URBINO

 

VISITARE URBINO - INFORMAZIONI E GUIDA. La città natale di Raffaello, patrimonio Unesco dal 1998, è sia una vivace città universitaria che un modello di città rinascimentale. Il suo immacolato centro storico sembra essere cambiato poco dal XV secolo, quando era sotto il potente duca Federico da Montefeltro, uomo d'arme e mecenate. Sotto il suo governo, Urbino divenne un fiorente centro di cultura, attirando grandi artisti, architetti e studiosi del tempo, i quali contribuirono a realizzare, decorare e rendere immortale il suo Palazzo Ducale. Baldassarre Castiglione, il cui manuale cinquecentesco di comportamento cortese, "Il Cortegiano", ambientato nel palazzo, lo considerava il più bello di tutta Italia...

di Massimo Serra

Urbino è un luogo speciale da visitare, uno dei centri urbani più importanti delle Marche, di antica storia, con bellissime architetture religiose e un'antica università, circondato da una natura dolce e suggestiva. Il mare adriatico non è lontano, solo 30 km. Il suo nome deriva dal latino "Urbs bina", cioè Città doppia, appellativo che allude al fatto che si sviluppa tra due colli, il Colle delle Vigne dove si trova la Fortezza Albormoz, insieme al monumento all'urbinate più famoso di tutti Raffaello, e l'altro il Colle del Poggio, su cui il Palazzo Ducale domina incontrastato il panorama.

Arrivando qui dalla strada, la città/palazzo emerge in modo quasi inaspettato, tra le colline verdi scure, come in un libro di favole.

Perchè questa città ha così tanto fascino?

Sveliamo subito questo mistero: la città ci è giunta intatta dal passato, quasi che una macchina del tempo perfetta l’abbia trasportata fino a noi dal XV secolo. Il suo tessuto, "filato" da Federico da Montefeltro, era a trama così solida e sublime da resistere ai successivi strappi, ai tagli, alle posticce ricuciture e soprattutto alla tipica incuria con cui lo Stato spesso "protegge" i suoi tesori. Dopo il suo periodo d'oro coi Montefeltro, la crisi economica che seguì a partire dal XVI secolo, e il trasferimento della corte a Pesaro voluto dai Della Rovere dal 1508, hanno tuttavia consentito alla città di arrivare a noi pressoché intatta a rappresentare il culmine dell'arte rinascimentale.

Centro storico di UrbinoLe mura di vari periodi (che i tedeschi dell'ultima Le mura di vari periodi (che i tedeschi dell'ultima guerra volevano far saltare in aria) racchiudono un miracolo urbanistico di rara armonia e integrità. La maestosa reggia che è il Palazzo Ducale, uno dei simboli del Rinascimento, ingloba l'insieme di case, palazzi e chiese che sembrano concatenati ad essa, tanto da dare una sensazione di equilibrio incredibile al panorama, una atmosfera tale da giustificare la storica definizione di "città-palazzo". Urbino è da sempre legata al suo "Palazzo", una città d'arte e di cultura, che ha mantenuto l'impianto urbanistico medievale che qui trova però una strutturazione più ampia rispetto ad altre cittadine dell'epoca.

Sebbene siano diverse le epoche storiche che hanno lasciato la propria impronta nei monumenti, nelle strade, Urbino si caratterizza soprattutto proprio come una città del Rinascimento. È in quel periodo che la città è diventata quella che ancora possiamo ammirare con la costruzione del Palazzo Ducale, cambiando per sempre la sua fisionomia. Tutto ebbe origine nella corte dei Montefeltro, che riuscì a riunire pittori e letterati da ogni parte d'Italia. Nel giro di poco tempo qui nacque Raffaello, ma anche Federico Barocci e, poco lontano, il Bramante. Poi sorse l'università, che ancora oggi è una città nella città. Qui venne anche sviluppata l'arte della maiolica. A differenza di altre città storiche italiane, circondate da ampie zone di moderna periferia, Urbino è rimasta tale al periodo di sua massima espansione urbanistica, quello rinascimentale appunto, con il duca Federico da Montefeltro.  Nel corso del secolo scorso è stato creato un quartiere universitario moderno, a nord delle mura, che oggi resta completamente mimetizzato tra le colline.

