Cosa vedere a Cividale del Friuli

Cosa vedere a Cividale del Friuli - 17 luoghi interessanti da visitare

 

Cividale del Friuli è una città dalle tante sorprese, ricca di luoghi indimenticabili. Sede dei patriarchi di Aquileia dal 1238 al 1420, la città passò in seguito sotto il controllo di Venezia. Le sue case sono oggi raggruppate attorno ad una collina (circoscritta dal pittoresco vicolo Sottomonte), la cui cima è coronata dal castello che sovrasta l'abitato.

Ai piedi delle Alpi Giulie, Cividale è la porta d'accesso all'Italia per chi arriva dalle pianure dell'Europa orientale. Una città antica, come abbiamo già visto nelle altre pagine di questa guida, ben protetta allo sbocco delle vallate alpine del fiume Natisone, dove si apre la pianura in una posizione ideale per controllare il territorio.

Duomo di Cividale

Duomo di Cividale del Friuli - Basilica di Santa Maria AssuntaIl centro della città di Cividale è costituito dall’ampia Piazza del Duomo sulla quale sorge appunto il Duomo dedicato a Santa Maria Assunta. Eretto nel 1457 su disegno di Bartolomeo delle Cisterne sul luogo dove sorgeva una chiesa distrutta dal terremoto del 1448, crollato in parte nel 1502, fu ricostruito in forme rinascimentali da Pietro Lombardo nella prima metà del XVI secolo. Venne rimaneggiato nel sec. XVIII. Il campanile sorse tra il 1631 e il 1771.

 

All’interno racchiude numerose opere d'arte: nella parete d’ingresso, sopra il portale, è addossato il Monumento equestre di Marcantonio da Marnano, patrizio cividalese del secolo XVII, alle pareti belle pale del Massari, del Ronzone, di Antonio Grimani, tutti del XVII scolo. Da notare una pregevole Annunciazione di Pomponio Amalteo (1546).

Nell'altare maggiore si trova una pala d’argento sbalzato e dorato, risalente alla fine del XII secolo, raffigurante la Madonna col bambino, Angeli, Santi e il patriarca Pellegrino II.

A destra della scalinata settecentesca che porta all’altare maggiore, si trova l’ingresso della cripta, dove troviamo la tomba del patriarca Paolino (804). Alla parete destra dell’abside sinistra due belle tele di Palma il Giovane (1606). Sempre sul lato sinistro della chiesa, troviamo un grande Crocifisso ligneo ottoniano del X secolo. Agli altri altari di sinistra, pale settecentesche di vari autori. All’inizio della navata c’è il monumento funebre del patriarca Nicolò Donato (1513).

Nella Sala del Capitolo alcune prospettive settecentesche. Al piano superiore è custodito l’Archivio, ricco di documenti, di belle legature e di mobili antichi. Il ricchissimo Tesoro non è visibile, ma raccoglie cimeli di grande valore artistico e storico: due reliquiari di arte barbarica (VII-IX secolo ), mitra, statue e reliquiari dei secoli XII e XIII, coperture di evangelari, pianete ed arredi sacri che vanno dal XIII al XVI secolo.

Museo Cristiano

Duomo di Cividale del Friuli - Basilica di Santa Maria AssuntaCome abbiamo ricordato in altre pagine nel complesso del Duomo di Cividale si trova, dal 1946, anche il Museo Cristiano, in cui sono presenti alcuni preziosi capolavori della scultura longobarda, tra cui in particolare l'Ara di Ratchis, dedicata all'omonimo re dei Longobardi, duca di Cividale e il Battistero di Callisto, edicola ottagonale, ornata di splendide decorazioni scultoree, che risale alla metà dell'VIII secolo. Il pezzo più curioso è costituito dal famoso spadone (XIV secolo) del patriarca Marquardo di Randek con il quale si celebra la nota messa dell’Epifania (Messa dello Spadone). L'Altare di Ratchis e il Battistero di Callisto, sono stati inseriti nella lista dei patrimoni UNESCO.

Il Museo Cristiano contiene anche il Tesoro del Duomo con oggetti di oreficeria e di uso liturgico, opere d'arte pittorica e scultorea, manoscritti e codici, oltre a preziosi paramenti sacri che ben testimoniano dell'assoluto prestigio della plurimillenaria storia cristiana dell'antica capitale. Tra i reperti spiccano il "Noli me tangere" di Giovanni Antonio de' Sacchis detto il Pordenone e due opere di Paolo Veronese (San Rocco e Vergine con Gesù Bambino).

