VISITARE
CERTALDO -
INFORMAZIONI E GUIDA.
Patria di
Giovanni Boccaccio che qui scrisse parte del Decamerone, Certaldo è un
affascinante borgo medievale in Valdelsa. Da vedere la casa del celebre
scrittore e la parte alta fortificata con la suggestiva via del Castello.
Come se sempre da queste parti la gastronomia è un grande punto di forza.
Distante
da
Firenze e da
Siena circa 40 Km, Certaldo
si affaccia su un territorio ricco di itinerari naturalistici e storici. La
sua parte moderna, che accoglie gran parte delle attività commerciali e i
servizi, si estende tra il fiume Elsa e il torrente Agliena ai piedi del
colle dove si erge il nucleo originario, Certaldo Alto (o
"Il Castello"). Feudo dei Conti Alberti e poi Vicariato di
Firenze, l'antico centro conserva inalterato il suo aspetto
medievale con il rosso del cotto negli edifici e nella
pavimentazione. |
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Di particolare interesse sono il
Palazzo Pretorio, la Chiesa dei SS. Jacopo e Filippo, che
conservano affreschi e ceramiche del XV sec., e la Casa di
Giovanni Boccaccio, celebre autore del "Decamerone". Nel borgo
medievale si svolgono numerose manifestazioni culturali e artistiche, tra
cui Mercantia, importante festival internazionale del teatro di strada.
Certaldo è anche crocevia di percorsi di notevole interesse ambientale,
inseriti nel programma escursionistico "Dolce Campagna, Antiche Mura".
Certaldo
Alta è una città-museo unica. Un borgo rimasto per incanto come era nel
Medio Evo. Vi si possono ammirare il Palazzo Pretorio (sec. XII) dalla
magnifica facciata ricca di stemmi, la casa natale di Giovanni Boccaccio, il
grande novelliere, autore del Decamerone, splendide chiese come Santi Jacopo
e Filippo, palazzi nobiliari e case-torri, la bellissima via Boccaccio e le
stradine che portano alla cerchia delle mura. Durante tutto l'anno è sede di
mostre permanenti e stagionali e di manifestazioni artistiche e culturali,
come la famosa
Mercantia (Festival internazionale del teatro di strada). La
cittadina toscana tra le altre è gemellata con la città inglese di
Canterbury.
Inoltre il visitatore troverà botteghe artigiane, ristoranti tipici e
piccoli alberghi di grande fascino dai quali si godono panorami di
incomparabile bellezza sulla campagna toscana.
Palazzo pretorio
In posizione emergente rispetto al tessuto
urbano dell'antico centro è posto all'incrocio di via Boccaccio con via Del
Rivellino, assi portanti della vita cittadina. La sua mole assume così il
ruolo di fuoco prospettico non solo per tali vie, ma anche per tutto il
territorio circostante. lì nucleo più antico del complesso è la parte
quadrilatera prospettante su via Boccaccio, essa era l'antica dimora dei
Conti Alberti costruita intorno alla fine del XII sec. sulle rovine delle
antiche case di questa famiglia. Di tali costruzioni sono state trovate
parti interrate.
Esterno La facciata del palazzo a
cortina di mattoni è sormontata da merli, sulla destra vi è una piccola
torre con orologio posto nel 1484. Tutta la superficie muraria è costellata
di stemmi e targhe, sia di pietra che di marmo, ognuno di essi rappresenta
l'arme della famiglia a cui apparteneva il Vicario che li ha fatti apporre.
Di notevole fattura e
bellezza quelli di terracotta invetriata provenienti dalla bottega dei Della
Robbia. I merli e le sei finestre sono frutto dell'invenzione dell'ultimo
restauro eseguito a più riprese nel secolo scorso, infatti la facciata
originaria si presentava come una compatta mole interrotta solo da un
finestrone centrale. Sottostante il palazzo è la Loggetta del Vicariato
formata da un porticato sorretto da pilastri. è ciò che rimane dell'antica
loggia trasformata in abitazione nel secolo scorso ed ora ripristinata.
