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Reggia di Caserta
Patrimonio
dell'UNESCO dal 1997, la Reggia di Caserta, insieme al suo parco,
sono inestimabili gioielli italiani conosciuti in tutto il mondo, progettata
e costruita
da Luigi Vanvitelli tra il 1752 e il 1774, su incarico di Carlo VII
di Borbone, figlio di Filippo V di Spagna e di Elisabetta
Farnese, che era salito sul trovano del Regno di Napoli nel
1734. È stata un tempo il simbolo della grandezza
e del potere della monarchia borbonica. La reggia rappresenta il trionfo
del barocco italiano e l'opera più importante del Vanvitelli.
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Visitata
ogni anno da persone provenienti da tutto il mondo, il sontuoso palazzo è
una fusione ideale e originale di altre due residenze reali: la
Reggia di Versailles in Francia e il
madrileno Palazzo dell'Escorial, sede dei re di Spagna. Dal progetto alla realizzazione
di questo immenso edificio (50000 metri quadrati, 1200 stanze,
36 metri di altezza, 1742 finestre, 34 scale interne), prendono parte attiva il re Carlo
VII di
Borbone (che, figlio di Filippo V, fu anche duca di Parma in precedenza
e re di Spagna in seguito) e la regina Maria Amalia di Sassonia
(intelligente e colta). Il re incaricò del progetto Luigi Vanvitelli, che
all'epoca era impegnato nel restauro della Basilica di San
Pietro a Roma. Dalla prima pietra della Reggia, che fu posta nel
1752, fino alla fine del lavori, portati avanti dopo la morte
del Vanvitelli dal figlio Carlo, durante i lavori, giorno dopo giorno attorno al
Palazzo Reale in costruzione arrivarono in visita sovrani, ministri, prelati,
personaggi di corte, costruttori, artisti, artigiani, ritratti dal vivo, con
acutezza d'indagine psicologica dal Vanvitelli stesso, personaggio eclettico e
geniale. Le ragioni dell’inserimento della Reggia di Caserta tra i patrimoni mondiali
dell'umanità tutelati dall'UNESCO, stanno
proprio nell’unicità del complesso, una perfetta commistione tra
architettura e ambiente, una convivenza armoniosa che va al di là del
semplice palazzo reale, ma che si estende ad un concetto più ampio, quello
di città; un nuovo e completo centro realizzato secondo le mode urbanistiche
del tempo.
Oltre alle dimensioni colossali dell'edificio le due facciate,
anteriore e posteriore, presentano tre elementi di moderato ma
efficace aggetto: uno centrale, coronato da timpano, e due
presso le estremità laterali. La struttura centrale del palazzo,
il vestibolo, è coperta da un'ampia cupola. Nel progetto
iniziale era prevista la presenza di quattro torrioni angolari,
ma la morte del Vanvitelli ne impedì la realizzazione. Dinanzi
alla facciata principale si trova il vasto Piazzale d'onore,
di forma ellittica, che fa capo al monumentale viale Carlo
III che conduce a
Napoli. All'interno, due grandi vestiboli
ottagonali, inferiore e superiore, disposti lungo l'asse
principale del palazzo, esercitano la funzione di punti di
distribuzione per tutto l'edificio. Il maestoso scalone
d'onore, a doppia rampa e con volte affrescate, conduce agli
appartamenti reali, fastosamente decorati e arredati in stile
neoclassico. Dal vestibolo superiore si accede alla Cappella
Palatina, ispirata ? come del resto tutto il palazzo nel suo
complesso ? a quella della reggia di Versailles. Un altro
piccolo gioiello è il cosiddetto Teatro di Corte, situato
nel secondo cortile.
Altri particolari
degli interni della Reggia
La Reggia è dunque un capolavoro che svolge anche il ruolo di contenitore a
sua volta di numerose opere d’arte: affreschi, sculture, bassorilievi,
intarsi che rendono preziose le sue sale tra cui spiccano per bellezza
quella di Astrea, quella di Marte e la più grande in assoluto: la
Sala del
Trono.
Il palazzo ospita appartamenti del Settecento, quindi in stile rococò, e
dell’Ottocento, in stile neoclassico; in base al periodo di costruzione,
essi vengono perciò distinti in "Appartamento vecchio" e "Appartamento
nuovo".
L’Appartamento Vecchio ospita le quattro stanze di conversazione che hanno
come tema le quattro stagioni, lo Studio di Ferdinando II, la Camera da
letto del Re, la Sala ricevimenti e varie anticamere che lo collegano alla
biblioteca palatina. Al suo interno si trova, custodito nella Sala Ellittica
dipinta di bianco e probabilmente destinata ai divertimenti di corte, il
"presepe borbonico", una grande passione della famiglia reale che diede
i natali alla tradizione del presepe napoletano.
L’Appartamento della Regina
comprendeva invece le tre Sale della Biblioteca Palatina che vanta delle
decorazioni in puro stile classicista, in aperta contrapposizione con lo
stile barocco tipico della tradizione napoletana. Classici anche i temi qui rappresentati, come
"Il Parnaso con Apollo e le tre Grazie" e "La Scuola di
Atene".