Museo Cristiano di Cividale del Friuli

Via Giovanni Battista Candotti, 1, 33043 Cividale del Friuli UD

Telefono: 0432 730403
Orari: da mercoledì a domenica dalle 10-13 e 15-17
lunedì e martedì chiuso

Ara di Ratchis

Ara di RatchisL'Ara di Ratchis è il pezzo più celebre (VIII secolo) del Museo Cristiano: si tratta di un altare parallelepipedo in pietra carsica (scolpita in epoca longobarda da un unico blocco di pietra d'Istria) adorno di bassorilievi sui quattro lati, che fu donato da Ratchis, figlio del Duca del Friuli, alla Chiesa di San Giovanni. Le raffigurazioni in rilievo che la ornano costituiscono un’esaltazione della fede contro l’arianesimo; sulla facciata Trionfo di Cristo, sui lati Visitazione ed Epifania; sul retro c’è la "fenestrella confessionis" dove venivano conservate le reliquie, due croci ed una stella simbolica.

Sulla piastra posteriore, decorata con motivi geometrici, si trova una finestra corrispondente all'apertura del reliquiario. Sulla parte superiore della parete frontale e sulle altre tre lastre che formano l'altare si trova un'iscrizione che conferma che l'altare fu realizzato nel 737-744.

Battistero di Callisto

Ara di RatchisIl Battistero di Callisto (VIII secolo) è un’edicola ottagonale con sette archi originali sostenuti da otto colonne probabilmente di epoca anteriore, sorreggenti archetti con decorazioni a tralci, a pampini, grappoli d’uva e animali. Si tratta del secondo grande monumento longobardo conservato nel Museo Cristiano è il Battistero di Calliesto.

Nella balaustrata che regge le colonnine sono infissi tre frammenti bizantini con simboli evangelici, croce gemmata, l’albero mistico, un fiore.

La Cattedra marmorea è del XI secolo, ma le parti che la compongono sono probabilmente di epoca anteriore. Alle pareti lacerti di affreschi (XII e XIV secolo) provenienti dal Tempietto Longobardo e lastre di plutei e di cibori provenienti dalla Chiesa di Santa Maria in Valle.

Da notare in particolare la decorazione degli archetti con tralci di vite scolpiti, grovigli di vimini e animali simbolici. I capitelli sono decorati con foglie d'acanto, probabilmente del V e VI secolo. Sopra le arcate è presente un'iscrizione dedicatoria che conferma l'epoca di costruzione delle arcatelle del 737-756. Su un lato del parapetto ottagonale del Battistero si trova il cosiddetto "pluteo di Sigualdo", dedicato al patriarca Sigualdo, successore di Calliesto (756-786). Sono visibili anche i simboli dei quattro Evangelisti.

Palazzo Pretorio

Palazzo dei Provveditori VenetiIl Palazzo Pretorio (o Palazzo dei Provveditori Veneti) venne progettato originariamente da Andrea Palladio nel 1565 sul lato orientale di Piazza Duomo e oggi sede del Museo Archeologico Nazionale vede succedersi dal 1593 al 1797 150 provveditori veneti appartenenti alle più nobili famiglie veneziane.

 

Museo Archeologico di Cividale

Museo Archeologico di CividaleIl Palazzo dei Provveditori Veneti, ospita attualmente il Museo Archeologico, una ricca e stupenda raccolta di testimonianze di vita e di storia locale, famoso per i suoi cimeli longobardi, patriarcali e veneti e per le raccolte di archivi dal IX al XIX secolo. Sorto per volontà di mons. Michele Della Torre, espose i materiali da lui trovati negli scavi effettuati dal 1818 al 1826, finanziati dall’imperatore d’Austria Francesco I.

All’iniziale raccolta si sono aggiunte, oltre al materiale archeologico, opere d’arte già situate nei luoghi sacri di Cividale e in particolare i preziosissimi beni librari e le oreficerie provenienti dall’Archivio Capitolare della Biblioteca di Santa Maria Assunta e dal soppresso Monastero Benedettino di Santa Maria in Valle.

Al piano terra sono collocate lapidi, iscrizioni, sculture e mosaici dei periodi romano, altomedievale, romanico, gotico e rinascimentale. Al primo piano si accede direttamente alla Sala della Biblioteca capitolare, tappezzata di scaffali che custodiscono gran parte dell’antica Biblioteca del Capitolo di Cividale, ricca di circa 12.000 volumi, spesso di rara edizione, con incunaboli e circa 200 codici (dei quali 60 sono testi musicali di eccezionale importanza).

Negli armadi si conservano migliaia di documenti pergamenacei dell’epoca patriarcale e del dominio veneto. Nelle bacheche al centro sono ordinate monete, medaglie, alcune pergamene e vari incunaboli. Ai lati sono esposte statue lignee di epoche diverse.

Nelle sale riservate all’Alto Medioevo si ammirano ritrovamenti di tombe longobarde, oggetti di uso comune, armi, ceramiche, vetri ma anche croci d’oro riccamente lavorate dei secoli VII-VIII e molta suppellettile aurea.

