Storia di Creta
La storia di Creta è lunga e
ricca e, secondo gli archeologi, è iniziata nei tempi
neolitici. Creta ha sempre giocato un ruolo importante nella
storia della Grecia e vale la pena di ricordare che l'isola
aveva fatto la sua comparsa in molti aspetti della storia
del Mediterraneo e della cultura greca, anche nella
mitologia. A cominciare dai miti che vedono Zeus, il
capo degli dei, portato dell'Ideon Andron e i soldati
cretesi, noti come Kourites, che lo proteggeva.
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Fu
a Creta che Dedalo e Icaro, tenuti in carcere
dal re Minosse, fuggirono con le ali di cera e divennero i
primi uomini a volare. Tuttavia, il più famoso mito è quello
che collega Creta al labirinto e al Minotauro,
che finalmente venne ucciso dal leggendario eroe Teseo.
Il labirinto è stato probabilmente trovato vicino al Palazzo
di Cnosso, mentre altri credono che sia trovato nella parte
settentrionale dell'isola. Ecco di seguito una cronologia
della storia dell'isola.
5000-2500
a.C.
I primi insediamenti sull'isola risalgono
all'età neolitica. A tale periodo risalgono alcuni ritrovamenti
fra cui abitazioni e ceramiche.
2600 a.C.
Sopraggiunge un'ondata di immigrazione
di popolazioni anatoliche che conoscono la lavorazione del rame
e che si mischiano con la popolazione già presente dando origine
alla civiltà cosiddetta Minoica. Gli oltre mille anni in cui
si sviluppa, dal 2600 al 1150 a.C. circa, vengono suddivisi
dagli studiosi in quattro fasi distinte: 2500-2100 a.C. Periodo
prepalaziale.
Si tratta di una società pacifica,
dedita ai commerci con le popolazioni vicine dell'Asia Minore.
Sono state ritrovate alcune ceramiche, vasi, coppe e alcune
case.
La storia di Creta è legata a quella
della civiltà minoica che qui ha lasciato testimonianze
dell'altissimo livello di sviluppo raggiunto.
2000-1700 a.C.
Periodo protopalaziale Vengono introdotte
le ceramiche dell'Anatolia e si intrattengono rapporti commerciali
con l'Egitto e soprattutto vengono fondate molte città e si
costruiscono molti palazzi imponenti in cui viene concentrato
il potere monarchico. I più noti sono quelli di Cnosso, Mália,
Festo e Agía Triada. Gli scavi hanno portato alla luce, oltre
ai resti dei palazzi, ceramiche, affreschi, statuette votive
e alcune tombe.
1600-1450 a.C.
Periodo neopalaziale Probabilmente
a causa di terremoti i palazzi vengono distrutti e immediatamente
ricostruiti seguendo un'architettura più complessa e articolata.
Allo stesso modo la pittura e la decorazione subisce una notevole
evoluzione. In tale fase regna Minosse e si crea un vero e proprio
regno incontrastato nell'Egeo e una fitta rete di commerci in
tutto il Mediterraneo.
1400-1150 a.C.
Periodo postpalaziale Forse in seguito
ad un'eruzione vulcanica su Santorini intorno al 1450 a.C. un
incendio o un terremoto distrugge quasi tutto, solo Cnosso sopravviverà
per altri 50 anni. L'ipotesi più probabile è che la potenza
di Micene, cioè del popolo acheo che ha invaso il Peloponneso,
abbia soppiantato quella di minoica, ma molti dubbi ancora permangono.
Parte della popolazione cretese si ritira a est e parte viene
assoggettata, complessivamente si assiste ad un fenomeno di
grecizzazione dell'isola.
67 a.C.
Creta entra a far parte dell'impero
romano e successivamente vi si diffonde il cristianesimo: si
dice che San Paolo abbia fatto un viaggio qui in tale periodo.
395 d.C.
Dopo la divisione dell'impero si trasforma
in una delle diocesi di Bisanzio.
824
40 navi di pirati arabi la occupano
e la trasformano in un loro dominio fino al 961.
963
Bisanzio torna trionfante sull'isola
e la domina fino al 1204.
