VISITARE FANO -
INFORMAZIONI E GUIDA.
Affacciata sul
mare Adriatico, Fano incanta con l'Arco di Augusto, la medievale Piazza XX
Settembre e le lunghe spiagge sabbiose. Una vivace cittadina marchigiana che
mixa sapientemente arte, storia, mare e divertimento.
La città di
Fano, in provincia di Pesaro e Urbino, si
trova lungo la costa adriatica marchigiana, ed è
conosciuta come importante meta marina. Tuttavia è
molto più di una semplice cittadina balneare. Mentre
vanta ampie spiagge sabbiose che attirano turisti da
tutta Europa, Fano è un luogo storico di assoluto
valore e tra le città della provincia la più ricca
di monumenti. Venne fondata infatti da Giulio
Cesare nel 49 a. C., fu chiamata Fanum
Fortunae, dal nome di un tempio chiamato
Tempio della Fortuna costruito in
ringraziamento per la vittoria romana sulle truppe
cartaginesi di Asdrubale nella battaglia di
Metauro.
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I
soldati romani reduci dalla vittoria ricevettero come ricompensa degli
appezzamenti di terreno dove oggi si trova la città. Cesare Augusto fece
costruire per la nuova colonia un sistema di mura. In seguito vennero
aggiunte altre fortificazione romane e il grande Arco d'Augusto, la
principale porta di accesso a Fano e limite della Via Flaminia, che è ancora
oggi il simbolo della città. Si possono ancora vedere parti delle mura
monumentali romane.
La
colonia augustea (Julia Fanestris) ebbe grande splendore. Posta al
termine della via Flaminia, che congiungeva Roma all’Adriatico, grazie alla
felice posizione divenne, nei primi secoli dell’Impero, assai ricca. Oltre
ai suoi importanti monumenti romani, grande fama ha la Basilica che Vitruvio
eresse e poi descrisse nel suo trattato come esempio di architettura civile.
Purtroppo non ne sono stati identificati i resti, non corrispondendo alle
misure vitruviane quelli ritrovati al di sotto della Chiesa di Sant'Agostino.
Del resto la realtà di Fano romana è in continua evoluzione; e si devono
tuttora risolvere questioni fondamentali, soprattutto relative alla sua
topografia. Imponente è l'estensione delle mura augustee: esse sono ancora
in luce dall'Arco di Augusto alla Rocca Malatestiana (altre parti sono
interrate) e sono articolate in cortine e torrioni circolari: mostrano quali
fossero i principi costitutivi dell'architettura militare romana, come lo
stesso Vitruvio descrisse nel suo De Architectura.
È stato recentemente esplorato l'intero condotto massimo delle fognature
romane: la rete di Fano è tuttora pressoché integra e si è rivelata elemento
fondamentale per l'identificazione e la precisazione del tracciato viario
romano.
Il
cuore di Fano è Piazza XX Settembre con il Palazzo del Podestà,
un palazzo romanico-gotico costruito nel 1299 che i signori medievali della
città usavano. L'edificio è stato trasformato in un teatro sontuoso, il
Teatro della Fortuna. L'omonima Fontana della Fortuna spruzza
acqua al centro della piazza, con la sua statua in bronzo dedicata alla dea
bendata. La Rocca Malatesta, i palazzi e i cortili esaltano lo
splendore della città. Il complesso monumentale della chiesa e della
loggia di San Michele è un gioiello architettonico e l'Eremo del
Monte Giove ha un aspetto spirituale nel suo parco e nel tranquillo suo
chiostro .
A
destra dell'Arco di Augusto di trova la quattrocentesca Chiesa di San
Michele Arcangelo. Per la costruzione di questo edificio furono
utilizzati i materiali dell’attico, forse del periodo dell'imperatore
Costantino (lo dimostrerebbe un'iscrizione), distrutto nel 1463 nella
battaglia che vide opposti Sigismondo Pandolfo Malatesta e
Federico da Montefeltro. Anche Fano, come
Pesaro,
fu rasa al suolo dai Goti (538 d.C.). Fece parte in seguito della Pentapoli
marittima (con
Ancona,
Senigallia, Pesaro e
Rimini). Come
tutte le città marchigiane fu prima conquistata dai Longobardi, poi dai
Franchi.