L’Appartamento Nuovo vanta invece la Sala di Marte, la Sala di Astrea e la
Sala del Trono, ricca di dipinti e decori e caratterizzata da una serie di
medaglioni color oro con l’effige dei Re di Napoli. È in questo appartamento
che si trova anche la stanza di Gioacchino Murat, che qui soggiornò durante
il suo regno nel periodo napoleonico.
La Reggia era dunque un microcosmo all’avanguardia; i sovrani che l’avevano
fortemente voluta erano non solo illuminati ma soprattutto lungimiranti. Con
l’Unità d’Italia nel 1861, il Regno delle Due Sicilie si dissolse e con esso
anche lo splendore della Reggia. La dinastia sabauda dei Savoia non era
avvezza a tanta magnificenza; è significativo a questo proposito citare come
i funzionari sabaudi catalogarono il bidet - il primo modello di bidet in
assoluto in Italia - ritrovato nella camera da bagno della regina, durante
il censimento di tutto ciò che era presente nel palazzo: un "oggetto per uso
sconosciuto a forma di chitarra".
Durante la Seconda Guerra Mondiale, la reggia venne utilizzata come base
delle truppe alleate, e poco più tardi, nel 1945, fu il luogo per la
trattativa della resa incondizionata delle truppe tedesche.
Il palazzo è composto da ben milleduecento stanze, una grande biblioteca e un
piccolo Teatro di Corte - opera compiuta interamente dal Vanvitelli, con
pianta a ferro di cavallo -, l’esatta riproduzione in scala ridotta del
Teatro San Carlo di Napoli. L'edificio, a pianta rettangolare, si estende per quarantacinquemila metri
quadrati; con i suoi duecentoquarantasette metri di lunghezza, i
centottantaquattro metri di larghezza, i quarantuno metri di altezza, le
centoquarantatre finestre solo sulla facciata principale e le trentaquattro
scale, si può avere un’idea più chiara della sua enorme grandezza; mentre,
osservando i materiali impiegati - blocchi di travertino e mattoni -, è
possibile apprezzarne anche la maestosità. I suoi quattro lati sono
collegati tra loro attraverso due bracci ortogonali che, così, suddividono
lo spazio interno in quattro cortili di tremilaottocento metri quadrati.
La
Reggia di Caserta è indubbiamente la più grande del mondo in termini di
metri cubi occupati ?
circa due milioni ?
ed è sicuramente l’esempio di
un’imitazione che si è rivelata di gran lunga più impressionante e bella
dell’originale, ovvero quella di Versailles. Il palazzo, in puro stile
barocco, ospita dei saloni molti ricchi che costituivano in passato il
centro, il cuore pulsante della vita politica. Le quaranta stanze, tutte
affrescate, lasciano impallidire le sole ventidue presenti nella reggia
francese. Attraverso la scalinata principale è possibile accedere agli
appartamenti reali arredati e decorati secondo i gusti del XVIII secolo.
San
Leucio e la sua Manigattura
Poco
dopo aver commissionato al Vanvitelli la Reggia di Caserta,
Carlo VII acquistò il borgo e la collina di San Leucio,
che deve il suo nome al santuario che si trova sulla cima. Nel
XVI secolo i feudatari Acquaviva d'Aragona, una famiglia
principesca di Caserta, vi avevano fatto costruire in posizione
panoramica anche un castello, chiamato il Belvedere. A
Ferdinando IV si devono la ristrutturazione del borgo e del
Belvedere e la decisione di insediare a San Leucio una
manifattura reale per la lavorazione della seta. Nel 1785
furono costruite le case a schiera per i tessitori, che
lavoravano al telaio nelle loro abitazioni. In seguito, con
l'introduzione dei telai idraulici, le ampie e bellissime sale
del Belvedere, nel frattempo adibite a residenza reale
dall'architetto Francesco Collencini, furono trasformate
in locali per la tessitura e la colorazione della seta, cioè in
una vera e propria fabbrica.
Nel
1789 fu promulgato un codice di leggi a uso degli abitanti di
San Leucio. Tra le regole di base vi erano il principio
dell'uguaglianza, l'assistenza garantita agli anziani e agli
infermi, l'istruzione gratuita ai giovani, la parità sul lavoro
tra uomo e donna. Tutte misure che secondo alcuni evocano
l'immagine di una primitiva "colonia socialista", oppure, più
semplicemente, l'esempio più avanzato dell'illuminismo
borbonico.
Le
sete prodotte a San Leucio conquistarono ben presto notorietà
internazionale e la manifattura prosperò per diversi decenni
fino alla chiusura, nel 1861, in coincidenza con la caduta del
Regno di Napoli. Oggi il borgo, nel quale sono tornati in
funzione alcuni telai a mano, è un gioiello di archeologia
industriale.
