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CASTIADAS - INFORMAZIONI E GUIDA. Bandiera Blu
d'obbligo, Castiadas è una rinomata località balneare nel sud
della Sardegna. Offre un litorale frastagliato con calette
appartate, macchia mediterranea e un mare dai colori tropicali.
Relax, natura incontaminata e gastronomia ottima con ristoranti
e agriturismi di mare e di terra.
Il comune di Castiadas
(istituito solo nel 1986) è conosciuto prevalentemente per i suoi 13 km di
spiagge dal mare cristallino, prima fra tutte Cala Sinzias. Ma questo
territorio ha altri luoghi interessanti da scoprire, grazia a una storia
antichissima, con un bel complesso nuragico, menhirs, domus de
janas (strutture sepolcrali scavate nella roccia tipiche del periodo
prenuragico) e tombe dei giganti, insediamenti punici e romani. Una zona poi
abbandonata per diversi secoli per via dello spopolamento causato da pestilenze
e malaria, poi ripopolata dopo la bonifica e l'istituzione di una colonia penale
chiusa negli anni '50 e trasformata in un interessante museo.
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Il comune è appartenente storicamente alla regione del Sarrabus,
un'area splendida zona dai connotati aspri e selvaggi, poco popolata con i
comuni più grandi con Muravera a nord e
Villasimius
a sud, un tempo, remoto, utilizzato frequentemente dai fenici
nella rotta per l'Etruria. Gli sparsi insediamenti di natura agro
pastorale si unirono nel medioevo in una prima forma amministrativa che
prese il nome di Villanova Castiadas e divenne parte integrante del
Giudicato di Cagliari. Nel medioevo in Sardegna vigeva una
particolare organizzazione governativa autonoma, il "giudicato"
appunto. L'isola era divisa in quattro regni del tutto indipendenti l'uno
dagli altri, conosciuti come i quattro giudicati di Torres, Gallura, Arborea
e Cagliari.
Poi per la Sardegna e per la zona di Castiadas venne, dopo la
decisiva Battaglia di Sanluri, la conquista aragonese.
L'area venne prima concessa alla famiglia catalana dei
Quiterano, poi alla famiglia valenciana dei Carroz
(conti e poi marchesi di Quirra). I secoli passarono velocemente
dopo il medioevo, senza lasciare particolari tracce, se non la
Torre di Cala Pira, eretta nel 1639 come torre di
avvistamento, soprattutto contro le possibili incursioni
saracene, una torre simile a decine di altre, costruite nello
stesso periodo, che si vedono costeggiando le strade litoranee
sarde.
Seguirono quasi tre secoli di completo abbandono della zona,
paludosa e infestata dalla malaria, una delle principali cause del cronico
spopolamento della Sardegna (grande più o meno come la
Toscana, con un terzo dei suoi abitanti). Nell'Ottocento, venne
iniziata un'opera di bonifica che aveva come fine principale
quello di creare una colonia agricola penale, sfruttando il
fatto che la zona era molto isolata, con carcerati che
diventavano pastori e agricoltori a un passo da quello che
sarebbe diventato un importante luogo di vacanze ricercato per
le sue spiagge paradisiache. Nel 1875 trenta forzati e sette
guardie carcerarie, lasciarono la casa penale di San Bartolomeo
a Cagliari e sbarcarono sulla spiaggia di Cala Sinzias tra
Villasimius e Castiadas. Fu questo gruppo a costruire
all'inizio una semplice capanna, poi un interno carcere
costruito utilizzando graniti e calcare locali (cavati dagli
stessi reclusi), che poi sarebbe diventata la più grande colonia
agricola penale d'Italia con migliaia di ettari di terreno
coltivati dagli stessi forzati. I trenta iniziali "forzati"
arrivarono negli anni ad essere 10 volte tanti. Oltre alla
prigione, a fine 1876, c'era una infermeria, una
falegnameria e delle officine di fabbri e di carpentieri.
Sorsero anche le strade ed una decina di distaccamenti-fattorie.
La
colonia penale di Castiadas era di tipo "agricola", destinata
cioè ad ospitare i condannati meritevoli di premio e allo scopo
di bonificare terreni incolti o malsani da riconsegnare alle
comunità locali. Il regolamento penitenziario per queste colonie
penali erano dure, per alcuni durissime, ma di fatto era meno
rigido rispetto al regime penitenziario ordinario. Le attività
erano quelle tipiche del settore agricolo. L’obiettivo della
colonia penale era l’autonomia e l’autosufficienza e pertanto,
accanto ai contadini, agli allevatori e mungitori, c'erano anche
i casari, i macellai, i fornai, i manovali, i fabbri, i calzolai
e i falegnami. La colonia di Castiadas venne così divisa in
poderi, presidiati anche da Diramazioni (sorta di case
coloniche attrezzate come piccoli stabilimenti carcerari) in cui
venivano prodotti differenti tipi di colture, a seconda della
qualità del terreno e delle risorse idriche presenti. Gruppi di
lavoro dimoravano in case di legno montate su ruote che
ospitavano in ogni casa dieci forzati.
La riforma agraria del 1950 impose la chiusura della colonia
penale il 30 giugno del 1956. I detenuti furono trasferiti
altrove, tra cui nella colonia penale di Is Arenas (Arbus)
e all’Asinara (Porto Torres). Molti, dopo avere scontata
la pena, tornarono qui, mettendo su famiglia e lavorando come
agricoltori.