Urbino continua a vivere ancora oggi con una profonda continuità col passato, sia attraverso i luoghi che sono arrivati inalterati fino a noi, ma anche perché è rimasta un centro culturale di prestigio.

Urbino, la miniera di opere d'arte da razziare

Fino all'inizio dell'Ottocento, cioè fino al periodo di occupazione francese durante il periodo napoleonico, qui era conservata una un'opera d'arte strepitosa, un caposaldo della cultura occidentale: la celebre Pala Montefeltro oggi alla Pinacoteca di Brera (per questo motivo chiamata anche Pala di Brera), sommo capolavoro di Piero della Francesca. La cosa quasi incredibile è che allora nessuno ricordava più chi fosse esattamente l'autore del quadro: la pala era da tempo stata attribuita a un frate pittore dal nome curioso, fra' Carnevale. In quel periodo la Storia dell'Arte si era in qualche modo dimenticata di Piero della Francesca, e durante le razzie di opere napoleoniche per riempire il museo del Louvre, l'opera non dovette destare troppa importanza, ragion per cui finì a Milano, a Brera, in quella che doveva essere, come ricorda Philippe Daverio (ne Il mio Napoleone), un piccolo Louvre, nella capitale del Regno d'Italia napoleonico.

La suggestiva bellezza di questo borgo, che è incanto di intelligenza e di potere illuminato dalla cultura, ha retto a molti saccheggi di opere d'arte. Qualcuno in città ricorda ancora la notte tra notte tra il 5 e il 6 febbraio 1975, cioè il furto della Flagellazione e della Madonna di Senigallia di Piero della Francesca e della Muta di Raffaello, poi recuperati l'anno dopo in un hotel di Locarno. Ma non mi riferisco a questo evento di cronaca, anche se fu ribattezzato il furto del secolo.

Il vero saccheggio risale a tre secoli prima ed è parallelo alla decadenza di Urbino. Si può dare un'approssimativa idea della rapina, rifacendosi ai Raffaello, ai Giorgione, ai Piero della Francesca, ai Tintoretto, ai Tiziano, ai Sebastiano del Piombo che, sottratti al Palazzo Ducale e alle chiese di Urbino, nobilitano oggi i musei di mezzo mondo. Secondo un inventario, nel 1623 mille erano i quadri e innumerevoli le statue, i medaglioni, i bassorilievi che ancora adornavano il palazzo dei Montefeltro e dei loro eredi, i Della Rovere. Tre anni dopo quell'inventario, nel 1626, Francesco Maria Della Rovere cedette il ducato a Urbano VIII, il cardinale Antonio Barberini, grande razziatore d'arte, che diede inizio con sistematiche ruberie, a incamerare, in nome del papato e della Chiesa, quel che di meglio e trasportabile Urbino offriva in quella che sembrava era un'inesauribile miniera di capolavori. Come vedremo per la sua dimora, Federico da Montefeltro non aveva badato a spese. Urbano VIII, cominciò dai quadri, passò alle statue e arrivò ai libri, che dal 1657 sono incorporati nella biblioteca vaticana come, non a caso, "fondo urbinate".

Dopo i Montefeltro, Urbino passò ai della Della Rovere. Ma nel 1631, Vittoria Della Rovere, l'ultima esponente di questa casata, contrasse matrimonio con un granduca di casa Medici. Ancora una volta molti capolavori che arredavano le sale e le biblioteche del palazzo vennero trasferiti in blocco a Firenze come dote della sposa, e il Ducato venne in blocco restituito alla Chiesa, che su di esso vantava antichi diritti feudali.