Nel 999 Ottone III la donò a papa Silvestro II. Fu alleata di
Federico Barbarossa e subì le vicende del breve impero di Federico di
Svevia. Fu poi dilaniata dalle lotte interne, in cui due famiglie si
contrastarono acerbamente: i Dal Cassero e i Carignano. Ma fu
ben presto presa di mira dalla famiglia Malatesta che già dal 1285 si
erano impadroniti di Pesaro. Fu da Fano che il cardinale condottiero
Egidio Albornoz, convocato il Parlamento della Marca, promulgò, nel
1357, le "Costituzioni Egidiane fanesi", che regolarono i rapporti,
sulla base della Libertas ecclesiastica tra il papato e i numerosi signori
dell'Italia centrale. A Fano i Malatesta furono nominati vicari pontifici.
La città fu, in epoca medioevale, teatro di grandi attività in campo
urbanistico e architettonico. Si ampliò il nucleo romano con la cosiddetta
Addizione malatestiana, a sud, riconoscibile dal tessuto viario
angusto e tortuoso, tipico dell'urbanistica medioevale. Furono al contempo
costruiti ricchissimi edifici religiosi.
Il
Cristianesimo nella città, secondo la tradizione, venne importato da San
Patemiano; sembra che la primitiva Cattedrale avesse sede nella piccola
Chiesa di San Pier Vescovile. Nel 1140 un certo Maestro Rainerio
(di lui si sa poco o nulla) ricostruì il tempio, che è quello attuale. Esso
conserva ancora, del rifacimento del XII secolo, il portale nelle più pure
forme del Romanico lombardo e, all'interno, un pulpito costituito dai
frammenti di un importante ambone smembrato. L'edificio ha subito nel corso
del tempo varie trasformazioni e vere e proprie manomissioni. Nel suo
interno sono presenti ancora oggi, a testimoniare la passata grandezza, bei
dipinti di scuola bolognese del secolo XVII. Importante è soprattutto la
Cappella Nolfi, decorata con stucchi e affreschi. A questi, raffiguranti
Episodi della vita di Maria, purtroppo molto deperiti, lavorò,
Domenico Zampieri detto il Domenichino tra il 1617 e il 1623. La tela
dell’altare maggiore (Santi in gloria) è di Andrea Lilli, il pittore
anconetano che diede una versione morbosa e inquietante dell'ultimo
Manierismo romano.
Anche
le altre chiese medioevali di Fano non ci sono giunte nella loro veste
originaria; interventi, spesso dissennati, ne hanno causato il degrado.
Della Chiesa di Francesco è stato ricostruito in stile gotico il
portico, ornato da stemmi malatestiani, nel quale, già dal Seicento, erano
stati murati i sepolcri dei Malatesta, voluti dai signori fanesi
nell'abside dell'antica chiesa. Il monumento funeraria di Paola Bianca
Malatesta, morta nel 1398, per quanto malamente assemblato, mostra
caratteri tipicamente veneziani. Ornatissimo, è opera dello scultore
Filippo di Domenico.
Attribuite
a
Leon Battista Alberti, ma senza riscontri documentari, è il
monumento che nel 1460 Sigismondo Pandolfo Malatesta volle per il
padre Pandolfo III. In effetti quest’opera è pienamente
rinascimentale sia nelle partiture dello spazio che negli elementi
decorativi, desunti da un repertorio rigidamente classico. Nel portico è
conservata anche l’arca sepolcrale di Bonetto da Castelfranco,
medico dei Malatesta. L'attiguo convento, completamente rifatto nel XVIII
secolo da Francesco Maria Ciaraffoni, è ora sede del Municipio.