Unico nel suo genere è il velo della Beata Benvenuta Boiani, eccezionale ricamo in bianco su bianco (m 4,76x1,55) della fine del XIII secolo, di probabile opera conventuale che ricorda, nella composizione, le pale dell’altare maggiore del Duomo (di cui abbiamo parlato).

La Sala più ricca è però quella detta Patriarcale: vi sono esposti infatti molti codici miniati, conosciuti in tutto il mondo (e valutati di inestimabile valore alla Mostra della Miniatura a Udine nel 1972), come il Salterio di Egberto del X secolo, con miniature preziosissime o il Salterio di Elisabetta del XIII secolo, con miniature sassoni e rilegatura originali: la pace del Duca Orso in avorio inciso e argento dorato e sbalzato del VIII-IX secolo; oreficeria preziosissima altomedievale, gotica e rinascimentale; due statue lignee del secolo XIII, già nel Tempietto Longobardo; dipinti di Pellegrino da San Daniele, Sebastiano Florigerio (sec. XVI) e G. Antonio da Pordenone (1483- 1539).

Il Museo Archeologico Nazionale di Cividale del Friuli
Orari di apertura: dalle 8.30 alle 19.30 da martedì a domenica, dalle 9 alle 14 il lunedì. Chiuso a Capodanno, A Natale e il primo maggio.
Costo del biglietto: 4€ adulti, 2€ per ragazzi da 18 a 25 anni, gratis fino a 18 anni.

Palazzo Municipale

Statua di Giulio Cesare a Cividale del FriuliSulla piazzetta antistante il Duomo, oltre al Palazzo Municipale, risalente originariamente al XIII secolo ma restaurato e rimaneggiato in seguito, sorgono numerosi palazzi signorili che hanno subito a loro volta rimaneggiamenti; fra questi va ricordato il Palazzo De Puppi che conserva all'interno una decorazione a grottesca del pittore Francesco Chiarottini (1780). Davanti al Palazzo Municipale, in uno slargo, nel 1935 è stata posta la copia della Statua di Giulio Cesare (in bronzo) che si trova in Campidoglio a Roma.

Il Palazzo Comunale di Cividale venne ristrutturato dal suo impianto originale nel 1378, e subì importanti modifiche nel 1461 e 1484. Nel 1492 quando fu quasi completamente dismesso restando inagibile per cinquant’anni. In quel periodo le riunioni del consiglio del popolo venivano ospitate nella Chiesa di San Francesco. Solo nel 1588 fu completata la ricostruzione dell'edificio comunale, in una forma che è molto simile a quella che possiamo vedere ancora oggi. Le ultime modifiche risalgono al 1934, sotto la guida dell’architetto Ferdinando Forlatti.

Sull'esterno, del Palazzo Comunale, sul lato che di fronte al duomo, si trovano interessanti testimonianze del suo passato, come il Leone di San Marco, simbolo della Serenissima Repubblica di Venezia, simbolo che venne in in gran parte rimosso dalle truppe napoleoniche nel 1805. Sotto di esso si può vedere sotto, una lapide in ricordo della visita dell'imperatore Francesco I d'Austria nel 1816 e un’epigrafe in onore del provveditore veneto Leonardo Lombardo (1559).

Altre testimonianze interessanti si trovano lato nord, come il busto di Domenico Mocenigo, il provveditore alla sanità del Friuli che aveva conquistato l’affetto del popolo durante la peste del 1682. Mocenigo, fu eroico ammiraglio veneziano che già nel 1662 sconfisse i turchi a Coo e che giunse a Cividale nel 1682.

In origine il suo busto sovrastava una lapide che riportava la sua impresa, ma questa subì la damnatio memoriae (ossia venne raschiata perché non si potesse più leggere: era un modo simbolico per "cancellare il ricordo" di qualcuno o qualcosa) nel 1693 a causa delle severe critiche che subì la sua condotta di guerra a Venezia (che causarono perdite territoriali in Dalmazia).

Sotto la loggia del palazzo si trovano due lapidi del 1882 dedicate l’una a Garibaldi e l’altra a Vittorio Emanuele II, accompagnate da bassorilievi di entrambi (opera dello scultore udinese Carlo Sporeni). Fra le travature di legno vediamo dipinti gli stemmi della nobiltà cividalese. La parte moderna del Municipio e stata realizzata nel 1966-70.

Altrettanto interessante è l'interno del Palazzo Comunale. Nella Sala Consigliare per esempio si trovano i ritratti dei Provveditori Veneti, i rappresentanti del della Repubblica di Venezia a Cividale, tra questi Bernardino Vizzamano e Benedetto Balbi, eseguiti della seconda metà del Seicento, e un Cristo Benedicente attribuito a Palma il Giovane. Sui soffitti e alle pareti dei Gabinetti del Sindaco e della Segreteria si trovano invece dipinti di Francesco Chiarottini. Tutte queste stanze, al piano superiore, facevano parte dell’antico "Casino dei Nobili", che venne integrato all’edificio comunale dopo il 1866.

