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VISITARE
CRETA - INFORMAZIONI E GUIDA. Quest'isola dalla storia
infinita è un arazzo di splendide spiagge, tesori e paesaggi antichi, che si
intrecciano in città vibranti e villaggi da sogno, dove la gente del posto
condivide le sue tradizioni, una cucina meravigliosa e uno spirito generoso.
Creta,
un'isola dai tanti paesaggi e dai molteplici contrasti, vestigia monumentali
minoiche, chiese bizantine, fortezze veneziane, mare e monti, profumi unici
nell'aria. Creta è la più grande delle isole greche e
la regione più meridionale dell'Europa. La mitologia è di casa a Creta
perché Zeus, il padre degli dei, venne partorito segretamente da Rea proprio
a Creta, di nascosto dal padre Crono che avrebbe ucciso il bambino temendo
di venir detronizzato. Zeus generò tre figli, uno dei quali Minosse è famoso
per il labirinto nel quale rinchiuse il Minotauro.
Oggi
è possibile attraverso un suggestivo percorso visitare i resti di quello che
fu il
palazzo di Minosse a Cnosso, forse il più
potente dei re della civiltà minoica. La prima immagine che si ha di Creta, arrivando
dal mare al porto di Iraklion (prima foto in alto), l'antica
Candia veneziana, è quella di un'isola montuosa, dominata da un alto
monte, il Monte Ida, che si eleva fino al 2456 m, e caratterizza
l'ambiente con paesaggi aspri e brulli di grande bellezza. Siamo sull'isola
della incredibile, e a tratti misteriosa, civiltà minoica che, a
partire dal 2000 a.C., ha diffuso arte e cultura in tutto il Mediterraneo,
influenzando in modo determinante Cipro, la Siria, la
Fenicia (l'attuale Libano), l'Egitto e tutto il mondo
greco.
Circondano
la città di Iraklion e inquadrano l'antico porto imponenti mura,
puntellate da numerosi bastioni, nobilitati, sulle pareti esterne, da due
leoni alati di San Marco. La loro costruzione risale ai secoli XIV e XVI,
quando il veronese Michele Sanmicheli le fece erigere per cercare di
difendere la città dall'assalto dei turchi. Capoluogo dell'isola, Iraklion
(o Heraklion) è un luogo vivace
culturalmente e moderno. La città è stata completamente ricostruita a
seguito di un disastroso terremoto avvenuto nel 1933. A circa cinque
chilometri da qui si trova Cnosso, sito celebre per il Palazzo di
Minosse. Iraklion, l'antica
capitale dei veneziani, ha oggi la sua maggior attrattiva nel suo stupendo
Museo Archeologico. Esso riunisce infatti, in una collezione che non ha eguali al mondo, la quasi totalità dei
tesori dell'arte minoica ritrovati negli scavi dell'isola. Visitando il
museo alla scoperta di questa affascinante civiltà preellenica, ci lasciamo
catturare, prima di ogni altra cosa, dagli
affreschi
che decoravano gli antichi palazzi e che
sono stati qui trasferiti per essere consegnati alla storia. Ammirandoli,
siamo colpiti dalla purezza dei colori: il blu, i bianchi, i rossi, i
gialli ci trasmettono sensualità, vitalità, serenità. Esuberanti di vita, di
freschezza, di dinamicità, questi affreschi ci mostrano uomini agili, dalla
taglia minuta, dai corpi elastici di ginnastica e dei particolari tratti
somatici ne ha orientali nei greci. Le scene dipinte raffigurano le
celebrazioni delle giornate di festa e delle cerimonie rituali, lo splendore
di una natura generosa, la bellezza piena di temperamento delle donne
cretesi, cui era attribuita dignità pari a quella maschile.