Nel 1927 la Galleria degli Uffizi fece un gesto generoso cedendo a Urbino un ritratto di Raffaello, la cosiddetta Muta, la cui identità non è ancora chiara, ma che rapisce lo sguardo dell'osservatore.

Oggi, la galleria del Palazzo Ducale, la Galleria Nazionale delle Marche, è fra le più importanti d'Italia, ma è ricca di quadri, tavole, tele e sculture che non fanno parte dell'originario patrimonio dei Montefeltro e non appartengono, se non indirettamente, alla straordinaria vicenda artistica di Urbino. Sono in netta minoranza le opere nate insieme con il palazzo e per il palazzo, insieme e per il Duomo, San Bernardino degli Zoccolanti e Santa Chiara: una "minoranza", però, di tale portata (Urbano VIII non ebbe occhi per tutto e qualche perla la dimenticò) da suggerire, al di là delle parlanti prove architettoniche, il senso della “rivoluzione culturale?, della coscienza umanistica, del fervido, acuto mecenatismo che animarono la corte dei Montefeltro, e da restituirci, intatta, l'immagine dell'importazione di “cervelli? e di talenti verso il solitario colle di Urbino, verso l'oscuro borgo medievale che per volere, fierezza e intelligenza di Federico si aprì al bello, al nuovo e si trasformò in incubatrice di una civiltà rinascimentale ancora in fasce.

Appartengono a questa "minoranza", superstite alla razzia, le due citate opere di Piero della Francesca: la Flagellazione e la Madonna di Senigallia. Anche se sono finiti altrove i ritratti di Federico e di Battista Sforza, sua moglie (Galleria degli Uffizi, a Firenze) e la pala d'altare dipinta per San Bernardino (Pinacoteca di Brera, a Milano), queste due tavole bastano a raccontarci il sodalizio fra il più grande pittore del primo Rinascimento e colui che, insieme e parallelamente a Lorenzo il Magnifico, fu l'antesignano dei principi umanisti.

E simile è il racconto di un clima, dello stupefacente momento storico di Urbino che ci viene dalla Profanazione dell'ostia di Paolo Uccello, dal Cristo di Melozzo da Forlì, dalle tele di Giovanni Santi, padre e maestro di Raffaello, dalla Comunione degli apostoli di Giusto di Gand che Federico, con l'intuito di una sottile e non provinciale cultura, chiamò a Urbino dalle Fiandre.

Nonostante la perdita della Pala Montefeltro, e di tutti gli altri capolavori Urbino rimane ricca di opere d'arte uniche e originali. Da non perdere sono ad esempio gli oratori, come il bellissimo Oratorio di San Giovanni, dove al principio del Quattrocento i fratelli Salimbeni hanno dipinto le imprese del santo con i ritmi e i modi di una fiaba, e quello attiguo, l'Oratorio di San Giuseppe nel quale il visitatore può ammirare un presepe in stucco modellato nel 1522 dallo scultore locale Filippo Brandani.

Nessuno dimentica che a Urbino esiste ancora la casa natale di Raffaello Sanzio, con tanto di affresco autografo del genio in erba dipinto nella camera da letto. Tuttavia, la meta principale è, e resta, il Palazzo Ducale, o meglio la città in forma di "palagio" come dicono le fonti, sintesi del genio architettonico di Luciano Laurana e della magnanimità del duca Federico, che nel 1465 ordinò la sistemazione e l'ampliamento della principesca dimora. Un edificio che ai razziatori per fortuna non venuto in mente di smontare e rimontare da un'altra parte.

Nella sostanza, Urbino è rimasta incorrotta: un grumo di storia, di potere, di cultura isolato nelle montagne e ibernato nel tempo. È proprio l'isolamento ad avere preservato questa cittadella da ben più gravi ferite, dai deturpanti sventramenti, dagli scempi edilizi degli anni ‘60 e ‘70 del Novecento, tenendola in disparte dal presunto progresso architettonico.