Attraverso il vicino Caffè San Marco si può accedere al cortile interno del palazzo, dove rimangono i resti della pianta di una domus romana del II-III secolo che fu portata alla luce nel 1938, compresa di pavimentazione a tessere bicolori. Di questa casa romana, sono stati individuati sette ambienti.

Chiesa di San Francesco

Chiesa di San FrancescoSull’omonima piazza, da un lato a picco sul fiume Natisone, troviamo la Chiesa di San Francesco, sorta nel XIII secolo (finita di costruire nel 1285), venne incendiata nel 1917 e successivamente restaurata; dopo anni in cui è stata in restauro per i danni subiti dal terremoto del 1976, oggi è sconsacrato e viene utilizzato per mostre temporanee e manifestazioni canore.

I francescani risiederanno qui sino al 1769, anno in cui il convento venne sospeso e subito acquistato dal Capitolo (Sturolo) che ne trasforma la funzione, adibendolo in parte a residenza.

Nel 1810 la chiesa viene occupata dai militari francesi; riconsacrata nel 1822, viene utilizzata come magazzino. Subì ingenti danni anche durante la Seconda Guerra Mondiale e nel 1946 iniziano i primi lavori di restauro, ultimate dopo diversi anni. Oggi tali opere risultano ultimate per il suo corpo della chiesa che possiede pianta a croce latina, con transetto appena accennato.

La chiesa possiede la tipica architettura francescana con semplice facciata con portale e grande occhio centrale. L’interno gotico, più volte restaurato, conserva dipinti di varie epoche. Come abbiamo già citato scrivendo del Palazzo Comunale, per via dell'inagibilità di quest'ultimo, per un periodo di 50 anni, in questa chiesa si sono svolte le riunioni del consiglio del popolo. Nel 1917, durante la ritirata di Caporetto, fu incendiata ed in seguito fu più volte restaurata.

L'interno della Chiesa di San Francesco ha una tipica struttura gotica ad unica navata, con soffitto a capriate, restaurato più volte nel corso dei secoli. Com'era consuetudine, le chiese francescane venivano interamente affrescate al loro interno. Oggi sono ancora visibili i resti di questi affreschi, eseguiti da numerosi artisti anonimi nel corso del tempo (dal XIV al XVI secolo). Alcuni di questi più riconoscibili (Redentore in mandorla, Madonna in trono, Annunciazione, Crocifissione e Adorazione dei magi) sono attribuiti ai seguaci di Vitale da Bologna, che eseguì lavori nel vicino Duomo di Udine.

Nella sagrestia sono presenti affreschi di Giulio Quaglio il Giovane e risalenti al 1693, stucchi di Leonardo Retti e mobili di Giacomo Brollo da Gemona del 1694.

Il chiostro francescano adiacente alla chiesa è andato distrutto in epoca napoleonica.

Chiesa di San Pietro ai Volti

Chiesa di San Pietro ai VoltiDegna di nota tra i monumenti di Cividale è la Chiesina di San Pietro ai Volti: all'interno belle tele di Palma il Giovane, di Gaspare Diziani  e del Massari. Interessante troviamo un affresco di scuola nordica della metà del XV secolo. La chiesa si trova al margine del centro storico di Cividale del Friuli, nella omonima  in Piazzetta San Pietro, e si caratterizza per una curiosa facciata rettangolare.

La chiesa attuale venne eretta nel 1599, dopo la grave pestilenza diffusasi in città nel 1598, per voto dei Cividalesi che la dedicarono al SS. Redentore e ai Santi Rocco e Sebastiano. Fu progettata dal Conte Clarini e costruita dove in precedenza, nell’XI secolo, sorgeva un sacello dedicato al Salvatore. Venne consacrata nel 1602 dal canonico Cornelio Tommasini.

Sette anni dopo fu creato un convento adiacente alla chiesa, affidato nel 1615 ai cappuccini. Nel 1762 venne demolita l’antica porta tardo alto-medievale, su cui si trovava una chiesetta pensile intitolata a San Pietro apostolo. Nel 1769 fu soppresso il convento. Siccome gli abitanti del borgo circostante non erano riusciti a terminare la parrocchiale iniziata nel 1766, tale titolo il 23 giungo 1770 passò ufficialmente a quella del Redentore.

L'austera facciata della chiesa, ripartita da lesene, ha due nicchie vuote che un tempo accoglievano le statue dei Santi Pietro e Paolo, che prima ancora erano poste sulla scalinata che conduceva alla chiesa. Al di sopra di esse il "volto" (o porta), da cui deriva il nome stesso della Chiesa di San Pietro ai Volti.