Si
nota anche un'evoluzione, lungo i secoli, nella tecnica pittorica di
questi affreschi. All'inizio si trattava di pittura a tempera, eseguite solo
stucco ancora umido, che prediligeva anatemi naturali, di cui veniva messa
in evidenza l'intima armonia: tralci di rose su un tappeto di gigli bianchi,
vernici dal piumaggio iridato di fuoco, delfini color blu metallico con
pennellate rosso corallo. Più avanti nei secoli, ecco comparire le figure
umane:
la giovane sacerdotessa minoica, dal naso all'insù, con occhi bocca
sottolineati dal trucco è chiamata dall'archeologo Arthur Evans
"La Parigina", forse per la sua eleganza e la sua grazia, che
rappresenta un delizioso esempio dell'arte di questo periodo. In seguito, il
disegno perde un po' di spontaneità, si stilizza, come nella processione
ieratica dei portatori di vasi, con delle scene che raffigurano la mitica,
furiosa lotta contro il toro ( animale sacro). Altre composizioni
sono a rilievo uniforme, tecnica molto particolare di resa altrettanto
efficace. Mirabile l'affresco del periodo cosiddetto neopalaziale
(dal 2000 a.C al 1600 a.C), raffigurante l'aristocratico Principe dei
Gigli, certamente la rappresentazione di un re sacerdote di Minosse,
che incede solennemente emergendo dal fondo rosso cupo: questo è un colore
tipicamente cretese, ottenuto mescolando in color terra al rosso sangue.
In
tutti questi dipinti si ripetono alcuni caratteri convenzionali, come il
colore scuro della pelle degli uomini e le rappresentazioni di profilo, in
cui, però, gli occhi sono frontali. Anche l'arte statuaria è assolutamente
originale: qui non si trovano statue gigantesche come in Egitto o in
Mesopotamia, ma statuine in avorio, bronzo, diorite nera o ceramica, alte al
massimo 25 cm. Una delle più conosciute è la provocante Dea dei Serpenti,
con la fronte cinta da una tiara, la lunga veste svasata, la vita è segnata
dal bustino aderente, le braccia protese e il petto nudo ed esposto alle
spine dei serpenti. Essa simboleggia la grande dea cretese della vita, della
fecondità e delle forze sotterranee rappresentate da serpente. È in tutte
le manifestazioni d'arte minoica che l'artista cretese, più che in altri
campi, esprime la sua inventiva grafica alla sua ricerca di bellezza.
Ceramista e pittore, egli decora i vasi con animali marini, fiori
stilizzati, motivi decorativi a curve e spirali. Orafo raffinato, riesce a
cesellare un acrobata sull'esser d'oro di una spada, qua rappresentare su un
elegante ciondolo due api che volano. Ora, con gli occhi ammaliati da queste
fantastiche immagini al Museo di Iraklion, ci si può a prestare
a visitare i palazzi minoici, cui esse conferivano elegante decoro.
Circondate
da colline verdeggianti di ulivi e vigneti, le rovine del Palazzo di
Cnosso, a 5 km a sud di Iraklion, sconcertano per la loro modernità: gli
esterni presentano muri in pietra rosata, scevri di ogni solennità,
interrotti da architravi in legno giallo e sormontati da coperture piatte. A
ricordarci che questi palazzi sono di un'altra era ci sono le larghe colonne
lisce, color rosso terracotta, terminanti con semplici capitelli appiattiti,
messi in risalto dal colore nero. All'interno, ciò che incanta e l'ampiezza
delle grandi sale di rappresentanza, restaurate e illuminate dalle copie
degli affreschi conservati al Museo di Iraklion e qui ridipinti nelle loro
sedi originarie. Questo raffinato palazzo sembra essere stato concepito
unicamente
per il piacere di vivere bene da parte di un monarca sicuro del suo potere e
lontano da ogni preoccupazione di carattere difensivo. La leggenda
attribuisce a Dedalo, architetto di Minosse, questa complessa
costruzione, in cui il re avrebbe rinchiuso il mitico Minotauro. È
una leggenda avvalorata dall'apparente assenza di un preciso progetto
costruttivo per quest'immenso palazzo, che è un vero labirinto di corridoi e
scale e che, prima della sua distruzione, contava quasi 1300 sale
comunicanti con l'esterno attraverso due soli ingressi. Ancora oggi si usa
il termine "dedalo" per indicare un luogo con una moltitudine di
stradine dove è facile perdersi. Il Palazzo di Cnosso, grande più di
10.000 m² su più piani, si sviluppava seguendo apparentemente un ordine
naturale, cioè aggregando i locali secondo esigenze spaziali. Attorno a un
grande cortile centrale e molteplici cortili secondari, si susseguivano, da
una parte e dall'altra, saloni di rappresentanza, appartamenti reali,
laboratori e magazzini. Tra le molte cose da ammirare vi sono, il prezioso
trono bianco di gesso alabastrino, il simbolo delle corna e
dell'ascia bipenne, il bagno della regina, alcuni vani
illuminati da magici lucernari, e tutta la grazia e la luminosità degli
affreschi, che testimoniano enigmatici miti è un'arte di vivere lieve e
gioiosa.