Fino al 1800 essa era composta da sei arcate, sostenute da pilastri, ed era
chiusa a destra da un muro e a sinistra attestava al muro esterno della
carcere pubblica. Due arcate vennero distrutte e precisamente quelle davanti
al portone d'ingresso (relazione dell'lng. Petrioli, 1855). Davanti alla
loggetta, alla fine del piazzale pavimentato, vicino alla scala, erano posti
due pilastri; uno di essi in arenaria del 1530 serviva per la pubblicazione
dei bandi e delle leggi, l'altro in travertino portava sulla sommità un
leone scolpito in pietra. All'interno della loggetta sono affrescati vari
stemmi tra cui campeggia quello dei Medici sormontato dalle insegne papali e
dalle chiavi del Triregno. Vi è pure dipinta una Vergine con Bambino ed una
figura della Giustizia recante la data 1506. Interessante è il Marzocco
sulla parete di destra, in posizione atipica rispetto all'iconografia
tradizionale. La loggia, esistente già nel 1455, serviva per le parate
solenni e per i ricevimenti del Vicario.
Entrando nel Palazzo dalla grande porta ci
troviamo nell' Atrio il cui interno, dalla forma irregolare, è coperto da
una volta tutta dipinta con stemmi ed iscrizioni. Nel piedritto dell'arco
zoppo che sorregge la scala di accesso al piano superiore, si apre una
piccola porta, a di sopra di questa c'è un affresco raffigurante S. Tommaso
nell'atto di porre il dito nel costato del Salvatore, datato 1490 è forse
opera di Benozzo Gozzoli o di un allievo: Andrea di Giusto.
Canonica dei Santi
Jacopo e Filippo
La chiesa nasce all'inizio del XIII secolo
come priora della Pieve di S. Lazzaro a Lucardo, successivamente passa agli
Agostiniani all'inizio del XV secolo ai quali rimane fino alla soppressione
dell'Ordine (1783). Nel 1854 diviene Propositura di Certaldo, due anni dopo
la chiesa subisce una sensibile trasformazione per la costruzione sul lato
ovest di una gigantesca cappella dedicata alla Beata Giulia, la quale
rovinosamente divise in due il bellissimo chiostro romanico.
Nel 1900
il proposto Pieratti fece "ripulire" l'intonaco originale della chiesa e
provvide a decorarlo nuovamente con fregi floreali neogotici. Infine nel
1963 un restauro della Soprintendenza ai Monumenti di Firenze provvedeva a
smantellare la Cappella di Beata Giulia, restituendo la forma originale al
portico trapezoidale, e demoliva, molto discutibilmente, il coronamento
tardo Barocco del campanile ripristinando "l'originaria ed esile guglia "
(Morozzi).
All'interno l'intonaco della chiesa veniva interamente
tolto, contemporaneamente si riaprivano le porte originarie sulla via
Boccaccio e le monofore sul lato est.
La Chiesa, a navata unica, è costruita
completamente a mattoni, tranne la parte basamentale che è a bozze di
arenaria.
La porta che dà sulla piazzetta non è
l'originale, ma fu aperta in epoca posteriore (1633) e serviva di
collegamento con l'orto e cimitero del convento, cioè con l'odierna
piazzetta. Gli ingressi originari della chiesa sono due, riaperti nel 1963,
e danno sulla via Boccaccio, contrariamente alla norma tipologica che vede
sulla facciata la porta d'ingresso. L'abside è ancora coperta in parte da
costruzioni successive. Sopra di essa notiamo tre aperture di sapore pisano,
una a forma di croce, le altre romboidali; queste sono usate qui in una
nuova ed originale funzione decorativa. La decorazione dei mattoni posti a
denti di sega, conclude il coronamento dell'abside, mentre le monofore,
decorate nell'archetto con motivi romanici tipici della Valdelsa, bucano il
compatto tessuto murario della chiesa.
Interno
Si presenta come
una vasta aula ampia e solenne, il paramento murario, dopo il recente
restauro, è caratterizzato da una compatta cortina interrotta qua e là dalle
monofore che immettono all'interno della Chiesa una timida luce.
Il
soffitto è sorretto da una teoria di enormi capriate in legno.
Alla
parete sinistra, in una nicchia scoperta nel 1861, affresco dì un
trecentista di scuola senese raffigurante la Madonna col bambino in trono e
Santi (Salmi) con figura di orante che reca i segni di una ridipintura
posteriore. Proseguendo verso l'altare incontriamo il cenotafio di G.