Quindi, della Reggia fa parte anche un complesso manifatturiero
assolutamente irripetibile nel suo genere: la Fabbrica del Belvedere di San Leucio,
fu primo e unico vero esempio di comunità pre-socialista, nata in tempi
non sospetti. San Leucio fiorì sul principio di uguaglianza di tutti gli
uomini senza distinzione di razza o sesso; la comunità si dotò di leggi che
garantivano diritti e doveri a tutti i lavoratori e che soprattutto si
basavano sulla meritocrazia. Oltre al principio di uguaglianza, sempre per
decreto regio, venne fissato anche il minimo salariale e l’obbligo di
garantire a tutti dignitose condizioni di vita.
La Reggia di Caserta, che sorge su due colline, quella di Montemaiuolo e
quella di Montebriano, è stata, come detto, realizzata dall’architetto
Luigi Vanvitelli e
dal figlio Carlo, che continuò i lavori alla morte del padre. La Fabbrica
della seta, invece, è opera dell’architetto Francesco Collecini, allievo del
Vanvitelli. Tutto il complesso - reggia e centro manifatturiero -
rappresentano un caso unico in Europa, un esempio di spazio multidirezionale,
una città nella città.
Il
Parco e i giardini della Reggia di Caserta
I giardini allo stesso modo, sono
di una bellezza che non si dimentica. Si estendono per centoventi
ettari su un terreno collinare e sono di gran lunga di maggior splendore
rispetto a quelli di Versailles. Fiori, piante e fontane barocche sono gli
elementi che lo rendono splendido, ma l’aspetto più strabiliante è dato
dalla presenza di cascate che ricadono da ben centocinquanta metri di
altezza direttamente nelle fontane, a loro volta decorate con
rappresentazioni mitologiche.
Il parco della Reggia ospita due giardini botanici, quello all’inglese e
quello all’italiana. Il primo, fortemente voluto dalla regina Maria Carolina
d’Asburgo-Lorena, moglie di Ferdinando IV, fu realizzato dal paesaggista
tedesco John Andrea Graefer, e ospita numerose varietà di piante esotiche,
come ad esempio i cedri del Libano. Il giardino, espressione del gusto
romantico del tempo, è caratterizzato da poca simmetria con le piante che sembrano
posizionate in un disordine che in realtà è solo apparente. Qui si alternano
a corsi d’acqua e a laghetti suggestivi.
Nel giardino italiano, molto più simmetrico e squadrato, vi sono invece
grandi aiuole, prati e soprattutto numerose fontane che Vanvitelli aveva
dotato di una vasca, secondo il modello del Palazzo d'Inverno di
San Pietroburgo, massimo esempio
in questo tipo di costruzioni. Tra le tante si ricordano: la Fontana
Margherita che chiude il giardino all’italiana e introduce il visitatore nel
giardino inglese; la Fontana dei Delfini, la Fontana di Eolo, composta solo da venti
statue sulle cinquantaquattro previste in origine; e, naturalmente, la
Fontana di Diana e Atteone, la più famosa e riconoscibile, a sua volta sovrastata dalla
Grande Cascata. La fontana riprende
il mito secondo cui il giovane Atteone, durante una battuta di caccia,
incontrò per caso la dea Diana e le sue compagne mentre facevano il bagno;
la dea furiosa per l’oltraggio del giovane decise di punirlo, trasformandolo
in un cervo in modo che egli non potesse raccontare in giro ciò che aveva
visto. Mentre Atteone, specchiandosi nell’acqua, si accorgeva del suo nuovo
aspetto, sopraggiunsero i suoi cani che, non riconoscendolo, lo sbranarono.
Acquedotto
Carolino
Vista la grande presenza di giardini, il complesso venne dotato anche di una
fonte da cui attingere la grande quantità di acqua necessaria, l'Acquedotto Carolino.
Le vasche dei giardini del Palazzo Reale, così come la Manifattura
reale di San Leucio, esigevano un grande apporto d'acqua. La fonte più
vicina sgorgava dal Monte Taburno, a circa 38 chilometri di distanza.
L'acqua fu prelevata grazie alla costruzione dell'Acquedotto Carolino, una
straordinaria opera di ingegneria idraulica e di architettura che venne
portata a termine nel 1769 e che ancora oggi alimenta il parco della reggia.
L'ultima sezione dell'acquedotto attraversa i Monti Tifatini, che con
la città medievale di Caserta Vecchia, dove svetta una pregevole cattedrale
romanica, completano l'ampio panorama naturale e artistico della zona. Il
complesso costituito dal Palazzo Reale, dalla manifattura di San Leucio e
dall'Acquedotto Carolino rappresenta una creazione unica, nata dallo spirito
di rinnovamento che dominava l'Europa nel XVIII secolo. Le grandiose
costruzioni volute dai Borbone, già neoclassiche nella purezza dei volumi ma
ancora barocche nel fasto scenografico e negli effetti prospettici, si
inseriscono perfettamente nell'ambiente naturale circostante.
La Reggia di
Caserta e il Cinema
La Reggia è stata spesso impiegata come scenario cinematografico nel corso
degli anni; qui sono stati girati, tra gli altri: scene della saga "Guerre stellari" di
George Lucas; "Mission impossibile 3" con Tom
Cruise; "Angeli e demoni" tratto dal romanzo dello scrittore Dan
Brown conosciuto soprattutto per il bestseller il Codice da Vinci,
solo per citarne alcuni.
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