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VISITARE
MOSTAR - INFORMAZIONI E GUIDA. La città più grande dell'Erzegovina,
possiede un centro storico
piccolo ma assolutamente incantevole. Al crepuscolo, le luci
dei numerosi ristoranti dei mulini scintillano riflessi nel
fiume, la stretta Kujundžiluk è piena di venditori di
chincaglierie e, nel mezzo, il ponte più famoso dei Balcani
forma un maestoso arco di pietra tra le torri medievali.
La bellissima città di
Mostar è ubicata nella valle del fiume Neretva,
il cui colore dell'acqua è semplicemente spettacolare, adagiata fra le alte montagne brulle della Erzegovina,
di cui questo centro rappresenta la capitale virtuale. Ciò che
rende famosa questa città è il celebre antico ponte, il Ponte Vecchio
(Stari Most), il ponte più famoso dei tutti i Balcani, costruito dall'architetto
Mimar Hajrudin nell’anno
1565 sotto la dominazione dell’Impero Ottomano, ma anche il suo
centro storico dichiarato Patrimonio dell'Umanità Unesco
e la sua sofferta storia.
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Il ponte in particolare, la cui
costruzione fu ordinata da Solimano il Magnifico,
fu
uno dei gioielli architettonici dell'epoca. Mostar, che deve
il suo nome ai custodi del ponte, definiti "Mostari", oggi conta
circa 110.000 abitanti, ed è punteggiata da splendide moschee
del XVI secolo, torri, case, bagni turchi, begli edifici
risalenti all'Impero Austro-Ungarico (XIX-XX sec.) e anche tante
piccole botteghe artigiane che animano le strade. Anche dal
punto di vista naturalistico Mostar offre bellezze importanti,
come il Parco Naturale Ruište, sulla
montagna Prenj, la
riserva naturale Diva Grabovica, con una natura selvaggia
e il parco naturale cittadino Mostarsko blato. Mostar è
una città multietnica, e sembra (con
Sarajevo),
il punto di congiunzione del mondo orientale con quello occidentale;
vi convivono quattro etnie religiose – cattolici, ortodossi,
islamici ed ebrei – e anche questo costituisce parte del suo
fascino unico e suggestivo. Il turismo, ma anche altri settori
dell'economia, fanno di Mostar una delle città più ricche della
Bosnia Erzegovina. La gente è molto ospitale e ci sono
molti ristoranti dove servono cibo eccellente a prezzi molto
economici. L'aeroporto di Mostar si trova 6 km a sud della
città.
L'alto ponte di pietra ad arco, "Stari Most", che oggi è fotografato da
migliaia di turisti ogni anno, collegava l'entroterra con il mare Adriatico.
Tuttavia, nella memoria degli abitanti di Mostar è impressa una data che si
incontra sempre durante una passeggiata in città: il 9 novembre 1993,
quando le granate dell'artiglieria croata fecero cadere il monumento famoso
in tutto il mondo, il più bel ponte dei Balcani, come si dice. Per molti
abitanti quel giorno di novembre non è crollato solo l'arco di un ponte, per
loro è crollato un mondo.
In anni di cooperazione internazionale, una copia dell'originale distrutto è
stata restaurata pietra per pietra tra il 1996 e il 2004. I frammenti del
"vecchio" ponte sono stati recuperati per questo scopo. La ferita visibile
era così chiusa. Ma l'abisso, abbiamo imparato, è lontano dall'essere
colmato. Una passeggiata per la città rivela che le cicatrici menzionate
sono una cosa del passato. La città vecchia è bella e piena di vita. Ci sono
innumerevoli caffè, snack bar e ristoranti tradizionali. La cosa migliore da
fare è trovare un posto accogliente, ordinare un caffè locale e guardare il
trambusto nelle stradine della città vecchia. Ma naturalmente, uno è anche
osservato. Da innumerevoli gatti che vivono nella sesta città più grande
della Bosnia ed Erzegovina e dai rom, che chiedono l'elemosina per soldi e
cibo, ma che non disturbano in alcun modo. Per visitare Mostar è
meglio lasciarsi andare un po' alla "deriva", cullati dai canti dei muezzin
e lasciando vagare lo sguardo.