Una volta entrati all'interno della chiesa si incontra si incontra subito sul soffitto un affresco che rappresenta la Consegna delle Chiavi, opera ottocentesche del cividalese Bernardino Gioia di Premariacco dipinto verso la fine del secolo XIX. Sono sue anche le decorazioni e i finestroni, con spicchi di vari colori, nelle navate.  Sopra l'ingresso si trova un organo ottocentesco opera Pietro de Corte, anch'egli di Cividale. Sopra la porta si trova una tela seicentesca raffigurante lo "Sposalizio della Vergine".

Una volta entrati, sulla destra, si trova la cappella laterale, con sopra l'altare ligneo in cui è custodita una tela raffigurante la Madonna in gloria adorata dai Santi Francesco e Carlo Borromeo, opera della fine del '500. Sulla parete dipinto, molto rovinato che rappresenta Sant’Antonio con il Bambino. Quindi altare ottocentesco con una una scultura lignea della beata cividalese Benvenuta Boiani scolpita da Valentino Panciera detto il Basarel  (1829-1902). Dopo la porta, una tela con lo Sposalizio della Vergine del '600.

L'altare maggiore della chiesa di San Pietro ai Volti è in pietra con ai lati le statue dei Santi Pietro e Paolo che un tempo erano poste esternamente nelle nicchie della facciata. Al centro spicca il grande e monumentale tabernacolo ligneo dorato in stile barocco, con una piccola pietà nell'apertura. Il tabernacolo ospita la famosa pala d'altare di Palma il Giovane, eseguita nel 1607, che raffigura il  Redentore risorto tra i Santi Sebastiano e Rocco, considerata tra le opere migliori dell'artista veneziano. Lo scenario del quadro è Cividale, con tonalità delicate e luminose e il Cristo tra i due Santi su un paesaggio raffigurante il Ponte del Diavolo e due figure indicate da San Rocco alludenti alla terribile peste del 1597. Sulla parte sinistra del presbiterio troviamo una tela settecentesca attribuita a Gaspare Diziani, eseguita tra il 1735 e il 1740.raffigurante la Madonna venerata dai Cappuccini (ordine ospitato qui dal 1615 al 1769), e di fronte a quest'ultima, una tela seicentesca raffigurante San Carlo Borromeo (ancora di Palma il Giovane).

Sulla parete laterale sinistra troviamo una tela in cattive condizioni con L'educazione delle Vergine, seguita da un quadro votivo per la peste del 1597, con la "Madonna, San Rocco e i tre committenti" di autore ignoto.

Sull'altro altare si trova un affresco con la Madonna Addolorata del XIV - XV secolo di autore ignoto. In precedenza si trovava in una cappella Mater Dei sulla riva destra del fiume Natisone, già ricordata nel 1091, da dove fu staccato nel 1724 e portato prima nella Chiesa di Santo Stefano e poi qui nel 1772. Rappresenta la Madonna piangente ed il Figlio, con ai lati San Pietro (o San Francesco) e Sant’Antonio Abate.

L'altare è attribuito da qualcuno all'architetto veneziano Giorgio Massari (autore tra le altre cose a Venezia del progetto di Palazzo Grassi, della Scuola della Carità, ora Accademia di Belle Arti e della Chiesa della Pietà), che sarebbe stato commissionato per il Duomo e portato nella chiesa di San Pietro ai Volti nel 1770. Altri lo attribuiscono all'udinese Adeodato Periotti a cui sarebbe stato commissionato il 19 settembre 1766. Accanto un dipinto che rappresenta la Morte di San Giuseppe, realizzato nel Seicento.

Ponte del Diavolo

Ponte del DiavoloVicinissimo al Duomo sorge il luogo forse più suggestivo, sul piano naturalistico, di Cividale, il Ponte del Diavolo, ardita costruzione che collega le sponde del fiume Natisone che qui corre incassato tra due mura di roccia sulla quale cresce una rigogliosa vegetazione. È alto ben 22 metri, ed ha due archi disuguali e il pilone centrale posa su un masso. Unisce le due sponde del fiume e la città all'altezza del centro storico. Il 27 ottobre 1917 durante la disfatta di Caporetto venne distrutto dalle truppe dell'esercito italiano che ripiegarono e abbandonarono Cividale nel vano tentativo di rallentare l'avanzata dell'esercito Imperiale, ma l'anno successivo, grazie ai precisi rilievi eseguiti da un ingegnere cividalese,  i tedeschi e gli austriaci lo ricostruiscono conservando l'Antica struttura quattrocentesca che ancora oggi rappresenta uno dei simboli di questa cittadina Friulana e della sua lunga storia.

La costruzione del Ponte del Diavolo, iniziata nel 1442, riporta la storia di Cividale indietro nei secoli prima del governo austriaco e del Regno d'Italia Napoleonico all'epoca del lungo dominio di Venezia. Più di tre secoli durante i quali la città che si era alleata con la Serenissima Sperando in un rilancio politico finì per essere sottoposta al potere del Doge.

