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VISITARE
SAN PIETROBURGO
- INFORMAZIONI E GUIDA.
La seconda città più grande della Russia, che è stata anche
capitale, conserva lo storico spirito imperiale di "città degli Zar". La sua
"grandeur" alleggia nell’aria e non solo per i grandiosi monumenti che
ospita, di cui 36 nella lista dei Patrimoni UNESCO. Visitarla durante le sue
"notti bianche" in estate è una di quelle cose che ogni viaggiatore che si
rispetti dovrebbe fare almeno una volta nella vita.    
Pietro
il Grande, fondatore di
San Pietroburgo, è ricordato nel monumento equestre della
piazza dei Decabristi, situata tra la Cattedrale di Sant'Isacco
ed il
fiume Neva. A guardarlo sembra quasi voglia scendere giù da cavallo,
lanciarsi di scatto dalla grande roccia e, come nel romanzo di Pushkin,
inseguirti l'anima tra le strade della sua città.
Non ci riesce. Risalendo le acque fluviali, la
brezza estiva
del Baltico interrompe l'incanto e mi riporta
improvvisamente ai piedi di una squisita realtà.
Quante sono le
chiese di San Pietroburgo? - non si contano. |
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Dicono siano tantissime,
rispondo tra me e me. Le cupole d'oro che si stagliano nel cielo azzurro
della più europea delle città della Russia sembrano confondere chi le
vuole cercare, quasi a prenderti in giro. Madre e matrigna di artisti,
poeti, rivoluzionari, filosofi, presidenti e viaggiatori del mondo, San
Pietroburgo è una di quelle città che ti 'appare' lentamente: da qualsiasi
parte si arrivi, in treno o in battello, la prima cosa che si scorge sono le
sagome di palazzi eleganti, eterei. Poi nella lontananza appare il profilo
del cupolone dorato, quello della
Cattedrale di Sant'Isacco, il quarto più grande del mondo, e parte di
quei 36 monumenti elencati dall'UNESCO come patrimonio dell'Umanità
nel 1990.
Vista
da vicina l'immensa cupola di quella che possiamo chiamare San Pietro
sulla Neva appare con tutta la sua grandiosa prestanza, ma da qualsiasi
angolazione si guardi la chiesa non si capisce dove sia la sua entrata: i
suoi quattro lati sono formati da quattro portici neoclassici di ordine
corinzio, tutti simili tra loro.
L'architetto francese Richard
Montferrand fu chiamato dallo zar
Alessandro I per sostituire la precedente struttura settecentesca di
Antonio Rinaldi
è
già nota per aver
ospitato nel 1712 le nozze
tra Pietro il Grande e Caterina I,
in una in nuova San Pietro, ispirata al cupolone michelangiolesco
ma rilucente di 100 kg d'oro zecchino. La costruzione fu terminata nel 1858,
al termine di un periodo di grandi sfide e tristi eventi (i vapori al
mercurio sprigionatisi dalla doratura provocarono la morte di decine di
operai) e non senza critiche da
parte
della popolazione. Quello che sembrava essere un cantiere impossibile si è
trasformato in una delle meraviglie della Russia: ancora oggi, dopo oltre
225 anni dal suo completamento, è una delle principali attrazione di San
Pietroburgo.
Dopo il lungo tragitto che mi ha portato sin qui da
Londra, in treno e attraverso la parte settentrionale d'Europa,
entrare all'interno di questa maestosità non può far altro che rigenerarti
corpo e spirito. Come non ammirare gli affreschi del cupolone e non
rimanerne affascinati? Ho sentito dire che per dipingere gli oltre 800 metri
quadri della volta il pittore Karl Brjullov si ammalò di reumatismi e
per curarsi decise di andare in Italia, da dove purtroppo non ritornò mai
più. Nell'arte dell'artista russo sembra di vedere quella del grande
Michelangelo, di cui egli fu grande ammiratore. Unicità e carattere
fanno tuttavia la loro parte: si prenda per esempio l'iconostasi
bizantina, al centro delle porte sante, così riccamente elaborata da non
riuscire a staccargli gli occhi di dosso. Le si riconoscono i colori del
bianco marmo toscano, i bronzi, la malachite, e tutte quelle decorazioni e
perfezioni di dettagli visibili nel resto dell'edificio. Si noti il
dipinto di Sant'Isacco, che tiene in mano il disegno della cattedrale,
cupo eppure così rasserenante.