1210
Al termine della quarta crociata l'impero
di Costantinopoli è costretto a cedere il possedimento alla
Repubblica di Venezia che lo trasforma in un punto di appoggio
per i suoi commerci con l'oriente. La convivenza dei gruppi
cattolici e di quelli ortodossi dà origine a dure lotte di resistenza
da parte di questi ultimi che tuttavia si distendono in pacifica
convivenza durante la metà del XV secolo dando inizio ad un
nuovo periodo di fioritura delle arti. La città di Iráklio conserva
forti influenze architettoniche che richiamano l'architettura
veneziana, nonché i due leoni che dominano il porto. Ricordiamo
che in tale periodo l'isola dà i natali al pittore Domenico
Theotokópoulos, morto in Spagna e più noto come
El Greco.
1641
Ha inizio il lungo assedio della flotta
turca alle città cretesi che termina nel 1669 con la presa di
possesso dell'isola. La dominazione mussulmana è stata dura
e fortemente discriminatoria nei confronti della popolazione
locale, spesso costretta alla conversione con la forza. Per
tale motivo la resistenza e le lotte della popolazione sono
state continue. In particolar modo durante il XIX secolo si
sono susseguite rivolte che solo all'inizio del XX secolo hanno
iniziato da ottenere qualche risultato. Tra l'altro va ricordato
che la posizione di crocevia del mediterraneo ne hanno fatto
un polo strategico molto appetibile per molte potenze europee
che spesso hanno concorso alle varie lotte con la speranza di
impossessarsene.
1898
Finisce la dominazione ottomana grazie
all'intervento degli eserciti europei e inizia un periodo di
amministrazione autonoma.
13 ottobre 1913
Creta diviene parte della Grecia.
1922
I turchi sconfiggono ancora una volta
la Grecia, per l'isola ciò significa dover accogliere 13000
profughi greci dall'Asia minore e l'espulsione di 11000 turchi
cretesi che ancora oggi vivono a Smirne come se fossero cretesi.
1941
Dura e cruenta battaglia contro i
tedeschi durante la seconda guerra mondiale che infine occupano
l'isola anche se viene organizzata immediatamente la resistenza.
1945
Creta riottiene la libertà, ma è prostrata
e distrutta dai combattimenti e ha perso molti uomini, molti
villaggi sono spariti sotto i bombardamenti. Oggi il turismo
e l'agricoltura costituiscono la sua maggior ricchezza e la
popolazione è effettivamente un crogiolo che ha unito razze
molto diverse.
Costume
L'abbigliamento cretese era studiato per
coniugare l'effetto estetico alla praticità, lasciando libertà
di movimento. L'esercizio fisico e gli sport coinvolgevano uomini
e donne ed erano fonte di divertimento.
Per quanto riguarda il cibo,
si coltivava una grande varietà di specie, che, insieme all'allevamento,
alla pesca, all'apicoltura e alla torchiatura dell'uva, permettevano
una dieta salutare e variata.
Spettacolo e religione spesso s'intrecciavano, e ciò
rendeva le attività del tempo libero contemporaneamente piacevoli
e ricche di significato. I rituali, che venivano celebrati in
palazzi-tempio oppure in santuari all'aperto sulla cima delle
montagne e in caverne sacre, e che combinavano eccitazione,
abilità e fervore religioso, sono tipici dello spirito minoico
anche per un altro aspetto: erano intesi non solo al piacere
o alla salvazione individuale, ma anche a invocare la potenza
divina, per portare benessere all'intera società.
Come ancora avviene nella maggior parte delle religioni del
mondo, questi riti minoici erano spesso basati su offerte rituali
di fiori, frutta, vino o cereali. Scrive Platon che "C'erano
frequenti cerimonie pubbliche, soprattutto religiose, accompagnate
da processioni, banchetti e dimostrazioni acrobatiche eseguite
in teatri appositamente costruiti o in arene in legno. La musica,
il canto e la danza andavano ad aggiungersi ai piaceri della
vita", tra questi la celebre taurokatharpsia, o tauromachia,
che si svolgeva nelle corti centrali dei palazzi. Giovani uomini
e donne che lavoravano in squadra cercavano a turno di afferrare
le corna di un toro alla carica e di fare una capriola sulla
sua schiena.