Il carcere è sempre lì, un monumento alla memoria del luogo e
vale davvero la pena di essere visitato. Sono state recuperate
molte delle sue strutture attive fino agli anni '50 del secolo
scorso, come la casa del direttore, le scuderie, una intera ala
dell'antica colonia penale. Poco distante dal carcere, dove
prima c'erano le mandrie degli allevatori-carcerati, è stato
realizzato un teatro all'aperto, in quello che è stato anche un
luogo di dolore, di isolamento e di disperazione, una vita
durissima, qualcuno ogni tanto si suicidava, dicono le cronache,
ma anche produttiva, che fece sorgere numerosi poderi in una
terra arida e difficile. Uno di questi era quello di Masone
Pardu che arrivò a ospitare cento prigionieri distribuiti su
250 ettari che producevano legumi e cereali, frumento, avena ed
erba medica. Nel podere San Pietro 40 prigionieri
coltivavano gelsi, ulivi, aranci, mandorli e limoni. Nei poderi
di Genna Spina, Bovile e Ortodeso c'erano
gli allevamenti di bovini, ovini e suini.
Dagli anni '50 la zona di Castiadas, all'epoca appartenente al
comune di Muravera, visse una fase di espansione, con la
nascita delle borgate dell'Annunziata e di Olia Speciosa, oltre
alla valorizzazione di quelle di Sabadi, Ortedusu e San Pietro.
Molti dei nuovi abitanti provenivano dai centri circostanti di
Villasimius, Muravera ecc. ma importante fu anche il contributo
degli italo-tunisini i quali avevano lasciato per sempre il
paese nord-africano. L'11 marzo 1986 Castiadas divenne comune
autonomo staccandosi da Muravera.
Come
potrete verificare di persona durante la vostra visita, il territorio comunale
di Castiadas è prevalentemente pianeggiante se si eccettuano la zona del
parco dei Sette Fratelli (che parte ai piedi del paese) e il Monte Genis.
Qui, prima di dirigervi verso i 13 km di costa, di spiagge bellissime,
calette e acqua cristallina, potrete incontrare in un paesaggio immerso nel
verde fitto della macchia meditterranea una fauna davvero ricca, compresi il
cervo sardo, daini, mufloni e aquile reali.
Il comune comprende diverse piccole borgate per un totale di circa 1600
abitanti: Castiadas appunto, quindi Cala Sinzias, Camisa e Olia Speciosa. La
zona è conosciuta
anche per i suoi prodotti della terra. Come vedrete ci sono numerosi vigneti
che occupano le sue pianure.
Qui, non molto tempo dopo la chiusura della colonia penale, venne fondata,
nel 1959, una cantina sociale, il cui fiore
all'occhiello è il vino rosso Capo Ferrato, con Denominazione
d'Origine Controllata.
Spiagge di
Castiadas
Le spiagge sono
il principale motivo di attrazione per le decine di migliaia di turisti che
ogni anno visitano la zona di Castiadas. Una delle caratteristiche di queste
spiagge e il fatto che non sono mai completamente affollate, nonostante la
loro bellezza, nemmeno ad agosto. Risultano quindi una sorta di "rifugio"
per molte famiglie di turisti pendolari che arrivano dalla zona Cagliari,
nonostante qualche rallentamento che si può incontrare, specialmente sulla
strada statale 125 durante i fine settimana. Una delle spiagge più belle è
la solitaria Spiaggia di Santa Giusta, conosciuta per lo "Scoglio di
Peppino", uno sperone roccioso in granito a forma di tartaruga dove
il mare, non troppo alto per decine di metri dalla battigia, assume mille
sfumature di verde. Altra spiaggia bellissima e incontaminata
è quella di Cala Sant'Elmo dove scogli e piccole baie si
alternano spiagge dalla sabbia finissima. Anche la Spiaggia di San Pietro
conosciuta anche come Cala della Marina. è molto bella, larga e
circondata dal mare e dalla tipica macchia mediterranea sarda. La più
conosciuta tra le spiagge di Castiadas è
quella
di Cala Sinzias, una
distesa di due chilometri di sabbia, fine e soffice, profonda e
bianchissima, con un fondale incredibilmente limpido. La spiaggia è
intervallata da qualche scoglio, che dona al paesaggio una varietà tipica
della costa orientale. Alle spalle una fitta vegetazione: ginepri,
lentischi, olivastri, pini ed eucalipti, piantati qui fin dai tempi della
bonifica. Tutte queste spiagge possiedono servizi all'altezza. Non ci sono
quasi mai problemi di parcheggio, e ci sono numerosi stabilimenti dove
noleggiare attrezzature balneari con bar e ristoranti. Purtroppo a volte
abbiamo trovato i prezzi per affittare un ombrellone e due lettini
eccessivamente alti e abbiamo optato per il nostro ombrellone e le nostre
sdraio, tanto lo spazio di certo non manca. Prezzo più abbordabili li
farebbe riempire di più, questo è certo. Dovete stare "estremamente attenti"
a fare il bagno quando tira il maestrale, che vi porta a largo. Purtroppo
ogni anno per questo motivo ci sono persone che perdono la vita.
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