"T'amo, creatura di Pietro, | Amo il tuo armonico aspetto, | Il regale
corso della Neva, | Delle sue rive il granito, | Delle tue cinte il rabesco
di ghisa, | Delle tue notti malinconiche il diafano crepuscolo e lo
splendore illune". 'Il Cavaliere di
bronzo', Aleksandr Pushkin (1833)
Arrivare
a San Pietroburgo in treno è stata una delle esperienze più belle della
mia vita. Non solo per aver avuto la possibilità di ammirare un paesaggio
naturale ed urbano ricco e vario, ma anche per aver conosciuto alcune delle
più belle stazioni del mondo: la
St Pancreas di Londra (partenza alle quattro del pomeriggio), la
Gare du Nord (arrivo alle 19.17) e la
Gare de l'Est
di
Parigi
(partenza
alle 20.20 con il treno notturno Perseus), la
Hauptbahnhof
di
Berlino
(arrivo alle 09.00).
La stazione
ferroviaria di Vitebski di San Pietroburgo
è però quella che mi ha colpito di più e non solo perché è la più antica di
tutta la Russia. Situata all'incrocio tra il viale Zagorodny e l'area un
tempo occupata dal Canale
di
Vvedensky, la stazione venne inaugurata nell'ottobre del 1837, durante
l'apertura del primo percorso ferroviario del
treno Provorny,
che da San Pietroburgo arrivava alla
residenza imperiale di Tsarskoe Selo.
Sin dal mio arrivo mi sono reso conto di quanto questa fosse
una città unica nel suo genere, la più europea di tutte le città russe:
sorge alla foce del fiume Neva e si affaccia nel
golfo di Finlandia
(Mar Baltico),
facendosi dispensatrice di storia e di cultura.
Fin da quando fu fondata,
nel 1703 dallo Zar Pietro il
Grande, la
città è stata oltre che 'porta' d'Occidente' del Paese anche una delle più
belle, ricchissima di sfarzo ed edifici nobiliari, costruita in base ai
progetti di grandi architetti europei (francesi, italiani e tedeschi in
particolare). La scopro composta da un insieme di
isole e isolotti,
e numerosi canal,
e per questo è anche chiamata la
Venezia russa,
attraversati da circa 600 ponti che collegano tra di loro i vari
quartieri. Dopo
Mosca,
per numero di abitanti, e la seconda città della Russia, ma con la capitale
tuttavia condivide il primato di centro culturale ed economico.
Mai
il passato di un luogo mi incuriosì come per San Pietroburgo. La
storia
l'ha resa grande, le ha fatto cambiare nome tre volte,
in
Pietrogrado
(1914-1924) e in
Leningrado
(1924-1991) e poi nuovamente in
San Pietroburgo,
e ne ha plasmato la culturale e l'urbanistica. Nonostante la giovane età
però la vita di questa città è ricca d'emozione e da quando è stata fondata
è sempre stata avvicendata da intrighi e mistero. Otto secoli prima della
sua nascita, mentre la maggior parte dell'Europa orientale combatteva contro
le invasioni mongole arrivate dall'Eurasia, il Baltico occidentale si
ritrovava nelle mani degli
svedesi.
Le
terre attorno al fiume Neva
appartenevano all'antica Russia
sin dal IX secolo, e questo nonostante avessero ospitato nel tempo anche un
misto di popolazioni svedesi e finlandesi. A partire dal IX secolo l'intera
area divenne parte del Principato
di Novgorod,
sede
di un importante centro mercantile (oggi chiamato
Velikij Novgorod),
conosciuto successivamente per gli intensi scambi con le vicine città della
Lega Anseatica.