Anche
la Chiesa di San Domenico, edificata nel secolo XIV, fu rimaneggiata
nel Settecento. Alcuni affreschi trecenteschi di riminesi ed altri di
Ottaviano Nelli sono testimonianza del primitivo edificio. Di origine
medioevale è la Chiesa di Santa Maria Nuova, la cui facciata è ornata
dal bel portale rinascimentale di Bernardino di Pietro da Carona. Ma
il motivo per cui è conosciuta è la presenza di una monumentale pala
di Pietro Perugino. Quest'ultima, composta da una grande tavola
raffigurante la Madonna col Bambino, i SS. Maddalena, Paolo, Pietro,
Francesco e Giovanni Battista, sormontata da una lunetta con la Pietà,
poggia su una predella che mostra, in piccoli riquadri, Episodi della
vita della Vergine. Perugino dipinse questa tavola nel 1497, quando
accanto a lui fu messo nella sua bottega, il giovanissimo
Raffaello, al
quale è stata attribuita, con un diverso senso dello spazio, la predella.
Nella chiesa sono conservati altri dipinti importanti: da segnalare sono
un'altra tavola di Perugino (l'Annunciazione) e la Visitazione
di Giovanni Santi, il padre di Raffaello.
In
epoca malatestiana, anche l'edilizia civile ebbe importanti realizzazioni.
Sulla piazza maggiore di Fano, quella che ora si chiama XX Settembre, si
trovava il Palazzo della Ragione, costruito nel 1299 da un certo
maestro Paoluccio. É attualmente in gran parte restaurato, a seguito dei
danni subiti durante la Seconda Guerra Mondiale. Fu tra l'altro abbattuto il
campanile del Vanvitelli, ora sostituito da una costruzione moderna.
Al
suo interno è di grande bellezza il Teatro della Fortuna, ricostruito
da Luigi Poletti nel periodo 1845-63 nel luogo in cui si trovava la
settecentesca sala di Giacomo Torelli, grande scenografo di Fano. Il
teatro polettiano è certamente uno degli ambienti più affascinanti delle
Marche, in cui con un attardato neo classicismo, forse suggestionato dalle
immagini vitruviane, l’architetto ideò una soluzione del tutto anticanonica
per gli ordini di palchi. Questi, separati dai fusti scanalati di classiche
colonne, sono coronati infatti da un attico sormontato da statue.
Accanto
al Palazzo della Ragione sorgono le Case Malatestiane, unite con un
arco costruito nel 1761. Il complesso di edifici ha subito notevoli danni
nel corso dell’ultimo conflitto mondiale, ma aveva già visto pericolose
trasformazioni seguite al consistenti restauri condotti tra la fine
dell'Ottocento e i primi tre decenni del Novecento.
Attraverso
il rinascimentale Arco Borgia-Cybo (costruito nel 1491) si
accede alla Corte Malatestiana, ora adibita a sede di manifestazioni
teatrali. Il lato di fondo è occupato da due corpi di fabbrica contigui,
l'uno delXV secolo, aperto in un loggiato al pianoterra e ornato da bifore,
opera di Filippo di Domenico, l’altro con una loggia tipicamente
rinascimentale, fu edificato nel 1544 ed è attribuito tradizionalmente al
Sansovino. Oggi è la sede del Museo Civico. La parte degli edifici sede
della Cassa di Risparmio è stata ampiamente rimaneggiata e conserva
soltanto, al suo interno, alcuni soffitti lignei.
La
centralità della Piazza Maggiore, sulla quale si trovano gli edifici della
vita civile, e il richiamo alle antiche origini della città, sono
simbolicamente sottolineate dalla Statua della Fortuna, dalle membra
allungate e dai volumi tondeggianti, prodotto raffinato della scultura
tardomanieristica. La statua, in bronzo, fu realizzata da Donnino Ambrosi
nel 1593. Per motivi di conservazione è ora esposta nel Museo Civico e
sostituita da una copia. Si deve ai Malatesta la costruzione di una
imponente Rocca, prospiciente il porto. Quadrangolare, con poderosi rinforzi
angolari, fu voluta da Sigismondo Pandolfo Malatesta e terminata nel
1452. È attribuita a Matteo Nuti.