La leggenda racconta che il ponte sul fiume Natisone a Cividale del Friuli sia stato costruito dal diavolo in cambio dell'anima del primo cittadino che lo avrebbe attraversato. Questa è la tradizione popolare tramandata nel tempo fino ai giorni nostri, che racconta di diavoli e diavolesse, patti, promesse ed inganni. Leggende a parte, il ponte è così chiamato (come pochi altri in giro per l'Italia, uno per esempio è quello di Borgo a Mozzano) e si erge imponente nel centro della cittadina, collegando le due estremità del centro urbano da un'altezza di quasi 23 metri.

Tutti da queste parti conoscono la leggenda, tanto che oggi il nome del ponte continua ad essere sempre quello... del diavolo appunto. Oltretutto, si racconta, che data l'elevata precisione ingegneristica nessuno mai sarebbe stato capace di costruire un simile ponte, soprattutto in quel  punto preciso, da sempre considerato molto pericoloso. In realtà, trovare un architetto non fu sicuramente facile e magari tra le tante voci si sarà pure sentito dire “ah... se riuscissi a costruire questo ponte darei l’anima al diavolo?. 

La leggenda è lunga e ricca di aneddoti. L'enorme masso che vediamo oggi nel letto del fiume a sorreggere la struttura si dice essere stato trasportato dalla madre (qualcuno dice, la nonna) del diavolo, il patto concluso e il ponte costruito in una sola notte. Ma arrivò la beffa: al posto di un passante in carne ed ossa, il ponte fu attraversato da un cane (o forse un gatto, come sostengono altre memorie) e il demonio dovette accontentarsi dell'anima di un povero animale. Il diavolo ovviamente non la prese bene e cercò di distruggere il ponte, ma fu messo in fuga da una croce portata dal popolo.

La realtà è certamente diversa, sicuramente lo sono i tempi, molto più lunghi di una semplice notte. Il ponte venne costruito intorno al 1442, in pietra e a due arcate di diverse dimensioni (una larga 22 metri e l’altra 19 metri), poggianti su un masso naturale posto nel letto del fiume; ha un'altezza di quasi 23 metri e una lunghezza di 50 metri. Venne progettato da Iacopo Dugaro da Bissone, che certo diavolo non era, e a cui venne commissionata la sostituzione del labile passaggio in legno preesistente, del XII secolo e spesso distrutto dalla furia delle acque. Alla morte del primo architetto, nel 1445, l'opera fu continuata da Erardo da Villaco e portata avanti nel tempo da altri, tra cui Bartolomeo delle Cisterne, che terminò la struttura in più riprese, fino a completarla nel 1558. Il ponte subì anche diversi importanti restauri, tra cui il primo nel 1689 e quindi nel 1836, per mano di Giuseppe Cabassi.

Abbattuto dall'esercito di Stato Maggiore italiano per ragioni difensive il 27 ottobre 1917, pochi giorni dopo la ritirata di Caporetto, nella Prima guerra mondiale, rallentando l’ingresso degli austroungarici nel territorio italiano, fu poi ricostruito qualche mese dopo dagli austriaci.

Oggi il ponte del diavolo rimane uno dei simboli maggiori dell'identità storica di Cividale del Friuli. In dialetto friulano è chiamato Puìnt dal Diàul e da subito appare al visitatore come una preziosa e imponente testimonianza storica da preservare in uno contesto paesaggistico di altrettanto valore. Attraversarlo significa non solo godere della vista panoramica sulle acque del fiume e verso la vicina gola, ma anche percepire quale possa essere stato il contesto sociale e urbano che hanno portato alla sua costruzione.

 

Informazioni pratiche

Ponte Del Diavolo

Corso Paolino d'Aquileia, 19

33043 Cividale del Friuli UD

Borgo Ponte

Al di là del ponte c’è il Borgo Ponte, con la Chiesa di San Martino, il Collegio Paolo Diacono, in bellissima posizione, e la Chiesa di San Maria dei Battuti che conserva all'interno belle tele settecentesche.

Ipogeo Celtico

Ponte del DiavoloPoco distante dall’imbocco del Ponte del Diavolo, nella via che conduce al Monastero Maggiore, si trovano i resti del cosiddetto Ipogeo Celtico, noto anche come "carcere romano" o "prigioni longobarde"; si tratta di una serie di cunicoli disposti a forma di K che scendono verso il Natisone.

L'Ipogeo celtico di Cividale del Friuli rimane ancora oggi un luogo intriso di mistero. Si tratta di una serie di camere sotterranee ricavate dalla roccia. Sono disposte su diverso livello, scavate in modo primordiale in una cavità naturale lungo l'argine roccioso del fiume Natisone e individuate in superficie alla corrispondente via Monastero Maggiore, tra il cosiddetto Ponte del Diavolo e Tempietto Longobardo, altri due punti monumentali della località.