Nel 1240, le truppe del principe
Alessandro di Novgorod
si scontrarono con
quelle svedesi, nella Battaglia
della Neva
e la loro vittoria divenne il simbolo della lotta per l'indipendenza russa.
Al principe venne dato il nome di
Aleksander Nevsky,
e cioè Alessandro della Neva, e fu successivamente dichiarato santo dalla
chiesa ortodossa russa per aver contribuito alla protezione della fede
cristiana nel Paese. All'inizio del XVII secolo, anche dopo la salita al
potere della nuova dinastia dei
Romanov, la
Russia dovete ammettere la perdita di alcuni territori, compreso quello del
fiume Neva, che con il Trattato
di Stolbovo,
nel 1613 e per tutto il resto del secolo, divenne parte della
Svezia.
La conseguenza fu quella di tagliare, di fatto, tutti i territori russi
dalle rotte commerciali del Mar Baltico. Verso la fine del secolo,
Pietro I di Romanov,
detto il Grande, Zar e, dal 1721, imperatore di tutta la Russia, cambiò lo
status dei territori nord-occidentali e intraprese la
Guerra del Nord
contro la Svezia (1700-1721). Nel 1703 i russi ripresero il controllo del
fiume Neva e nel maggio dello stesso anno fondarono la città di San
Pietroburgo.
Nella
piazza dei Decabristi
mi avvicinai ad un uomo che con insistenza mi chiamava con un cenno del
capo. Era un barbone e pareva anche un po' ubriaco, ma accostai. In un
inglese stentato mi disse di guardare oltre gli argini del fiume, verso l'isola
di Kronverksky
(isola delle Lepri), dove potei scorgere la
Fortezza di San Pietro e Paolo.
Continuava a parlare, farfugliando parole senza senso: diceva di aver
partecipato alla sua costruzione, "impossibile" gli dico, ma quello pareva
non voler ascoltare.
La
Cittadella di San Pietroburgo
è infatti il più antico edificio della città e venne edificata proprio nel
1703: è opera di Domenico
Trezzini,
un architetto ticinese, chiamato anch'egli in Russia dallo stesso Zar.
All'interno della sua cinta muraria sono ospitati altri importanti edifici,
alcuni dei quali riconvertiti in musei e centri d'esposizione: la
Cattedrale dei Santi Pietro e Paolo,
il Museo della Zecca,
la Cripta Granducale,
il Museo di
Storia.
All'interno della chiesa sono custodite le spoglia dei più noti
zar russi,
come Pietro il Grande, Nicola II e Caterina la Grande. Lasciato alle spalle
il vecchio ubriaco, mi avviai verso il
ponte di Dvortsovyy proyezd
e la cittadella... a diversi metri di distanza mi pareva ancora di sentirlo
urlare "è vero, ero qui anche
durante l'assedio, è vero, è vero, si moriva di fame ma non ci siamo arresi!"
(pover uomo, solo dopo ho capito che non era del tutto fuori di testa e che
si riferiva alla Blokada,
il grande assedio di novecento giorni contro le truppe naziste, senza dubbio
il periodo più tragico della storia della città. Ed è vero, non si arrese e
si guadagnò il titolo di Città
Eroica).
Le
spiagge di sabbia sotto le mura della fortezza sono tra le più popolari di
San Pietroburgo. In estate sono sovraffollate, soprattutto durante il
Festival della Sabbia
che si svolge sulla riva. Era il 14 luglio e assistevo alla 10a edizione di
una competizione che vedeva la partecipazione di diverse nazioni europee.
L'obiettivo principale del mio viaggio era però un altro. Mentre mi sono
lasciato incantare dalla passione di un uomo all'opera di quella che sarebbe
diventata una scultura dedicata a
Paganini (gli scultori meritano d'essere
nominati Sergerey Tselebrovsky e Sergey Zaplatin), mi sono ricordato
dell'attimo in cui è nata la decisione di fare questo viaggio (felice
d'essere capitato probabilmente nel più vivace mese sanpietroburghese).