Duomo di UrbinoDall'alto del Palazzo, lo sguardo del visitatore spazia tra le vallate dei fiumi Metauro e Foglia, raggiungendo poco lontano le spiagge dell'Adriatico, San Marino, Bologna, volgendo verso le terre di Firenze e Arezzo, ad ovest, e Venezia, a nord. La città è piccola e pittoresca, caratterizzata da un'architettura medievale e rinascimentale, ed è conosciuta per essere uno dei luoghi universitari più rinomati ed antichi d'Italia. Gli studenti sono numerosi, anche in relazione alla grandezza della città, tanto che raggiungono lo stesso numero complessivo dei residenti, oggi stimato in circa 16.000 e costituiscono una città nella città. Ottimi i ristoranti che offrono cucina locale, tanti i bar e le enoteche, numerosi i musei e i palazzi storici e poi chiese e antichi oratori medievali, librerie e circoli di lettura, circoli universitari, laboratori d'arte e botteghe artigiane, negozi alla moda per gli amanti dello shopping, giardini botanici... di certo ad Urbino si trova di tutto.

Il centro storico di Urbino, di notevole bellezza artistica e in bella posizione panoramica, è stato proclamato patrimonio dell'Umanità dall'UNESCO nel 1998. Nelle strade acciottolate del centro, nelle antiche piazze è bello passeggiare alla scoperta dei numerosi tesori di Urbino di inestimabile valore (è custodito a Urbino uno dei dipinti più famosi del Rinascimento, "La città ideale" alternamente attribuita a molti degli artisti che gravitarono attorno alla corte di Federico da Montefeltro, tra cui Piero della Francesca, Luciano Laurana, Francesco di Giorgio Martini, Melozzo da Forlì e Leon Battista Alberti).

Chiesa di San FrancescoUrbino è, come detto, una città armoniosa, equilibrata, discreta e vivace.  La veduta più bella la si ammira da sud-ovest, così come appare la città la prima volta al viaggiatore proveniente da Firenze o da Roma: le imponenti torri gemelle con la loggia a tre piani nel mezzo si mostrano come una colossale porta alla città, aumentando enormemente l'impressione delle sue proporzioni. Un trucco architettonico ben calcolato, in realtà le torri fiancheggiano le finestre secondarie del grande Palazzo ducale, il cui ingresso principale si apre sul lato opposto, nella piazza maggiore. La città è facilmente visitabile a piedi, la si può attraversare da nord a sud in un quarto d'ora, mentre nella direzione opposta è necessario almeno il doppio del tempo a causa della differenza di livello (sono note le salite cittadine!). Nondimeno, lo spazio intorno è grande, perché è ricco, raffinato e vivace. La vita sociale che si vive ad Urbino è ricca e variegata, con tanti Eventi e Festival in ogni periodo dell'anno

Orto BotanicoNonostante la vicenda storica di Urbino abbia avuto origine nel III secolo a.C., con i romani, e si sia sviluppata durante il periodo medievale, il vero apice dell'affermazione della città arrivò solo nel corso del XV secolo, quando il duca Federico da Montefeltro diede qui vita ad una delle corti più illustri d'Europa. Soggiornarono ad Urbino alcuni dei più grandi artisti ed architetti: oltre ai sopraccitati Raffaello e Piero della Francesca, anche il Bramante, Valadier, Barocci, Francesco di Giorgio Martini, i fratelli Salimbeni, Paolo Uccello, Luca della Robbia, Giovanni Santi (padre di Raffaello) e tante altre celebrità del periodo (tra cui i grandi nomi della letteratura italiana: Ariosto, Tasso, Pascoli). La storia dei Montefeltro ha radici profonde ad Urbino.  Sin dal 1155, da quando Antonio da Montefeltro, nel suo conflitto con il Barbarossa a Roma, si guadagnò il titolo di conte e vicario Imperiale, la dinastia dei Montefeltro diventò la vera sovrana della città, con un prestigio politico senza precedenti.

