso si verificassero incendi nel banco di legno
fossile.Nello stesso 1825 "il compito dello spegnimento e del controllo dei
fuochi sotterranei" era stato affidato ad un non meglio identificato prof.
Gasperi, il quale aveva proposto dei provvedimenti la cui natura non si
ricava dalle carte comunali.
Gli incendi per autocombustione dei banchi di lignite affioranti erano
infatti un problema grave del tempo. Emanuele Repetti nel 1833, a proposito
degli incendi della lignite scrive:
"È lungo le profonde ripe del borro di Rosseto, ossia delle Corti, dove
la lignite si affaccia in maggior copia fra un macigno argilloso di color
rosso, e più spesso nero ferrigno, semivetrificato dalle intestine
accensioni di quel legno fossile. Tali incendi eventuali accaddero anche
nella nostra età; fra i quali uno per più anni si è mantenuto nel
Pianfranzese: e ciò a danno di quegli abitanti esposti ad una respirazione
soffocante, e a nocumento di quei vini che alteravansi nelle cantine di
quelle contrade al punto, che vi rivolse cure il governo per cercare il modo
di ripararvi"
Intorno al 1863 i proprietari dei terreni lignitiferi iniziarono un primo
sfruttamento del banco a cielo aperto, nei luoghi ove il legno affiorava in
superficie o dove lo strato di terra che ricopriva il banco aveva un modesto
spessore. Il materiale così estratto veniva utilizzato per usi domestici e
per le fornaci di calce e laterizi del Valdarno. L'escavazione della lignite
si svolgeva a quest'epoca su base artigianale, con una produzione così
limitata da avere una scarsa rilevanza nell'economia Cavrigliese.
Ma già nel 1872 erano attive tre miniere nelle quali, complessivamente,
lavoravano quaranta operai, due ispettori e un ingegnere. Il salario
giornaliero degli operai variava da 1,50 a 2 lire. Nel 1873 le miniere in
attività erano cinque, tra esse la più importante era quella delle "Cave
Nuove", presso Castelnuovo dei Sabbioni, appartenente alla Società Italiana
per l'Industria del Ferro Fu proprio nel 1873 che ebbe inizio lo
sfruttamento su scala industriale del banco lignitifero, poiché il minerale
delle Cave Nuove veniva consumato nella ferriera di S. Giovanni V.no entrata
in funzione all'inizio di quello stesso anno. Dal 1871 al 1877 furono
prodotte 60.000 tonnellate di lignite, per cui la media annuale salì a circa
9.000 tonnellate con il raddoppio della produzione rispetto al decennio
precedente. Nel 1881 le miniere attive erano quattro, con 570 addetti di cui
5 donne e 35 ragazzi. La produzione di lignite quell'anno fu di 63.000
tonnellate.
Nove anni più tardi le miniere in attività erano salite a sei, con 748
addetti e una produzione annua di 184.196 tonnellate. Questa tendenza
favorevole proseguì per tutto lo scorcio del secolo, tanto che nel 1901 la
produzione di lignite era salita alle 209.058 tonnellate, estratte dalle
nove miniere presenti in quell'epoca nel territorio comunale, con 1154
addetti.
Un aumento costante della produzione aveva reso urgente la soluzione del
problema dell'accumulo, nei piazzali delle cave, degli scarti della lignite.
A questo inconveniente fu in parte ovviato con la costruzione, nel 1900, ad
opera della Società delle Ferriere (subentrata fin dal 1880 alla Società
Italiana per l'Industria del Ferro nella gestione delle miniere
castelnuovesi), di un impianto per la fabbricazione di "bricchette",
mattonelle esagonali prodotte con gli scarti di lignite essiccati e
pressati.
Il nuovo stabilimen to situato nei pressi della direzione della Società
contava 200 addetti.
Tuttavia questo impianto non riusciva a smaltire che una parte della lignite
di scarto che continuava, così, ad accumularsi.Dal momento che
l'utilizzazione di questo combustible in luoghi lontani da quelli di
produzione risultava antieconomica, nel 1906 verme costruita, nei pressi di
Castelnuovo, una centrale termoelettrica, per il cui funzionamento furono
usati gli scarti della lignite.
A tale scopo si era costituita a Parigi la Società Mineraria ed elettrica
del Valdamo (SMEV), con direzione generale a Parigi e sede locale a S.
Giovanni Vno.
La centrale entrò in funzione nel 1907, ma già l'anno precedente la SMEV
aveva richiesto al Ministero dell'Agricoltura, Industria e Commercio,
l'autorizzazione a "piantare ed esercire alcune condutture elettriche
diramantesi dalla centrale a vapore di Castelnuovo dei Sabbioni ai
principali centri di utilizzazione della Toscana". Cosi, alla sua entrata in
funzione, la centrale cominciò a fornire energia elettrica, oltre che alla
ferriera di S. Giovanni Vno e alle miniere del cavrigliese, anche, con una
rete di più di 100 chilometri, alle province di Arezzo, Siena e Firenze, per
illuminazione e usi industriali.
Le miniere erano coltivate in sotterraneo con un sistema di gallerie che
arriveranno fino a 120 metri sottoterra e durante il periodo della grande
guerra si lavorava 24 ore su 24.
I periodi bellici furono quelli di maggior produzione e nei primi anni
quaranta la miniera venne completamente rimodernata, ma la guerra portò la
distruzione della centrale e il passaggio dei tedeschi in ritirata nel
luglio del 1944 fu segnato da numerosi eccidi nei paesi del comune.
L'immediato dopoguerra vide la rinascita lenta dell'attività segnata da
frequenti crisi con periodi di agitazioni e lotte operaie Nel 1955 fu
approvato un progetto che prevedeva la costruzione di una grande cava a
cielo aperto e di una centrale capace di assorbirne tutta la produzione. Nel
1956 cominciò il montaggio di due grandi escavatori a tazze di produzione
tedesca che vennero nominati Betta 1 e betta 2 e iniziarono i lavori di
costruzione della centrale che nel 1958 era già funzionante. Da allora le
tazze hanno ingoiato tonnellate di lignite, ma anche paesi, strade, casolari
e adesso che la miniera ha ufficialmente cessato, nel 1944, la propria
attività resta una vasta area di terreno da rimodellare, ripiantumare e
riutilizzare.
Nei cittadini di Cavriglia resta anche la volontà che il ricordo della
miniera non si perda e, a tal fine sta nascendo a Castelnuovo dei
Sabbioni
un Centro di documentazione sull'attività mineraria che dovrà poi dare vita
al Museo della Miniera.
Copyright © Informagiovani-italia.com. La riproduzione totale o parziale, in qualunque forma, su qualsiasi supporto e con qualunque mezzo è proibita senza autorizzazione scritta.
Se questa pagina ti è piaciuta e ti è stata utile, per favore prenota con noi un hotel o un ostello ai link che trovi in questa pagina, è un servizio di Booking, non spenderai un euro in più, ma ci aiuterai ad andare avanti, per quanto possiamo e a scrivere e offrire la prossima guida gratuitamente. Oppure se vuoi puoi offrirci un caffè (ma non ci offendiamo se ci offri una pizza :) ) con una piccola donazione:.:
Paypal
☕
Dove si trova?
Torna su
Ostelli Cavriglia
Ostelli Italia
Auberges de Jeunesse Italie
Hotel Cavriglia
Carte Cavriglia
Karte von Cavriglia
Mapa Cavriglia
Map of Cavriglia
Carte de la Toscane
Karte von Toskana
Mapa Toscana Map of
Tuscany
Carte d'Italie
Karte von Italien
Mapa Italia
Map of Italy |