Nel
secolo XVI Fano ebbe vicende diverse da quelle dei territori circostanti.
Fermissimo fu infatti il rifiuto dei Fanesi a far parte del Ducato di
Urbino dei Della Rovere. Ma la città non ebbe particolare fortuna
politica ed economica: non si ricordano infatti avvenimenti, anche
architettonici, degni di rilievo, tranne, forse, la costruzione della
Chiesa di San Paterniano. Le condizioni migliorarono progressivamente
nei secoli successivi; alcuni importanti monumenti continuarono a
testimonianare il legame culturale della città con Roma.
Nel
XVII secolo divenne ingente l'attività edilizia, soprattutto quella
religiosa. Particolarmente importante è la Chiesa di San Pietro in Valle.
L'esterno, incompiuto, non prelude alla ricchezza dell'interno. La chiesa,
di fondazione molto antica, fu completamente ricostruita da Giovan
Battista Cavagna, tra il 1610 e il 1613, per i Filippini ai quali
l’antico edificio era stato ceduto. Ai Filippini è legata nelle Marche
l'evoluzione dell'edilizia religiosa e la diffusione delle forme barocche.
Salvo il cupolino di Lauro Buonaguardia (1696), non si può ancora
definire barocca l'architettura della chiesa, a navata unica con cappelle
laterali; ma certamente la ricchezza delle decorazioni, le dorature degli
stucchi, l'esuberanza dei marmi dipinti, ne preludono la fastosità. La volta
fu affrescata, con Episodi della vita di San Pietro, da Antonio
Viviani, pittore di
Urbino con
influenza di Federico Barrocci. Importanti sono alcune tele degli
altari; quella dell'altare maggiore, Gesù consegna le chiavi a San Pietro
di Guido Reni e fu rubata dai francesi durante l'occupazione
napoleonica. È ora sostituita da una copia eseguita dall'interessante
pittore di Fano, grande autore di nature morte Carlo Magini.
Fano,
distinguendosi in questo dalle altre città marchigiane, è ricca di opere di
pittori bolognesi. Evidentemente rispondeva al gusto dei committenti il
classicismo dell'Accademia dei Carracci. Del resto anche la classe dei
committenti era diversa da quella delle altre città della regione. Infatti,
a Fano, fu trainante un potente ceto nobiliare locale: fu quindi una
committenza privata che sopperì alle carenze di un governo politico e
religioso quanto mai debole. Anche la grande fioritura di palazzi è da
collegare a questo fenomeno: essi furono quasi tutti edificati dal XV al
XVIII secolo. Sono le dimore degli Arnolfi, dei
Borgogelli-Ottaviani, dei Castracane, dei Marcolini, dei
Martinozzi, dei Nolfi, solo per citarne alcuni. Per lungo
tempo Palazzo Montevecchio, dal mosso portale e dallo scenografico
scalone, fu attribuito a Luigi Vanvitelli. È invece opera del marchigiano
Arcangelo Vici, allievo del Vanvitelli e suo collaboratore.
Fano subì in seguito le vicende della Rivoluzione Francese e dell’invasione
napoleonica. L’essere posta sulla linea di confine tra la Repubblica Romana
e la Repubblica Cisalpina fu fonte di notevoli danni per il patrimonio della
città. Così come le due guerre mondiali hanno causato gravi lacerazioni nel
tessuto urbano, il quale rimane comunque sostanzialmente immutato nella
definizione cinquecentesca e secentesca del centro storico, e ha subito, con
vicende comuni alle altre città della costa, un ampliamento, mediante la
costruzione di nuovi quartieri, verso il mare.
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