E
allora cosa visitare a Mostar?
Chi pensa di fare soltanto
una toccata e fuga per visitare la città si sbaglia di grosso;
pur piccola, una volta arrivati si è attratti dal suo fascino incredibile,
artistico, architettonico, culturale. Questo luogo bello e ricco
di ricordi e suggestioni merita di essere
vissuto e visitato a pieno, non ve ne pentirete! Tante le
attrazioni di Mostar che valgono una visita: il famoso
PonteVecchio di Mostar (Stari Most),
il piccolo e incredibile Ponte Storto (Kriva Cuprija),
tutto il centro storico con la suggestiva e vivace
Kujundziluk,
l'antica via degli orefici, il
bazar cittadino tipicamente orientale, le tante moschee e le
dimore turche delle famiglie ricche, gli edifici insoliti del periodo
Austro-Ungarico (che coniugano lo stile architettonico
occidentale con quello orientale delle decorazioni), la via Bajatova,
una scalinata lunga 2 km, e poi ancora
la nuova chiesa ortodossa, la cattedrale
cattolica, la Franjevačka crkva, ovvero la
chiesa col più alto
campanile della Bosnia-Erzegovina,
il museo dell’Erzegovina,
il Cimitero ... leggi l'approfondimento
Cosa vedere a Mostar.
Naturalmente, un vero giro turistico include sempre una fermata
per mangiare qualcosa. Per andare sul sicuro potete ordinare un
piatto unico con il classico kebab, economico ma incredibilmente
delizioso, paprika e riso. Si sono tanti ristoranti tipici dove
mangiare qualcosa sotto gli occhi di una moltitudine di gatti
che aspettano fiduciosi per qualche avanzo (se mangiate fuori o
in un giardino).
Introduciamo Mostar
parlando adesso della sua travagliata storia, perché solo
comprendendo ciò che è successo in questi luoghi si potrà capire
ciò che si vede e si sente percorrendo le strade acciottolate,
ricche di storia e di ricordi, che disegnano il suo centro
storico.
STORIA DI MOSTAR
Mostar possedeva una identità
politica indipendente già a partire dal dodicesimo secolo. Nel sedicesimo
secolo, la Bosnia era diventata parte dell'Impero Ottomano ed era
retta da un governatore provinciale. Nel giro di pochi decenni,
Mostar fu trasformata da un piccolo borgo al centro amministrativo
del fiorente impero nella regione dell’Erzegovina: gli amministratori
ottomani, infatti, concentrarono i loro sforzi per integrare gli
abitanti locali nel loro impero e la loro architettura è diventata
un importante simbolo dei cambiamenti sociali ed economici della
città. Costruito negli anni 1557-1566, lo Stari Most
(Ponte Vecchio), simbolo cittadino,
ha sostituito un ponte precario in legno ed ha agevolato gli spostamenti,
il commercio ed il movimento delle truppe militari, diventando
sinonimo della benevolenza e del potere nell'Impero Ottomano. Gli
Ottomani hanno utilizzato l'architettura monumentale per estendere
e consolidare il proprio imperialismo. Gli amministratori e i burocrati
(molti dei quali bosniaci indigeni) si convertirono all’Islam e
costruirono moschee e scuole coraniche.
La Bosnia passò poi
alla corona dell'Impero Austro-Ungarico nel 1878. Fu allora che
il consiglio cittadino di Mostar decise di collaborare con gli austro-ungarici
per attuare riforme radicali nella pianificazione della città: in
questo periodo furono costruiti ampi viali ed una griglia urbana
nuova sulla riva occidentale del fiume Neretva, ed importanti investimenti
furono fatti nel settore delle infrastrutture e delle comunicazioni. Dopo la fine della
seconda
guerra mondiale, Mostar era parte della Bosnia-Erzegovina, una repubblica
della nuova Jugoslavia socialista. Durante questo periodo, la base
industriale fu ampliata con la costruzione di fabbriche per la lavorazione
di metalli e del cotone. Tra il 1945 e il 1980, la popolazione di
Mostar è cresciuta da 18.000 a 100.000. Per l’inadeguatezza delle
infrastrutture, la città si espanse sulla riva occidentale del
fiume, con
la costruzione di grandi blocchi residenziali. Un piano economicamente
sostenibile per preservare il centro storico di Mostar è stato realizzato
dal comune, e grazie alla sua riuscita, la città ha attirato migliaia di turisti dalla costa adriatica
e si è assistito al rinvigorimento di tutta l'economia della città. Per i risultati ottenuti in
questo progetto di riqualificazione e riprogettazione, Mostar ha guadagnato il
Premio Aga Khan per l'Architettura
nel 1986.