In una settimana avrei scoperto cosa mai potesse significare il detto "hanno
rubato la notte a San Pietroburgo".
Vi state forse chiedendo 'chi e come'? Sono le stelle e la luna ad essere
ladre: ogni anno da giugno a luglio si preparano a portare via con se
l'oscurità dalla città degli zar, lasciando al loro posto un sole che sembra
non voler tramontare mai.
Nelle
Notti Bianche di San Pietroburgo,
come vengono chiamate, non si dorme mai, o quasi. Il crepuscolo è
persistente e fa l'occhiolino ai contorni dei palazzi, delle chiese, delle
strade, dei canali. I colori appaiono sfumati, come sfumata sembra essere la
città, che la sera diventa quasi irreale. Non sono le Notti Bianche di cui
parla Fëdor Dostoevskij,
perché quelle erano stellate, come si legge nel suo romanzo:
"Era
una notte meravigliosa, una notte come forse ce ne possono essere soltanto
quando siamo giovani, amabile lettore. Il cielo era così pieno di stelle,
così luminoso che, gettandovi uno sguardo, senza volerlo si era costretti a
domandare a se stessi: è mai possibile che sotto un cielo simile possa
vivere ogni sorta di gente collerica e capricciosa?".
La sera in estate si
dipinge di color pastello e diventa ancora più romantica e fiabesca. La
città si risveglia dal lungo inverno, freddo come una lama di ghiaccio e
candido di neve, e si riscopre in una nuova vivacità, briosa come non mai.
La gente la vedi movimentarsi soprattutto dalla celebre
Prospettiva Nevskij,
il viale dello shopping lungo oltre 4 km, poco lontano dalla prima chiesa
che ho visitato e vicinissima all'Hermitage.
Al museo più grande del mondo è preferibile lasciare uno spazio tutto suo,
visto l'intera giornata che ho passato a visitarlo.
Mi
rendo conto che le
attrazioni di San Pietroburgo
sono numerose, impossibile parlare in poche pagine introduttive di oltre
4000 monumenti, 221 musei, 80 teatri e qualche centinaia di altri centri di
cultura. Preferibile raccontare in dettaglio la loro bellezza e storia (se
non di tutte, almeno delle principali ed interessanti). Durante la mia
visita, durata due settimane, ho avuto modo di vedere una grande città,
apprezzandone i suoi principali tesori, dal
Palazzo d'Inverno
all'Ammiragliato,
dal Kunstkammer
alla Reggia di Peterhof,
dalla Cattedrale di Kazan
alla splendida Chiesa del
Salvatore sul Sangue Versato.
Un nome forse un po' troppo esagerato per chiamare una delle più belle
chiese che siano mai state costruite al mondo. Quasi preferisco chiamarla
con il suo nome russo (Khram
Spasa na Krovi),
o magari anche solo Spasa
(ancora più facile), ma nessuno sembra prendermi sul serio quando con passo
incessante incomincio a chiedere indicazioni sulla sua posizione. La trovo
non lontano,
realizzando di avere
una
mappa di San Pietroburgo
abbastanza efficiente (stampata da internet) e
lasciando l'affollata
'Prospettiva' e dirigendomi lungo il canale nella naberezhnaya kanala
Griboyedova (prendete nota se capitate con una mappa un po' scarsina).
Non resta che
immergersi nel vivo della visita alla città che fu di
Pushkin
e Dostoevsky,
Nureyev
e Baryshnikov,
Tchaikovsky
e Stravinsky,
e che ho sentito dire essere anche città natale di
Putin.
Ma la San Pietroburgo odierna, cuore pulsante di 4 milioni di persone,
sfugge la politica moscovita,
e si distingue per maestria culturale e artistica. La Pieter
dei russi
rivive oggi più bella che mai, pronta ad accogliere il mondo intero. Se
avete voglia di saperne di più, seguiteci qualche pagina più in là, il
viaggio è appena incominciato.
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