Storia di Aquileia    
La storia del
Patriarcato di Aquileia abbraccia 12 secoli. Il suo
svolgersi assunse un'ampiezza che andò oltre i confini del
Friuli e dell'Italia per dilatarsi nell'odierna Austria, nella
Slovenia e parte della Croazia. Le sue vicende hanno carattere
storico, politico, ecclesiastico e culturale, che ne fanno un
"caso" molto particolare e interessante. La Chiesa di Aquileia ha le sue
radici probabilmente nel II secolo quando la fede cristiana
fu predicata da missionari o semplici credenti,
presumibilmente provenienti dall'Oriente, lungo le rotte
mercantili. |
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Aquileia divenne molto importante anche nella
evangelizzazione delle regioni fino al Danubio a Nord-Est, alle praterie
ungheresi, all'Istria e nell'area balcanica. Le vaste zone aggiunte alla
cristianità fecero capo alla Chiesa Madre ed al suo Vescovo. Questi cominciò a
venir chiamato ufficiosamente Patriarca sin dal VI secolo, proprio per il
particolare prestigio acquisito nei secoli precedenti. Infatti il titolo di
"Patriarca" era riservato soltanto ai vescovi delle grandi Chiese apostoliche:
Roma, Antiochia, e Alessandria prima, Gerusalemme e
poi Costantinopoli, conforme alla sistemazione gerarchica della Chiesa.
Il nome delle città "patriarcali" fa subito capire l'importanza e il prestigio
che il titolo sottintendeva. In Italia, oltre Roma, Aquileia e Milano erano sedi
metropoliche prestigiose.
Nel 442 papa Leone Magno, scrivendo al
vescovo di Aquileia Ianuario, lo chiamò "vescovo metropolitano della
Venezia", in quanto la sua giurisdizione arrivava fino al "limes" dell'Impero.
Nel 557 scoppiò lo "Scisma dei Tre Capitoli"
e il vescovo di Aquileia Macedonio entrò in aperto contrasto col Pontefice; è in
questo periodo che nacque la tradizione che voleva l'origine apostolica della
Chiesa Aquileiese, fondata dall'evangelista Marco, qui inviato
dall'apostolo Pietro.
Con l'invasione dei Longobardi (568) i Patriarchi
si rifugiarono in un primo tempo a Grado, e avendo preso pretesto dalle rivalità
fra l'Impero Bizantino, il Regno Longobardo e il Papa, l'unità del Patriarcato
si divise in due realtà ecclesiali, una facente capo ad Aquileia ed estesa in un
ampio retroterra, l'altra confinata a Grado, ma aperta verso Costantinopoli.
Col tempo si allacciarono proficui rapporti fra
Patriarcato con sede Aquileia e il Ducato Longobardo; anche la sede patriarcale
venne spostata prima a Cormons capitale del Ducato longobardo.
A Grado rimase un secondo Patriarca che conservata
i domini sulle coste controllate dai Bizantini. Più volte i Patriarchi
aquileiesi proveranno nei secoli a eliminae, la sede rivale, senza riuscirci.
Nel 699, con la ricomposizione dello scisma, il Papa riconobbe ufficialmente il
duplice Patriarcato: di Aquileia e di Grado.
Con la conquista franca il Patriarcato di Aquileia,
dopo i primi tempi piuttosto burrascosi, vide riconosciuti dai nuovi dominatori
i propri diritti; i privilegi e le proprietà (frutto delle copiose donazioni
longobarde). Nella prima metà del X secolo l'invasione ungara mise a nudo le
deficienze dell'Impero Carolingio in Friuli.
In questa situazione di vuoto militare e politico,
la potestà ecclesiastica si trovò ad assumere i compiti e le responsabilità
lasciate scoperte dalle autorità imperiali. Il passaggio della corona imperiale
prima alla Casa di Sassonia (che liberò l'Europa dall'ossessione ungara) e poi a
quella di Franconia, segnò una tappa importante nella storia della Chiesa
Aquileiese.
A causa dei conflitti fra Papato e Impero, il
Friuli venne a trovarsi in una posizione molto importante sul piano
strategico-militare; in questo periodo i Patriarchi resero preziosi servigi agli
Imperatori. Il patriarca Poppone (1019-1042) (da molti considerato il più
grande) è il maggior artefice del potere temporale della sua Chiesa; con lui
cominciarono i patriarchi tedeschi, sotto i quali nella metà del XIII, secolo il
Patriarcato raggiunse la massima potenza e splendore.
Intanto nel 1077, con diploma imperiale, il
Patriarca d'Aquileia viene nominato signore feudale, principe di uno stato che
godeva di particolari privilegi fra cui quello di battere propria moneta. Per i
molti anni i Patriarchi furono i preziosi e i fedeli vassalli dell'Imperatore.
L'antica tradizione della Chiesa Aquiliese favori
lo sviluppo di una sua tipica e particolare liturgia, che si distinse e si
mantenne per molti secoli autonoma da quella romana e della quale ricordiamo qui
il suggestivo "dramma sacro" e il "canto fermo" con melodia orientaleggiante.
Dalla metà del Duecento il Sacro Romano Impero
decadde fino a divenire il fantasma di sé stesso. I Patriarchi si adeguarono
alle mutate situazioni ed aderirono all'indirizzo papale. Ma la caduta del
potere imperiale determinò anche la decadenza dello Stato Patriarcale che venne
logorato e indebolito dalle continue lotte interne fra nobili e Patriarca.
A nulla valsero gli sforzi per contrastare tale
dissoluzione, perseguiti da Patriarchi solerti ed energici: ricordiamo il
patriarca Bertrando (1334-1350) che venne ignominiosamente trucidato in
una congiura di città ribelli.
All'inizio del XV secolo l'espansione di Venezia
segnò la fine del potere temporale del Patriarcato (1420). Al Patriarca fu però
consentito di conservare ancora, almeno formalmente, la sua vastissima
giurisdizione ecclesiastica.
Soltanto nel 1753, dopo ripetute pressioni presso
la Santa Sede da parte della Repubblica di Venezia e dell'Impero d'Austria (che
temevano un riacutizzarsi di spinte autonomistiche nei territori un tempo
patriarcali), vennero costituiti i due Arcivescovadi di Udine e Gorizia e così
venne definitivamente soppresso quanto ancora era rimasto della dignità del
Patriarcato d'Aquileia dopo la sua millenaria vicenda.
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