Tra il 1992 e il 1993, la
Bosnia Erzegovina dichiarò l'indipendenza dalla Jugoslavia, e la
città di Mostar fu oggetto di un assedio, durato circa nove
mesi, da parte dell’esercito jugoslavo (JNA). L'esercito cominciò i
bombardamenti
il 3 aprile 1992: tra gli obiettivi un convento francescano, la
cattedrale cattolica ed il palazzo del vescovo contenente una biblioteca
di 50.000 volumi, così come una dozzina di moschee. Nella settimana
successiva, a poco a poco, l'esercito stabilì il controllo su gran parte della
città. L'8 aprile, i croati di Erzegovina fondarono il Consiglio
di difesa croato (Hrvatsko Vijece Obrane, HVO) che in soli due mesi,
accumulati abbastanza uomini ed armi, costrinse le truppe della
JNA ad abbandonare Mostar. Intanto, nello stesso anno, la formazione
primaria militare dei bosniaci musulmani formò il Corpo 4 dell'Esercito
della Bosnia-Erzegovina. Il conflitto purtroppo
non terminò con l’allontanamento dell’esercito jugoslavo: infatti
nel 1993, i croati bosniaci e i bosniaci musulmani iniziarono una
lunga lotta per il controllo di Mostar. A Mostar musulmani e
croati avevano convissuto tranquillamente fino ad allora,
occupando i primi la parte a est dello Stari Most e i secondi
quella a ovest. I croati bosniaci durante
un'offensiva, il 9 maggio, bombardarono il quartiere musulmano della
città, riducendolo in gran parte in rovina. Decine di migliaia
di musulmani di Mostar lasciarono per sempre la loro città per
trasferirsi nei Paesi scandinavi, in America, in Canada, in
Australia. Nei loro appartamenti (Mostar ovest), entrarono i
profughi croati della Bosnia centrale (Kakanj, Vitez), e di
Konjic. Lo Stari Most fu distrutto
il 9 novembre dal fuoco dei croato-bosniaci (una curiosità:
sempre il 9 novembre, ma del 1989, cadde il muro di Berlino). La
perdita del ponte è stato per gli abitanti della città il
simbolo della perdita di se stessi, della propria cultura e
della propria storia.
Un cessate il fuoco
fu firmato il 25 febbraio 1994, ma la città rimase divisa tra le due
parti ostili: le cannonate dei militari croati che spezzarono in
due la capitale dell’Erzegovina segnarono la fine di un mondo,
di un sistema di valori fondato sulla coesistenza delle
diversità. Seguirono poi, nel 1995, alcuni interventi di normalizzazione
che portarono ad una riorganizzazione della città. Il passaggio
da una parte all’altra della città rimase proibito fino al 1996.
Gradualmente si tornò alla normalità. Spiegare perché persone
che abitavano insieme da decenni presero a uccidersi è un
compito difficile, che spetta prima di tutto agli storici.
Altrettanto difficile è comprendere le spinte che portarono alla
distruzione della pacifica convivenza in tutta la Jugoslavia
socialista.
Nel 2004 è terminata la ricostruzione del
ponte (utilizzando la pietra della cava originaria e tecniche di
costruzione risalenti al XVI secolo) e della città vecchia, che
è riconosciuta come Patrimonio dell'umanità Unesco. Oggi,
passato e presente convivono in un contesto urbano che racconta
una storia complessa, fatta di persone, luoghi e avvenimenti che
emozionano chiunque si trovi a visitare questa cittadina.
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