Non si conosce bene la funzione dell'Ipogeo e il motivo per il quale venne costruito; gli studiosi ancora oggi danno interpretazioni e collocazioni storiografiche diverse. I locali, scavati quasi sicuramente a colpi d'ascia, vennero probabilmente usati come carceri nel tardo periodo romano e in epoca longobarda e, nel complesso si presume siano stati creati per una funzione funeraria in epoca celtica.

La struttura, che si presenta con una serie di cunicoli sviluppati su diversi livelli, si sviluppa inizialmente in una sala centrale di circa 6 x 3 metri e a cui si accede da una rampa a curvatura circolare di alcune decine di gradini. Dalla sala dipartono tre corridoi di altezza inferiore e dai quali si arriva a delle piccole salette, dove sono disposte delle nicchie a varie altezze nella parete, probabilmente utilizzate per custodire qualcosa di importante (forse degli ossuari).

Sono inoltre presenti una serie di bancali, mensole, sedute e panche, tutte scolpite nella pietra, e questo fa pensare si possa essere trattato di un luogo aperto a cerimonie rituali; un luogo in cui anche l'acqua avrebbe potuto avere un ruolo non secondario (oggi la vediamo ancora filtrare attraverso le rocce porose). Il tutto si arricchisce di decorazioni facciali arcaiche, scolpite in modo grezzo, probabilmente maschere funerarie, così disposte quasi fossero dei guardiani millenari, depositari di misteriosi culti.

L'Ipogeo è aperto al pubblico, per la visita è necessario rivolgersi al Tempietto Longobardo via Monastero Maggiore, 34 (Tel. + 39 0432 700867) oppure all'Ufficio Informa-Città locale di piazza Paolo Diacono, 10 (tel. +39 0432 710460).

 

Ipogeo celtico

via Monastero Maggiore

Cividale del Friuli

Chiesa di San Giovanni

Oltre il bel portale rinascimentale, si entra nel Monastero già delle Benedettine, ora Orsoline, dove sorge la Chiesa di San Giovanni, settecentesca, più volte rimaneggiata. Scavi condotti sotto la chiesa hanno portato alla scoperta del perimetro di una costruzione paleocristiana del V-VI secolo; altre ricerche hanno dimostrato che qui doveva sorgere la chiesa madre dei Longobardi, prima di culto ariano, poi cattolico. Forse il "martirion" (sacello destinato alle reliquie dei martiri) di questa chiesa corrisponde al vicinissimo Tempietto. All'interno si trova una pala firmata da Palma il Giovane.

Nelle stanze del Convento vengono conservate parecchie buone tele fra cui un dipinto Redentore attribuito a Paolo Veronese.

Pozzo di San Callisto

Pozzo di San CallistoIl Pozzo di San Callisto è una vera da pozzo antichissima. Ricordiamo che Callisto fu colui che spostò il patriarcato di Aquileia a Cividale. Una decisione scatenò la reazione di Pemmone duca del Friuli e di altri nobili longobardi, che catturarono Callisto e lo imprigionarono nel Castello di Duino. Il re longobardo Liutprando, prese le difese di Callisto, lo fece liberare e confermò il trasferimento del patriarcati a Cividale; sfruttò anche l'occasione per destituire Pemmone e nominare il figlio Ratchis come nuovo duca del Friuli.

Insediatosi a Cividale Callisto fece abbattere il precedente palazzo vescovile e ne fece costruire uno nuovo, più grande ed adatto al prestigio patriarcale. Il palazzo si trovava sull'area dell'attuale Palazzo dei Provveditori Veneti. Della intera opera voluta da Callisto rimane, secondo la tradizione, proprio il pozzo dove si trovavano i giardini del palazzo.

Borgo Brossana

Borgo BrossanaAttraverso la Porta Patriarcale, chiamata così perché inserita nella cerchia delle mura eretta in epoca patriarcale, si entra nel Borgo Brossana. Questo è un luogo incredibilmente suggestivo, un borgo medievale ristrutturato in maniera splendida, che si apre sul Natisone e sulle sue splendide sponde piene di alberi e di fiori. Un luogo adatto per una passeggiata romantica e rilassante, fra belle e antiche vie lastricate. Fa qui si può osservare il Ponte del Diavolo da un'altra prospettiva e ci si può fermare a vedere le vetrine dell'oreficeria di arte longobarda o le case medievali affacciate sul Natisone. Nella Piazzetta di San Biagio sorge l'omonima chiesina gotica, con grazioso portale d'ingresso, che porta incisa la data del 1492, realizzato in stile gotico fiorito ed è opera di Biagio de' Meritis e Antonio de Locria, ed affreschi molto rovinati, ma altrettanto suggestivi sulla facciata; l'interno è completamente affrescato da ignoti pittori del XV secolo.

La chiesetta, di dimensioni contenute, nelle sue forme attuali risale al XV secolo, ma fu ricostruita su di una precedente chiesa del XIII secolo, su due sacelli ancora precedenti danneggiati da alluvioni. La tradizione attribuisce il Mastro Pietro Tedesco come architetto della chiesa.