La vita religiosa nella Creta minoica nulla aveva
a che fare con i successivi ritrovamenti mesopotamici ed egiziani
di sacrifici umani ingenti e apparentemente frequenti per esempio,
il seppellimento del faraone insieme a un seguito di cortigiani
e schiavi. L'unica testimonianza di un sacrificio rituale cretese,
portato alla luce recentemente dagli archeologi in un tempio
ai piedi di una montagna che si diceva fosse il luogo di nascita
di Zeus, indica che le scosse di un tremendo terremoto fecero
crollare il soffitto, e probabilmente interruppero un sacerdote
che stava pugnalando un giovane, uccidendo entrambi.
Nulla indica che le risorse materiali di Creta fossero massicciamente
investite (come avviene nel nostro mondo moderno) in tecnologie
di distruzione. Al contrario, risulta evidente che le ricchezze
di Creta servissero soprattutto a mantenere un modo di vita
armonioso e raffinato.
L'ambizione personale sembra fosse sconosciuta persino tra le
classi dirigenti; da nessuna parte si trova il nome dell'autore
insieme a un'opera d'arte, né l'elenco delle gesta di un sovrano.
Si sa che i Cretesi avevano armi, alcune, come le loro daghe
splendidamente decorate, di altissima qualità tecnica. Probabilmente,
con l'aumento della guerra e della pirateria nel Mediterraneo,
anche i cretesi combattevano battaglie in mare, sia per diffendere
il loro vasto commercio marittimo che per proteggere le loro
coste. Ma a differenza delle altre grandi civiltà del periodo,
l'arte cretese non idealizza la guerra. Non esistevano città
fortificate e militarizzate, e le ville erano sguarnite di protezione
sulla riva del mare. Non ci sono indizi che confermino che le
varie città-Stato dell'isola combattessero tra di loro o intraprendessero
guerre di conquista contrariamente alle città fortificate e
allo stato di guerra cronico che altrove erano già la regola.
Invece, tutto ciò ci conferma che è effettivamente possibile
una coesistenza pacifica dell'uomo.
Una caratteristica tipica della vita politica dell'antichità
erano gli stretti legami tra governo e religione. Ma qui, a
differenza di altre città-Stato del periodo, "l'autorità era
probabilmente limitata da consigli di alti ufficiali, in cui
potevano essere rappresentati membri di altre classi sociali",
afferma Platon.
Questi dati sulla civiltà pre-patriarcale dell'antica Creta,
ancora largamente ignorati, ci fanno riflettere seriamente sulle
origini di molti valori della civiltà occidentale. Infatti le
prove indicano che a Creta il potere implicava soprattutto una
responsabilità materna e non un'imposizione di ubbidienza, mediante
la forza, o con la minaccia di essa, a una élite a dominio maschile.
È priva di fondamento l'asserzione che la città-Stato, o ciò
che alcuni studiosi moderni definiscono "statalismo", implichi
strutturalmente bellicosità, gerarchia e sottomissione della
donna.
È significativo che nelle città-Stato di Creta, leggendarie
per la loro ricchezza, per l'eccellenza di arte e artigianato
e per la floridezza del commercio, le nuove tecnologie, e con
esse una più vasta e complessa scala dell'organizzazione sociale,
che comporta una crescente specializzazione, non causano alcun
deterioramento della condizione della donna. Si tratta della
definizione di potere tipica di un modello mutuale della società,
in cui le donne e le loro peculiarità non vengono sistematicamente
sminuite. Ed è questa la definizione di potere che continuò
a prevalere a Creta anche quando il suo sviluppo sociale e tecnologico
si fece più complesso, influenzando profondamente l'evoluzione
culturale dell'isola.
È importante ribadire che Creta non era una società ideale
o un'utopia, ma una società umana reale, con tutti i suoi problemi
e le sue imperfezioni. Era una società che si è sviluppata migliaia
di anni fa, quando ancora non esisteva niente di simile alla
scienza che conosciamo, e i fenomeni naturali venivano spiegati,
e affrontati, con credenze animistiche e riti propiziatori.
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