A
sud di Creta, in una stupenda località che domina la pianura della
Messara e il Mediterraneo, sono stati riportati alla luce, i resti
delle colonne e il tracciato dei muri del Palazzo di Festo, una delle
città più antiche di Creta. Qui, si trovano i resti di due palazzi, l'uno
sovrapposto all'altro: tra le rovine del secondo palazzo sono state infatti
trovate vestigia del primo edificio il famoso "disco di Festo",
coperto di geroglifici incisi nell'argilla e risalente all'antico minoico. I
preziosi materiali di questa residenza principesca, le sue grandiose sale di
rappresentanza, la scala e il monumentale cortile centrale evocano una vita
di corte più festosa che a Cnosso. Nelle vicinanze, la dimora reale di
Agia Triada, dove sono stati ritrovati il rithon, (boccale
a punta ricurva) detto "del mentitore" e il celebre Sarcofago Dipinto,
che ora si trova al Museo Archeologico di Iraklion, rappresenta
rovine di epoca sia nell'neopalaziale sia postpalaziale.
A
Gortina, che fu capitale di Creta e della Cirenaica e grande centro
religioso nella prima età del cristianesimo, si cammina in mezzo a rovine di
epoche molto diverse, tra cui quelle di una chiesa bizantina, Agios Titos,
del VI secolo, e altri reperti di epoca romana come resti di templi e un
Odeon di Traiano.
La
parte orientale di Creta offre paesaggi molto vari: pittoresche cittadine di
mare come Agios Nicolaos e le sue case bianche arroccate su una baia
scintillante e Sitia, rovine di palazzi minoici, come a Malia,
Kato e Zakros, e di città minori che come Gournia e il
sorprendente Palmeto di Vai.
Nella
parte occidentale di Creta, a Hania (La Canea), che fu capitale
dell'isola dal 1898 al 1971 e a Rethimno, terza città di Creta,
predominano i segni del passato veneto e turco. L'interno dell'isola
conserva tutti i suoi caratteri di aspro paesaggio montuoso: la sua dorsale
calcarea, molto frastagliata, è interrotta dal gole lunghe e profonde,
frutto di una forte erosione carsica. Queste montagne, queste valli, ricche
di boschi e poco frequentate dai turisti, riservano il più caloroso degli
incontri: quello con la fiera e generosa popolazione locale.
Anche il simbolo dell'isola ci riporta alla
civiltà minoica. Il simbolo di Creta difatti è il cipresso, il cui tronco
capovolto veniva usato come colonna nei palazzi. Oltre alla storia, alla mitologia ed
all'archeologia, non si può non menzionare la primavera di Creta. In questa
stagione difatti la fioritura è impressionante. Gigli, papaveri, crisantemi,
gladioli e ranuncoli colorano le pianure, più in alto i tulipani crescono
spontaneamente e sugli altipiani le orchidee eleganti richiamano turisti ed
appassionati. Ci sono a Creta ben 80 specie di orchidee selvatiche (famosa
l'Orchidea pizzo, a rischio di estinzione).
Sulla
costa settentrionale si trovano lunghe distese di sabbia. L'acqua cristallina e le belle spiagge sono
ovviamente un'altra delle attrazioni dell'isola, in particolare consigliate
sono le spiagge di Analipsi, bellissima al tramonto, Kato Gouves e
Amoudara. Creta può soddisfare chi adora il sole e il mare
almeno quanto lo storico, l'archeologo, il botanico o il fotografo.
All'interno dell'isola, i paesi di montagna sono rimasti uguali a se stessi,
come lo sono da secoli. Troverete una genuina ospitalità tra le persone dei
villaggi. Creta è dopotutto, per chi lo avesse dimenticato, l'isola di
Zorba il Greco e del suo suo creatore, il romanziere Nikos
Kazantzakis. Zorba, per molti rappresenta l'idea del carattere
greco, genuito e schietto, emotivo ed esuberante, impersonato nell'omonimo
film da Antony Quinn nel 1964. Troverete tante cose e tanti nuovi
ricordi indelebili a Creta e, come quasi tutti, vorrete presto tornarci.
Il periodo migliore per visitare Creta è la primavera quando regna la calma
e si possono gustare davvero le tradizioni locali.
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