Boccaccio con epitaffio di Coluccio Salutati che riporta i quattro versi
dettati dal Boccaccio stesso per la sua tomba e, sopra di esso, busto del
Boccaccio che stringe a sé il Decameron scolpito da Giovan Francesco Rustici
(1503). Sul pavimento lastra tombale di marmo raffigurante G. Boccaccio.
L'esatta ubicazione della tomba, oggetto di amorosi studi da parte del
curatore della casa del poeta, Giuseppe Fontanelli, è segnata da una
mattonella di marmo al di sopra della lastra stessa.
Chiostro e Convento
Si sa molto
poco sull'origine di tali parti del complesso. Il De Poveda (1827) parlando
circa la tomba del Boccaccio, ci dà notizia di una frase latina citata da
uno scrittore quasi contemporaneo del Boccaccio nella quale si parla di un
claustrum contiguo alla Chiesa di S. Jacopo. Tale testimonianza è confortata
dal giudizio dei critici che collocano l'opera nel periodo romanico, in una
fase successiva alla realizzazione della chiesa (fine XIV sec.). Il portico
è stato ripristinato di recente demolendo una cappella del 1856 che lo
tagliava in due tronconi. Esso copre l'area compresa fra la chiesa di S.
Jacopo e la Canonica, di straordinario effetto e solennità, sfrutta la sua
irregolarità a mò di trapezio per accrescere l'effetto prospettico che
inevitabilmente porta al campanile, creando un delizioso esempio di come una
architettura spontanea può raggiungere punte di estremo valore artistico.
Costruito su due piani è sorretto da colonne in mattoni con eleganti
capitelli di notevole fattura. Quelli del piano superiore presentano varie
differenze accrescendone l'originalità. Sul lato più stretto del portico si
apre la porta di accesso al campanile la cui base è costruita in pietra
tufacea, unica eccezione che sostituisce il mattone in tutto il nucleo
antico.
Casa del Boccaccio
La struttura originale della casa fu
distrutta nell'ultimo conflitto mondiale, quella che oggi vediamo è quindi
una ricostruzione fedele all'originale. Tale casa fu acquistata dalla
Marchesa Lenzoni, amica del Leopardi, la quale restaurò
l'edificio dopo che Byron di passaggio aveva lamentato il suo stato
d'incuria e di abbandono.
Controversa e incerta è la questione di
quale fosse la casa originale del Boccaccio. Alcuni studiosi stanno ancora
ricercando sui testi conferma circa l'esatta ubicazione della casa del
grande novelliere. L'appassionato "Conservatore della casa" Giuseppe
Fontanelli affermò "se al Machiavelli, ricordato dal Boccaccio nel
suo ultimo testamento, si assegna per tradizione quella torre con casa pure
romanica che dà sulla piazzetta dei S.S. Jacopo e Filippo, si dovrebbe dire
veritiera la tradizione che assegna al Boccaccio un palazzo condegno, quello
romanico con torre e loggia, interamente ricostruito o quasi, che dei muri
originali, conserva qualcosa e anche un brano di facciata. Di fatto in tempi
lontani tutte queste case comunicavano". Essa attualmente è sede di una
ricca biblioteca di opere Boccacciane.
Tutte le traduzioni del
Decamerone, in tutte le edizioni e in tutte le lingue, sono qui
raccolte insieme agli studi filologici e letterari più aggiornati. La sala
d'ingresso raccoglie stampe e riproduzioni iconografiche di epoca
medioevale, a destra salendo le scale si arriva alla sala della biblioteca,
ricca di pregevoli volumi. Ancora a destra entriamo nella sala dove la
tradizione vuole fosse la camera da letto del Poeta. Continuando a salire le
scale della torre troviamo la loggetta con piccola colonna a mattoni e
capitello romanico e pro-seguendo arriviamo sulla sommità della torre da
dove si gode una meravigliosa vista d'insieme della cittadina e dei colli
intorno. La facciata conserva in basso a destra tracce dell'antico paramento
murario, l'arco che sovrasta l'ultimo portone ci dimostra l'ottima fattura e
il notevole pregio della costruzione originaria. A fianco della casa del
Boccaccio troviamo l'arco della via di Quercetella cioè la strada che
collega via Boccaccio alla campagna retrostante costeggiando le mura di
cinta del Castello. (Itinerario paesaggisticamente interessante per chi
abbia più tempo a disposizione).
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