La Storia di Urbino è legata difatti alla corte ducale riconosciuta come uno dei massimi centri per lo studio della matematica, della giurisprudenza, per l'espressione ad altissimo livello dell'architettura e dell'arte pittorica. La corte ducale di Urbino riuscì ad influenzare gli sviluppi culturali anche al di fuori dell'Italia, in Europa. Successivamente, a causa di una stagnazione economica nel XVI secolo, il borgo smise di crescere e di svilupparsi e conservò pertanto nel tempo il suo aspetto rinascimentale. Federico di Montefeltro era conosciuto per essere un fiero comandante militare e un appassionato di arte. Celebre è il suo ritratto, dipinto di Piero della Francesca (1465), custodito nella Galleria degli Uffizi di Firenze. La sua corte era considerata una sosta privilegiata per nobili, regnanti ed intellettuali in visita a Roma o diretti in altre città europee. Riuscì a mantenere relazioni diplomatiche con altri governanti italiani e stranieri, come Luigi IX di Francia e Ferdinando II di Aragona e di Napoli. Lo stile del suo grande Palazzo si può riconoscere oggi nei castelli di Mathias Corvinus I, in Ungheria, e Stanislao II a Praga.

Concepito come una città nella città, il Palazzo Ducale di Urbino è un edificio monumentale di rara bellezza e imponenza. La sua costruzione fu avviata per il duca dal fiorentino Maso di Bartolomeo, intorno alla metà del XV secolo, che venne assistito da Luciano Laurana (il cui cortile interno viene definito come uno dei massimi esempi dell'architettura rinascimentale), Francesco di Giorgio Martini, amico personale di Leonardo da Vinci, Ambrogio Barocci ed altri importanti artisti dell'epoca. All'interno, oltre le pregiate sale, ricche di elementi artistici finissimi, è ospitata anche la Galleria Nazionale delle Marche, che custodisce una delle più importanti collezioni d'arte rinascimentale di tutto il mondo: opere di Santi, Van Wassenhove (l'Ultima Cena con i ritratti dei Montefeltro e la corte), Melozzo da Forlì, Raffaello ovviamente, Piero della Francesca (con la celebre Flagellazione), Paolo Uccello, Timoteo Viti ed altri artisti del XV secolo, così come una Resurrezione tarda di Tiziano.

Visitando Urbino ci si rende conto della sua laboriosità, di una particolare forma mentis che nasce molto prima della fondazione della sua Università, nel 1506, e che oggi si rispecchia nella continuità delle sue tradizioni artigianali (maiolica, lavorazione del ferro battuto, del legno), nell'industria tessile e dell'abbigliamento e in quelle poligrafiche. L'atmosfera cosmopolita regalata dai tanti studenti stranieri e dai turisti la rendono un luogo piacevole da visitare e da vivere, soprattutto nel periodo estivo quando il clima è tiepido e fresco.

Sono molte le attrazioni turistiche della città, vi invitiamo a consultare le pagine apposite "da vedere a Urbino": oltre il Palazzo Ducale, anche la Casa-Museo di Raffaello (che qui nacque nel 1483), il Duomo, il Monastero di Santa Chiara, la Galleria Nazionale, l'Oratorio di San Giovanni e quello di San Giuseppe, i college universitari, le chiese, l'Accademia delle Belle Arti e tanto altro ancora. Poco è cambiato nel corso dei secoli. Vigneti, frutteti, campi di girasoli, tutti frutti di una terra fertile e laboriosa. Una visita ad Urbino, in ogni stagione, arricchirà sicuramente i vostri ricordi nel tempo.

Urbino può essere raggiunta direttamente solo in autobus o in macchina, non in treno. Le stazioni ferroviarie più vicine sono Pesaro e Fano, gli aeroporti più comodi Bologna, Ancona, Rimini e Forlì, leggi  Come arrivare a Urbino.

 

 

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