Da qui si può godere una delle più suggestive viste sul Natisone. È uno dei luoghi più tranquilli e suggestivi di Cividale e la sua calma è interrotta soltanto dal flusso del fiume di sotto. Nella piazzetta San Biagio si trova anche una scaletta che scende direttamente sul Fiume.

Tempietto Longobardo

Tempietto LongobardoDi fronte a San Biagio, attraverso un suggestivo sentierino che corre lungo l’alta sponda del Natisone, si raggiunge il Tempietto Longobardo, denominazione corrente dell’Oratorio di Santa Maria in Valle, che sorge nel recinto del Monastero Maggiore e con esso è collegato dall’interno. Questo è il principale monumento di Cividale ed esempio singolarissimo di arte alto-medievale.

Secondo la leggenda, sorgeva in questo luogo un tempio dedicato a Vesta; studi approfonditi hanno invece formulato l’ipotesi che qui si trovasse una "gastaldaga" longobarda della quale faceva parte una cappella di culto ariano dedicata a San Giovanni Battista.

Le origini della costruzione rimangono tuttavia oscure anche se gli studiosi sono quasi tutti concordi nel datarla al VIII secolo. Il Tempietto subì gravi danni nel terremoto del 1222, nelle alluvioni del 1468 e 1472. Nel XVII secolo vennero rinforzate le fondazioni, come pure nel 1860.

Alcuni studiosi austriaci, durante l’occupazione nel 1917-18, effettuarono ricerche e scavi che, proseguiti dalla Soprintendenza, hanno portato il Tempietto, soprattutto dopo il terremoto del 1976 e le successive opere di restauro, alla forma che si presume originale. L’ingresso attuale immette in un piccolo ambiente alle cui pareti sono raccolti frammenti di decorazioni e stucchi: particolarmente notevole un sarcofago romano del II secolo.

Il tempietto è costituito da un’aula quadrilatera coperta da una volta a crociera, con una parte absidale limitata da iconostasi e divisa in tre parti da due file di colonne che reggono le relative tre volte a botte più basse della volta dell’aula.

Varie parti sono costituite con materiali di spoglio romani e bizantini: nelle absidi affreschi raffiguranti Storie del Cristo e i Santi Pietro e Paolo. Il sarcofago di Piltrude poggia contro l'iconostasi e contiene le spoglie della nobile longobarda la quale, insieme ai figli Erfo, Anto e Marco, fondò il Monastero benedettino attiguo al tempietto.

Gli stalli dell’altra parte dell’aula sono del Quattrocento, al centro il leggio su colonnina classica di marmo greco. La parte più importante si trova nella parete di fondo ed è costituita dagli stucchi (originariamente disposti anche lungo le pareti). Questi stucchi, che ricordano quelli che si possono ammirare a San Pietro a Civate o nel ciborio della Basilica di San Ambrogio a Milano, risalgono, secondo l’opinione degli studiosi, al VIII secolo e precisamente intorno al 760.

L’elemento principale rappresenta un tralcio di vite che si volge a formare un grande arco sopra la porta d'ingresso, compreso fra due fasce, una doppia cornice terminante con bordi a ovuli e sferette di vetro verde (purtroppo quasi del tutto mancanti). Completa l’arco nella sua parte superiore una singolare raggiera composta da archetti e decorazioni varie. Al di sopra corre una fascia decorativa, sempre in stucco. Appoggiate a questa fascia, e disposte lateralmente alla finestrella centrale sono poste, tre per parte, sei figure femminili anch’esse in stucco, poco più alte della figura umana reale. Esse stanno poste di fronte ma con il volto girato verso la finestra, verso la "lux vera" della Fede. Quelle più vicine alla finestra hanno abito monacale, le altre portano abiti principeschi, in testa la corona imperiale e in mano quella del martirio.

Alle pareti rimangono lacerti di affreschi raffiguranti il Cristo Logos fra gli arcangeli Michele e Gabriele e alcuni martiri.


Piazza Paolo Diacono

La Piazza Paolo Diacono è un piccolo gioiello di architettura cividalese: su di essa si aprono antichi palazzi con portici a pianterreno, vecchi bar salotto che costituiscono ancora oggi il luogo di raduno degli abitanti. Al centro c’è una bella fontana. In questa piazza sorge una casa del XIV secolo, con monofore ogivali adorne di terracotte, che la tradizione popolare vuole eretta sul luogo della casa natale di Paolo Diacono.

I luoghi con rimembranze storiche sono tanti a Cividale, tanto che possiamo dire che tutta la città costituisce un piccolo museo vivente; vale la pena di girare per le sue strette stradine, guardare dentro i cortili, svoltare per bassi androni e scoprire deliziosi angoli che si aprono all'improvviso sul fiume.

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